17 Maggio 2021 – nota economica giornaliera
STATI UNITI
– La produzione industriale ad aprile aumenta di 0,7% m/m, spinta da incrementi solidi per l’estrattivo (0,7% m/m) e le utility (2,6% m/m) e da una variazione moderata nel manifatturiero (0,4% m/m).
Quest’ultima è frenata dall’ulteriore correzione nel comparto auto (-4,3% m/m) dovuta principalmente ancora dalla mancanza di semiconduttori.
La ripresa della produzione di aprile nell’estrattivo è in parte ancora la conseguenza della chiusura delle attività a febbraio per via del maltempo e riflette la normalizzazione dei processi produttivi.
Per le utility, il rimbalzo di aprile segue una correzione a marzo dovuta al clima più mite della norma.
In generale, si riportano problemi diffusi legati a strozzature all’offerta causate da scarsità di materie prime e beni intermedi, anche al di là della grave situazione dei semiconduttori.
Le informazioni dai dati segnalano che i problemi dal lato dell’offerta dovrebbero continuare a rappresentare un freno all’attività nei prossimi mesi non solo nel settore auto, mantenendo una situazione di eccesso di domanda rafforzato anche dal basso livello delle scorte a tutti i livelli della catena produttiva.
– Le vendite al dettaglio di aprile sono circa stabili su base mensile (ma 51,2% a/a), mentre la variazione di marzo è rivista verso l’alto a 10,7% m/m da 9,7% m/m.
La revisione di marzo compensa la stabilità di aprile, in termini di confronto con le aspettative che prevedevano un rialzo di poco inferiore all’1% m/m.
Le vendite fra febbraio e aprile sono in rialzo di 27,1% rispetto allo stesso periodo del 2020.
I dati riflettono la volatilità collegata all’accredito degli assegni per 1400 dollari/contribuente avvenuto nel mese di marzo e mostrano flessioni in alcuni comparti, ma non di entità tale da annullare l’effetto espansivo dello stimolo fiscale.
Le vendite al netto dei servizi della ristorazione correggono di -0,3% m/m, ma sono in aumento di 46,1% a/a. Al netto delle auto, le vendite calano di -0,8% m/m (40,6% a/a).
Alcuni comparti sono ancora in espansione ad aprile anche dopo ampi rialzi a marzo: auto +2,9% m/m (104,5% a/a) dopo 17,1% m/m di marzo, elettronica 1,2% m/m (139% a/a) dopo 17,5% m/m, sanità e cura della persona 1% m/m (24,7% a/a), dopo 8% m/m, servizi alla ristorazione 3% m/m (116,8% a/a), dopo 13,5% m/m.
Alcune voci sono certamente gonfiate da un effetto prezzo, in particolare le auto alla luce dell’aumento dei prezzi della auto usato di 10% m/m visto con il CPI.
In alcuni comparti si registra un parziale ritracciamento dopo il boom di marzo: abbigliamento -5,1% m/m dopo +22,7% m/m, grandi magazzini -1,9% m/m dopo 12,6% m/m, arredamento -0,7% m/m dopo +8,1% m/m.
I dati al netto di auto, benzina, materiali da costruzione e ristorazione registrano una correzione, che però dovrebbe essere più che compensata dal rialzo atteso nei servizi dando luogo a un moderato aumento della spesa ad aprile, coerente con una crescita a due cifre per consumi del 2° trimestre.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a maggio (prel.) corregge a sorpresa, scendendo a 82,8 da 88,3 di aprile, con contrazioni sia per l’indice coincidente (a 90,8 da 97,2), sia per le aspettative (a 77,6 da 82,7).
Gli indici restano comunque su un trend in rialzo, con il deterioramento di maggio spiegato probabilmente dall’affievolirsi degli effetti dello stimolo fiscale distribuito fra gennaio e marzo.
La maggiore sorpresa dell’indagine viene dalle aspettative di inflazione, che balzano a 4,6% (massimo dal 2008) sull’orizzonte a 1 anno e a 3,1% su quello a 5 anni.
I consumatori riportano crescenti preoccupazioni per la ripresa dell’inflazione, che sembrano più che compensare le buone notizie collegate alla diffusione dei vaccini e alla riapertura delle attività.
Il timore che si inneschi un circolo vizioso di aumento (se pure temporaneo) dell’inflazione, rialzo delle aspettative di inflazione e ripresa della dinamica salariale potrebbe diventare una seria preoccupazione per la Fed nei prossimi mesi.
