10 Giugno 2022 – nota economica giornaliera
STATI UNITI – Ieri, le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione a inizio giugno sono salite più delle attese, toccando 229 mila unità e tornando al di sopra delle media del 2019 (218 mila).
I nuovi sussidi hanno toccato un minimo a 166 mila a metà marzo, ma restano su livelli storicamente bassi.
CINA
– L’inflazione dei prezzi al consumo è rimasta invariata in maggio a 2,1% a/a (il massimo degli ultimi cinque mesi), al di sotto delle previsioni di consenso (Bloomberg: 2,2%), registrando un calo di -0,2% m/m imputabile principalmente al comparto alimentare (-1,3% m/m) e a quello delle spese per l’abitazione (-0,1% m/m).
La dinamica tendenziale dei prezzi alimentari è rimasta però in aumento a causa di un effetto base sfavorevole che rimarrà elevato anche a giugno, per scemare successivamente.
Le pressioni sugli altri comparti sono rimaste contenute, contribuendo a mantenere invariata anche l’inflazione core a 0,9% a/a.
– L’inflazione dei prezzi alla produzione è scesa per il settimo mese consecutivo da 8,0% a/a in aprile a 6,4% a/a in maggio, in linea con le attese di consenso, grazie ad un effetto base favorevole e ad un aumento dello 0,1% m/m, molto inferiore ai due mesi precedenti (0,6% m/m in aprile e 1% m/m in marzo).
Il rallentamento tendenziale dei prezzi dei beni industriali (da 10,3% a/a in aprile a 8,1% a/a in maggio) è stato però accompagnato da un moderato aumento dell’inflazione dei beni di consumo (da 1,0% a/a in aprile a 1,2% a/a in maggio), trainata dal comparto dell’abbigliamento.
COMMENTI:
BCE – La BCE ha segnalato ieri di voler aumentare i tassi di 25 punti base il 21 luglio e poi di 50 punti base a settembre (25pb se l’inflazione prevista nel medio termine calerà al 2% o sotto).
In seguito, il rialzo dei tassi sarà “graduale” (cioè di 25pb per volta) ma “sostenuto” (cioè a ogni trimestre, oppure a ogni riunione), fino a quando le prospettive di inflazione non saranno tornate in linea con l’obiettivo del 2%.
La decisione è stata unanime.
In sostanza, la BCE ha validato aspettative di rialzo dei tassi fino a 125pb entro a fine anno, pur avviando questa fase di normalizzazione con un rialzo inferiore a quanto scontato dai mercati.
Gli acquisti netti del programma APP saranno interrotti il 1° luglio, come era ormai scontato.
Ugualmente atteso è il rinvio di ogni decisione sui reinvestimenti delle scadenze APP, che probabilmente avverrà soltanto a fine 2022 o addirittura a inizio 2023.
Un punto debole della strategia BCE resta l’eccessiva indeterminatezza della strategia contro la “frammentazione finanziaria”, cioè un’eccessiva divergenza delle condizioni finanziarie fra paesi membri.
Ieri la presidente Lagarde si è limitata a ribadire che la prima linea di difesa sarà costituita dai reinvestimenti PEPP (che possono essere resi più flessibili ma non si sa come e quanto), e poi da un fantomatico nuovo strumento che potrebbe essere lanciato molto rapidamente se necessario.
Questa indeterminatezza eccessiva rischia di favorire dinamiche destabilizzanti e quindi di obbligare a misure di emergenza altrimenti evitabili, complicando anche la gestione della politica monetaria.
ITALIA – In programma le elezioni amministrative in alcuni comuni e il voto sui referendum sulla giustizia.
FRANCIA – In calendario per domenica il primo turno delle elezioni legislative per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale (il secondo turno si terrà domenica 19 giugno), che saranno determinanti per la composizione del Governo.
I sondaggi puntano verso un testa a testa tra Ensemble, la coalizione di centro-destra di cui fa parte anche il partito del presidente Macron, e l’alleanza NUPES di sinistra.
Tuttavia, per la struttura maggioritaria (uninominale a doppio turno) del sistema elettorale è possibile che i risultati di domenica possano sovrastimare l’esito finale dei candidati di NUPES al secondo turno.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro si è rafforzato ieri sia di riflesso al calo post-BCE dell’euro sia per il nuovo aumento della risk aversion collegato anche alla re-introduzione di misure restrittive in Cina al riemergere di nuovi casi di Covid.
Oggi l’inflazione USA sarà un test importante per il biglietto verde in vista del FOMC di mercoledì prossimo.
Le attese sono per un dato che non mostri un’ulteriore salita dell’inflazione, il che potrebbe stabilizzare o indebolire il dollaro confermando le attuali attese di rialzo dei tassi Fed, anziché alimentare una revisione verso l’alto del ciclo di rialzi come si avrebbe invece nel caso in cui l’inflazione dovesse mostrare un ulteriore incremento.
