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8 Marzo 2022 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Questa mattina la produzione industriale è cresciuta di 2,7% m/m a gennaio, dopo l’1,1% precedente (rivisto al rialzo da -0,3% m/m); il dato è di gran lunga superiore alle attese di consenso (0,5% m/m).
Rispetto a febbraio 2020 l’output risulta più basso di -3% (dato destagionalizzato e corretto per gli effetti del calendario).
Il manifatturiero ha visto una crescita di 1,3% m/m, trainata dai beni di consumo (4% m/m), mentre le costruzioni sono rimbalzate di 10,1% m/m (dopo il -4% di dicembre), grazie a condizioni meteo favorevoli.

 

COMMENTI:

CRISI UCRAINA – L’UE, che non è favorevole all’ipotesi di embargo sulle esportazioni russe di idrocarburi lanciata dal governo statunitense, dovrebbe presentare oggi un piano per ridurre le importazioni di gas dalla Russia di circa 2/3 in un anno.
Secondo il commissario Timmermans l’obiettivo potrebbe essere raggiunto aumentando le importazioni di LNG, migliorando l’efficienza energetica, accettando un periodo più lungo di impiego del carbone e accelerando i tempi di passaggio alle rinnovabili.
Il piano dovrebbe ricevere il via libera alla riunione del Consiglio Europeo di giovedì e venerdì.
La scorsa settimana, la IEA aveva pubblicato un piano che avrebbe consentito di ridurre di 1/3 la dipendenza dal gas russo entro un anno, con la possibilità di arrivare oltre il 50%, ma al prezzo di rallentare la riduzione delle emissioni.
L’Italia starebbe programmando di acquisire l’indipendenza dalle forniture russe in “due o tre anni, dimezzando gli acquisti di gas russo già nel 2022.

STATI UNITI – Il prezzo della benzina è in costante aumento e ha superato i 4 dollari/gallone, da 3,4 dollari il mese scorso, senza indicazioni di un possibile picco a breve.
La pressione verso l’alto sull’inflazione proseguirà con l’escalation del conflitto e la possibilità di un blocco delle esportazioni russe, rendendo sempre più complessa la determinazione della politica monetaria, alla vigilia della svolta dei tassi.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in ulteriore rialzo ieri aggiornando di nuovo i massimi ancora favorito dall’elevata risk aversion generata dal conflitto russo-ucraino.
Non ci sono stati infatti progressi di rilievo nel terzo round negoziale tra Russia e Ucraina.
Oggi il biglietto verde apre in leggero arretramento sull’analogo movimento fatto dal petrolio dopo i picchi di ieri: l’Ue non sarebbe infatti favorevole all’ipotesi di embargo delle esportazioni russe di petrolio avanzata dagli USA.
Il ritracciamento odierno dovrebbe restare limitato se non si aprono spiragli sul fronte del conflitto, in attesa anche, giovedì, del dato di inflazione, prevista ancora in aumento, a vantaggio del dollaro.

EURL’euro ha aperto la settimana ampliando il calo in area 1,08 EUR/USD dove ha aggiornato ieri i minimi a 1,0804 EUR/USD in assenza di spiragli sul fronte del conflitto e dopo l’ulteriore ampia salita dei prezzi del petrolio.
Oggi è in leggero recupero sull’arretramento delle quotazioni petrolifere, ma i rischi restano verso il basso (target ribassisti principali in area 1,06 EUR/USD), soprattutto in vista della riunione BCE di giovedì che sancirà il rinvio del processo di normalizzazione della politica monetaria.

GBPLa sterlina ha aperto la settimana in calo contro dollaro da 1,32 a 1,30 GBP/USD aggiornando qui oggi i minimi su livelli abbandonati a novembre 2020.
La nuova rapida e ampia ascesa delle quotazioni petrolifere accentua il trade-off tra crescita e inflazione per l’economia britannica, ma non dovrebbe alterare il sentiero dei rialzi BoE attesi nel breve.
Contro euro la sterlina ieri ha aggiornato i massimi a 0,8201 EUR/GBP, ma poi ha ceduto riportandosi in area 0,83 EUR/GBP.
L’attesa prosecuzione del ciclo di rialzi BoE dovrebbe però tornare a favorirla – seppure solo moderatamente – rispetto all’euro.

