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6 Settembre 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO
– A luglio il PPI è calato di -0,5% m/m e -7,6% a/a. Come nei mesi precedenti la discesa dei prezzi alla produzione è guidata da energia e beni intermedi mentre restano più sostenute le dinamiche dei beni capitali e di consumo.
Nei prossimi mesi il rincaro di carburanti e gas potrebbe frenare la tendenza di raffreddamento delle pressioni a monte delle filiere produttive.
– Ieri le revisioni al ribasso delle stime finali dei PMI servizi di agosto in Francia e area euro, nonché le deludenti letture italiana e spagnola, hanno offerto ulteriori indicazioni di rallentamento del ciclo.
Sia in Italia che in Spagna gli indici PMI servizi sono tornati al di sotto della soglia d’invarianza, rispettivamente a 49,8 e 49,3: non accadeva da fine 2022.
Le indagini riportano un deciso peggioramento della domanda, appesantita da prezzi elevati, che non mostrano ancora segnali di raffreddamento.

GERMANIA – Questa mattina gli ordini all’industria di luglio hanno subito un crollo di -11,7% m/m, dopo il +7,6% m/m di giugno (rivisto da +7%); al netto degli ordini su larga scala (-54,5% m/m per via di aeromobili e veicoli spaziali), le nuove commesse risultano in marginale crescita (+0,3% m/m).
Le aziende hanno registrato una contrazione ampia per i beni capitali (-15,9% m/m) e meno marcata per i beni di consumo (-8,2% m/m) e beni intermedi (-4,5% m/m).
Al di là del crollo nella produzione di veicoli vari, lo spaccato settoriale mostra una flessione nella produzione di computer, prodotti elettronici e ottici (-23,6% m/m), macchinari (-8,7% m/m), apparecchiature elettriche (-16,7% m/m) e prodotti in metallo (-14,2% m/m); di contro, l’automotive registra un aumento di +2,7% m/m.
Gli ordini esteri sono scesi di -12,9% m/m, quelli interni di -9,7% m/m.
Il fatturato in termini reali è calato di -1% m/m ma è rimasto in crescita rispetto a un anno prima (+1,4% a/a).

 

COMMENTI:     

BCE – La Consumer Expectations Survey di luglio della BCE ha registrato una stabilizzazione delle aspettative mediane d’inflazione a un anno al 3,4% dopo tre mesi di calo.
Sono invece tornate a salire le attese a 3 anni, in rialzo di un decimo al 2,4%. Invariate per il terzo mese all’8% le opinioni sull’inflazione percepita.

STATI UNITI – Ieri Waller (Board Fed), dopo aver mantenuto toni hawkish negli ultimi interventi, ha affermato che la banca centrale “può procedere con cautela” e che al momento non vi è la necessità di agire ma occorrerà attendere le indicazioni dei prossimi dati.
Waller ha sottolineato che l’economia rimane piuttosto forte e potrebbe comunque sostenere una ulteriore stretta monetaria (ove necessaria).

GIAPPONETakata (BoJ) ha detto che la banca centrale per ora deve mantenere lo stimolo monetario, ma anche essere “agile” per reagire alle incertezze, dato che “vediamo i primi segnali di un ciclo positivo” di salari e inflazione.
Secondo Takata, l’economia giapponese potrebbe essere avviata al conseguimento dell’obiettivo di inflazione del 2%.

CANADA – Oggi non si attendono aumenti dei tassi ufficiali alla riunione di politica monetaria della Bank of Canada.
Il target sul tasso overnight dovrebbe restare al 5,0%.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è rafforzato nel corso dell’ultimo mese andando a rivedere massimi che erano stati abbandonati a marzo.
Nel complesso, infatti, i dati USA si sono rivelati migliori delle attese, mitigando il rischio di recessione per supportare piuttosto uno scenario di rallentamento, dove comunque la dinamica dell’inflazione, per quanto in discesa, non consente ancora al mercato di eliminare del tutto l’ipotesi di un ultimo rialzo dei tassi Fed (il mercato la colloca intorno al 40%), non al FOMC di questo mese ma comunque prima di fine anno.
Nel breve, pertanto, il dollaro potrebbe riuscire a stabilizzarsi/consolidare, per poi tornare a cedere parzialmente sull’orizzonte a tre mesi quando l’indebolimento della crescita dovrebbe diventare più marcato.
Ulteriore debolezza dovrebbe aversi anche l’anno prossimo, in vista dell’attesa inversione del ciclo di tagli Fed, ma l’entità dell’indebolimento dipenderà dal timing del primo taglio dei tassi e dall’entità complessiva dei tagli.
Se, come parrebbero suggerire i dati recenti, la Fed dovesse posticipare l’inversione del ciclo di policy, l’indebolimento del dollaro sarebbe più contenuto.