EUR – L’euro inizialmente si è rafforzato – solo brevemente – sull’esito della riunione BCE, ma poi ha corretto scendendo da 1,0773 a 1,0609 EUR/USD.
La BCE infatti ha confermato che alzerà i tassi a luglio, da 0% a 0,25%, e proseguirà a settembre con un rialzo che potrebbe essere di 50 pb se lo scenario di inflazione non migliorerà, aggiungendo che i rialzi continueranno in modo graduale (25 pb per volta) ma sostenuto (ad ogni trimestre o riunione) fino a che le prospettive di inflazione non saranno tornate in linea con l’obiettivo di inflazione del 2%.
L’indicazione precisa e l’approccio risoluto sul breve termine hanno favorito la reazione rialzista iniziale dell’euro, mentre la correzione successiva si può spiegare con la maggiore incertezza sul profilo complessivo di rialzi, e con i rischi verso il basso dovuti alla combinazione di significativa revisione verso l’alto delle previsioni di inflazione a fronte invece di un’ampia revisione verso il basso di quelle di crescita, anche per effetto del conflitto russo-ucraino.
Anche l’indeterminatezza della strategia BCE sul tema della “frammentazione finanziaria” potrebbe aver contribuito, seppure in misura limitata, alla debolezza dell’euro dato l’avvicinarsi della fase di salita dei tassi.
La prospettiva comunque di un ciclo di rialzi BCE più sostenuto rispetto a quanto atteso fino a poco tempo fa dovrebbe iniziare a favorire l’euro, a meno che la Fed non indichi un sentiero di restrizione ancora più robusto di quello già scontato dal mercato.
Un test importante in merito sarà dunque oggi il dato di inflazione USA: se non mostrerà un ulteriore incremento l’euro dovrebbe riuscire a recuperare, almeno in parte, di riflesso all’atteso arretramento del dollaro.
GBP – Anche la sterlina si è indebolita ieri contro dollaro sul generalizzato rafforzamento di quest’ultimo, scendendo da 1,25 a 1,24 GBP/USD, ovvero restando ancora in range, ma meno dell’euro, rispetto al quale si è infatti rafforzata da 0,85 a 0,84 EUR/GBP – anche in questo caso comunque mantenendosi in range. Oggi il focus è sull’inflazione USA: se non salirà ulteriormente la sterlina dovrebbe riuscire a recuperare leggermente contro dollaro di riflesso all’atteso arretramento di quest’ultimo.
Spunti chiave sul fronte domestico arriveranno però giovedì prossimo con la riunione BoE, che sancirà un altro rialzo dei tassi – scontato – ma potrebbe non riuscire a dare indicazioni più precise sul sentiero di rialzi al di là del breve – elemento che limiterebbe il potenziale di recupero della sterlina.
JPY – Lo yen ha aggiornato di nuovo ieri – seppure marginalmente – i minimi contro dollaro a 134,55 USD/JPY sull’ulteriore salita dei rendimenti a lunga USA.
Oggi i dati di inflazione USA saranno un test importante anche per lo yen: se l’inflazione non salirà ulteriormente i rendimenti USA potrebbero arretrare parzialmente favorendo un almeno temporaneo recupero dello yen in attesa poi di nuove indicazioni dal FOMC.
Contro euro invece lo yen ha già recuperato tra ieri e oggi da 144 a 141 EUR/JPY per via della correzione post-BCE dell’EUR/USD.
PREVISIONI:
ITALIA – Oggi la produzione industriale è attesa in calo del -2% m/m ad aprile, dopo la stagnazione di marzo.
Stimiamo un parziale recupero a maggio ma l’industria in senso stretto, dopo aver frenato il PIL già a inizio anno, dovrebbe dare un contributo ancor più negativo al valore aggiunto totale nel trimestre primaverile.
STATI UNITI – Oggi il focus sarà sulla pubblicazione del CPI di maggio, che dovrebbe mostrare un nuovo aumento solido sia per l’indice headline (0,7% m/m, 8,3% a/a) sia per quello core (0,5% m/m, 5,9% a/a), con rischi verso l’alto.
Alimentari ed energia dovrebbero riaccelerare nettamente a maggio, con incrementi intorno a 0,7% m/m e 3,2% m/m, rispettivamente.
Per l’indice core, la previsione è di rialzi di 0,4% m/m per i beni (incluse auto nuove e usate) e di 0,5% m/m per i servizi, sulla scia di variazioni ampie per l’abitazione, le tariffe aeree, ma anche per gli altri servizi.
I dati dovrebbero confermare che non ci sono indicazioni di rallentamento della dinamica mensile dei prezzi e dare supporto alla previsione di un altro aumento dei tassi di 50pb alla riunione del FOMC della prossima settimana.
A nostro avviso, il sentiero dell’inflazione resterà sostenuto anche nei prossimi mesi e difficilmente permetterà alla Fed di rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi già a settembre.