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13 Ottobre 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri produzione industriale è cresciuta di 1,5% m/m (2,5% a/a) ad agosto, ma il rimbalzo non è sufficiente a compensare interamente la flessione di -2,3% registrata a luglio.
Il progresso è guidato dai beni strumentali; a livello settoriale si conferma la debolezza dei settori più energivori, che potrebbe accentuarsi nei prossimi mesi e trasferirsi anche al resto della manifattura.
Ci aspettiamo che la produzione torni a flettere a settembre con l’industria che potrebbe sottrarre fino a due decimi alla crescita del valore aggiunto nel 3° trimestre e frenare il PIL in misura più significativa tra fine 2022 e inizio 2023.

GERMANIA – Poco fa, la stima finale ha confermato che a settembre l’inflazione ha raggiunto un nuovo massimo a 10,9% a/a da 8,8% di agosto sull’indice armonizzato e al 10% dal 7,9% sulla misura nazionale (sul dato ha inciso il venir meno della riduzione a 9€ al mese dell’abbonamento per il trasporto pubblico).

STATI UNITI – Ieri il PPI ha sorpreso verso l’alto con un aumento di 0,4% m/m, sulla scia di rialzi per gli alimentari (1,2% m/m) e l’energia (0,7% m/m).
Tuttavia, va notato che i prezzi dei beni core continuano a rallentare.
Sul fronte dei servizi invece prosegue una dinamica sostenuta, spinta in parte dal forte aumento (probabilmente transitorio) nel comparto dei servizi finanziari, gonfiati dagli effetti dei mercati in rialzo ad agosto, con rischi verso l’alto per il deflatore di settembre.

 

COMMENTI:

ITALIA – È convocata per questa mattina la prima riunione delle nuove camere, il cui primo compito sarà l’elezione dei rispettivi presidenti.
Al Senato, dove è sufficiente la maggioranza già dal primo scrutinio, l’elezione potrebbe chiudersi già oggi, mentre alla Camera lo scrutinio decisivo potrebbe avvenire nella giornata di domani.
Una volta eletti i presidenti e formati i gruppi parlamentari, l’inizio delle consultazioni del Presidente della Repubblica per il conferimento di un incarico di governo potrebbe avvenire a metà della prossima settimana.

BCE – Dai discorsi BCE di ieri è emerso che per ora il consiglio direttivo continuerà a concentrarsi sulla leva dei tassi, lasciando a un altro momento gli interventi sulla dimensione del bilancio (TLTRO e portafoglio di titoli).
Dopo Villeroy de Galhau, anche la presidente Lagarde ha dichiarato che i tassi sono lo strumento più appropriato da manovrare, in questa fase.
Secondo Knot, saranno necessario alcuni altri rialzi significativi per raggiungere la neutralità, che ritiene si collochi a livelli inferiori rispetto agli Stati Uniti.
Nell’occasione, ha ribadito di ritenere rialzi da 75pb un’opzione da considerare, e che probabilmente la politica monetaria dovrà diventare restrittiva.
Secondo Holzmann, è opportuno alzare di 75pb a ottobre e poi di 50pb a dicembre.
Intanto, Reuters riferisce che il consiglio è prossimo a un’intesa su modifiche al sistema di incentivi che determina quanto le banche possono guadagnare mantenendo i fondi TLTRO fino a scadenza, e che la decisione potrebbe essere comunicata il 27 ottobre.
Fra le opzioni: reverse tiering della remunerazione delle riserve in eccesso, trattamento differenziato per l’eccesso di riserve legato oppure modifiche ai termini del programma TLTRO.

STATI UNITI – Ieri, i verbali della riunione del FOMC di settembre hanno confermato l’intenzione di proseguire con rialzi dei tassi per riportare sotto controllo l’inflazione, sottolineando che l’inasprimento della politica monetaria e la restrizione delle condizioni finanziarie hanno un ruolo centrale per riequilibrare domanda e offerta.
Secondo i partecipanti, il mercato del lavoro resta “molto sotto pressionee dovrà indebolirsi per ridurre le spinte su prezzi e salari.
L’inflazione è giudicata “inaccettabilmente alta e su un sentiero più elevato e persistente delle attese.
Anche se le previsioni sono di riduzione della dinamica dei prezzi nel medio termine, i rischi sono giudicati verso l’alto ed è possibile l’instaurarsi di una spirale salari-prezzi.
Nella discussione sulla strategia di politica monetaria, si rilevano due punti cruciali.
Da un lato, si ripete che “il costo di un’azione insufficiente per ridurre l’inflazione è probabilmente superiore a quello di un’azione eccessiva”, e che la politica monetaria dovrà restare restrittiva “fino a quando necessario, in linea con l’aggressivo spostamento verso l’alto del grafico a punti.
Dall’altro lato, dai verbali emerge che, con i tassi in area restrittiva, “i rischi diventeranno più bidirezionali, riflettendo l’emergere del rischio negativo che la restrizione cumulata della domanda aggregata superi quella necessaria per riportare l’inflazione al 2%”.
Inoltre, si rileva che nel contesto globale incerto sarà importantecalibrare il ritmo di un ulteriore inasprimento delle politiche con l’obiettivo di mitigare il rischio di significativi effetti negativi sulle prospettive economiche”.
Questo è il tema del futuro, che sarà al centro della prossima riunione.
In conclusione, i rialzi proseguiranno sul sentiero delineato dal grafico a punti, ma da novembre in poi l’entità degli interventi sarà “calibrata” dando più peso al rischio di restrizione eccessiva.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato ancora, ma solo leggermente, riflettendo la non-ulteriore salita dei rendimenti USA, in linea con il messaggio emerso dai verbali del FOMC che mentre nel breve la lotta di contrasto all’inflazione resta prioritaria, prossimamente, al procedere dei rialzi dei tassi, si dovrà verosimilmente rallentare il ritmo dei rialzi per evitare effetti eccessivamente restrittivi.
Oggi intanto i riflettori saranno sui dati di inflazione, attesa ancora elevata, il che dovrebbe mantenere supportato il dollaro.
Per farlo salire ulteriormente tuttavia potrebbe però essere necessaria una sorpresa verso l’alto dai dati e/o un nuovo aumento della risk aversion.

