18 Gennaio 2023 – nota economica giornaliera
ITALIA – La seconda lettura ha confermato che a dicembre l’inflazione sull’indice nazionale è scesa all’11,6% a/a dall’11,8% precedente, mentre quella armonizzata è calata al 12,3% a/a dal 12,6% di novembre.
Sul mese i prezzi sono aumentati dello 0,3% sull’indice nazionale e del +0,2% sull’armonizzato.
GERMANIA – Ieri, l’indice ZEW, che misura le aspettative a 6 mesi di analisti e investitori istituzionali sull’economia, è migliorato per il quarto mese consecutivo a gennaio, a 16,6 da – 23,3 precedente.
Si tratta di un massimo dallo scoppio della guerra in Ucraina.
Il recupero è dovuto soprattutto al calo dei prezzi energetici e alle misure governative anti-rincari.
Al rialzo di questo mese ha contribuito anche l’allentamento delle misure restrittive anti-COVID in Cina.
L’indice sulla situazione corrente è salito in misura decisamente più contenuta, a -58,6 da -61,4.
STATI UNITI – Ieri, l’indice Empire della NY Fed di gennaio è sceso a -32,9 da -11,2, con indicazioni di crescente debolezza, confermata da ampie flessioni di ordini, consegne, ordini inevasi, ore lavorate e occupati.
Anche gli indici di prezzo proseguono sul trend verso il basso.
Gli indici a sei mesi segnalano che le imprese non prevedono miglioramenti nei prossimi trimestri.
L’indagine della NY Fed è tipicamente molto volatile, ma i dati di gennaio vanno letti come una conferma dei segnali recessivi diffusi alla maggior parte delle indagini presso le imprese.
COMMENTI:
GIAPPONE – La riunione della BoJ si è conclusa con un voto unanime a favore del mantenimento del controllo della curva, con obiettivi di -0,1%per il tasso overnight e di un intervallo fra -0,5% e +0,5% per i rendimenti a 10 anni, contro aspettative per modifiche su questo fronte.
Nell’Outlook trimestrale, la BoJ mantiene uno scenario moderatamente positivo per la crescita, con modeste revisioni verso il basso dovute principalmente all’indebolimento dell’economia mondiale.
Per l’inflazione, lo scenario del CPI al netto degli alimentari freschi è praticamente invariato, con previsioni di 3% per l’a.f. 2022, in calo a 1,6% nel 2023 e in marginale rialzo a 1,8% nel 2024, sempre sotto l’obiettivo del 2%.
Il CPI al netto di alimentari freschi ed energia è previsto in calo da 2,1% nel 2022 a 1,8% nel 2023 e 1,6% nel 2024.
Secondo la BoJ, lo scenario è circondato da incertezza “estremamente elevata” dovuta all’evoluzione globale, con rischi verso il basso per la crescita e verso l’alto per l’inflazione.
L’aspettativa di una modifica dell’intervallo di fluttuazione dei rendimenti a 10 anni, o addirittura una sua abolizione, era stata alimentata dal rialzo dell’intervallo a – 0,5%/+0,5% attuato a dicembre sotto la pressione dei mercati.
La riunione di gennaio è la penultima con Kuroda come governatore e una discussione del controllo della curva a questo punto sembra rinviata alla fase post-Kuroda.
Tuttavia, il voto unanime a favore della versione attuale e lo scenario di inflazione sempre sotto il 2% segnalano che al momento la BoJ non ritiene opportuno rendere la politica monetaria meno espansiva.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro si è sostanzialmente stabilizzato ieri, arretrando comunque sull’indice Empire che ha deluso scendendo ampiamente contro attese di un leggero recupero.
Nella notte è risalito temporaneamente sull’esito della riunione BoJ ma poi è tornato a scendere.
Anche i dati USA di oggi (vendite al dettaglio e produzione industriale) sono attesi negativi, mostrando un deterioramento del quadro di crescita, il che dovrebbe indebolire ulteriormente il dollaro.
EUR – L’euro ha corretto ieri, arretrando da 1,0869 a 1,0773 EUR/USD, penalizzato dalla notizia, pubblicata da Bloomberg, secondo cui la BCE potrebbe ridurre la dimensione dei rialzi dei tassi, da 50 a 25 pb, alla riunione di marzo (alzando invece ancora di 50 pb al prossimo incontro del 2 febbraio).
Sulla notizia i rendimenti dell’area sono scesi ampiamente e il differenziale rispetto agli USA è tornato ad allargarsi.
Prima della notizia invece l’euro si era rafforzato, sia grazie allo ZEW tedesco, migliorato molto più delle attese, sia grazie all’indice Empire.
