Seguci su twitter

Categorie

15 Giugno 2022 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Ieri, l’indice ZEW di giugno ha registrato un nuovo miglioramento da -34,3 a -28, in linea con le nostre aspettative.
L’indicatore sulla situazione corrente è cresciuto dopo tre mesi di cali continui, da -36,5 a -27,6 (media storica: -8), su livelli coerenti con una semi-stagnazione del PIL.
Dall’indagine è emerso anche un nuovo calo delle aspettative di inflazione nell’Eurozona (-21,8 punti rispetto a maggio, a -32,4).

STATI UNITI – Ieri, il PPI di maggio ha mostrato un aumento di 0,8% m/m, in linea con le attese, ma un rialzo di 0,5% m/m per l’indice core, al di sotto del consenso per 0,6% m/m.
I beni hanno prezzi in rialzo sempre solido (0,7% m/m), ma il focus è sui servizi, con prezzi relativamente moderati in due comparti, sanità e servizi finanziari, misurati con metodologie diverse rispetto a quelle utilizzate per il CPI, ma simili a quelle del deflatore.
Pertanto, è probabile che il deflatore core dei consumi di maggio registri una variazione di 0,3% m/m, più contenuta rispetto al CPI, come ad aprile.

GIAPPONE – Gli ordini di macchinari di aprile sono aumentati di 10,8% m/m, contro attese per un calo di -1,5% m/m.
L’ampio incremento è diffuso sia al manifatturiero (10,3% m/m) sia al non manifatturiero (8,9% m/m) e alla maggior parte dei sotto-settori.
Il trend verso l’alto è in parte associato al deprezzamento dello yen e in parte alla riapertura dell’attività in Cina, come segnalato dalla variazione di 52% m/m degli ordini dall’estero, dopo due mesi di correzioni.

CINA – I dati relativi al mese di maggio sono stati superiori alle attese segnalando un miglioramento rispetto ad aprile seppur non del tutto riconciliabile con le indicazioni degli indici PMI pubblicati la scorsa settimana.
Anche se il punto di minimo sembra superato la prosecuzione della strategia di tolleranza zero, che ha portato a nuove chiusure di alcuni distretti a Shanghai e Pechino negli ultimi giorni, continuerà a porre un freno alla ripresa, soprattutto dei consumi, mantenendo rischi al ribasso sullo scenario.
La produzione industriale è salita dello 5,6% m/m in maggio dopo il calo del 5,8% m/m in aprile (rivisto al rialzo da un precedente -7,1% m/m) riportando la variazione tendenziale da -2,9% a/a in aprile in territorio positivo a +0,7% a/a, rispetto ad attese di consenso di un calo dello 0,9% a/a.
Anche gli investimenti fissi nominali hanno quasi recuperato il calo mensile di aprile (-0.85% m/m) salendo dello 0,72% m/m in maggio e del 6,2% cum. a/a implicando un’accelerazione da 2,4% a/a in aprile a 4,7% a/a in maggio trainata dagli investimenti delle imprese statali e da un miglioramento della dinamica tendenziale degli investimenti immobiliari che rimane però negativa (-7,7% a/a) così come quella della superficie residenziale venduta e dei nuovi cantieri.
La variazione tendenziale delle vendite al dettaglio è rimasta negativa a -6,7% a/a (consenso Bloomberg -7,1% a/a) ma in miglioramento da -11,1% a/a in aprile con un incremento nullo sul mese precedente mentre i dati di febbraio e marzo sono stati rivisti al ribasso.
La situazione del mercato del lavoro resta difficile: il tasso di disoccupazione urbano è sceso da 6,1% in aprile a 5,9% in maggio ma rimane sui livelli più elevati dalla primavera del 2020 e, nell’indagine relativa alle 31 maggiori città, il tasso di disoccupazione è salito da 6,7% in aprile a 6,9% in maggio ben al di sopra del picco della prima ondata pandemica (5,9% a maggio 2020).

