La Bussola dell’Economia Italiana
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a cura di Elisa Coletti, Paolo Mameli e Andrea Volpi
ABSTRACT
L’evoluzione dello scenario congiunturale
Anche a seguito del dato deludente sul PIL del 3° trimestre, abbiamo rivisto al ribasso di due decimi le nostre stime di crescita dell’economia italiana nel biennio corrente, a 0,5% quest’anno e 1% nel 2025.
La revisione è motivata dal ritardo nella ripartenza dei consumi domestici, nonché dai maggiori rischi sulla domanda dall’estero.
Nel 3° trimestre il PIL Italiano ha deluso le attese, mostrando una stagnazione dopo la crescita di 0,2% t/t nei tre mesi precedenti (e di 0,3% t/t a inizio anno).
Il dettaglio delle componenti sarà diffuso il prossimo 2 dicembre, ma Istat ha comunicato che si registra una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, sia in quello dell’industria (riteniamo, soprattutto nell’industria in senso stretto), e viceversa un aumento nei servizi.
Dal lato della domanda, il contributo positivo della componente nazionale al lordo delle scorte (a nostro avviso, dovuto in particolar modo ai consumi) è stato compensato dall’apporto negativo degli scambi con l’estero (stimiamo una flessione dell’export in presenza di una sostanziale stabilità dell’import).
La crescita “acquisita” per il 2024 (in caso di stagnazione anche nell’ultimo trimestre dell’anno) è confermata allo 0,4%.
I consumi continueranno ad essere, nelle nostre stime, il principale motore di crescita nel 2025, ma vediamo ora un aumento dell’1,3% anziché dell’1,5% come in precedenza (dopo la sostanziale stagnazione di quest’anno).
Infatti (in Italia come altrove), il sensibile rimbalzo del potere d’acquisto delle famiglie (che già a metà 2024 aveva più che recuperato quanto perso in conseguenza dello shock inflazionistico) si è finora tradotto solo in un balzo del tasso di risparmio (salito al 10,2% nel 2° trimestre, ai massimi dal 1° trimestre 2022).
Gli investimenti sono visti in rallentamento nel 2025, e tale decelerazione potrebbe essere più accentuata di quanto stimavamo, a 0,6% anziché a 0,9% come atteso il mese scorso (dopo una crescita dell’1,1% stimata quest’anno).
Le ragioni sono le seguenti:
– Comincia a diventare più visibile la frenata degli investimenti in costruzioni, che avevano tenuto nella prima parte dell’anno ma che inevitabilmente risentiranno del minor sostegno dai principali bonus edilizi;
– Anche per gli investimenti al netto delle costruzioni le prospettive sono meno favorevoli, soprattutto perché l’adesione al pacchetto di incentivi “Transizione 5.0” è stata assai minore del previsto;
Infine, sono in aumento anche i rischi al ribasso sulle esportazioni, che ora vediamo in crescita di appena l’1% nel 2025 (anziché dell’1,6% come atteso in precedenza), dopo la flessione di -0,7% stimata per quest’anno.
Tendenze del settore bancario
A settembre, la diminuzione dei prestiti è risultata più attenuata, del -1,4% per l’aggregato dei finanziamenti a imprese e famiglie, dal -2,0% del mese precedente.
Tuttavia, secondo dati preliminari, a ottobre il calo è tornato in linea con quello di agosto.
I prestiti alle società non-finanziarie hanno riportato una riduzione del -2,4% a settembre, meno marcata rispetto al -3,5% di agosto.
L’attenuazione del calo riflette il rimbalzo dei prestiti a breve, cresciuti del 5,2%, in gran parte grazie a un flusso netto mensile considerevole, pari a 5,1 miliardi, e secondariamente per un effetto base, dovuto al confronto con l’andamento negativo di settembre 2023.
I prestiti alle famiglie hanno confermato il miglioramento.
In particolare, è proseguito il recupero dello stock di mutui, in crescita del +0,6% a settembre, sostenuto da erogazioni di nuovi finanziamenti in aumento del 13,4% nel mese e del 15,2% nel 3° trimestre.
Anche a settembre, le operazioni a tasso fisso sono state del tutto prevalenti, salendo alla quota record del 93,4% del totale erogato.
I depositi hanno rallentato a settembre, confermando una variazione positiva per il quarto mese consecutivo, sebbene solo del +0,5%, che però a ottobre è tornata sul ritmo più robusto di agosto, con un +2,4% secondo i dati preliminari ABI.
L’aggregato ha risentito della frenata dei depositi delle società non-finanziarie a +0,1% a/a a settembre.
Per i depositi delle famiglie, la fotografia è simile a quella di agosto, con una variazione annua pari anch’essa a +0,1%.
Guardando alle tipologie dei depositi, i conti correnti sono tornati in calo a settembre, del -1,7%, con un deflusso di -2,2 miliardi.
Diversamente, per i depositi con durata prestabilita di famiglie e imprese il flusso mensile è stato positivo, dopo tre deflussi consecutivi, sebbene limitato a 1,3 miliardi.
È proseguito il rallentamento della dinamica delle obbligazioni, scesa a una cifra, del 9,6% a settembre e 8,7% a ottobre secondo le stime ABI.
Per la raccolta totale da clientela, settembre è stato il nono mese di crescita, benché dimezzata a +1,6%, con il ritorno a +3,2% a ottobre secondo le stime ABI.
Indice dei contenuti
• PIL fermo nel 3° trimestre, la ripresa attesa nel 2025 sarà meno vigorosa (p. 2 )
• Sintesi della previsione macroeconomica (p. 5 )
• Torna a contrarsi la produzione industriale a settembre (p. 6 )
• Le indagini non mostrano segnali d’inversione per il manifatturiero (p. 7 )
• Rimbalza (riteniamo, temporaneamente) la produzione nelle costruzioni (p. 8 )
• Servizi ancora in espansione, ma su ritmi moderati (p. 9 )
• I consumi stentano a ripartire nonostante il recupero dei redditi (p. 10 )
• Disoccupazione ai minimi anche per via della risalita degli inattivi (p. 11 )
• In aumento i rischi al ribasso sull’export (p. 12 )
• Inflazione attesa in graduale e moderata risalita nei prossimi mesi (p. 13 )
• Mutui casa in aumento anche a settembre (p. 14 )
• Prosegue la crescita dei depositi (p. 17 )