01 Aprile 2021 – nota economica giornaliera
ITALIA – I dati di marzo sull’inflazione sono stati superiori alle previsioni sull’indice domestico e inferiori alle attese di consenso per quanto riguarda l’IPCA.
Sul NIC, l’inflazione annua è salita da 0,6% a 0,8% (massimo da quasi due anni), con listini in aumento di 0,3% m/m (rispetto allo 0,1% previsto, in linea con il dato di febbraio).
Le pressioni al rialzo sono venute principalmente dai trasporti (+2% m/m), per via dei rincari sia dei carburanti (in aumento su base annua per la prima volta da febbraio dello scorso anno, a +1,7% a/a) che dei servizi di trasporto (in accelerazione da 1% a 2,2% a/a); i prezzi sono aumentati a sorpresa, sia pure in minor misura, anche per alimentari e spese per il tempo libero.
L’inflazione di fondo è scesa da 0,9% a 0,8%. L’inflazione sul cosiddetto “carrello della spesa” è scesa da 0,2% a zero, un minimo da febbraio 2018.
Sulla misura armonizzata UE, l’inflazione è scesa a 0,6% a/a (da 1% precedente) e dell’1,8% nel mese, meno della stagionalità di marzo.
Poiché gli esercizi commerciali non essenziali sono stati sospesi in circa la metà del territorio nazionale durante la seconda metà del mese, non si può escludere che, nei settori più toccati dalle chiusure (abbigliamento e mobili), i dati inputati per il mese di marzo sovrastimino la dinamica dei prezzi.
In prospettiva, l’inflazione potrebbe salire sopra l’1% prima del previsto, probabilmente già a maggio; il picco in corso d’anno dovrebbe essere raggiunto a settembre, attorno all’1,5%: tuttavia i rischi su questa previsione appaiono oggi al rialzo.
Il divario tra indice NIC e IPCA dovrebbe chiudersi già il mese prossimo.
In sintesi, si stanno manifestando già da qualche mese pressioni inflazionistiche a monte della catena produttiva nell’industria, condizionata dai colli di bottiglia in alcuni mercati delle materie prime a livello globale.
Tuttavia, la ripresa della domanda domestica, in particolare nel settore dei servizi, sarà a nostro avviso assai graduale, e non di entità tale da innescare significative pressioni al rialzo sulla dinamica sottostante.
In ogni caso, per via dei dati superiori alle attese registrati nei primi mesi dell’anno, rivediamo al rialzo la nostra previsione sull’inflazione italiana nel 2021, a 1% da un precedente 0,7%.
L’inflazione italiana dovrebbe rimanere più contenuta rispetto alla media della zona euro.
AREA EURO – La stima flash dell’inflazione nel mese di marzo mostra un’accelerazione da 0,9% a 1,3% a/a, in linea con le attese.
La variazione mensile è stata di 0,9% m/m, di cui si deve alla componente energetica (+2,6% m/m).
Sulla variazione tendenziale, l’aumento della componente energetica spiega direttamente circa un terzo dell’inflazione osservata.
I dati per i beni industriali al netto dell’energia confermano che una parte della sorpresa di gennaio era dovuta alla cancellazione dei saldi per effetto delle misure di contenimento sanitario, e quindi a una distorsione della abituale stagionalità dei prezzi: il gruppo dei beni manufatti esclusa l’energia registra un incremento tendenziale di 0,3% a/a, contro l’1,5% di gennaio e lo 0,5% di un anno fa.
Nei prossimi mesi, l’inflazione sottostante dovrebbe restare stabile all’1% circa, per poi accelerare nel terzo trimestre fino a 1,6% a/a.
Sull’indice generale, il picco sarà più alto nell’ordine del 2,5% circa.
Poi ci sarà una nuova discesa legata alle distorsioni osservate nei mesi scorsi, e quindi una nuova salita in scia alla ripresa economica.
Qualche sorpresa al rialzo sui beni manufatti non è da escludere: l’indagine della Commissione Europea ha rilevato una maggiore propensione all’aumento dei prezzi anche fra i produttori di beni di consumo, oltre che fra quelli di beni intermedi e beni di investimento, anche se i livelli sono simili a quelli di un anno fa, e il rincaro dei trasporti potrebbe essere parzialmente traslato ai consumatori con la ripresa della domanda.
