08 Aprile 2021 – nota economica giornaliera
GERMANIA – Gli ordini all’industria a febbraio sono cresciuti di +1,2% m/m (+5,6% a/a) da +0,8% m/m (+1,4% a/a) di gennaio (quest’ultimo dato è stato rivisto al ribasso di sei decimi).
Gli ordinativi esteri sono scesi (-0,5% m/m) per effetto di un calo delle commesse dai paesi non appartenenti all’area euro mentre quelli domestici sono saliti di +4,0% m/m.
In base ai dati preliminari di febbraio, il fatturato nel comparto manifatturiero è calato di -1,9% m/m (dopo il -1,2% m/m di gennaio), un segnale negativo per l’andamento della produzione industriale di febbraio, in parte spiegabile con il ritorno dell’IVA a livelli normali dopo il temporaneo taglio del secondo semestre 2020.
Le prospettive, però, sono buone: in tutte le indagini congiunturali, il giudizio sugli ordinativi è migliorato nettamente in marzo.
AREA EURO – Il dato finale del PMI servizi è stato rivisto al rialzo di otto punti rispetto alla stima flash, a 49,6; l’indice, pur segnando un miglioramento da 45,7 di febbraio, rimane per il settimo mese consecutivo in territorio recessivo.
Nel terziario, migliorano i nuovi affari, che tuttavia restano in territorio recessivo per l’ottavo mese consecutivo; le aspettative rimangono su valori alti (67,4), per via della fiducia riposta nella campagna vaccinale.
L’indagine di questo mese segnala la presenza di pressioni inflattive. L’indice dei prezzi degli input ha toccato 79,7 nel manifatturiero (più sensibile al rincaro delle materie prime e dei trasporti) e 55,6 nei servizi: aggregando manifatturiero e servizi emerge una crescita poco diffusa dei prezzi dell’output (53,2) e più marcata per gli input (61,9, massimo dal 2011).
Il PMI composito, rivisto al rialzo di sette decimi dalla stima flash e di +4,4 punti dal dato di febbraio, a 53,2, è coerente con un’espansione dell’attività economica dell’Eurozona che non si vedeva dallo scorso settembre.
Lo spaccato per Paese ha visto il PMI servizi della Francia collocarsi quattro decimi sopra il dato preliminare (a 48,2 da 45,6 di febbraio). L’indice composito è stato rivisto da 49,5 della stima flash a 50,0: sulla ripresa francese pesa ancora l’effetto dell’incertezza legata all’aumento dei contagi.
Anche in Germania il PMI dei servizi è stato rivisto al rialzo di sette decimi (51,5 punti), ben al di sopra del valore registrato in febbraio (45,7). Di conseguenza, l’indice composito è risultato mezzo punto più alto rispetto alla stima preliminare (57,3, dopo il 51,1 di febbraio): il dato è coerente con un’accelerazione della crescita nel mese di marzo.
La prima lettura del PMI servizi per l’Italia ha mostrato un indice quasi invariato, da 48,8 a 48,6. Peggiorano i nuovi affari (48,6) mentre le aspettative fanno segnare un nuovo miglioramento (73,6). I prezzi dei servizi sono visti in leggera crescita.
L’indice composito rimane in territorio espansivo (da 51,4 a 51,9).
Il PMI servizi risale in Spagna (da 43,1 a 48,1), anche se il terziario continua a registrare una contrazione.
Le indagini congiunturali di marzo hanno mostrato ancora una volta un’economia a doppia velocità: il manifatturiero registra la crescita più forte di sempre, sulla scia della ripresa della domanda, mentre fatica la ripresa nel settore dei servizi.
STATI UNITI – Il deficit della bilancia commerciale a febbraio si allarga più del previsto a -71,1 mld, sulla scia di contrazioni sia dal lato dell’import (-0,7% m/m) sia da quello dell’export (-2,6% m/m).
Il saldo è spinto in territorio negativo da un aumento del deficit dei beni (-2,8 mld a -88 mld) e da una riduzione dell’avanzo dei servizi (-0,5 mld a 16,9 mld).
La correzione dei flussi commerciali a febbraio è dovuta principalmente al maltempo che ha frenato gli scambi.
La normalizzazione del clima a marzo dovrebbe portare a un recupero dei livelli precedenti a febbraio, e a un probabile contributo negativo del canale estero per circa 1 pp alla crescita complessiva del PIL nel 1° trimestre.
COMMENTI:
STATI UNITI
– I verbali della riunione del FOMC di marzo danno un messaggio sempre dovish, confermando un diffuso consenso a favore del mantenimento delle politiche in atto “per un certo tempo”.
Le previsioni dello staff e dei partecipanti sono considerevolmente migliorate rispetto a gennaio, grazie all’approvazione del nuovo pacchetto di stimolo, più ampio di quanto atteso, tuttavia i rischi sulla crescita restano ampi e verso il basso, per via dell’incertezza sull’evoluzione sanitaria.
Invece, sull’inflazione i rischi sono ora considerati “bilanciati”. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, si rileva il miglioramento recente e si prevede un’ulteriore crescita solida della dinamica occupazionale.
Tuttavia, i partecipanti ritengono che l’economia sia ancora lontana dall’obiettivo di massima occupazione inclusiva e diffusa.
Alcuni sottolineano che la partecipazione è ancora bassa e frenata dagli effetti della pandemia sulla riapertura delle scuole e sui timori di contagio.
