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1 Febbraio 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – Il PIL nel 4° trimestre è cresciuto di 0,6% t/t (6,4% a/a); il ritmo di ripresa dovrebbe restare debole anche a inizio 2022, ma di riaccelerare nei trimestri centrali dell’anno; dopo il 6,5% registrato in media annua nel 2021 (più forte del previsto), stimiamo una crescita al 4,3% nel 2022 (con qualche rischio al ribasso).

AREA EURO – Nell’insieme la crescita del PIL si è attestata a 0,3% t/t (4,6% a/a); l’economia ha recuperato i livelli pre-Covid e chiuso il 2021 in crescita del 5,2%; nel 2022 la ripresa dovrebbe rallentare al 3,9%.

GERMANIA
 – Le vendite al dettaglio di dicembre sono calate di ben -5,5% m/m, dopo l’aumento di 0,8% m/m (rivisto da 0,6% m/m) del mese precedente; il 2021 si chiude con una crescita dei consumi di appena 0,7% rispetto al 2020.
– L’inflazione di gennaio è calata sia sull’indice nazionale, al 4,9% dal 5,3% di dicembre, che sull’armonizzato, al 5,1% da 5,7%; tuttavia, il dato è risultato più alto rispetto alla stima di consenso; nei prossimi mesi l’inflazione tedesca seguirà un trend discendente ma resterà al di sopra del 2% per tutto il 2022.

GIAPPONE
– Il tasso di disoccupazione è sceso a 2,7% a dicembre (consenso: 2,8%), da 2,8% di novembre, con aumenti degli occupati e della forza lavoro di 49 mila e 43 mila, rispettivamente.
Il jobs to applicant ratio è aumentato marginalmente a 1,16.
– Il PMI manifatturiero finale a gennaio è stato rivisto ampiamente al rialzo, a 55,4, da 54,6 della lettura preliminare, con l’indice di produzione sui massimi dal 2014 e aumenti per ordini, ordini inevasi e occupazione.
La percentuale elevata di popolazione vaccinata (80%) e la recente svolta della curva dei contagi sono contribuiscono alla riaccelerazione della crescita attesa a inizio 2022.

 

COMMENTI:

STATI UNITI – Ieri, George (Kansas City Fed) ha detto che la politica monetaria “non è sincronizzata” con lo stato dell’economia e la Fed deve modificare simultaneamente il ritmo e la dimensione degli aggiustamenti di più strumenti.
A suo avviso, occorre rimuovere lo stimolo in modo deciso, suggerendo che una riduzione rapida e ampia del bilancio potrebbe permettere di contenere i rialzi dei tassi, evitando di fare appiattire la curva dei rendimenti.
Barkin (Richmond Fed) ha detto che è ora di attuare una politica monetaria meno accomodante, e che il sentiero di policy dipenderà dall’evoluzione dell’inflazione quest’anno.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in calo, perdendo buona parte dei guadagni post-FOMC, complici soprattutto la non ulteriore salita dei rendimenti, le attese di calo nei dati di questi giorni (a partire dell’ISM odierno, a causa però della risalita dei contagi non di un deterioramento del quadro di crescita USA) e, in misura inferiore, il calo della risk aversion.
Il ritracciamento non dovrebbe tuttavia compromettere la possibilità di nuovo rafforzamento più avanti, sempre nel breve, al concretizzarsi dell’accelerazione del processo di aggiustamento della Fed.

EURL’euro ha aperto la settimana in recupero da 1,11 a 1,12 EUR/USD sul ritracciamento del dollaro, ma l’upside è limitato (entro i massimi recenti tra 1,13 e 1,14 EUR/USD) fintantoché dalla BCE non giungono segnali di accelerazione del processo di normalizzazione, improbabili alla riunione di giovedì. Dovrebbe dunque esservi ancora spazio per nuova debolezza al successivo procedere della Fed lungo il proprio sentiero – molto più rapido – di aggiustamento.

GBPAnche la sterlina ha aperto la settimana al rialzo da 1,33 a 1,34 GBP/USD sul ritracciamento del dollaro, ma in marginale calo, comunque contenuto in area 0,83 EUR/GBP, contro euro.
L’attesa ora è tutta per la riunione BoE di giovedì: indicazioni a favore di un sentiero di normalizzazione/restrizione più rapido e incisivo favorirebbero la sterlina sia contro dollaro sia contro euro.

JPYAnche lo yen ha aperto la settimana in recupero sul dollaro, ma modesto, da 115 a 114 USD/JPY, cedendo pertanto contro euro da 128 a 129 EUR/JPY, per via del maggior recupero dell’EUR/USD.
Ulteriore debolezza dello yen dovrebbe essere solo rinviata a quando i rendimenti (a lunga) USA saliranno ancora.

AUDIl dollaro australiano ha corretto questa notte al termine della riunione di politica monetaria della Reserve Bank of Australia, ma poi ha recuperato, mantenendosi comunque in area 0,70 AUD/USD.
I tassi sono rimasi invariati a 0,10% ma la RBA ha annunciato la chiusura del programma di acquisto titoli, come atteso.
Ciononostante, ha spiegato che questo non implica un avvio anticipato del ciclo di rialzi dei tassi, ed è questo che ha provocato l’iniziale reazione al ribasso del dollaro australiano.
Per quanto l’inflazione sia salita più del previsto, la RBA ritiene infatti che non ci siano ancora elementi sufficienti per ritenere che il rientro a target sia sufficientemente stabile e che anche la crescita salariale non sia ancora sufficientemente elevata.
Tali indicazioni sarebbero coerenti con il mantenimento di uno scenario di avvio del ciclo di rialzi dei tassi l’anno prossimo, non quest’anno, ma la RBA ha spiegato che terrà monitorata l’evoluzione dei rischi d’inflazione.
I rischi sembrano leggermente verso l’alto, ovvero per un’anticipazione del primo rialzo intorno a fine anno.
Manteniamo pertanto la previsione di apprezzamento del dollaro australiano in corso d’anno, ma di possibile nuova debolezza nel breve al procedere del (più rapido e ampio) aggiustamento Fed.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – Stamane vediamo un rallentamento dell’inflazione a gennaio, al 2,9% a/a da 3,4% precedente.

AREA EURO
– Le rilevazioni di dicembre sul mercato del lavoro dovrebbero registrare un calo del tasso di disoccupazione di un decimo al 7,1% in area euro e una stabilizzazione al 9,2% in Italia; la prima stima di gennaio dovrebbe riportare un tasso dei senza lavoro invariato al 5,2% in Germania.
– Le stime finali dei PMI manifatturieri di gennaio dovrebbero infine confermare quanto emerso dalle letture preliminari; in Italia vediamo un calo a 61,5 dal precedente 62.

STATI UNITI
 – Oggi l’ISM manifatturiero a gennaio è previsto a 58,4 da 58,8 di dicembre, con indicazioni ancora positive per l’attività, con aumento dei tempi di consegna dovuto agli effetti dell’ondata pandemica sull’offerta di beni e lavoro.
L’indice dei prezzi pagati dovrebbe essere in aumento dopo la correzione di dicembre.
– La spesa in costruzioni a dicembre è attesa in rialzo di 0,6% m/m, dopo 0,4% m/m, con una ripresa sia nel settore residenziale sia in quello non residenziale.
– I dati della Jobs and Labor Turnover Survey di dicembre dovrebbero segnalare ancora un ampio eccesso di domanda di lavoro.