Invece, non ci sono ancora segnali di pressione al rialzo nel comparto dei servizi.
FRANCIA
– La stima flash indica che a marzo l’inflazione ha visto un’accelerazione sia sull’indice nazionale, da +0,6% a +1,1% a/a, sia sulla misura armonizzata, da +0,8% a +1,4% a/a.
Il rialzo è spiegato dal balzo dei listini energetici (da -1,6% a +4,8% a/a ) e dalla crescita dei prezzi dei servizi (da 0,8% a +1,1% a/a) e dei beni manifatturieri (da -0,4% -0,2% a/a).
Sul mese, i prezzi al consumo hanno segnato un aumento di sei decimi sull’indice nazionale e di sette decimi su quello armonizzato.
Ci attendiamo una graduale risalita dell’inflazione nei prossimi mesi.
– La spesa per consumi ha visto una stagnazione a febbraio, dopo il -4,9% m/m (rivisto al ribasso di tre decimi) di gennaio.
Il dettaglio mostra una crescita per il settore tessile (+15,8% m/m, dopo il crollo di -28,0% m/m in gennaio), per effetto anche dei saldi invernali, e per le spese per beni durevoli (+2,3% m/m).
Il consumo di energia cala di -3,1% m/m ( dopo il +4,9% m/m di gennaio), come anche il comparto alimentare (da +1,7% a -2,2% m/m).
La variazione annua dei consumi rimane in territorio negativo (-0,1%a/a). Prevediamo un andamento altalenante delle vendite nei prossimi mesi.
GERMANIA
– Le vendite al dettaglio hanno mostrato un rimbalzo solo parziale a febbraio (+1,2% m/m) dopo il crollo dei mesi precedenti (-6,5% m/m, rivisto al ribasso da -4,5% della prima stima, a gennaio).
Le vendite risultano in calo di ben -9% rispetto a un anno prima (da -9,3% il mese precedente).
A guidare il rimbalzo, con una crescita a due cifre, sono stati abbigliamento, informatica e mobili, ma in tutti questi settori il recupero rispetto al bimestre precedente è stato solo parziale.
La caduta dei consumi accentua i rischi di significativa contrazione del PIL nel 1° trimestre dell’anno.
– Il tasso di disoccupazione a febbraio è rimasto invariato rispetto al mese precedente, al 4,6%.
Secondo Destatis, il numero dei senza-lavoro è stato di circa 2,04 milioni, con un calo rispetto a gennaio di 3 mila unità.
Rispetto a un anno fa il numero dei senza lavoro è cresciuto di 538 mila unità (+35,8 %).
La disoccupazione dovrebbe mantenersi circa stabile nella prima metà dell’anno, mentre il picco potrebbe manifestarsi solamente a partire dal trimestre estivo.
STATI UNITI – La stima ADP degli occupati non agricoli privati a marzo registra una variazione di 517mila, dopo 176 mila di febbraio, con variazioni ampie per tutte le dimensioni di impresa (174 mila per le piccole imprese, 188 mila per le medie, 155 mila nelle grandi).
Nell’industria l’aumento complessivo è di 80 mila (-1.000 nell’estrattivo, +32 mila nelle costruzioni e +49 mila nel manifatturiero).
I servizi creano 437 mila posti, diffusi non solo a tempo libero e ospitalità (169 mila), ma anche a istruzione e sanità (68 mila), servizi alle imprese (83 mila) e commercio e trasporti (92 mila).
Mentre l’aumento di costruzioni e manifatturiero in parte riflette un recupero dopo il calo di febbraio dovuto al maltempo, la ripresa occupazionale nei servizi segue la riapertura delle attività aggregative conseguente alla diffusione dei vaccini.
La nostra previsione per i non-farm payroll di marzo in uscita venerdì 2 è di rialzo di 620 mila, anche più solido rispetto all’indicazione dell’ADP.
GIAPPONE – L’indagine Tankan a marzo riporta un risultato migliore delle attese per le grandi imprese manifatturiere, con un aumento a 5 (consenso: 0), da -10 di dicembre, confermando la resilienza del settore anche durante lo stato di emergenza nazionale.
