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2 Dicembre 2024 – nota economica giornaliera

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata al ribasso, indebolendosi anche venerdì, in linea con il calo dei rendimenti, dove tra i dati il PMI di Chicago ha deluso.
Stamani ha aperto al rialzo, in una settimana che dovrebbe vedere oggi un ISM manifatturiero in miglioramento, mercoledì un ISM servizi in solo lieve rallentamento e venerdì un employment report positivo in termini di dinamica occupazionale, a fronte però di un aumento del tasso di disoccupazione e di una decelerazione della crescita salariale.
A meno di delusioni significative il biglietto verde dovrebbe quindi recuperare almeno parte del calo della scorsa settimana.

EUR – L’euro ha chiuso la settimana passata in leggero recupero da 1,04 a 1,05 EUR/USD ma oggi ha aperto di nuovo al ribasso, principalmente di riflesso in entrambi i casi alla dinamica del dollaro.
I dati dell’area in questi giorni non dovrebbero essere negativi, con la produzione industriale in Francia giovedì e in Germania venerdì attese entrambe in ripresa, anche se da contrazioni del mese precedente.
Sulla crescita dell’area infatti prevalgono rischi verso il basso mentre negli USA le prospettive di una crescita più forte l’anno prossimo, di un’inflazione in minor calo e di un ciclo di tagli dei tassi Fed più contenuto (a nostro avviso per un totale di -100 pb entro giugno a fronte di tagli per totali -125 pb attesi per la BCE nello stesso periodo) in funzione delle politiche attese sotto la Presidenza Trump ci portano a rivedere verso il basso il profilo dell’euro a 1,05-1,03-1,05 EUR/USD a 1m-3m-6m da 1,07-1,05-1,07 EUR/USD.
Ritocchiamo invece marginalmente al rialzo da 1,06 a 1,07 EUR/USD la proiezione a 12m perché (i) sul medio termine le misure che la nuova amministrazione potrebbe adottare dovrebbero avere un effetto di indebolimento sulla crescita e su quell’orizzonte temporale la crescita dell’area dovrebbe essere in seppur moderato miglioramento, e perché (ii) la scarsa differenza (solo 25 pb) tra il totale dei tagli dei tassi attesi di BCE e Fed nonché la previsione che i cicli si chiudano entrambi entro metà 2025 dovrebbe contenere l’aumento dei differenziali di rendimento tra Stati Uniti e area euro consentendo alla moneta unica un lieve recupero dopo una prima fase ribassista.
I rischi sull’euro sono comunque verso il basso, e il downside potrebbe temporaneamente estendersi al corridoio 1,03-1,00 EUR/USD.

GBPLa sterlina si è rafforzata la scorsa settimana sia contro dollaro, da 1,25 a 1,27 GBP/USD, di riflesso al calo del biglietto verde, sia contro euro, da 0,8364 a 0,8299 EUR/GBP, favorita qui da attese che la BoE tagli i tassi meno della BCE, ragion per cui stamani la valuta britannica ha aperto in ulteriore rafforzamento in area 0,82 EUR/GBP rispetto alla moneta unica, tornando invece in calo contro dollaro di riflesso al parziale recupero di quest’ultimo.
In questi giorni in assenza di spunti sull’economia britannica la sterlina dovrebbe ancora seguire i driver di dollaro e salvo delusioni dai dati USA potrebbe cedere leggermente terreno, ma mantenendosi in vantaggio sull’euro per via delle attese che la BoE tagli i tassi meno della BCE.
Rivediamo leggermente al ribasso il profilo previsto della sterlina contro dollaro in funzione del migliorato scenario atteso dell’economia USA sotto la Presidenza Trump a 1,27-1,25-1,28-1,31 GBP/USD a 1m-3m-6m-12m dal precedente 1,29-1,28-1,30-1,31 GBP/USD.

JPYLo yen ha recuperato contro dollaro la scorsa settimana da 154 a 149 USD/JPY principalmente sul calo dei rendimenti a lunga USA ma anche al rafforzarsi di attese che la BoJ potrebbe alzare i tassi in dicembre o al massimo in gennaio.
Nel weekend, infatti, il governatore Ueda ha dichiarato che i dati domestici favorirebbero l’avvicinarsi del prossimo rialzo dei tassi.
Rivediamo pertanto al rialzo il profilo atteso dello yen rispetto al dollaro a 150-153-148-140 USD/JPY a 1m-3m-6m-12m da 157-153-150-148 USD/JPY, ipotizzando però un indebolimento nel breve per il miglioramento del quadro di crescita USA e i minori tagli dei tassi attesi Fed in funzione delle politiche ipotizzate sotto la Presidenza Trump.
I rischi sono comunque verso il basso sullo yen, per via di un possibile maggior aumento dei rendimenti a lunga USA rispetto a quelli giapponesi, a fronte di un approccio più graduale ai rialzi dei tassi BoJ.
In questi giorni, salvo delusioni dai dati USA, il recupero dello yen potrebbe temporaneamente fermarsi se i rendimenti USA si stabilizzano piuttosto che scendere ancora.