JPY – Lo yen ha aperto la settimana in calo contro dollaro da 114 a 115 USD/JPY ma in apprezzamento contro euro da 125 a 124 EUR/JPY, salvo un leggero arretramento oggi rispetto alla moneta unica sul parziale recupero dell’EUR/USD.
Nel breve tale dinamica divergente potrebbe persistere, per via della maggior vulnerabilità dell’economia giapponese rispetto a quella USA al rincaro dei prezzi energetici.
Quando però i rendimenti USA saliranno verso nuovi massimi il downside dello yen contro dollaro dovrebbe aumentare e i margini di rafforzamento contro euro dovrebbero ridursi, a meno di un deprezzamento molto ampio dell’EUR/USD.

CHFIl franco svizzero ha aperto la settimana in ulteriore apprezzamento contro euro da 1,01 di venerdì a 0,9970 EUR/CHF, rivedendo qui massimi abbandonati nel 2015, confermando il proprio ruolo di safe haven in presenza di forti rischi per l’economia dell’area euro.
Dopo questa incursione sotto la parità la Swiss National Bank ha emesso un comunicato per ribadire di essere pronta a intervenire sul franco per indebolirlo se necessario.
La SNB ha tuttavia specificato che ai fini di un eventuale intervento non rileva la dinamica di un tasso di cambio specifico (nella fattispecie l’EUR/CHF) quanto la situazione complessiva rispetto alle principali valute, ovvero il cambio effettivo, lasciando intendere che il riferimento è a quello reale dato che ha anche spiegato che uno dei fattori che giustifica la forza del franco è il fatto che l’inflazione in Svizzera è significativamente più bassa che altrove.
Nonostante quindi il franco abbia poi fatto leggermente marcia indietro tra ieri e oggi tornando appena sopra la parità, il rischio di un nuovo rafforzamento sotto tale soglia rimane nel breve in caso di ulteriore aumento della risk aversion o di ampia correzione dell’EUR/USD.
Anche al di là del breve inoltre la valuta elvetica dovrebbe dimostrarsi più forte di quanto atteso prima del conflitto, in ragione del probabile permanere di un certo stato di incertezza/tensione e della debolezza dell’EUR/USD sul deterioramento del quadro macro dell’area.
Abbiamo pertanto rivisto al rialzo il profilo atteso del franco contro euro a 0,99-1,03-1,06-1,10-1,12 EUR/CHF a 1m-3m-6m-12m-24m rispetto al precedente 1,03-1,06-1,10- 1,12-1,14 EUR/CHF.
Manteniamo comunque attese di indebolimento della valuta elvetica rispetto alla moneta unica al di là del breve principalmente per via del ritardo con cui la SNB avvierà più avanti il processo di normalizzazione rispetto alla BCE, soprattutto in seguito al conflitto russo-ucraino.
Tornando al breve termine, è possibile che la SNB intervenga in caso di apprezzamento violento del franco sotto la parità, soprattutto se l’apprezzamento si avesse, seppure più blando, anche contro dollaro.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – La crescita del PIL nel 4° trimestre potrebbe essere rivista verso l’alto di un decimo a 0,4% t/t (4,7% a/a).
Lo spaccato delle componenti dovrebbe evidenziare un calo dei consumi privati a fronte di un rimbalzo per gli investimenti.
La fase di debolezza della crescita a causa della pandemia si è estesa al 1° trimestre 2022; inoltre, il conflitto in Ucraina mette a rischio lo scenario di riaccelerazione attesa a partire dalla primavera.
– In calendario per oggi anche i dati di gennaio sulla produzione industriale in Spagna (attesa in crescita) e sulle vendite al dettaglio in Italia (che dovrebbero essere tornate a calare penalizzate dal picco dell’ondata pandemica).

STATI UNITI – Oggi è in uscita la bilancia commerciale di gennaio, che dovrebbe mostrare un significativo ampliamento del deficit, a di -87,5 mld di dollari, da -80,7 mld di dicembre, riflettendo un calo dell’export di -1,8% m/m (concentrato nei beni di consumo e nelle auto), a fronte di un aumento dell’import di 1,7% m/m.
L’avanzo nei servizi dovrebbe essere in ulteriore aumento con la ripresa dei flussi turistici, nonostante Omicron.