7 Novembre 2023 – nota economica giornaliera
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro ha aperto la settimana al rialzo in un movimento che è perlopiù di carattere tecnico dopo l’ampia correzione di venerdì, ma in pare riflette anche rischi di maggior debolezza economica al di fuori degli Stati Uniti.
Oggi, in assenza di spunti chiave, eccezion fatta per qualche discorso Fed, il dollaro potrebbe cercare di consolidare o almeno di stabilizzarsi.
EUR – L’euro ha aperto la settimana prima aggiornando i massimi ieri in mattinata in area 1,07 EUR/USD ma poi arretrando fino a rientrare in area 1,06 EUR/USD questa mattina dopo i dati di produzione industriale tedesca che sono risultati ancora peggiori del previsto.
Questo per ora sembra il range di oscillazione più probabile: eventuali sviluppi negativi sul fronte USA potrebbero innalzare tecnicamente l’upside fino in area 1,08 EUR/USD, dove giacciono resistenze importanti.
GBP – Anche la sterlina similmente all’euro ha aperto la settimana prima aggiornando i massimi ieri in area 1,24 GBP/USD ma poi arretrando fino a rientrare in area 1,22 GBP/USD questa mattina perlopiù di riflesso al parziale recupero del dollaro.
Dalla BoE intanto ieri Hew Pill, che alle ultime due riunioni ha votato per tassi fermi, ha indicato che ora è necessario che i tassi restino restrittivi per un certo periodo aggiungendo che sarebbe prematuro iniziare a pensare a tagli dei tassi ma ha spiegato che verso la metà dell’anno prossimo potrebbe essere opportuno rivalutare la politica monetaria perché termini troppo restrittivi rischiano di creare una recessione e portare l’inflazione sotto target.
Le proiezioni presentate dalla BoE alla riunione di giovedì scorso mostrano infatti una crescita molto debole collocando l’inflazione sotto target nel 2026.
Questi dubbi nel breve limitano l’upside della sterlina: primo test venerdì con i dati del PIL.
JPY – Lo yen ha aperto la settimana in calo sul dollaro da 149 a 150 USD/JPY di riflesso al ritracciamento di quest’ultimo e parziale risalita dei rendimenti a lunga USA.
La posizione della BoJ non aiuta lo yen, perché Ueda ha dichiarato che se anche l’inflazione sta facendo progressi nella salita verso il target questi non sembrano ancora sufficienti per consentire di abbandonare la politica monetaria ultra-espansiva soprattutto per l’incertezza sulle intenzioni delle aziende di continuare ad adeguare i salari verso l’alto l’anno prossimo.
Per ora pertanto lo yen resta guidato soprattutto dai rendimenti a lunga USA, con rischi verso il basso.