CINA – I dati di aprile sono stati generalmente inferiori delle attese, in particolare dal lato dell’offerta e dei consumi, e in rallentamento rispetto al mese di marzo anche in termini congiunturali.
Le vendite al dettaglio nominali sono salite del 17,7% a/a in aprile, in netto rallentamento rispetto a 34,2% in marzo e molto meno delle attese (consenso Bloomberg 25%).
Le vendite sono salite solo dello 0,3% m/m rispetto a marzo, con una dinamica mensile inferiore sia a quella dei due mesi precedenti (0,9% m/m) sia a quella pre-pandemia (nel 2019 è stata in media dello 0,7% m/m), nonostante la discesa del tasso di disoccupazione urbano da 5,3% in marzo a 5,1% in aprile, sui valori di fine 2019.
La dinamica della produzione industriale è rallentata da 14,1% a/a in marzo a 9,8% a/a in aprile, più delle attese di consenso (Bloomberg 10%), verosimilmente ancora frenata dalle strozzature dal lato dell’offerta.
Il rallentamento è stato più marcato per l’industria privata (da 16,8% a/a in marzo a 11,2% a/a in aprile) e per l’industria a capitale straniero (da 17,4% a/a in marzo a 8,4% in aprile) rispetto a quella statale (da 10,9% a/a in marzo a 8,9% a/a in aprile).
Gli investimenti fissi nominali cumulati sono decelerati da 25,6% cum. a/a in marzo a 19,9% cum. a/a in aprile(Consenso 20,0 cum. a/a) con un rallentamento diffuso sia al settore statale sia a quello privato. Simile è stata la dinamica degli investimenti nel settore immobiliare(da 25,6% cum. a/a in marzo a 21,6% cum. a/a in aprile).
COMMENTI:
BCE – Il resoconto della riunione di politica monetaria del 21-22 aprile non offre molti spunti.
I membri del consiglio erano convinti che i dati fossero coerenti con le previsioni di marzo dello staff e, in generale, si attendevano una ripresa più forte nel secondo semestre 2021.
C’era ampio consenso intorno alla lettura delle prospettive di inflazione offerta da Lane, anche se qualcuno giudicava i rischi di breve termine come “prevalentemente al rialzo”.
Il rischio che le aspettative di inflazione si muovano “senza controllo” al rialzo, però, era valutato come inesistente; tuttavia, l’andamento delle aspettative “dovrebbe essere monitorato”.
Sul fronte delle condizioni creditizie, il Consiglio aveva preso atto di alcuni nuovi segnali di restrizione, anche se meno marcati rispetto ai mesi precedenti, ma alla fine reputava il programma TLTRO sufficiente a contrastare i rischi in tale ambito.
I verbali registrano “ampia intesa” nel confermare la configurazione della politica monetaria fino alla riunione di giugno, che “fornirà la prossima opportunità per condurre una valutazione approfondita delle condizioni di finanziamento e delle prospettive di inflazione” alla luce delle nuove previsioni dello staff.
Anche se il riesame organico della situazione è previsto trimestralmente, il resoconto precisa che il ritmo degli acquisti PEPP sarà adattato alle condizioni di mercato in maniera flessibile.
UNIONE EUROPEA-Covid19 – Secondo quanto annunciato stamane dalle società in un comunicato stampa, il vaccino di Sanofi e GSK dovrebbe essere sottoposto alle autorità per l’approvazione nel quarto trimestre di quest’anno.
La sperimentazione di fase 2 si è conclusa positivamente, e nelle prossime settimane dovrebbe iniziare quella di fase 3.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata in marginale rialzo, ma ha corretto ampiamente venerdì sui dati USA (soprattutto vendite al dettaglio) risultati più deboli delle attese erodendo così quasi completamente la salita messa a segno sui precedenti dati di inflazione.
Anche i dati della settimana entrante, in primis quelli di maggio (indice Empire e Philly Fed) potrebbero offrire indicazioni miste, contribuendo a mantenere rendimenti e dollaro sulla difensiva.
I verbali del FOMC dovrebbero confermare l’atteggiamento prudente della Fed, ma essendo antecedenti ai dati di inflazione i nuovi discorsi Fed diventeranno ora più rilevanti.
Se dovesse cominciare a emergere qualche preoccupazione per i rischi di inflazione, le attese sui tassi e di conseguenza il dollaro inizierebbero a risalire.
EUR – Di converso l’euro ha chiuso la settimana passata in marginale calo, ma ha recuperato venerdì sul calo del dollaro, risalendo da 1,20 a 1,21 EUR/USD.