Inoltre, “diversi” partecipanti sottolineano che la riallocazione settoriale dei posti di lavoro disponibili e la ristrutturazione in molti settori rallenteranno il riassorbimento dei disoccupati.
I partecipanti prevedono che l’inflazione nei prossimi mesi superi temporaneamente il 2% per via del confronto con il 2020.
La maggior parte dei partecipanti ritiene che i vincoli all’offerta possano dar luogo ad aumenti dei prezzi spinti dalla riapertura dell’economia, ma dopo questi aggiustamenti il sentiero dell’inflazione dovrebbe muoversi su una traiettoria coerente con gli obiettivi della Fed.
I partecipanti concordano sulla dipendenza del sentiero dell’economia dagli sviluppi del virus e dalle vaccinazioni, e ribadiscono l’impegno a usare tutti gli strumenti disponibili. Nonostante alcuni segnali di miglioramento degli indicatori, si ritiene che la guidance resti appropriata, rilevando che la dipendenza della guidance stessa dai risultati e non dalle previsioni, permette di ridurre la frequenza di eventuali modifiche.
I partecipanti notano l’importanza di comunicare con chiarezza che la guidance implica la dipendenza di tassi e acquisti da “effettivo progresso” verso gli obiettivi su prezzi e occupazione, e non da previsioni.
I partecipanti (inteso come consenso unanime) ribadiscono che probabilmente ci vorrà “un certo tempo” prima che si registri “ulteriore sostanziale miglioramento” verso gli obiettivi, e che “gli acquisti continueranno almeno al ritmo attuale fino ad allora”.
Alcuni partecipanti notano l’importanza di comunicare la propria valutazione dei progressi verso gli obiettivi “ben in anticipo” rispetto al momento in cui sarà tale da determinare un cambiamento del rito di acquisti.
In conclusione, pur in presenza di una traiettoria solida per l’occupazione e un rialzo atteso dell’inflazione, il FOMC conferma la volontà di vedere la pandemia sotto controllo e di registrare miglioramenti ulteriori e diffusi a più indicatori del mercato del lavoro prima di segnalare che si stanno facendo “ulteriori progressi sostanziali”.
Per ora la Fed è votata alla pazienza.
– Kaplan (Dallas Fed) ha detto che la banca centrale deve offrire supporto aggressivo alla ripresa durante fasi di crisi come quella attuale.
Tuttavia, secondo Kaplan, quando si compiranno progressi verso gli obiettivi sarà opportuno ridurre la dose di stimolo monetario.
Kaplan ritiene che l’economia non sia ancora al sicuro e che per determinare l’uscita dalla crisi sarà necessario seguire anche le opinioni degli esperti sanitari, per valutare l’effettivo controllo della pandemia.
Kaplan per ora mantiene una previsione di svolta dei tassi nel 2022, ma si riserva il diritto di cambiare opinione a seconda dell’evoluzione dell’economia.
Evans (Chicago Fed) ritiene che la Fed abbia ancora tempo prima di imprimere una svolta alla politica monetaria.
Secondo Evans l’inflazione, nonostante un probabile aumento, resterà ancora per un certo tempo al di sotto dell’obiettivo del 2%, mentre “il mandato della massima occupazione è in vista”.
Evans prevede un’inflazione vicina al 3% nei prossimi mesi, ma non ritiene che questo sia un problema per la Fed alla luce del periodo prolungato di crescita dei prezzi inferiore all’obiettivo.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro è sceso ancora ieri ma alla fine è riuscito a chiudere al rialzo sui verbali dell’ultimo FOMC.
Da questi infatti è emerso che la Fed preferisce mantenere ancora un approccio molto cauto dati i rischi associati alla pandemia, offrendo supporto alla crescita a oltranza, ma ha riconosciuto che il quadro è migliorato ancora di recente.
Quando i progressi saranno sufficientemente significativi, si potrà preparare la svolta di policy.
Se dunque i dati non deluderanno, i rendimenti dovrebbero riprendere a salire già nel breve, e con essi il dollaro.
In programma intanto oggi un altro discorso di Powell.
EUR – L’euro, dopo essere salito ancora ieri da 1,18 a 1,19 EUR/USD, ha poi fatto marcia indietro, di riflesso al recupero post-verbali FOMC del dollaro.
L’atteso riallargarsi dei differenziali di rendimento a favore del biglietto verde dovrebbe portare a ulteriore debolezza dell’euro prossimamente.
Oggi intanto escono i verbali dell’ultima riunione BCE, che non dovrebbe riservare sorprese.
Ieri Knot è tornato sul tema degli acquisti del PEPP, indicando che questi potranno diminuire nel 3° trimestre se la ripresa dell’area sarà sufficientemente robusta.
GBP – La sterlina ha continuato a scendere, sia contro dollaro da 1,38 a 1,37 GBP/USD, sia contro euro da 0,85 a 0,86 EUR/GBP.
Si tratta ancora di prese di profitto, favorite comunque anche dalla notizia di rallentamenti nelle forniture di vaccini Astrazeneca, che dovrebbero però essere compensati dall’avvio di quelli di Moderna.
La debolezza della valuta britannica dovrebbe essere temporanea, a meno che la ripresa dell’economia domestica non deluda.
JPY – Anche lo yen ha finito per cedere sul recupero del dollaro, seppur di poco, restando in area 109 USD/JPY contro dollaro e 130 EUR/JPY contro euro. Il calo dovrebbe proseguire, se non nell’immediato comunque nel breve.