Seguci su twitter

Categorie

13 Novembre 2020 – nota economica giornaliera

AREA EURO – A settembre la produzione industriale torna in territorio negativo dopo quattro mesi di crescita: l’indice cala del -0,4% m/m, dopo il +0,6% di agosto (rivisto al ribasso da +0,7%).
A livello settoriale, registrano una flessione i beni durevoli (-5,3% m/m) e i prodotti energetici (-1,0% m/m), mentre crescono i beni di consumo non durevoli (+2,1% m/m) e, in minor misura, i beni di investimento ed i beni intermedi (+0,6% m/m e +0,5% m/m, rispettivamente).
Nessun settore manifatturiero mostra un aumento della produzione rispetto a un anno fa.
Lo spaccato per Paese vede Germania (+1,7% m/m), Spagna (+0,6% m/m) e Francia (+1,5% m/m) registrare una variazione positiva, mentre l’Italia segna un brusco calo del -5,6% m/m.
La variazione annua è passata a -6,8% a/a da -6,7% a/a (rivisto al rialzo di cinque decimi) precedente; l’indice rimane del -5,9% inferiore rispetto al valore di febbraio.
L’attività industriale potrebbe rallentare ulteriormente nei mesi autunnali, a causa dell’incertezza derivante dall’aumento dei contagi e dell’introduzione di nuove misure di contenimento.
Ciononostante, l’indice dovrebbe collocarsi lontano dai minimi registrati a cavallo tra il 1° e il 2° trimestre. Stimiamo una contrazione media annua intorno al -9,6% nel 2020.

STATI UNITI
 – Il CPI a ottobre è stabile su base mensile (a 1,2% a/a). Anche il CPI core è invariato (1,6% a/a), frenato da variazioni contenute nei servizi e correzioni per sanità, abbigliamento e arredamento.
L’energia è in rialzo modesto (0,1% m/m, -9,2% a/a), nonostante il calo della benzina (-0,5% m/m), che è più che controbilanciato dal rialzo dei servizi elettrici (gas ed elettricità).
I beni core correggono di -0,2% m/m, frenati da sanità (-0,8% m/m), abbigliamento (-1,2% m/m, secondo calo consecutivo), arredamento (-0,5% m/m) e auto usate (-0,1% m/m), a fronte di aumenti per auto nuove (0,4% m/m)e articoli sportivi (0,3% m/m).
I servizi ex-energia registrano un rialzo marginale (0,1% m/m), con contributi negativi da sanità (-0,3% m/m), assicurazioni auto (-2,3% m/m), servizi finanziari (-1,1% m/m), solo parzialmente contrastati da +0,1% m/m per l’abitazione (con rialzo di affitti e affitti figurativi e correzione di altre residenze, come scuole e alberghi), tariffe aeree (6,3% m/m), servizi ricreativi (0,7% m/m), istruzione e comunicazione (0,1% m/m).
I dati segnalano moderazione dei prezzi non solo nel settore dei beni (che avevano visto solidi rialzi nei mesi scorsi per auto usate e farmaci) ma anche nei servizi (in particolare sanità e ospitalità).
Va notato chela definizione del capitolo sanità nel deflatore è differente rispetto a quella che entra nel CPI, pertanto andrà monitorata l’informazione del PPI in uscita domani. La sanità è definita in modo analogo nel deflatore dei consumi e nel PPI.
Tuttavia, si riscontra anche una moderata ripresa di pricing power nei comparti della ristorazione e della ricreazione. Il trend dell’inflazione nei prossimi mesi sarà verso il basso, con freni nei servizi collegati alla recrudescenza dei contagi.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 7 novembre calano a 709 mila, da 757 mila della settimana precedente. Su base non destagionalizzata, le nuove richieste sono pari a 723.105 (-20.799), mentre le nuove richieste per i sussidi federali per la pandemia sono 298.154.
I sussidi esistenti nella settimana conclusa il 31 ottobre correggono a 6,786 mln (-436 mila). Il dato non destagionalizzato si attesta a 6,486 mln (-402 mila).
Il totale dei sussidi esistenti al 24 ottobre, includendo tutti i programmi sia statali sia federali, cala a 21,157 mln da 21,531 mln di metà ottobre.
I sussidi esistenti in calo e la stabilizzazione dei nuovi sussidi testimoniano il continuo miglioramento del mercato del lavoro e puntano a ulteriori riduzioni del tasso di disoccupazione. Tuttavia, il livello elevato dei sussidi e delle nuove richieste conferma la necessità di ulteriori interventi fiscali a sostengo del reddito delle famiglie.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA-COVID 19 – In Francia, il governo ha annunciato che il confinamento nella modalità attuale continuerà fino al 1° dicembre. Dopo tale data, il primo ministro ha detto di attendersi che l’allentamento sia limitato alla riapertura degli esercizi commerciali, mentre resteranno probabilmente in vigore altre limitazioni (chiusura di ristorazione, bar, palestre, intrattenimento; limiti alle aggregazioni di persone).
In Slovenia, da oggi e per almeno 2 settimane sono stati chiusi i centri commerciali e i negozi non essenziali; scuole e università terranno lezioni a distanza ancora per due settimane almeno; il trasporto pubblico viene sospeso. Queste misure si aggiungono a quelle già in essere, fra le quali un coprifuoco dalle h. 21:00 alle h. 06:00, limiti agli assembramenti, divieto di uscire dal territorio del municipio di residenza, chiusura di bar, ristoranti e palestre.
In Germania la stima ufficiale del tasso di riproduzione R, in flessione fin dalla terza settimana di ottobre, è ora calata sotto 1 anche nella misura a 7 giorni (0,93, intervallo al 95%: 0,84-1,02); ciò nonostante, l’RKI valuta la situazione del sistema sanitario come “tesa” e rileva ancora un aumento significativo di casi con forma severa della malattia, nonché una trasmissione diffusa che consiglia il mantenimento delle restrizioni in essere. Il tasso di incidenza su base settimanale è di 139 casi ogni 100mila abitanti, meno della metà di quello italiano.