I segnali di miglioramento attesi questa settimana dai PMI dell’area dovrebbero contribuire a mantenere supportato il cambio, ma a fare la differenza restano i driver USA.
L’upside dell’euro dovrebbe comunque restare compresso, in ragione dell’atteggiamento prudenziale adottato anche dalla BCE. Da seguire anche i discorsi BCE (tra cui Lagarde).
GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata in rafforzamento sia contro dollaro da 1,39 a 1,40 GBP/USD sia contro euro, mantenendosi però in area 0,86 EUR/GBP (pur dopo una temporanea salita in area 0,85).
Tra i vari dati domestici in uscita questa settimana rilevano soprattutto quelli di inflazione, attesa in aumento, in quanto la BoE ha indicato che quest’anno potrebbe salire sopra target, anche se solo a causa di fattori temporanei, e i PMI, attesi positivi, rilevanti per misurare l’effettiva robustezza della ripresa domestica a partire dal 2° trimestre.
Se non deluderanno, la sterlina dovrebbe riuscire a consolidare.
JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in calo sia contro dollaro da 108 a 109 USD/JPY sia contro euro da 131 a 132 EUR/JPY, ma la dinamica contro dollaro resta comunque meno direzionale.
Nel breve potrà continuare a essere così fintantoché la salita dei rendimenti USA viene frenata, mentre più avanti il calo dovrebbe farsi più deciso anche contro dollaro.
PREVISIONI:
ITALIA – La seconda lettura dei prezzi al consumo di aprile dovrebbe confermare la stima preliminare, con un’inflazione annua in salita da 0,8% a 1,1% (massimo da due anni) sul NIC e da 0,6% a 1% sull’indice armonizzato UE.
L’inflazione di fondo (sulla misura nazionale) dovrebbe essere confermata in calo a 0,3% da 0,8% precedente.
Sul mese i listini dovrebbero essere confermati in aumento di quattro decimi sull’indice domestico e nove sull’armonizzato (valore più alto della stagionalità di aprile).
In prospettiva, il tasso di crescita dei prezzi resterà sopra l’1% anche nei prossimi mesi; la nostra previsione è per un’inflazione di 1,2% nel 2021.
AREA EURO – Il dato più atteso sarà la stima flash degli indici PMI di maggio, che dovrebbe mostrare un miglioramento dell’attività economica guidato dai servizi.
Ulteriori segnali positivi dovrebbero arrivare dall’indice di fiducia dei consumatori della Commissione Europea, atteso in crescita sulla scia delle riaperture.
Inoltre, la settimana vedrà la seconda stima del dato sul PIL Eurozona, che dovrebbe confermare la contrazione di -0,6% t/t a inizio 2021, e la prima lettura del PIL olandese, visto anch’esso in calo nello stesso trimestre (-0,9% t/t).
Infine, la stima finale dell’inflazione di aprile in Italia e nell’intera Eurozona dovrebbe confermare l’accelerazione registrata dalla stima flash.
STATI UNITI – L’indice Empire della NY Fed a maggio è previsto a 24 da 26,3 di aprile, prima correzione dopo tre rialzi consecutivi, su livelli coerenti con una crescita solida, in presenza di segnali di persistenti strozzature dal lato dell’offerta, evidenziate da tempi di consegna e ordini inevasi.
Gli indici dei prezzi pagati e ricevuti potrebbero dare qualche indicazione di rallentamento del trend verso l’alto iniziato a metà 2020, senza però essere ancora in fase di stabilizzazione.
L’attività nel settore manifatturiero dovrebbe continuare a espandersi, risentendo in misura decrescente dei vincoli produttivi legati a COVID grazie alla riduzione dei contagi e alla diffusione dei vaccini.
– Il focus della settimana negli sarà sui verbali della riunione del FOMC e sulle prime indagini di settore di maggio.
I verbali dovrebbero mostrare un consenso diffuso, anche se non unanime, sulla necessità di attendere maggiori informazioni prima di iniziare a discutere di tapering.
Le prime indagini di settore di maggio dovrebbero confermare il proseguimento dell’espansione, registrando però ancora strozzature all’offerta e pressioni verso l’alto sui prezzi.
Fra i dati di aprile, i cantieri residenziali e le vendite di case esistenti dovrebbero dare segnali moderatamente positivi per l’edilizia residenziale, pur in presenza di scarsità di offerta e di prezzi in forte rialzo.