 

COMMENTI:

BCE – La BCE ha annunciato oggi una riunione straordinaria del consiglio direttivo, dedicata alla discussione delle attuali tensioni di mercato.
La reazione dei mercati alla riunione di giovedì è stata molto negativa, in particolare per l’assenza di qualsiasi dettaglio riguardo agli strumenti che la BCE intende dispiegare contro la frammentazione.
Finalmente, Isabel Schnabel (BCE) ha dichiarato ieri che “alcuni debitori hanno registrato variazioni delle condizioni di finanziamento significativamente maggiori rispetto ad altri dall’inizio dell’anno” e che “tali variazioni delle condizioni di finanziamento possono costituire un’alterazione della trasmissione della politica monetaria che richiede un attento monitoraggio”.
Schnabel ha citato l’attivazione della “flessibilità” legata ai reinvestimenti PEPP, che può essere dispiegata molto rapidamente.
Tuttavia, ha anche aggiunto che “Il nostro impegno nei confronti dell’euro è il nostro strumento anti-frammentazione” e “tale impegno non ha limiti”.
Le dichiarazioni di Schnabel e la convocazione straordinaria del consiglio dovrebbero preludere quanto meno all’attivazione della flessibilità sui reinvestimenti PEPP.

STATI UNITILa riunione del FOMC è l’evento principale della giornata.
Il FOMC dovrebbe annunciare un aumento dei tassi di 75pb, in contrasto con la propria precedente comunicazione, che segnalava esplicitamente l’arrivo di una variazione di 50 pb.
Le aspettative di mercato misurate del Chicago Mercantile Exchange vedono un rialzo a 1,5%- 1,75% con una probabilità di 99,9%.
Il comunicato e soprattutto la conferenza stampa di Powell dovrebbero giustificare il nuovo cambio di passo dei rialzi con la sorpresa verso l’alto dell’inflazione di maggio e la preoccupazione per un andamento dell’inflazione che invece di piegarsi sembra di nuovo su un sentiero di accelerazione.
Nell’aggiornamento delle proiezioni economiche, due variabili saranno cruciali: i tassi di interesse e il tasso di disoccupazione.
Per quest’ultimo, la Fed dovrebbe mostrare una possibile revisione verso il basso per fine 2022, ma revisioni non marginali verso l’alto per il 2023-24, a conferma della previsione che la banca centrale prevede di dover frenare la domanda con effetti restrittivi evidenti sul mercato del lavoro.
Per i tassi, il nuovo grafico a punti potrebbe segnalare tassi oltre il 3% a fine 2022 e fra il 3,5% e il 4% per il 2023.
Sarà anche importante vedere se la Fed sta già prevedendo tagli dei tassi nel 2024.
Il messaggio di Powell dovrebbe essere chiaramente hawkish, con l’impegno a riportare l’inflazione sotto controllo a qualsiasi costo, inclusa una recessione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è salito ulteriormente aggiornando di nuovo i massimi, favorito dall’ulteriore ascesa dei redimenti al consolidarsi di attese che al FOMC di questa sera la Fed alzerà i tassi di 75 pb, più di quanto previsto fino a pochi giorni fa, prima che venerdì l’inflazione sorprendesse verso l’alto.
Cruciale sarà il nuovo sentiero atteso dei rialzi dei tassi che la Fed pubblicherà a margine della riunione.
Se sarà sostanzialmente allineato al mercato – che sconta 275 pb di rialzi da qui a fine anno seguiti da altri 25 pb o poco più l’anno prossimo – l’effetto rialzista sul dollaro dovrebbe essere di entità limitata.
I rischi sono comunque verso l’alto nel breve, soprattutto perché all’ulteriore deteriorarsi dello scenario di inflazione sta tornando a salire la risk aversion
, il che agisce a vantaggio del dollaro nel suo ruolo di safe haven.
Al di là del breve però la forza del biglietto verde dovrebbe andare gradualmente ridimensionandosi, principalmente perché la maggior restrizione Fed aumenta la probabilità di un rallentamento più significativo della crescita USA l’anno prossimo aprendo alla possibilità che successivamente i tassi debbano semmai essere ritoccati al ribasso.

