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4 Aprile 2025 – nota economica giornaliera

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto abbondantemente ieri dopo gli annunci sui dazi di Trump e i dati (ISM non-manifatturiero che ha deluso) non hanno aiutato.
Oggi dall’employment report non si attendono spunti favorevoli per cui a meno di sorprese che rafforzerebbero almeno parzialmente il biglietto verde, questo rischia di mantenersi sulla difensiva.
Il timore prevalente sui mercati è quello di guerre commerciali che impattino negativamente anche sulla crescita USA e se nel breve non si vedono aperture sul fronte delle politiche commerciali (soprattutto tentativi negoziali) il dollaro rischia nuova debolezza.

EURL’euro si è rafforzato abbondantemente di riflesso al dollaro ieri sugli annunci dei dazi da 1,08 a 1,11 EUR/USD e, anche se oggi sta arretrando, nel breve potrebbe mantenersi supportato avvantaggiato dalla debolezza del biglietto verde.
L’upside ulteriore tuttavia appare limitato perché, soprattutto in caso l’UE dovesse fallire la strada negoziale i dazi comprometterebbero il quadro di crescita e inflazione dell’area.

GBPAnche la sterlina ieri si è rafforzata significativamente contro dollaro da 1,29 a 1,32 GBP/USD sugli annunci dei dazi, perlopiù di riflesso all’indebolimento del biglietto verde.
Per quanto il Regno Unito sia perseguendo una strategia negoziale con gli USA più favorevole rispetto a quella che sta seguendo l’UE, tuttavia l’impatto negativo sulla crescita britannica ma anche sull’inflazione non sarebbe insignificante e questo limita l’upside della sterlina, che negli ultimi due giorni infatti sta cedendo contro euro da 0,83 a 0,84 EUR/GBP, essendo più vulnerabile a un contesto di risk aversion internazionale.

JPYAnche lo yen ieri si è rafforzato significativamente contro dollaro da 149 a 145 USD/JPY dopo gli annunci sui dazi, complici il calo dei rendimenti a lunga USA e l’aumento della risk aversion.
Nel breve, finché sul mercato si mantiene il timore di un inasprimento dei rapporti commerciali a livello internazionale, lo yen può trarne vantaggio.
Se invece l’amministrazione Trump dovesse ammorbidire l’approccio, la risalita dei rendimenti USA che ne deriverebbe tornerebbe a indebolire parzialmente lo yen.