14 Dicembre 2020 – nota economica giornaliera
ITALIA – La produzione industriale è rimbalzata più del previsto a ottobre, di +1,3% m/m, dopo essere calata di -5,1%m/m (meno del -5,6% inizialmente stimato) a settembre.
Su base annua (corretta per gli effetti di calendario), l’output è risultato in recupero, pur rimanendo in territorio negativo, a -2,1% da -4,9% precedente.
La ripresa congiunturale di ottobre accomuna tutti i raggruppamenti principali di industrie, con la sola eccezione dell’energia (-3% m/m); il rimbalzo è trainato dai due gruppi che erano calati maggiormente il mese scorso, ovvero beni di consumo durevoli e beni strumentali (rispettivamente: +3,4% da -6,6% m/m precedente, +2,6% da -3,8%).
Su base annua, spicca l’incremento significativo dei beni durevoli (+12,7%), mentre i beni di consumo non durevoli sono il gruppo più colpito (-7,5%).
Il dettaglio per settore di attività conferma che i due comparti a soffrire di più (almeno in termini tendenziali corretti per gli effetti di calendario) sono il tessile e la raffinazione (entrambi -17,4%).
Gli unici settori a salvarsi dal calo annuo sono mezzi di trasporto, gomma e plastica, computer ed elettronica, altre industrie manifatturiere (si va da +2,2% a +5,6%).
L’aumento della produzione industriale in Italia a ottobre è stato simile a quello visto in media negli altri principali Paesi dell’Eurozona(Germania3,4%, Francia 1,6%, Spagna 0,6% m/m).
Rispetto ai livelli pre-COVID (del mese di gennaio), la produzione industriale in Italia risulta più bassa del -3,4%, ovvero il nostro Paese ha fatto meglio della Germania (-5,2%), ma peggio di Francia (-2,5%) e Spagna (-1%).
Sfortunatamente, l’incremento di ottobre rischia di rivelarsi temporaneo: ci aspettiamo una nuova flessione a novembre (dell’ordine di due punti percentuali e mezzo) in corrispondenza con le nuove restrizioni alle attività economiche decise dal Governo, che riguardano i servizi ma che colpiranno indirettamente anche l’industria (sulla base della tavola input/output, stimiamo che uno shock pari a -50% su alloggio e ristorazione abbia un impatto negativo di -1,2% sulla produzione e di -0,6% sul valore aggiunto nel settore manifatturiero).
Pertanto, riteniamo che, nel 4° trimestre, anche l’industria possa contribuire negativamente al PIL, sia pure in misura meno accentuata rispetto ai servizi(stimiamo nel trimestre un calo dell’output nel settore di -1,4% t/t).
Peraltro, considerato che il picco per le restrizioni alle attività economiche è stato nella seconda metà di novembre, e che da inizio dicembre i dati di mobilità mostrano un recupero, abbiamo recentemente rivisto al rialzo la nostra previsione sul PIL del 4 ° trimestre, a -3% t/t da un precedente -3,6%.
In caso di ulteriore, graduale allentamento delle restrizioni nel corso del mese di gennaio, il PIL potrebbe registrare un rimbalzo, anche se solo parziale (+2% t/t), nel 1° trimestre 2021.
Assumendo poi che non vi sia una “terza ondata” in corso d’anno, nel 2021 il PIL italiano farebbe segnare un recupero di +4,7%, dopo il calo di -9% stimato per il 2020.
Il 2021 potrebbe essere un anno a due facce, con rischi prevalentemente ancora al ribasso nel 1° semestre, e rischi al rialzo per la seconda metà dell’anno (e probabilmente, per gli anni successivi), derivanti dagli effetti sull’attività economica della diffusione dei vaccini e dei programmi finanziati dal “Recovery Plan” europeo.
GIAPPONE – L’indagine Tankan come atteso riporta un miglioramento delle condizioni nel trimestre appena concluso.
L’indice per le grandi imprese manifatturiere migliora a -10 da -27 di settembre, con un risultato migliore di quello previsto dalle imprese stesse tre mesi fa (-17).
La previsione corrente è per un ulteriore modesto miglioramento a -8.
Per le grandi imprese non manifatturiero l’indice risale a -5 da -12, contro attese per -11.