EURIn due giorni l’euro è sceso da 1,0519 a 1,0395 EUR/USD riflettendo la generalizzata forza del dollaro e il FOMC di questa sera sarà un test importante per il cambio.
Prima del FOMC tuttavia vi è un altro appuntamento di rilievo da monitorare, perché la BCE ha annunciato oggi una riunione straordinaria del consiglio direttivo, dedicata alla discussione delle attuali tensioni di mercato, dopo la reazione negativa del mercato all’esito della riunione BCE di giovedì (calo dell’euro e aumento degli spread per le preoccupazioni legate alla questione della frammentazione).
A tale proposito ieri Schnabel ha dichiarato che la banca centrale è pronta a intervenire anche con strumenti nuovi se necessario per fronteggiare i rischi di “frammentazione.
Tali dichiarazioni e la convocazione straordinaria del consiglio dovrebbero preludere quanto meno all’attivazione della flessibilità sui reinvestimenti PEPP, e questo dovrebbe a propria volta fornire almeno parziale sostegno alla moneta unica – che questa mattina infatti è già in risalita – soprattutto in un momento in cui le pressioni ribassiste dal lato USA/Fed sono elevate.
Tornando al FOMC, se la Fed indicherà un sentiero di rialzi sostanzialmente allineato al mercato l’impatto negativo sull’euro dovrebbe essere contenuto e anche in caso di rottura dei minimi recenti di maggio a 1,0348 EUR/USD questa dovrebbe rivelarsi transitoria con downside contenuto entro quota 1,02 EUR/USD.
I rischi sono comunque verso il basso, ma anche in questo caso dovrebbero essere circoscritti soprattutto al breve termine.
Più avanti infatti la prospettiva che i differenziali di rendimento smettano di allargarsi – sia perché il mercato sconta adeguatamente le intenzioni della Fed sia perché anche la BCE potrà seguire un sentiero di normalizzazione più sostenuto – dovrebbe fermare la discesa del cambio e favorirne un graduale recupero.

GBPLa sterlina è scesa ulteriormente da 1,22 a 1,19 GBP/USD, aggiornando qui i minimi contro dollaro per rivedere livelli abbandonati a marzo 2020, penalizzata non solo dalla generalizzata forza del dollaro ma anche da nuove criticità sul fronte domestico.
Ieri infatti i dati sul mercato del lavoro sono risultati meno positivi delle attese, mentre montano le tensioni con l’UE sulla questione del protocollo nordirlandese (attesa per oggi la reazione ufficiale dell’UE, con il rischio che vengano annunciate procedure sanzionatorie nei confronti del Regno Unito) e il primo ministro scozzese annuncia di voler indire un nuovo referendum per l’indipendenza della Scozia entro il 2023.
La sterlina infatti si è deprezzata visibilmente anche contro euro da 0,85 a 0,87 EUR/GBP.
L’esito del FOMC rischia di mantenere la valuta britannica sulla difensiva, anche se domani i giochi si riapriranno con la riunione BoE, tutt’altro che agevole all’ulteriore amplificarsi del trade-off tra crescita e inflazione che costringerà la banca centrale a frenare sul sentiero dei rialzi dei tassi.

JPYLo yen si è indebolito ancora contro dollaro aggiornando i minimi in area 135 USD/JPY sull’ulteriore salita dei rendimenti a lunga USA.
Le autorità giapponesi hanno rinnovato la preoccupazione per il (troppo) rapido indebolimento del cambio, ma un intervento (unilaterale) diretto sul mercato appare poco probabile, anche perché rischierebbe di essere poco efficace, a maggior ragione essendo le dinamiche di mercato in linea con l’evoluzione dei fondamentali.
Lo yen resta quindi esposto a ulteriore debolezza soprattutto nel breve, fintantoché la BoJ conferma la propria divergenza di policy.
Lo yen è tornato a indebolirsi anche contro euro da 139 a 141 EUR/JPY, prevalendo l’indebolimento dello yen rispetto a quello dell’euro nei confronti del dollaro.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – È in calendario il dato sulla produzione industriale nell’Eurozona ad aprile: i dati nazionali già pubblicati suggeriscono che l’output potrebbe essere cresciuto di 0,6% m/m dopo la flessione di -1,8% m/m del mese precedente; il settore potrebbe comunque frenare la crescita del PIL nel 2° trimestre.

FRANCIA – La lettura finale dovrebbe confermare che a maggio l’inflazione ha raggiunto il 5,2% a/a (0,6% m/m) dal 4,8% precedente sull’indice nazionale e il 5,8% a/a (0,7% m/m) dal 5,4% sull’armonizzato; in media annua, l’inflazione francese dovrebbe superare il 5% (sull’indice armonizzato) nel 2022, su livelli decisamente inferiori alla media Eurozona.

STATI UNITI – Fra i dati in uscita, i prezzi all’import di maggio sono attesi in aumento di 1,2% m/m, dopo la variazione nulla di aprile, sulla scia della ripresa dei rialzi dei prezzi delle materie prime.
L’indice Empire della NY Fed a giugno è previsto in ripresa a 7,5 da -11,6 di maggio.
Le vendite al dettaglio a maggio sono attese in rialzo di 0,3% m/m, dopo 0,9% m/m di aprile, per via di un ampio contributo negativo delle auto.
Al netto delle auto le vendite dovrebbero aumentare di 0,9% m/m, dopo 0,6% m/m, con un significativo contributo della benzina (effetto prezzo) e incrementi moderati per le altre voci.