Seguci su twitter

Categorie

6 Novembre 2024 – nota economica giornaliera

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la giornata in ampio recupero, andando a rivedere livelli abbandonati a luglio, dopo che i risultati elettorali della notte, non ancora completi ma oramai prossimi al termine, hanno sancito la vittoria di Donald Trump, tutt’altro che risicata come i più pensavano, su Kamala Harris, con il senato in mano ai repubblicani e possibile (non ancora certa) maggioranza anche alla camera.
Il mix di politiche commerciali difensive (imposizione di dazi), misure fiscali espansive, controllo dell’immigrazione prospettano un contesto inflazionistico che dovrebbe ridimensionare il ciclo di tagli dei tassi Fed, a vantaggio del dollaro.
Tuttavia questa potrebbe rappresentare la reazione di impatto e di breve termine, perché l’effettiva implementazione delle varie misure di policy richiederà tempo e nel frattempo la Fed dovrebbe proseguire con i tagli “programmati”, unitamente al fatto che le incertezze storicamente collegate a un’amministrazione Trump possono a un certo punto iniziare a remare contro il dollaro, pertanto, al di là del breve, questo dovrebbe riprendere a scendere.

EURL’euro ha corretto abbondantemente questa notte sull’esito delle elezioni USA con vittoria, per quanto non ancora del tutto ufficiale, di Trump, scendendo da 1,0937 a 1,0702 EUR/USD, in linea con l’ipotesi che avevamo avanzato ieri di un downside che potesse arrivare fino a 1,06 EUR/USD.
In mattinata il cambio ha lievemente recuperato, pur mantenendosi in area 1,07 EUR/USD, aiutato anche dai dati dell’area (ordini all’industria tedeschi, PMI servizi italiano e revisione del PMI servizi aggregato dell’area) che hanno sorpreso positivamente.
Nel breve il tema chiave restano comunque le elezioni USA quindi, soprattutto a risultati definitivi, la moneta unica rischia di mantenersi sulla difensiva, con downside massimo entro la fascia 1,06-1,04 EUR/USD.
Anche nel breve, tuttavia, la prospettiva che sia la BCE, il mese prossimo, sia la Fed, domani, procedano con un altro taglio dei tassi, dovrebbe limitare i rischi verso il basso dell’euro, pur lasciandolo nella parte bassa del range recente.

GBP – Anche la sterlina ha corretto questa notte contro dollaro sull’esito delle elezioni USA da 1,30 a 1,28 GBP/USD, ma – come avevamo ipotizzato – meno dell’euro, rispetto al quale si è infatti rafforzata pur restando in area 0,83 EUR/GBP sull’idea che la BoE possa tagliare i tassi meno della BCE.
Questo schema dovrebbe mantenersi nel breve per cui la valuta britannica potrebbe ritrovarsi sulla difensiva rispetto al dollaro in funzione degli effetti attesi delle politiche di un’amministrazione Trump, ma in misura contenuta, perché i fattori domestici dovrebbero portare la BoE ad attuare un ciclo di tagli dei tassi più limitato rispetto alla Fed ma soprattutto rispetto alla BCE.
Chiarificatrice sarà domani la riunione BoE, non tanto per la decisione sui tassi, dove ci attendiamo un taglio di 25 pb, quanto per le nuove proiezioni di crescita e inflazione contenute nel MPR aggiornato che saranno utili per capire quanto la BoE intenda tagliare i tassi da qui ai prossimi mesi.

JPY – Anche lo yen si è indebolito questa notte contro dollaro sull’esito delle elezioni USA da 151 a 154 USD/JPY.
Diversamente da come avevamo ipotizzato il calo non è sato più ampio di quello dell’euro rispetto al quale si è sostanzialmente mantenuto in area 165 EUR/JPY, perché i verbali della riunione BoJ di settembre hanno rivelato che la banca centrale ritiene che l’economia stia progredendo sul sentiero che prossimamente renderà opportuni altri rialzi dei tassi, ma nel breve i rischi verso il basso dovuti soprattutto al contesto internazionale (tra cui le elezioni USA) suggeriva prudenza.
Nel breve, comunque, lo yen rischia di trovarsi ancora sulla difensiva, soprattutto fintantoché le politiche di Trump faranno salire ancora i rendimenti a lunga USA, ma temporaneamente, perché tra dicembre e gennaio la BoJ dovrebbe essere in grado di riprendere ad alzare i tassi, mentre in questo periodo la Fed non dovrebbe smettere di tagliarli.