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La Bussola dell’Economia Italiana

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a cura di Elisa ColettiPaolo Mameli, Giorgio Ucropina e Andrea Volpi


ABSTRACT

L’evoluzione dello scenario congiunturale

Il Documento di Finanza Pubblica approvato dal Governo italiano rivede sensibilmente al ribasso le stime di crescita del PIL ma conferma i precedenti obiettivi sul deficit.
La scommessa è che la maggior parte dei fattori che hanno causato una sorpresa positiva l’anno scorso siano ancora validi quest’anno.
L’incertezza sul percorso di crescita e di finanza pubblica è però nettamente aumentata, anche se principalmente per motivi esogeni.
Le principali novità sono le seguenti:
– il nuovo quadro macroeconomico di riferimento contiene una ampia revisione al ribasso delle stime sulla crescita del PIL, da 1,2% a 0,6% per l’anno in corso e da 1,1% a 0,8% per l’anno prossimo; le proiezioni per il 2027 e per il 2028 sono confermate allo 0,8%;
– il profilo atteso del deficit è confermato in linea con gli obiettivi del PSBMT (Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine), al 3,3% del PIL per l’anno in corso, al 2,8% per l’anno prossimo, al 2,6% nel 2027 e al 2,3% nel 2028;
– il profilo del rapporto debito/PIL è stato limato lievemente al ribasso rispetto ai numeri contenuti nel PSBMT, a 136,6% nel 2025 (tre decimi in meno della stima precedente), a 137,6% nel 2026 (due decimi in meno) e al 137,4% nel 2027 (un decimo in meno rispetto al PSBMT).
In particolare, l’andamento positivo non è dovuto a un taglio delle spese, ma al buon andamento delle entrate, che stanno mostrando una elasticità al PIL nominale più alta che in passato per via di tre fattori:
– la crescita dell’occupazione (più che nel resto dell’Eurozona), con il conseguente aumento del gettito delle imposte dirette e dei contributi sociali;
– il cosiddetto fiscal drag (scaglioni fiscali fissi in un contesto di aumento dei redditi nominali);
– infine (ma, a nostro avviso, in minor misura), un miglioramento della compliance fiscale (secondo l’Agenzia delle Entrate, il gettito recuperato dall’evasione fiscale ha raggiunto un livello record nel 2024, con un miglioramento del 2% rispetto al 2023).
Infine, il Governo nel DFP fornisce anche una stima aggiornata della programmazione annua delle spese finanziate da sovvenzioni e prestiti della Recovery and Resilience Facility (RRF), non includendo le spese previste oltre il 2026 relative a misure per le quali i milestone e target siano raggiunti nei tempi stabiliti indipendentemente dalla spesa effettivamente sostenuta.
L’esecutivo si attende di spendere l’1,8% del PIL quest’anno (dallo 0,8% lo scorso anno) e ben il 3,3% l’anno prossimo; si tratta di obiettivi molto ambiziosi e oggettivamente non facili da realizzare: si tratta di oltre 40 miliardi quest’anno e quasi il doppio l’anno prossimo.
L’incertezza però al momento regna sovrana, soprattutto in quanto le ipotesi di crescita dipendono in misura cruciale dalle assunzioni relative al commercio internazionale.
In sintesi: l’andamento recentetendenziale” dei conti pubblici è migliore del previsto, soprattutto per la dinamicità delle entrate, anche se oggi le prospettive per il ciclo economico, e dunque anche per la finanza pubblica, appaiono più incerte rispetto a qualche mese fa, sebbene quasi esclusivamente per motivi esogeni (la “guerra commerciale” avviata dagli Stati Uniti).
In ogni caso, due fattori in questa fase sembrano essere di supporto alla sostenibilità delle finanze pubbliche:
– la crescita di interesse per i titoli del debito italiano da parte degli investitori esteri;
– il miglioramento in corso dei giudizi da parte delle agenzie di rating.

Tendenze del settore bancario

A febbraio, i prestiti al settore privato sono risultati invariati anno su anno, tornando in lieve crescita a marzo.
Ancora una volta, il miglioramento è stato determinato della ripresa dei mutui alle famiglie, sostenuta dalle nuove erogazioni, in aumento del 70%.
I prestiti alle società non-finanziarie, invece, sono rimasti in calo del 2,1%, come a gennaio.
La crescita dei depositi è proseguita a un ritmo più moderato, dell’1,4% a febbraio e dell’1,2% a marzo secondo le stime ABI.
Mentre febbraio ha risentito della riallocazione di risparmi delle famiglie, con la sottoscrizione del nuovo BTP Più, il rallentamento di marzo, se confermato, appare dovuto a un effetto base.
Dal lato della raccolta amministrata, il collocamento del BTP Più ha determinato un aumento mensile di 10,5 miliardi dei titoli di debito delle famiglie consumatrici.

 


Indice dei contenuti

• Il DFP conferma gli obiettivi sul deficit nonostante la minore crescita (p. 2 )
Sintesi della previsione macroeconomica (p. 6 )
Torna a calare la produzione industriale (p. 7 )
• Le indagini restano non compatibili con una ripresa dell’attività manifatturiera (p. 8 )
• Continuano a tenere le costruzioni, nonostante la debolezza del comparto residenziale (p. 9 )
• Perde slancio l’espansione nei servizi (p. 10 )
• Il calo del reddito e della fiducia accresce i dubbi sulla ripresa dei consumi (p. 11 )
• Tasso di disoccupazione ai minimi da quasi vent’anni (p. 12 )
• I dazi USA peseranno sull’export nei prossimi mesi (p. 13 )
• In ulteriore risalita l’inflazione (p. 14 )
• Si ferma il calo dei prestiti al settore privato grazie alla ripresa di quelli alle famiglie (p. 15 )
• Depositi in crescita più moderata a fronte dell’aumento dei titoli in custodia  (p. 18 )

 


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Aprile 2025