EUR – L’euro si è stabilizzato nella fascia 0,96-0,97 EUR/USD, sostenuto dal ridimensionarsi dell’upside sul dollaro, ma tenuto sotto pressione dal chiaro deterioramento del quadro economico dell’area, con rischi che sono ancora verso il basso.
Oggi, se i dati USA dovessero sorprendere al rialzo, la moneta unica si indebolirebbe in direzione di 0,9650-0,9600 EUR/USD.

GBPLa sterlina si è ripresa ieri sia contro dollaro da 1,09 a 1,11 GBP/USD sia contro euro da 0,88 a 0,87 EUR/GBP sulla notizia del Financial Times secondo cui la BoE potrebbe estendere il programma di acquisti di titoli governativi in caso di necessità, ma al momento la BoE mantiene come scadenza la data programmata di domani.
Tuttavia, il deterioramento evidente delle condizioni di crescita e inflazione dell’economia domestica e l’incertezza sul nuovo corso della politica fiscale – fino a che non si hanno novità positive su quest’ultimo fronte – mantengono la valuta britannica esposta a nuova debolezza.
Dai discorsi BoE di ieri intanto (Pill e Mann) sono emerse indicazioni che lasciano presagire un’accelerazione nel ritmo dei rialzi dei tassi alla prossima riunione BoE del 3 novembre: il mercato sconta quasi pienamente un rialzo di 100 pb.
A nostro avviso la scelta sarà tra un rialzo di 75 pb e di 100 pb, e la decisione finale dipenderà probabilmente anche dai dettagli che il Tesoro rivelerà il 31 ottobre nel Medium Term Fiscal Plan e dalle nuove proiezioni macro e sui conti pubblici che verranno pubblicate contestualmente dall’OBR.

JPYLo yen si è deprezzato ampiamente ieri contro dollaro da 145,71 a 146,98 USD/JPY, aggiornando qui i minimi (dal 1998) e superando il livello di cambio in corrispondenza del quale c’era stato l’intervento valutario il 22 settembre, penalizzato dalla persistente divergenza di policy tra BoJ e Fed.
Un’eventuale sorpresa verso l’alto oggi dai dati di inflazione USA potrebbe amplificare le pressioni verso il basso sullo yen attraverso un’ulteriore salita dei rendimenti a lunga USA.
All’avvicinarsi della fine del ciclo di rialzi Fed tale tendenza dovrebbe gradualmente rientrare, ma le autorità giapponesi restano pronte a intervenire di nuovo sul cambio in caso di strappi eccessivi.
Lo yen si è indebolito anche contro euro da 141 a 142 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI
 – Oggi verrà pubblicato il CPI di settembre, previsto in aumento di 0,3% m/m (8,1% a/a).
L’energia dovrebbe segnare un modesto rialzo, per via della svolta recente del prezzo della benzina, e gli alimentari dovrebbero proseguire sul trend verso l’alto.
L’indice core dovrebbe registrare una variazione di 0,5% m/m (6,5% a/a), spinto ancora da aumenti diffusi alla maggior parte delle voci, con l’esclusione di auto usate e tariffe aeree, i cui prezzi sono previsti in calo.
Ancora una volta i servizi ex-energia dovrebbero dare il principale contributo alla dinamica core.
In particolare, l’abitazione dovrebbe registrare rialzi sostenuti per affitti e affitti figurativi.
Anche la sanità, con i premi assicurativi in ripresa, dovrebbe spingere il core verso l’alto.
I dati dovrebbero confermare condizioni in linea con un altro rialzo dei tassi di 75 pb alla riunione del FOMC di novembre, anche alla luce dell’attuale previsione di variazione di 0,5% m/m anche per il CPI core di ottobre.
– Le richieste di sussidi di disoccupazione di inizio ottobre saranno da monitorare, alla luce del rialzo visto nei dati della settimana precedente.