L’indice di previsione (a 4) segnala però una stabilizzazione del miglioramento dell’attività.
Anche per le grandi imprese non manifatturiere si registra un miglioramento da dicembre e un dato migliore delle attese, con l’indice a -1 (consenso: -5), pur in presenza di un netto deterioramento per le imprese operanti nei servizi agli individui.
Le previsioni delle imprese per il prossimo trimestre sono di stabilizzazione sui livelli attuali (-1).
Le imprese hanno aspettative per il cambio dollaro/yen a 106,1.
L’eccesso di offerta è in via di riduzione (-26 da -35) per le grandi imprese manifatturiere ma rimane ampio.
Le indicazioni dell’indagine sono solo modestamente positive perché, al di là del miglioramento superiore alle attese a inizio 2021, non si evidenzia ulteriore recupero dell’attività, anche a causa della lentezza della campagna vaccinale, che lascia l’economia soggetta a possibili future ondate pandemiche.
CINA – Il PMI manifatturiero rilevato da Caixin-Markit, a differenza di quello pubblicato ieri dal NBS e contrariamente alle attese (Consenso Bloomberg 51,4), è sceso moderatamente da 50,9 in febbraio a 50,6 in marzo.
Il PMI è tornato, dopo 10 mesi, al di sotto di quello rilevato dal NBS (51,9).
La flessione è imputabile al lieve calo della componente degli ordini totali (da 51,0 a 50,9), della produzione (da 5,9 a 51,8), e delle scorte di input e di prodotti finiti.
La componente degli ordini esteri è invece risalita in territorio espansivo portandosi a 51,4 in marzo dopo due mesi in area 47.
Il dato, che nel complesso rimane positivo segnalando solo un minimo rallentamento dell’espansione dell’attività, potrebbe aver risentito di una procedura di destagionalizzazione che ha portato ad una maggiore correzione per la stagionalità rispetto a quella del NBS.
COMMENTI:
ITALIA – Il Consiglio dei Ministri ha approvato ieri il nuovo decreto per il contenimento dell’epidemia da COVID-19, che proroga fino al 30 aprile le disposizioni del DPCM 2 marzo e alcune delle misure previste dal decreto-legge del 13 marzo, ovvero l’applicazione nelle zone gialle delle misure previste per la zona arancione, e l’estensione delle misure previste per la zona rossa in caso di incidenza di contagi superiore ai 250 casi ogni 100mila abitanti e nelle aree con circolazione delle varianti.
Tuttavia, il testo prevede la possibilità entro il 30 aprile di apportare modifiche alle misure adottate attraverso specifiche deliberazioni del Consiglio dei Ministri.
Sul fronte della scuola, il provvedimento dispone dal 7aprile il ritorno in presenza sull’intero territorio nazionale dei servizi educativi per l’infanzia e della scuola dell’infanzia, nonché dell’attività didattica del primo ciclo di istruzione e del primo anno della scuola secondaria di primo grado.
Per i successivi gradi di istruzione, è confermato lo svolgimento delle attività in presenza dal 50% al 75% della popolazione studentesca in zona arancione mentre in zona rossa la didattica continuerà a svolgersi a distanza.
Infine, il decreto dispone l’obbligo di vaccinazione per sanitari e farmacisti e una protezione legale per i vaccinatori.
L’estensione delle restrizioni aggiunge rischi al ribasso alla nostra previsione di un ritorno in territorio moderatamente positivo del PIL nel trimestre in corso.
FRANCIA – Il Presidente Macron ha deciso di introdurre un terzo lockdown nazionale, che estende a tutto il Paese il giro di vite già introdotto il 20 marzo in 20 dipartimenti.
Le misure prevedono il coprifuoco dalle ore 19, la chiusura degli esercizi commerciali non essenziali, il blocco degli spostamenti interregionali e il divieto di allontanarsi a più di 10 chilometri dall’abitazione.
Le novità riguardano la scuola: tutte le attività didattiche si svolgeranno a distanza nella settimana dopo Pasqua; seguiranno due settimane di “vacanze di primavera”; dal 26 aprile torneranno in presenza gli asili e le scuole elementari, e solo dal 3 maggio le superiori.
