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8 Novembre 2024 – nota economica giornaliera

MERCATI VALUTARI:

USDDopo l’ampio rimbalzo post-vittoria di Trump, il dollaro ha avuto una reazione contrastata ieri sera sull’esito del FOMC, prima in salita ma alla fine in calo, essendo già in calo da inizio giornata in parte come ritracciamento all’indomani della vittoria di Trump.
La Fed ha tagliato i tassi di 25 pb ma ha espresso la necessità di un atteggiamento cauto – non predeterminato, probabilmente per effetto del risultato elettorale – sul sentiero dei prossimi tagli, spiegando che le condizioni del mercato del lavoro si stanno allentando e l’inflazione si sta riportando verso il target.
A meno di sorprese eclatanti verso l’alto dai prossimi dati, si dovrebbe poter assistere a un altro taglio dei tassi a dicembre, il che dovrebbe contribuire a frenare o almeno a contenere lo slancio rialzista post-vittoria di Trump del dollaro.

EUR – L’euro, che aveva corretto ampiamente sulla vittoria di Trump da 1,09 a 1,06 EUR/USD, ha recuperato ieri fino a 1,08 EUR/USD, in parte come reazione tecnica in parte sull’esito del FOMC.
Rivediamo al ribasso il profilo atteso dell’euro per effetto della vittoria di Trump, in quanto il suo programma economico (dazi commerciali, espansione fiscale e controllo dell’immigrazione) dovrebbe produrre un effetto inflazionistico, con ricadute positive sulla crescita USA, riducendo l’entità attesa del ciclo di tagli dei tassi Fed e potenzialmente aprendo a un avvio di rialzi verso la fine dell’anno prossimo, a vantaggio del dollaro e di riflesso a detrimento della moneta unica.
Tuttavia, è possibile che anziché assistere a un marcato trend ribassista dell’euro si abbia un indebolimento incanalato in una dinamica perlopiù laterale, perché nel breve i dati ancora non risentono dell’effetto Trump e la prospettiva che per qualche mese sia BCE sia Fed taglino i tassi dovrebbe contribuire a contenere il downside dell’euro.
Successivamente invece potranno emergere i risvolti negativi delle misure della nuova amministrazione, dalla possibile eccessiva salita dei rendimenti a lunga su politiche fiscali troppo espansive all’incertezza/tensione collegate a possibile esacerbazione di guerre commerciali.
Il nuovo profilo atteso del cambio potrebbe dunque essere 1,07-1,05-1,07-1,06-1,08 EUR/USD a 1m-3m-6m-12m-24m con downside entro il corridoio 1,05-1,03 EUR/USD e upside entro il range 1,10-1,14 EUR/USD.
Le fasi di maggior debolezza dell’euro potrebbero essere collocate in concomitanza (i) con l’annuncio/prima implementazione delle misure del programma Trump, probabilmente coincidenti con il periodo di maggior intensificazione dei tagli dei tassi BCE, e (ii) con la possibile chiusura anticipata del ciclo di tagli dei tassi Fed/inizio dei rialzi verso la fine dell’anno prossimo.

GBP – La sterlina, che si era indebolita contro dollaro sulla vittoria di Trump da 1,30 a 1,28 GBP/USD, ma – come avevamo ipotizzato, meno dell’euro, rispetto al quale si era infatti rafforzata, pur restando in area 0,83 EUR/GBP – ha quasi completamente recuperato ieri sull’esito della riunione BoE.
Questa ha tagliato i tassi come da attese, da 5,00% a 4,75% (con una sola dissenziente, Mann, che ha votato per tassi fermi), ma ha espresso la necessità di procedere con cautela con i tagli successivi.
Per quanto abbia riconosciuto il processo disinflazionistico in atto, ha sottolineato che questo resta più arduo nei servizi, e nonostante i segnali di allentamento sul mercato del lavoro, ha espresso che le condizioni restano “tirate” rispetto agli standard storici.
Inoltre, e questo è l’aspetto più rilevante, in seguito al Budget d’Autunno della settimana scorsa, ha rivisto verso l’alto la crescita attesa l’anno prossimo da 1,00% a 1,5% e l’inflazione del prossimo biennio a 2,75- 2,25% nel 2025-26 da 2,25-1,5%.
Particolarmente significativa è la proiezione di inflazione a due anni che passa da sotto target (2,0%) a sopra target.
Ora il mercato prezza altri due tagli dei tassi di 25 pb con probabilità piena a febbraio e maggio, e un terzo ad agosto o novembre con probabilità rispettivamente 56% e 76%. Condividiamo lo scenario di altri tre tagli a febbraio, maggio, agosto.
Rivediamo al ribasso il profilo atteso della sterlina contro dollaro per via dell’effetto atteso dalle politiche dell’amministrazione Trump, ma – in funzione del più moderato ciclo di tagli dei tassi BoE – manteniamo una tendenza di fondo all’apprezzamento (1,29-1,28- 1,30-1,31-1,34 GBP/USD a 1m-3m-6m-12m-24m) che si traduce in un tendenziale rafforzamento della sterlina anche contro euro (0,83-0,82-0,82-0,81-0,80 EUR/GBP sul medesimo orizzonte previsivo).

JPY – Anche lo yen ha corretto visibilmente contro dollaro sulla vittoria di Trump da 151 a 154 USD/JPY, ma ha recuperato ieri fino a 152 USD/JPY, complice anche il taglio dei tassi Fed.
La valuta nipponica dovrebbe risentire negativamente anche al di là del breve della vittoria di Trump, di riflesso al rafforzamento atteso del dollaro in funzione delle politiche della nuova amministrazione.
Rivediamo infatti al ribasso il profilo atteso dello yen contro dollaro a 157-153- 150-148-140 USD/JPY a 1m-3m-6m-12m-24m.
Tuttavia, la prospettiva che la BoJ riprenda entro i prossimi mesi ad alzare i tassi dovrebbe favorire lo yen, consentendogli, al di là del breve termine, dove la BoJ potrebbe ancora mantenere i tassi fermi, di rafforzarsi rispetto al biglietto verde.
I rischi però sono generalmente verso il basso, ovvero per uno yen che potrebbe rivelarsi più debole delle attese sia in funzione di una Fed che chiuderebbe prima il ciclo di tagli dei tassi aprendo anticipatamente quello dei rialzi, sia in funzione di un possibile approccio molto gradualista ai rialzi dei tassi da parte della BoJ.
Al di là del breve lo yen dovrebbe rafforzarsi anche contro euro grazie alla politica divergente di BoJ e BCE: il profilo atteso dovrebbe essere 168-161-161-157-151 EUR/JPY a 1m-3m-6m-12m-24m.