Se la BCE dovesse alzare i tassi meno del previsto nei prossimi mesi l’euro ne risentirebbe, ma non dovrebbe venirne minato il trend rialzista di fondo, guidato dalla prospettiva di svolta Fed.
Questa mattina, comunque, l’euro è di nuovo in risalita e, in assenza di indicazioni che confermassero la notizia Bloomberg, ha già recuperato buona parte del calo di ieri.
GBP – La sterlina si è rafforzata significativamente sia contro dollaro da 1,21 a 1,23 GBP/USD sia contro euro da 0,88 a 0,87 EUR/GBP, grazie ai dati domestici di ieri sul mercato del lavoro, che hanno confermato condizioni ancora tirate, e all’indice Empire statunitense, e all’inflazione domestica di questa mattina che è scesa solo leggermente, come da attese, restando però molto elevata e restando più elevata del previsto nella componente core.
Nel complesso i dati sull’economia britannica convalidano pertanto la necessità di procedere con i rialzi dei tassi BoE, per un totale di altri 75-100 pb entro la primavera, il che favorirebbe un ulteriore rafforzamento della sterlina contro dollaro, tendenzialmente però un po’ inferiore a quello dell’euro per via dei maggiori rialzi dei tassi attesi da parte della BCE nei prossimi mesi.
Intanto venerdì la sterlina subirà un nuovo test con i dati sulle vendite al dettaglio attese in recupero: un’eventuale delusione farebbe arretrare nuovamente la valuta britannica.
JPY – Lo yen si è deprezzato ampiamente questa notte sia contro dollaro da 128 a 131 USD/JPY sia contro euro da 138 a 141 EUR/JPY sull’esito della riunione BoJ che ha disatteso le aspettative di nuove modifiche (in direzione meno espansiva) alla strategia di policy, in particolare per quanto riguarda il controllo della curva.
I termini di policy sono infatti rimasti invariati, con decisione presa all’unanimità.
Il tasso ufficiale resta a -0,10% e vengono confermati QQE e controllo della curva, in quanto l’inflazione, salita come altrove nell’ultimo anno per via dei rincari energetici, è prevista tornare a scendere – e al di sotto del target – già nell’a.f. 2023, richiedendo il mantenimento di condizioni monetarie ancora massimamente accomodanti.
La possibilità che la BoJ riveda l’attuale assetto in direzione meno espansiva non è comunque da escludersi, ma è probabilmente da considerarsi rinviata al dopo-Kuroda: la prossima riunione di marzo sarà l’ultima guidata dall’attuale governatore, per cui il focus sarà sul successivo incontro di aprile sotto la nuova direzione.
Lo scenario di ulteriore rafforzamento dello yen in corso d’anno non viene comunque modificato, riflettendo la prospettiva di calo dei rendimenti USA in funzione dell’attesa svolta Fed.
PREVISIONI:
AREA EURO
– La seconda lettura dovrebbe confermare che l’inflazione a dicembre è calata al 9,2% da 10,1% di novembre.
I prezzi al consumo potrebbero registrare una flessione di -0,3% m/m.
L’indice core BCE (al netto di alimentari freschi ed energia) dovrebbe confermare la lettura preliminare a 6,9% a/a (dal 6,6% precedente).
– In calendario anche la produzione nelle costruzioni che dovrebbe essere tornata a calare a novembre dopo due mesi di incremento.
I dati nazionali già pubblicati, nonché le indagini di fiducia, sono coerenti con una flessione intorno a -1% m/m.
STATI UNITI
– Oggi verranno pubblicate le vendite al dettaglio di dicembre, che dovrebbero segnare una correzione di -0,7% m/m, sulla scia di una significativa contrazione nel comparto auto, amplificata dal calo del prezzo della benzina.
Anche al netto delle auto le vendite dovrebbero essere in flessione per il secondo mese consecutivo, con una variazione prevista di -0,3% m/m.
L’entrata solida dei consumi nel 4° trimestre dovrebbe comunque la spesa reale in rialzo anche in autunno.
– La produzione industriale a dicembre dovrebbe essere in calo di -0,1% m/m, dopo -0,2% m/m di novembre, con contributi negativi diffusi.
– Il PPI di dicembre è previsto stabile su base mensile, e l’attenzione sarà concentrata sui prezzi dei servizi per i consumatori rilevanti per la previsione del deflatore di dicembre, in uscita la prossima settimana.
– Il Beige Book dovrebbe dare un quadro di rallentamento della domanda e riduzione delle pressioni su prezzi e salari.