In conseguenza dell’evoluzione del grado di restrizione, la Francia dovrebbe essere tra i Paesi della zona euro ad aver registrato una migliore tenuta del PIL nel 1° trimestre, ma le nuove misure peseranno significativamente sul trimestre in corso.
STATI UNITI – Biden ha presentato il piano di infrastrutture per 2,3 tln di dollari, l’American Jobs Plan (AJP).
L’AJP è la prima parte del più ampio Build Back Better Recovery Plan, che dovrebbe includere anche un programma per istruzione, sanità, assistenza e riduzione delle diseguaglianze che verrà presentato ad aprile, con misure comprese fra 1 e 2 tln di dollari.
Biden ha definito l’approccio dell’AJP come un cambiamento di regime fondamentale rispetto a quello prevalente nei decenni successivi alla presidenza Reagan, caratterizzato da riduzioni dell’intervento del governo e delle imposte.
L’obiettivo di Biden è ridurre le disuguaglianze e aprire opportunità a tutti, incluse le classi di reddito medio-basse, nella convinzione che la pandemia abbia cambiato l’atteggiamento dell’opinione pubblica riguardo al ruolo del governo nell’economia.
Gli interventi dell’AJP verrebbero implementati in otto anni e includono, fra le varie misure, 621 mld per strade, autostrade, porti e ponti, 400 mld per il sostegno e la cura degli anziani e dei disabili, 300 mld per il manifatturiero, con interventi per contrastare il cambiamento climatico, fra cui 174 mld per la diffusione di auto elettriche e 50 mld per sviluppare la produzione domestica di semiconduttori, 213 mld per rendere efficienti dal punto di vista energetico le abitazioni private, 100 mld per espandere l’accesso alla banda larga, 100 mld per la rete elettrica, 100 mld per istruzione e formazione, 180 mld per ricerca e sviluppo.
Secondo l’American Society of Civil Engineers, gli investimenti in infrastrutture necessari entro il 2025 sarebbero pari a 2,6 tln di dollari.
Il finanziamento del piano dovrebbe avvenire in gran parte attraverso l’aumento della tassazione sulle imprese (2 tln) distribuita su 15 anni, con l’aliquota della corporate tax in rialzo da 21% a 28% (ancora al di sotto del 35% in vigore prima della riforma tributaria di Trump) e altre misure, fra cui le imposte su redditi generati all’estero distribuite su 15 anni.
Un argomento dei democratici a favore del rialzo della corporate tax rate è basato sull’evidenza di scarso effetto espansivo sugli investimenti delle imprese attribuito alla riduzione di 14 pp attuata con la riforma Trump.
Ora inizia la fase di discussione pubblica del piano, che potrebbe durare diversi mesi con modifiche possibili sulla scia dei negoziati interni al partito democratico.
I repubblicani, favorevoli a interventi sulle infrastrutture, probabilmente resteranno contrari al piano per via della sua dimensione, della sua “filosofia” pro-governo e soprattutto a causa dell’aumento delle imposte incluso nel suo finanziamento.
La strada di approvazione dovrebbe quindi di nuovo passare attraverso il voto lungo linee di partito con la reconciliation procedure, non prima di giugno.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro ha inaugurato nuovi massimi ieri ma poi ha chiuso in leggero calo a livello intraday, probabilmente un effetto tecnico legato alla chiusura del mese e del trimestre.
I rendimenti si sono stabilizzati in prossimità dei massimi, i dati (occupati ADP e PMI di Chicago) sono stati ancora una volta molto positivi e la presentazione del piano per le infrastrutture di Biden ha offerto nuovi elementi a supporto dello scenario di robusta ripresa USA.
Le premesse rimangono a favore di ulteriore rafforzamento del biglietto verde nel corso del trimestre che si apre oggi.
EUR – L’euro ha aggiornato i minimi a 1,1702 EUR/USD ieri, pur chiudendo poi in marginale risalita ma contenuta comunque in area 1,17 EUR/USD.
