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18 Agosto 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Nella giornata di ieri, Eurostat ha rivisto verso il basso la stima flash del PIL nel trimestre primaverile.
La seconda lettura segnala infatti una crescita di +0,6% t/t (+3,9% a/a), dal precedente +0,7% (+4,0% a/a).
Il dato aggregato nasconde una certa eterogeneità tra le principali economie: nel t2, infatti, Italia e Spagna (cioè i Paesi che hanno beneficiato in misura maggiore della ripresa dei flussi turistici) sono cresciute rispettivamente di +1,0% e +1,1%, a fronte di un più moderato +0,5% per la Francia, ma soprattutto della stagnazione riportata dall’economia tedesca.
La dinamica congiunturale, dovrebbe registrare una decisa frenata nel secondo semestre, quando saranno maggiormente evidenti gli effetti del protrarsi del conflitto in Ucraina e dell’inflazione.
Sempre nel t2, il numero degli occupati è aumentato di +0,3% (circa in linea con il consenso), per una crescita tendenziale del 2,4%.

STATI UNITI – Ieri, le vendite al dettaglio di luglio hanno registrato una variazione mensile nulla (10,3% a/a), per via del freno esercitato dal calo delle vendite di benzina (-1,8% m/m) e di auto (-1,6% m/m, peraltro sorprendente alla luce del rialzo delle vendite riportate dai concessionari).
I dati sono migliori di quanto appaiano a prima vista, con una revisione verso l’alto per giugno a +0,8% m/m).
Il calo del prezzo della benzina ha liberato potere d’acquisto, e permesso aumenti in altri comparti, con l’aggregato al netto di auto e benzina in crescita di 0,7% m/m.

 

COMMENTI:

BCE – A tale riguardo, in un’intervista a Reuters Isabel Schnabel della BCE non ha escluso la possibilità di una recessione tecnica per l’Eurozona.
Allo stesso tempo, però, Schnabel giudica il rialzo dell’inflazione ormai molto diffuso, anche se tuttora dominato da dinamiche specifiche a energia ed alimentari, e ritiene che le pressioni inflazionistiche non si spegneranno da sole neppure se ci fosse una recessione, perché c’è una componente di shock di offerta.
Inoltre, ha sottolineato che “diversi indicatori segnalano un elevato rischio di disancoraggio” delle aspettative di inflazione.
Nel complesso, “le preoccupazioni che avevamo a luglio non si sono ridotte”, affermazione, questa, che farebbe pensare a un’altra mossa di 50 punti base a settembre.
Secondo Schnabel, che giudica poco utile a fini pratici il concetto di tasso neutrale quando le previsioni sono incerte, ciò che conta è che il livello dei tassi reali a breve termine è molto negativo, “il che significa che siamo ancora piuttosto lontani dal punto in cui la politica monetaria diventa restrittiva”.
Nell’intervista, inoltre, Schnabel non esclude che la questione dei reinvestimenti delle scadenze APP possa essere sollevata da qualcuno già alla riunione di settembre.

STATI UNITI – Ieri, i verbali della riunione del FOMC di fine luglio hanno confermato l’intenzione di proseguire con rialzi dei tassi per riportare sotto controllo l’inflazione, sottolineando che l’inasprimento della politica monetaria e la restrizione delle condizioni finanziarie hanno un ruolo centrale per riequilibrare domanda e offerta. I partecipanti prevedono ancora “continui” rialzi dei tassi.
Per quanto riguarda le aspettative per la prossima riunione, il consenso riteneva che “un aumento di 50 o 75pb sarà probabilmente appropriato”.
Più in generale, i partecipanti concordavano sul fatto che lo scenario economico richieda lo spostamento della politica monetaria in territorio restrittivo e riconoscevano la possibilità che “una stance ancora più restrittiva potesse essere necessaria in caso di persistenza di un’inflazione elevata”.
I verbali hanno anche rilevato esplicitamente i rischi di un eccesso di restrizione, per ora dominati da quelli collegati a un’azione insufficiente a riportare credibilmente l’inflazione sotto controllo.
Secondo il Comitato, il ritmo dei rialzi “a un certo punto” rallenterà.
Con la previsione di tassi sul livello di più lungo termine nella parte finale dell’anno, probabilmente si entrerà in una fase di rivalutazione del sentiero dei tassi in autunno.
I verbali non ci inducono a modificare la nostra previsione di rialzi di 50pb sia a settembre sia a novembre, seguiti da interventi da 25pb fino a un picco di 4,25%, con una svolta attesa nella parte finale del 2023.
Il prossimo appuntamento per rivalutare lo scenario della politica monetaria è ora la conferenza di Jackson Hole, la prossima settimana.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La lettura finale dovrebbe confermare che a luglio l’inflazione ha raggiunto il livello più alto da quando esistono i dati comparabili, 8,9% a/a, mentre la dinamica congiunturale è attesa far segnare un deciso rallentamento a +0,1%, dal +0,8% m/m di giugno.
L’indice core (al netto di energia e alimentari freschi), dovrebbe invece confermarsi al 5% a/a (+0,1% m/m).
In questa fase, il focus è sui prezzi del gas naturale: al rischio di ulteriori cali nei livelli di fornitura dalla Russia, si sommano ora criticità climatiche che – in particolare in Germania, ma anche in Francia – stanno limitando produzione e trasporto del GNL su fiume.
Fino a una settimana fa, le importazioni da altre fonti hanno più che compensato la riduzione delle forniture russe, ma la situazione potrebbe farsi più difficile nei prossimi mesi.

STATI UNITI
 – Oggi l’indice della Philadelphia Fed di agosto dovrebbe mantenersi in territorio negativo, a -8, pur risalendo modestamente da -12,3 di luglio, con indicazioni di ulteriore indebolimento della domanda.
– L’ampio crollo dei contratti di compravendita a giugno segnala che le vendite di case esistenti di luglio, in uscita oggi, dovrebbero confermare il trend negativo in atto da febbraio, calando a 4,8 mln da 5,12 mln di giugno, su livelli che non si vedevano dai primi mesi della pandemia.
I prezzi ancora elevati e i tassi sui mutui a 5,8% a luglio (massimo dal 2008) hanno ridotto l’accessibilità dell’acquisto di case sui minimi dal 1988.
– Le richieste di sussidi di disoccupazione a metà agosto sono previste circa stabili, ma sempre su un marginale trend verso l’alto.