La previsione per i prossimi tre mesi è di deterioramento a -6, sulla scia del nuovo picco di contagi e della sospensione del supporto governativo ai settori ricreativi con le campagne “Go To” di finanziamento diretto delle spese per turismo, ristorazione e commercio al dettaglio.
L’andamento dei contagi, che hanno superato i picchi estivi e segnano nuovi casi giornalieri al di sopra di 2.900 dalla fine della scorsa settimana, fa prevedere una brusca frenata della crescita da dicembre in poi, con un probabile stallo del PIL nel 1° trimestre.
COMMENTI:
ITALIA – Da ieri, quattro regioni sono passate a “zona gialla”: Lombardia, Piemonte, Calabria e Basilicata.
Della fascia a minor rischio fanno perciò parte al momento quindici regioni (oltre alla provincia autonoma di Trento), mentre restano in area “arancione” Campania, Toscana, Abruzzo, Valle d’Aosta e provincia autonoma di Bolzano (per un totale pari al 19% della popolazione e al 23% del PIL).
L’aspettativa è che dalla settimana prossima tutte le regioni possano approdare nella fascia a rischio minimo.
Tuttavia, secondo indiscrezioni di stampa, il Governo starebbe valutando una nuova stretta durante il periodo natalizio (forse con una nuova classificazione in zona “arancione” di tutte le regioni dal 24 al 31 dicembre, prevedendo però uno specifico allentamento per i piccoli Comuni).
GERMANIA – Il governo federale ha annunciato una drastica strette delle misure di contenimento sanitario con decorrenza dal 16 dicembre e fino al 10 gennaio 2021.
In tale periodo, saranno chiusi i negozi non essenziali, i servizi alla persona, le scuole per le lezioni in presenza; i servizi di ristorazione, i bar, i luoghi di intrattenimento e le palestre erano già chiusi.
Inoltre, il governo ha invitato i datori di lavoro o a chiudere le imprese, o a incoraggiare il lavoro da casa.
Le misure sono state adottate alla luce del mancato miglioramento della situazione epidemica.
Le nuove misure sono destinate ad avere un forte impatto sulla mobilità sociale e sul commercio al dettaglio, che è stato molto vivace fino a oggi; inoltre, dovrebbero osservarsi impatti negativi anche sull’attività produttiva nelle rilevazioni di dicembre e gennaio, con accentuazione del calo stagionale.
L’annuncio porterà a una revisione al ribasso delle previsioni di crescita per la Germania, che finora sembrava indirizzata verso un andamento solo debolmente calante del PIL nel 4° trimestre 2020.
BREXIT – Un comunicato congiunto di Commissione Europea e governo britannico afferma che “nonostante il fatto che le scadenze siano state saltate più e più volte, riteniamo che a questo punto sia responsabile fare il possibile” per concludere positivamente il negoziato.
Le valutazioni sui progressi conseguiti sono contrastanti: il Financial Times sostiene che l’unico tema ancora irrisolto sarebbe quello dell’equità delle misure di sostegno alle imprese, mail primo ministro Johnson ha ribadito che lo scenario più probabile è quello di un’uscita a condizioni WTO.
STATI UNITI
– L’Electoral College si riunisce e vota il nuovo Presidente e Vice-presidente.
Il voto degli elettori dovrebbe confermare la vittoria di Biden.
Gli elettori statali, dopo aver votato, inviano i certificati di voto ai segretari di Stato, ai National Archives e al Presidente dell’attuale Senato.
Il 6 gennaio 2021, il Vice-presidente in carica, in qualità di Presidente del Senato, riunisce una sessione congiunta del Congresso attuale e legge i certificati di ciascuno Stato.
Se non ci sono obiezioni dai membri del Congresso, il Vice-presidente certifica la nomina del Presidente-eletto e del Vice-presidente-eletto.
– Il gruppo bipartisan del Congresso al lavoro sul pacchetto anti-COVID per circa 900 mld di dollari sta concludendo una versione finale delle misure, con l’obiettivo di avere una formulazione del testo che soddisfi le leadership dei partiti sui due temi spinosi (finanziamento agli stati e immunità legale per le imprese).
Pelosi ha avuto diverse conversazioni con Mnuchin per cercare di avere sostegno dall’amministrazione sul fronte di un pacchetto con misure intorno a 900 mld.
E’ anche possibile che, in caso di assenza di pressioni della Casa Bianca su McConnell, i democratici concordino con la proposta del leader repubblicano del Senato di eliminare dal disegno di legge le due questioni controverse in modo da riuscire a passare comunque un pacchetto di sostegno a famiglie e imprese.
