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16 Luglio 2024 – nota economica giornaliera

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto nelle scorse due settimane tornando in prossimità dei livelli d’inizio giugno, penalizzato da dati (soprattutto ISM, employment report e inflazione) che nel complesso hanno fornito segnali di rallentamento dell’economia e di allentamento delle dinamiche inflazionistico-salariali.
Ad oggi, infatti, il mercato sconta pienamente un primo taglio dei tassi Fed a settembre, un secondo con probabilità 80% a novembre e un terzo con probabilità 72% a dicembre, laddove poco più di due settimane fa vedeva un primo taglio a settembre con probabilità 68%, che saliva al 100% su novembre e un secondo taglio a dicembre con probabilità 80%.
Ieri il dollaro ha aperto la settimana in lieve recupero, come oggi, aiutato dall’aumento della risk aversion dopo l’attentato a Trump e dalla percezione che l’evento possa aumentare la probabilità di una sua vittoria alle elezioni di novembre.
Ma nel breve torneranno ad essere i dati il driver principale.
Sia dalle vendite al dettaglio oggi che dalla produzione industriale domani ci si attendono conferme dei segnali di rallentamento dell’economia già emersi di recente, il che dovrebbe contribuire a riportare il dollaro sulla difensiva o comunque a mantenerlo nella parte bassa del range delle ultime due settimane.

EURL’euro è risalito nelle ultime due settimane da 1,06 a 1,09 EUR/USD, principalmente di riflesso alla correzione del dollaro.
I dati di inflazione dell’area hanno mostrato un calo marginale come da attese mentre la produzione industriale tedesca ha deluso, avvalorando l’ipotesi che questo giovedì la BCE lasci i tassi invariati ma li tagli di nuovo a settembre.
Ad oggi il mercato sconta un secondo taglio a settembre con probabilità 80% che sale al 100% su ottobre e un terzo taglio a dicembre con probabilità 96%, circa in linea con le attese di un paio di settimane fa.
Alle elezioni francesi è stato scongiurato il rischio di maggioranza assoluta per un partito politico di orientamento estremo, ma non sarà facile formare un governo, il che può rappresentare un fattore, comunque secondario, che contribuisce a limitare l’upside dell’euro.
Dopo i dati di produzione industriale dell’area di ieri confermatisi negativi, anche lo ZEW tedesco oggi ha mostrato un peggioramento (a parte per la componente della situazione corrente).
I driver USA potrebbero tuttavia mantenersi dominanti e, a meno di sorprese favorevoli, aiuterebbero l’euro a consolidare o comunque a stabilizzarsi.

GBP – La sterlina si è rafforzata contro dollaro nelle scorse due settimane da 1,26 a 1,29 GBP/USD, principalmente di riflesso all’indebolimento del biglietto verde, anche se in minima parte hanno aiutato sia l’esito delle elezioni, con la vittoria, scontata, dei laburisti che dovrebbe garantire “ordine” fiscale e misure pro-crescita al di là del breve, sia alcuni dati favorevoli (PIL mensile e produzione industriale).
Importanti saranno i dati dei prossimi giorni con l’inflazione domani attesa in marginale calo da 2,0% a 1,9% (i.e. sotto target), stabile restando invece a 3,5% la “core”, quelli sul mercato del lavoro giovedì da cui si attende un allentamento della dinamica retributiva e venerdì le vendite al dettaglio previste in peggioramento.
A meno di sorprese verso l’alto dai dati la sterlina potrebbe cedere almeno in parte (è già in lieve calo da ieri), avvalorando le attese di mercato dell’avvio di un ciclo di tagli dei tassi BoE nei prossimi mesi.
Attualmente il mercato sconta un primo taglio dei tassi ad agosto con probabilità 48% che sale a 96% a settembre per raggiungere il 100% in novembre, ed un secondo taglio a novembre con probabilità 48% che sale al 100% in dicembre.
Contro euro la sterlina si è rafforzata nelle scorse due settimane da 0,84 a 0,83 EUR/GBP, mentre sta cedendo leggermente da ieri.

JPYNelle ultime due settimane lo yen ha aggiornato, seppure marginalmente, i minimi contro dollaro stabilizzandosi a 160-161 USD/JPY salvo apprezzarsi fino a 157 USD/JPY giovedì sui dati di inflazione USA in calo e associato calo dei rendimenti a lunga USA su cui sembra essersi innestato anche un intervento valutario a favore dello yen da parte delle autorità giapponesi, che ribadiscono di essere pronte ad adottare misure adeguate per contrastare il deprezzamento del cambio (che sta infatti tornando a cedere).
A meno di sorprese positive dai dati USA in questi giorni le pressioni ribassiste sullo yen dovrebbero comunque allentarsi e favorirne una stabilizzazione preservandolo da altri cali verso nuovi minimi.
I rischi restano comunque ancora verso il basso.