Lagarde ha ribadito la volontà della BCE di utilizzare la flessibilità del PEPP per mantenere bassi i livelli dei rendimenti e i dati di inflazione – più bassi del previsto per la “core” – hanno dato ragione alla strategia prudenziale della banca centrale. I rendimenti euro coerentemente sono leggermente scesi, divergendo da quelli USA.
La discesa dell’euro potrebbe proseguire già nel breve: un’eventuale pausa sarebbe probabilmente solo temporanea. Target ribassisti finali nel canale 1,15-1,14 EUR/USD.
GBP – La sterlina si è leggermente rafforzata ieri sia contro dollaro da 1,37 a 1,38 GBP/USD sia contro euro, rispetto al quale è rimasta in area 0,85 EUR/GBP ma aggiornando i massimi a 0,8500 EUR/GBP.
La prospettiva di allentamento nelle prossime settimane di alcune delle misure di contenimento (riapertura negozi di beni non di prima necessità il 12 aprile) offre supporto alla valuta britannica, soprattutto contro euro, dato il contrasto con l’estensione invece delle restrizioni anti-contagio in Germania e Francia.
Rispetto al dollaro restano in primo piano i driver USA, che dovrebbero contribuire a mantenere limitato – al di sotto dei massimi di febbraio – l’upside della sterlina.
JPY – Lo yen è sceso ieri portandosi a un soffio da 111,00 USD/JPY (nuovi minimi) contro dollaro e da 129 a 130 EUR/JPY contro euro.
La BoJ ha ridotto la frequenza degli acquisti di titoli e l’ammontare totale per il mese di aprile, per dare maggior flessibilità ai rendimenti. Sull’annuncio questi sono saliti marginalmente e temporaneamente, così come lo yen.
Il messaggio della BoJ resta comunque che il livello dei rendimenti deve rimanere stabilmente basso per favorire l’uscita dalla crisi pandemica, tuttora in corso. La tendenza dello yen rimane quindi al ribasso, soprattutto contro dollaro.
PREVISIONI:
AREA EURO – La stima finale del PMI manifatturiero è attesa confermare l’accelerazione a 62,4 (massimo storico) da 57,9 di febbraio.
Gli indici per la produzione e per i nuovi ordini esteri dovrebbero confermare la forte crescita iniziata nei mesi estivi; la ripresa della domanda e i problemi legati alla catena di distribuzione dovrebbero aver contribuito ad un allungamento dei tempi medi di consegna e ad un forte aumento dei prezzi pagati, che si rifletterebbe sui prezzi ricevuti.
Lo spaccato per Paese dovrebbe vedere la Francia confermare il dato della stima preliminare (58,8), mentre il PMI manifatturiero tedesco potrebbe essere rivisto al rialzo di due decimi (66,8).
La prima lettura del PMI manifatturiero per l’Italia dovrebbe mostrare un miglioramento da 56,9 a 59,5.
STATI UNITI
– L’ISM manifatturiero a marzo è atteso in aumento da 60,8 a 61,2 (già sul massimo dal 2004), alla luce delle indicazioni espansive delle indagini regionali e del PMI flash di marzo.
I dati dovrebbero mostrare un rialzo delle principali componenti, produzione, ordini, occupazione, con persistenti segnali di crescenti ordini inevasi.
Anche la componente prezzi dovrebbe essere in ulteriore aumento.
Nell’indagine, le imprese dovrebbero riportare segnali di ottimismo sulle prospettive della domanda, pur in presenza di continui problemi di approvvigionamento di input dal lato dell’offerta.
– La spesa in costruzioni a febbraio dovrebbe correggere di -1% m/m (da +1,7% m/m di gennaio).
I dati di febbraio nelle costruzioni sono stati influenzati pesantemente dal clima avverso, come evidente dalla correzione degli occupati e delle ore lavorate nel settore, con un calo di occupazione di -61 mila, in prevalenza nel comparto non residenziale (-37 mila).
Pertanto, la flessione prevista per la spesa totale dovrebbe essere diffusa sia al segmento residenziale sia a quello non residenziale, ma dovrebbe essere temporanea.
Nei prossimi mesi, a fronte di una crescita in via di moderazione per il comparto residenziale, si dovrebbe assistere a un rafforzamento della svolta in territorio positivo vista nelle strutture non residenziali a fine 2020.