STATI UNITI-COVID 19 – La curva dei contagi è sempre più ripida (ieri 163.405 nuovi casi, +72% in 14 giorni), con tassi di crescita in rialzo in tutte le regioni, e sta inducendo alcuni fra gli stati più colpiti ad adottare misure di contenimento, se pure parziali e in molti casi non obbligatorie.
Il sindaco di Chicago ha emesso un avviso di restare a casa per 30 giorni e il governatore dell’Illinois ha invitato i residenti a non uscire se non indispensabile.
In Ohio è stato emesso un ordine di indossare mascherine nei luoghi chiusi e non ha escluso la chiusura di esercizi dove l’uso di dispositivi di protezione non sia possibile (ristorazione, palestre).
In Maryland è stata ridotta la capacità dei ristoranti (al 50%).
In California, la progressione dei contagi sta spingendo molte contee ad aumentare le restrizioni, senza però arrivare a chiusure di attività aggregative (per ora).
Nello stato di NY e in Minnesota, è stato imposto un coprifuoco alle 22 e il limite di 10 persone per le riunioni. Il governatore di NY ha introdotto misure più restrittive in aree dello stato più colpite (uso di mascherine e limiti ai raduni).
Il governatore dello Utah ha introdotto l’obbligo delle mascherine, mentre i limiti alle riunioni sono in vigore in Connecticut, North Carolina e Iowa.
In molti stati, i sistemi scolastici hanno abbandonato l’istruzione in presenza e sono tornati alla didattica a distanza (Detroit, Indianapolis, Philadelphia, Minneapolis), anche la città di NY sta valutando la chiusura delle scuole in caso di aumento del tasso di positività al 3%.

STATI UNITI
 – Powell, partecipando insieme ad altri banchieri centrali a un evento sul cambiamento climatico, ha detto che le banche centrali e la Fed possono contribuire alle politiche ambientali. Secondo Powell il cambiamento climatico ha “potenziali implicazioni per la politica monetaria, la regolamentazione bancaria e la stabilità finanziaria”.
Pochi giorni fa, Quarles (Board Fed) ha annunciato che la Fed ha richiesto di diventare membro del Network of Central Banks and Supervisors for Greening the Financial System, creato nel 2017, a cui appartengono le principali banche centrali, ma a cui la Fed non aveva partecipato finora probabilmente per via delle posizioni di Trump sull’ambiente.
Riguardo ai temi ambientali, finora la Fed si è limitata ad adottare regolamentazioni mirate a garantire l’operatività delle istituzioni finanziarie in caso di eventi estremi causati dal clima, rilevando che un ruolo attivo sul tema è compito del governo.
Alcuni presidenti di Fed regionali, come Kaplan (Dallas Fed), hanno però preso posizioni più attive alla luce degli effetti dei fenomeni ambientali sugli stati meridionali.
Biden ha vinto l’Arizona, con un margine superiore allo 0,3%, il primo candidato democratico ad avere la maggioranza nello stato dal 1996 (Clinton). In precedenza, lo stato aveva votato un presidente democratico solo nel 1948, con Truman. La vittoria dell’Arizona conferma la solida maggioranza di Biden nell’Electoral College, assegnandogli 290 elettori.
Inizia oggi il riconteggio in Georgia, dove Biden ha un margine di 14 mila voti. Un gruppo di funzionari federali, statali e locali del Department of Homeland Security che coordina la sicurezza del voto, ha emesso un comunicato in cui si afferma che le elezioni del 2020 sono le più sicure della storia americana e che non c’è alcuna evidenza di irregolarità dei sistemi di voto.
Mentre la leadership repubblicana non si è ancora allontanata da Trump e dai suoi tentativi di invalidare i risultati elettorali, alcuni senatori repubblicani hanno affermato che ora Biden dovrà avere accesso ai rapporti dell’intelligence.
Grassley e Graham, sostenitori di Trump, hanno detto di essere d’accordo, anche se per ora non c’è sufficiente supporto in Senato per permettere a Biden di partecipare alle riunioni.
Nel frattempo, la direttrice della General Services Administration, nominata da Trump, continua a non designare Biden “President Elect, impedendogli di ricevere fondi e supporto tecnico e logistico per attuare la transizione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è sostanzialmente stabilizzato, non riuscendo però a replicare i massimi del giorno precedente. Dopo l’ampia reazione post-notizia sul vaccino anti-Covid una pausa è giustificata, perché il contesto rimane generalmente incerto, come confermato anche dalle ultime dichiarazioni di Powell e Lagarde.
I rischi derivanti dall’evoluzione della pandemia e dallo scenario post-elettorale non ancora del tutto chiaro offuscano i trend di fondo.
Ieri inoltre anche i dati USA hanno riportato l’attenzione sulla prospettiva che la politica monetaria della Fed resterà massimamente accomodante: l’inflazione infatti è risultata più bassa delle attese, i rendimenti sono scesi e il dollaro ne è stato frenato. Un indizio che il mercato sta forse tornando a seguire le indicazioni dei fondamentali.
Un discreto test si avrà oggi con la fiducia delle famiglie, attesa in aumento marginale. Un’eventuale delusione potrebbe prevenire una risalita del dollaro.