EURL’euro al contrario si è indebolito nel corso dell’ultimo mese da 1,10 a 1,07 EUR/USD, sia di riflesso al rafforzamento del dollaro sia perché i dati dell’area euro si sono rivelati più deboli delle attese, rendendo poco probabile un altro rialzo dei tassi BCE che infatti abbiamo rimosso dal nostro scenario centrale.
Il mercato invece non lo ha ancora eliminato del tutto, attribuendovi una probabilità di poco superiore al 50% ma collocandolo non sulla riunione di questo mese quanto più avanti prima di fine anno.
Rivediamo pertanto al ribasso il profilo atteso dell’euro a 1,07-1,10-1,12-1,13 EUR/USD a 1m-3m-6m-12m dal precedente 1,11-1,13-1,14-1,15 EUR/USD.
Nel brevissimo termine i rischi sono leggermente verso il basso (fascia di supporti a 1,06-1,05 EUR/USD) per via di eventuali delusioni dai dati dell’area, visto che è il 3° trimestre quello in cui la crescita dovrebbe essere più debole (passando da 0,3% a 0,0% t/t).
Il recupero atteso poco dopo, verso 1,10 EUR/USD sull’orizzonte a 3 mesi, sarebbe invece guidato soprattutto dal peggioramento atteso del quadro della crescita USA che nel 4° trimestre dovrebbe portarsi a 0,0% dall’1,6% t/t ann. precedente.
L’ulteriore rafforzamento atteso l’anno prossimo è funzione dell’ipotesi che la Fed inizi a tagliare i tassi prima della BCE, ma i dati recenti hanno reso più incerto il timing dell’inversione di policy sia della Fed sia della BCE, con possibilità che il primo taglio BCE sia più vicino nel tempo al primo taglio Fed, il che ridurrebbe il potenziale rialzista dell’euro.
I segnali più recenti dall’area euro indicherebbero infatti rischi verso il basso sulla crescita dell’area e qualche possibilità che l’inflazione scenda meno lentamente di quanto precedentemente ipotizzato.

GBPAnche la sterlina si è indebolita contro dollaro nel corso dell’ultimo mese, ma leggermente meno dell’euro, da 1,27 a 1,25 GBP/USD, sostenuta dal consolidarsi della prospettiva che la BoE, diversamente dalla Fed e dalla BCE, debba invece alzare ancora i tassi nel breve.
Particolarmente elevata è risultata infatti la dinamica retributiva (balzata da 7,2% a 8,2%) e il PIL del 2° trimestre ha sorpreso verso l’alto (salendo da 0,1% a 0,2% t/t contro attese di calo a 0,0%).
Il dubbio, tuttavia, è se possa essere sufficiente un rialzo di 25 pb o se ne servano due di tale entità, perché i PMI invece hanno deluso e l’inflazione resta in calo.
Rivediamo pertanto al ribasso il profilo atteso della sterlina contro dollaro di riflesso al migliorato scenario a livello generale del biglietto verde, ma manteniamo una proiezione di graduale rafforzamento della sterlina soprattutto in prospettiva di ulteriore restrizione monetaria nel breve.
Il nuovo profilo atteso del cambio contro dollaro passa a 1,25-1,30-1,31-1,32 GBP/USD a 1m-3m-6m-12m dal precedente 1,30-1,31-1,32-1,33 GBP/USD. Il profilo atteso contro euro passa a 0,85-0,85-0,85-0,86 EUR/GBP sul medesimo orizzonte previsivo dal precedente 0,85-0,86-0,86-0,86 EUR/GBP.