A nostro avviso, lo scenario centrale è che un pacchetto di misure fra 750 e 900 mld di dollari tagli il traguardo a fine settimana insieme all’estensione per il resto dell’a.f. 2021 delle leggi di spesa.
STATI UNITI-COVID19 – Ieri i nuovi casi sono scesi a 183.814, ma la media settimanale continua a salire e, a 210 mila, è in rialzo di 30% rispetto alle due settimane precedenti.
Gran parte della California è ora sotto restrizioni per le attività non essenziali e NY si sta avvicinando a un nuovo aumento di misure di contenimento.
L’FDA ha approvato per uso di emergenza il vaccino di Pfizer/BioNTech, e da questa settimana inizia il processo di vaccinazione di massa.
Le dosi disponibili entro dicembre (circa 20mln) saranno distribuite agli stati in base alla popolazione.
Altre 20 mln di dosi dovrebbero essere consegnate da Moderna
, il cui vaccino sarà valutato per uso di emergenza dopo la decisione dell’Advisory Board fissata per il 17 dicembre.
Nel primo invio di Pfizer saranno consegnate dosi per circa 6 mln da utilizzare per vaccinare subito 2,9 mln di individui a rischio. Pfizer prevede di produrre circa 100 mln di dosi entro il 2020 e 1,2 mld di dosi entro fine 2021. Gli USA hanno acquistato 100 mln di dosi da Pfizer.
Il CDC ha definito una sequenza di priorità, ma gli stati possono adottare qualche modifica.
Secondo il CDC devono essere vaccinati prima di tutto i circa 100 mln di individui maggiormente a rischio, in ordine: lavoratori sanitari e residenti delle strutture per anziani, poi lavoratori in settori “essenziali”, successivamente verrebbero vaccinati gli over-65 e poi a seguire le altre categorie meno a rischio di complicazioni.
MERCATI VALUTARI:
USD – La settimana scorsa il dollaro si è stabilizzato dopo tre settimane di calo che lo hanno portato ad aggiornare i minimi dell’anno. Gli appuntamenti della settimana entrante saranno cruciali per testare la capacità o meno di recupero del biglietto verde.
Il FOMC di mercoledì dovrebbe annunciare una forward guidance sul programma di acquisti ben coordinata con quella sui tassi: prima verrebbe avviata la riduzione degli acquisti e poi il ciclo di rialzi dei tassi. Non dovrebbe essere introdotto nuovo stimolo monetario, per via del probabile nuovo pacchetto di stimolo fiscale atteso a breve, ma le porte resterebbero aperte ad ulteriori azioni espansive più avanti se necessario.
Verrà confermato lo scenario di ripresa positiva dell’economia l’anno prossimo, ma su questo tema per il dollaro saranno importanti i dettagli (un’eventuale revisione al rialzo della crescita grazie ai vaccini dovrebbe favorire il biglietto verde), mentre sarà confermata l’assenza di rialzi dei tassi fino al 2023.
Se tali ipotesi verranno confermate il dollaro potrebbe riuscire a evitare nuovi cali, stabilizzandosi o risalendo leggermente.
Sul fronte dei dati, che vedono la pubblicazione dei primi indicatori di dicembre (indice Empire e Philly Fed) si attendono indicazioni di carattere misto per via del nuovo recente aumento dei contagi, e anche questo potrebbe agire a favore del dollaro.
La dinamica del biglietto verde risentirà comunque anche degli sviluppi sul fronte dell’atteso pacchetto di stimolo fiscale nonché, tramite la reazione della sterlina, dell’esito dei negoziati post-Brexit.
EUR – Dopo l’inaugurazione di nuovi massimi dell’anno in area 1,21 due settimane fa, la settimana scorsa l’euro si è stabilizzato in area 1,20-1,21 EUR/USD.
Questa settimana dominanti saranno le dinamiche di dollaro che, se in linea con le attese, dovrebbero prevenire un ulteriore rafforzamento della moneta unica. Da seguire saranno comunque anche i dati dell’area, con i PMI e l’IFO tedesco di dicembre in primo piano per verificare l’impatto dell’evoluzione della pandemia sull’economia.