EURAnche l’euro si è sostanzialmente stabilizzato all’interno del range del giorno precedente tra 1,17 e 1,18 EUR/USD, ma mostrando un recupero ieri a livello intra-day. Il movimento non ha tuttavia valenza direzionale, perché anche nell’area euro il quadro generale rimane debole.
I dati di produzione industriale dell’area hanno deluso mostrando una contrazione contro attese di aumento e l’evoluzione della pandemia mantiene i rischi verso il basso, mentre la BCE prepara nuovo stimolo per il mese prossimo.
Tuttavia non vi sono segnali di correzione imminente, poiché le incertezze che gravano anche sullo scenario USA comprimono l’upside del dollaro, fornendo indirettamente supporti all’euro.

GBPIn controtendenza invece la sterlina che è ieri scesa ancora da 1,32 a 1,31 GBP/USD contro dollaro e da 0,89 a 0,90 EUR/GBP contro euro.
A indebolirla hanno contribuito sia le notizie secondo cui anche la scadenza del 15 novembre per i negoziati con l’UE verrà rinviata – sembra alla prossima settimana (nuova presunta data ultima il 19 novembre, giorno del vertice del Consiglio UE) – sia i dati di produzione industriale di settembre che sono risultati più deboli del previsto, suffragando uno scenario di debolezza dopo gli sviluppi negativo della pandemia.
Oggi e nei prossimi giorni i riflettori saranno sui negoziati con l’UE, con effetto positivo sulla sterlina in caso di accordo e negativo in caso di no-deal (reazione opposta ma non simmetrica).

JPYLo yen si è leggermente rafforzato sia contro dollaro da 105 a 104 USD/JPY sia contro euro da 124 a 123 EUR/JPY, supportato dalla preoccupazione per l’evoluzione della pandemia.
Si tratta comunque di movimenti di scarso rilievo: assestamento in attesa di spunti nuovi che sblocchino le incertezze che gravano sullo scenario globale.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La seconda lettura del PIL del 3° trimestre 2020 dovrebbe confermare la crescita di +12,7% t/t (-4,3% a/a) vista nella stima preliminare.
In Finlandia è stata annunciata poco fa una variazione di +2,6% t/t per lo stesso periodo.
Nel 4° trimestre, la ripresa dovrebbe subire una battuta di arresto a causa della reintroduzione di misure di confinamento e chiusure di attività commerciali in diversi Stati membri.
L’incertezza è molto elevata, e non si può escludere un’ampia contrazione.

PAESI BASSI – La stima flash dovrebbe indicare un rimbalzo del PIL del 5,2% t/t nel trimestre estivo, dopo il -8,5% t/t dei mesi primaverili. La variazione annua è vista a risalire a -4,8% a/a (da -9,2% a/a).
Il rimbalzo dovrebbe essere stato trainato dalla domanda interna.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a novembre (prel.) è prevista a 82,5 da 81,8 della lettura finale di settembre. L’indagine a fine ottobre era poco variata rispetto a due settimane prima.
La stabilità dei numeri era però ingannevole perché nascondeva “timori e avversione”, secondo il direttore dell’indagine: i primi sono collegati al deterioramento del quadro sanitario e all’aumento dei contagi, mentre la seconda è dovuta all’eccezionale livello di faziosità che ha portato il periodo pre-elettorale a estremi sul fronte ideologico.
È possibile che i trend politici siano duraturi e persistano anche dopo il voto.
Nell’indagine di ottobre, con una previsione degli intervistati di una vittoria di Biden (53% vs 42% per Trump), i democratici nel campione hanno registrato un netto miglioramento dell’ottimismo per le loro finanze rispetto a quanto rilevato per i repubblicani.
Nell’indagine le aspettative sono migliorate a 79,2 da 75,6 grazie al contributo del maggiore ottimismo dei democratici e probabilmente a novembre i dati saranno influenzati in modo rilevante dall’esito del voto.