Cibo e legalità (declinazioni oggettive di un’endiadi)
Affrontare l’argomento messo a tema significa confrontarsi con alcune difficoltà, almeno cinque, cioè quanti sono i significati – meglio, i profili o le angolazioni – che può assumere il termine cibo.
Cibo e/è merce
Cibo e/è lavoro
Cibo e/è nutrimento
Cibo e/è cultura
Cibo e/è identità
L’elencazione grafica, in paragrafi a capo riga e senza segni di interpunzione, vuole plasticamente indicare la continuità ritmata che vi è nel polisemico lemma “cibo”, donde muta il rapporto che ha con la legalità., con il fenomeno giuridico in generale, perché si passa ad una regolamentazione meramente economica della merce, ad una con valenza più sociale per il rispetto del lavoro che è sotteso alla produzione di quella merce e che – è cronaca di queste ultime torride estati – si è troppe volte tradotto nella perdita della vita, per incidenti, abbandono sul lato della strada, stroncante colpo di sole di chi ci sostituisce nella raccolta dei pomodori per pochi centesimi l’ora. Si introduce poi un’ulteriore valenza etica sulla tecnica del diritto considerando il cibo come nutrimento, quindi ciò che ci sostiene, ciò che ci cura, anche prevenendo le malattie e propiziando una durata del nostro corpo ben oltre le più ardite speranze solo di mezzo secolo fa. Se è nutrimento, infatti, cosa “ci va dentro”? E che prezzo deve avere? O non avere?