JPYAnche lo yen si è deprezzato contro dollaro nel corso dell’ultimo mese da 141 a 147 USD/JPY, soprattutto di riflesso al rafforzamento del biglietto verde ma anche in funzione dell’azione della BoJ, che dopo aver ampliato la banda di oscillazione del rendimento target a 10 anni a luglio ha di fatto “consentito” una salita solo limitata dei rendimenti.
Le autorità giapponesi (ministero delle finanze) stanno monitorando l’indebolimento del cambio, che si sta avvicinando alla zona (150-151 USD/JPY) dove l’anno scorso è scattato l’intervento valutario.
In assenza, tuttavia, di ulteriore significativa salita dei rendimenti a lunga USA il downside dello yen dovrebbe essere limitato.
Rivediamo comunque al ribasso il profilo atteso dello yen principalmente di riflesso al mutato scenario (migliorativo) del dollaro, lasciando comunque al di là del breve una proiezione di graduale rafforzamento della valuta nipponica in funzione dell’atteso divergente sentiero di policy tra Fed (attesa inversione in senso espansivo l’anno prossimo) e BoJ (atteso avvio di una normalizzazione di policy entro l’anno prossimo in senso meno espansivo).
Il nuovo profilo atteso del cambio contro dollaro passa dunque a 148-140-135- 127 USD/JPY a 1m-3m-6m-12m dal precedente 138-133-128-120 USD/JPY.
Il nuovo profilo atteso del cambio contro euro passa a 158-154-151-144 EUR/JPY sul medesimo orizzonte previsivo dal precedente 153-150-146-137 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Oggi le vendite al dettaglio dovrebbero essere calate per il secondo mese di – 0,3% m/m a luglio, appesantite dalle ampie flessioni registrate in Germania e Paesi Bassi.
Nonostante il graduale recupero del potere d’acquisto, il recente peggioramento del morale nel commercio e una fiducia delle famiglie su livelli ancora inferiori alla media storica non offrono prospettive particolarmente incoraggianti per i consumi.
– Domani la stima finale del PIL del 2° trimestre nell’Eurozona potrebbe registrare una revisione al ribasso di due decimi a 0,1% t/t; in attesa di capire se il calo delle indagini si rifletterà effettivamente sui dati reali è indubbio che i rischi di contrazione dell’attività nel 2° semestre stanno aumentando.

STATI UNITI
 – Oggi è in calendario la pubblicazione da parte della Fed del Beige Book che potrebbe dare indicazioni potenzialmente rilevanti per la riunione del FOMC di fine mese.
– La stima finale del PMI servizi di agosto dovrebbe confermare il calo a 51 da 52,4 di luglio, con correzioni diffuse a tutte le principali componenti.
L’indice composito dovrebbe attestarsi a 50,4, dal 52 del mese precedente.
– L’ISM non manifatturiero di agosto dovrebbe calare moderatamente, a 52,1 da 52,7 di luglio, in linea con i segnali delle prime indagini nei servizi di agosto (PMI, Business Leaders Survey della NY Fed e della Philadelphia Fed).
L’indice potrebbe registrare correzioni diffuse a tutte le principali componenti, e dovrebbe continuare a salire l’indicatore relativo ai prezzi, spinto dall’aumento del costo dell’energia e dalle crescenti pressioni salariali.
Dopo aver trainato la crescita nella prima parte dell’anno, i servizi stanno manifestando evidenti segnali di rallentamento che potrebbero proseguire anche nei prossimi mesi, quando l’esaurimento dei risparmi e il raffreddamento del mercato del lavoro freneranno i consumi.
– Il deficit della bilancia commerciale di luglio dovrebbe essere in lieve aumento, a -65,8 mld, dopo il -65,5 mld di giugno.
La bilancia preliminare dei beni ha mostrato una crescita di 1,5% m/m delle esportazioni, trainata principalmente dall’ampia variazione del segmento auto, e un incremento di 1,9% m/m per le importazioni, diffuso ad alimentari, beni di consumo e capitali.
Nel 2° trimestre il contributo al PIL del canale estero è stato marginale, l’apporto dovrebbe rimanere contenuto anche nel 2° semestre.