9 Gennaio 2024 – nota economica giornaliera
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro ha chiuso dicembre in calo proseguendo la discesa post-FOMC, pur mantenendosi al di sopra dei minimi di luglio.
Trai dati infatti, pur essendo stati complessivamente di tenore misto, hanno avuto la meglio quelli che hanno confermato i segnali di rallentamento, sia dell’economia sia della dinamica inflazionistica (ultima stima del PIL rivista al ribasso, Philly Fed peggiorato più del previsto e deflatori di novembre scesi più delle attese).
Il 2024 invece si è aperto con un parziale recupero che ha circa riassorbito il calo delle due settimane precedenti.
Anche in questo caso i dati sono stati misti (con l’ISM non-manifatturiero che ha deluso), ma in un contesto di mercato speculativo divenuto corto dollaro in apertura d’anno, hanno prevalso i dati che hanno sorpreso in positivo (ISM manifatturiero salito un po’ più delle attese ed employment report risultato migliore del previsto in tutte le sue componenti).
Il test chiave saranno però giovedì i dati di inflazione, attesi in marginale aumento/calo nella componente headline/core.
In tal caso il dollaro tenderebbe a stabilizzarsi, se invece l’inflazione dovesse scendere più del previsto, anche il biglietto verde tornerebbe a scendere in direzione dei minimi di fine anno.
Gli sviluppi delle prossime settimane in vista del FOMC del 31 gennaio potranno aiutare a fornire maggiori segnali direzionali in funzione del timing atteso dell’inversione di policy della Fed (attualmente il mercato attribuisce una probabilità superiore al 60% di un primo taglio a marzo, che sale al 100% in maggio).
EUR – L’euro ha chiuso dicembre proseguendo la salita post-FOMC fino a raggiungere quota 1,11 EUR/USD, appena al di sotto dei massimi di luglio in area 1,12 EUR/USD.
Il 2024 si è invece aperto di nuovo in calo, scendendo temporaneamente fino in area 1,08 EUR/USD sull’employment report USA di venerdì scorso per poi recuperare fino a 1,09 EUR/USD sull’ISM non-manifatturiero poco dopo.
Ridotta è stata la reazione lo stesso giorno ai dati di inflazione dell’area, che hanno confermato le attese di aumento/calo per l’indice headline/core.
Sullo scavalco dell’anno, in assenza di novità sul fronte dell’area, il cambio è stato guidato dai driver USA e l’euro si è mosso perlopiù di riflesso al dollaro.
L’appuntamento chiave nei prossimi giorni sarà l’inflazione USA, che, a meno di sorprese, dovrebbe favorire una stabilizzazione del cambio nel range attuale 1,08-1,10 EUR/USD, in attesa di nuovi dati dell’area che in vista della riunione BCE del 25 gennaio diano indicazioni sul timing dell’inversione di policy (attualmente il mercato attribuisce una probabilità compresa tra il 50% e il 60% ad un primo taglio a marzo, che sale al 100% in aprile).
GBP – La sterlina ha chiuso dicembre in solo marginale rialzo contro dollaro a 1,28 GBP/USD, ben al di sotto dei massimi di luglio a 1,31 GBP/USD, perché l’impulso rialzista post-riunione BoE è stato ridimensionato dai dati di inflazione (20 dicembre) che hanno mostrato un calo molto più ampio delle attese.
Infatti, il 2024 si è aperto con un calo, modesto, della sterlina da 1,27 a 1,26 GBP/USD, seguito da un recupero circa nello stesso range.
Venerdì dai dati di produzione industriale e di PIL mensile si attende un lieve recupero, che potrebbe favorire una tendenziale stabilizzazione della sterlina, che reagirà anche di riflesso ai dati di inflazione USA giovedì.
Comunque, dopo gli ultimi dati di inflazione domestici, la valuta britannica potrebbe vedere ridimensionato il proprio upside, perché dopo l’ultima riunione BoE il suo punto di forza erano proprio i rischi verso l’alto sull’inflazione sottolineati dalla stessa BoE.
Se l’inflazione dovesse scendere più rapidamente del previsto anche la BoE anticiperebbe la svolta di policy che attualmente collochiamo tra 3° e 4° trimestre, laddove il mercato ipotizza un primo taglio dei tassi a maggio con probabilità dell’80% che sale al 100% su giugno.
Contro euro la sterlina ha chiuso dicembre in calo da 0,85 a 0,87 EUR/GBP proprio per via della sorpresa verso il basso sui dati di inflazione, recuperando buona parte della discesa in avvio di 2024, per via dei segnali di debolezza dai dati area euro che attualmente indurrebbero a pensare che la BCE potrebbe attuare la svolta di policy prima della BoE.
JPY – Lo yen si è indebolito sull’esito della riunione BoJ del 19 dicembre sia contro dollaro da 142 a 144 USD/JPY sia contro euro da 155 a 158 EUR/JPY.
La BoJ, infatti, ha lasciato i termini di policy invariati senza concedere alcuna modifica in senso meno espansivo.
Successivamente però lo yen ha chiuso dicembre in recupero contro dollaro fino a 140 USD/JPY sul calo dei rendimenti a lunga USA, la cui inversione rialzista – per quanto parziale – ha riportato lo yen in calo in questo primo avvio di 2024.
Nel breve la valuta nipponica resterà perlopiù guidata dai driver di dollaro, restando sulla difensiva se i dati USA porteranno a rinviare il timing atteso dell’inversione di policy della Fed.
Poco dopo, tuttavia, inizieranno ad assumere un ruolo crescente gli sviluppi sul fronte inflazione/salari in Giappone: come ha ribadito Ueda anche di recente se la tendenza di entrambi sarà sufficientemente rialzista vi è spazio per abbandonare la politica dei tassi zero, che favorirebbe un apprezzamento dello yen sia contro dollaro sia contro euro.
Cruciali saranno le negoziazioni salariali della primavera.
Per cui l’avvio dell’attesa svolta normalizzatrice della BoJ potrebbe aversi tra le riunioni chiave di aprile e luglio.
Intanto indicazioni importanti potrebbero arrivare già alla prossima importante riunione del 23 gennaio.