15 Settembre 2025 – nota economica giornaliera
FOREX FLASH
a cura di Intesa Sanpaolo
Archiviata la riunione BCE di settembre, il focus si sposta questa settimana sulla riunione della Fed di mercoledì, seguita da quelle della BoE e dalla BoJ.
L’atteso taglio della Fed sarà un test per il dollaro, svantaggiato non solo dai differenziali di tasso, ma anche da fattori strutturali.
- Nella riunione di settembre, la BCE ha mantenuto invariati i tassi di politica monetaria, come ampiamente previsto.
Le proiezioni economiche della BCE confermano che nell’Eurozona si sta delineando uno scenario favorevole: l’inflazione rimarrà vicina al livello obiettivo nel periodo di previsione (IPC al 2,1% nel 2025, all’1,7% nel 2026 e all’1,9% nel 2027).
Le prospettive di crescita per il 2025 sono migliorate grazie alla diminuzione dell’incertezza dovuta all’accordo commerciale tra UE e Stati Uniti e alla riduzione dei rischi di ribasso.
La crescita del PIL è prevista all’1,2% nel 2025 (in aumento rispetto allo 0,9% di giugno), poi all’1% nel 2026 (in calo rispetto all’1,1%) e all’1,3% nel 2027 (invariata rispetto alle previsioni precedenti). - L’EUR/USD è salito fino ad un massimo di 117,48 per poi arretrare marginalmente sulle aperture a possibili tagli dei tassi da parte del governatore della Banca di Francia, Francois Villeroy de Galhau.
Nel nostro scenario di previsione un eventuale taglio dei tassi BCE dovrà attendere il prossimo anno, mentre sulla curva ESTR OIS è scontato un taglio di 25pb già a dicembre ’25 con una probabilità del 40%.
Il trend al rialzo per il cambio EUR/USD non è da considerarsi quindi esaurito, soprattutto in vista della prospettiva di ribasso dei tassi Fed. - Il FOMC del prossimo mercoledì dovrebbe decidere una riduzione dei tassi di 25pb, dopo le aperture in tal senso del governatore Powell a Jackson Hole e dopo che i dati recenti sul mercato del lavoro hanno segnalato un aumento delle richieste di sussidi di disoccupazione su un massimo dal 2021.
La curva OIS SOFR sconta con una probabilità vicina al 100% che la Fed tagli i tassi di 25pb ad ognuna delle tre riunioni di settembre, ottobre e dicembre, mentre il punto di minimo è scontato al 3% sull’orizzonte di 2 anni.
Il mercato potrebbe essere a nostro avviso troppo aggressivo e quindi l’indebolimento del dollaro potrebbe fermarsi entro 1,18-1,19. - La fase di de-dollarizzazione è infatti ancora in corso come dimostra la dinamica della base cross-currency EUR/USD, che sulla scadenza a 3 mesi ha raggiunto il massimo storico di +3pb all’inizio di agosto, prima di registrare un parziale ritracciamento pur rimanendo in territorio positivo.
- L’indebolimento del dollaro potrebbe essere poi ulteriormente alimentato dal tentativo del presidente Trump di avere un maggiore controllo sulla Fed.
- Settimana chiave anche per la sterlina, con la riunione della BoE in calendario giovedì prossimo che si aggiunge alle difficoltà del governo nel perseguire un consolidamento di bilancio, dopo che i dati recenti sul PIL hanno evidenziato una debolezza diffusa dell’economia.
La Banca d’Inghilterra ha reso noto anche che le aspettative di inflazione hanno raggiunto il livello più elevato degli ultimi due anni e ciò costituisce un ostacolo ad ulteriori tagli dei tassi.
Lo scenario è quindi di consolidamento della sterlina contro dollaro, mentre le prospettive contro euro potrebbero essere neutrali nel breve. - In calendario venerdì 19 anche la riunione della BoJ che, se come ci attendiamo, manterrà i tassi fermi, limiterà il rafforzamento dello Yen contro dollaro.