L’euro risentirà in ogni caso – temporaneamente – anche dell’esito dei negoziati post-Brexit tra Regno Unito e UE, mantenendo una correlazione positiva con la sterlina (rafforzamento in caso di accordo, indebolimento in caso di no-deal).
GBP – La sterlina ha corretto la scorsa settimana sia contro dollaro da 1,34 a 1,31 GBP/USD sia contro euro da 0,89 a 0,92 EUR/GBP sui dubbi di un esito positivo dei negoziati post-Brexit.
Venerdì in particolare il primo ministro Boris Johnson aveva dichiarato che un no-deal sembrava “molto molto probabile” dato che le posizioni delle parti restavano molto distanti. Oggi però la sterlina apre al rialzo.
Ieri infatti Johnson e la presidente della Commissione UE von der Leyen hanno dato mandato ai negoziatori di proseguire le trattative anche oltre l’ultima scadenza che era stata fissata nella giornata di ieri.
In un comunicato congiunto Johnson e von der Leyen hanno infatti spiegato che arrivati a questo punto è un atto di responsabilità provare a fare un ultimo sforzo.
Non è chiaro se la vera ragione dell’ulteriore rinvio sia questa o se invece si siano intravisti degli spiragli dell’ultimo minuto: la settimana scorsa alcune fonti indicavano infatti che le trattative avrebbero potuto proseguire anche oltre la scadenza di domenica qualora si fosse intravista qualche possibilità di un’intesa. Questi giorni di negoziati saranno pertanto cruciali e la sterlina seguirà il flusso di notizie in merito.
Giovedì si terrà anche la riunione BoE, che nel frattempo ha indicato di avere tutti gli strumenti a disposizione per intervenire adeguatamente in caso di no-deal.
Se non verrà trovato un accordo un ampliamento del QE sarebbe la prima mossa, mentre un eventuale taglio dei tassi (attualmente a 0,1%), soprattutto se in territorio negativo, sarebbe considerato l’ultima spiaggia.
Come già detto, la sterlina si rafforzerebbe, ma limitatamente, in caso di accordo, mentre si indebolirebbe di più in caso di no-deal.
Questa mattina Barnier riferirà agli ambasciatori UE sugli ultimi sviluppi delle trattative.
JPY – Lo yen si è mantenuto in range la scorsa settimana sia contro dollaro a 103-104 USD/JPY sia contro euro a 125-126 EUR/JPY.
I temi del dollaro resteranno i principali driver della valuta nipponica anche questa settimana. Anche lo yen tuttavia dovrebbe risentire dell’esito dei negoziati post-Brexit, soprattutto in caso di no-deal (che dovrebbe favorire un rafforzamento dello yen).
PREVISIONI:
AREA EURO
– La produzione industriale dovrebbe mostrare un ampio balzo ad ottobre (+2,1% m/m, dopo il -0,4% m/m di settembre); la variazione annua è attesa rimanere in territorio ampiamente negativo, a -4,1% a/a da -6,6% a/a.
È possibile una nuova flessione nel mese di novembre, sulla scia delle misure restrittive adottate dalla maggior parte dei Paesi dell’Eurozona.
– In settimana saranno diffusi i due più importanti indici di fiducia relativi al mese di dicembre, ovvero l’IFO tedesco e la stima flash dei PMI per l’Eurozona (e per Germania e Francia).
Si dovrebbe vedere un recupero di morale sulla scia dell’allentamento di alcune delle misure restrittive adottate dai maggiori Paesi tra ottobre e novembre.
La seconda stima sui dati di inflazione di novembre dovrebbe confermare la lettura preliminare ovvero una stabilità nell’Eurozona (a -0,3%) e un aumento (riteniamo, temporaneo) in Francia e Italia.
STATI UNITI – La settimana ha molti dati di rilievo e due eventi importanti.
Il FOMC dovrebbe annunciare una nuova forward guidance per gli acquisti di titoli, mentre l’Electoral College dovrebbe votare confermando la vittoria presidenziale di Biden.
Sul fronte dei dati, le prime indagini di dicembre dovrebbero dare indicazioni di prosecuzione della ripresa, su ritmi più modesti rispetto a novembre, per via dell’intensificarsi della pandemia.
Fra i dati di novembre, le vendite al dettaglio, la produzione industriale e i nuovi cantieri dovrebbero essere ancora in rialzo e segnalare un rallentamento complessivo dell’attività nella parte finale del trimestre, pur senza dare indicazioni recessive.