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25 Settembre 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – Venerdì la revisione dei conti nazionali annuali relativa al triennio 2020-2022 ha mostrato una ampia rilettura al rialzo del livello del PIL sia in termini nominali (+37,3 miliardi nel 2022) che reali (+22,6 miliardi sempre per il 2022).
Il tasso di crescita del PIL non è variato per il 2022, mentre è stato rivisto al rialzo per il 2021, di 2,1 punti percentuali a prezzi correnti e di 1,2 punti a prezzi costanti (a 9,7% e 8,3%, rispettivamente).
La revisione ha riguardato soprattutto consumi delle famiglie e investimenti.
Per quanto riguarda la finanza pubblica, l’indebitamento netto 2022 è rivisto in senso migliorativo per quasi 3 miliardi, ma è confermato all’8% in rapporto al PIL.
La principale novità è che il rapporto debito/PIL è più basso di quasi tre punti di quanto stimato in precedenza, a 141,6% anziché a 144,4%.

AREA EURO – Venerdì in Eurozona il PMI composito è salito a 47,1 a settembre da un precedente 46,7, interrompendo una striscia di quattro cali consecutivi.
Il PMI manifatturiero risulta poco mosso su livelli ancora ampiamente recessivi, a 43,4, da 43,5; dopo il brusco calo di agosto, il PMI servizi risale a 48,4 da 47,9.
Continuano le sorprese al ribasso in Francia (dove però riteniamo che i PMI stiano sovrastimando l’entità del rallentamento) mentre tornano a salire gli indici, sia nella manifattura che nei servizi, in Germania (sia pure entrambi ancora sotto la soglia d’invarianza).

STATI UNITI – Venerdì il PMI manifatturiero flash di settembre ha registrato un modesto miglioramento, a 48,9 da 47,9 di agosto, trainato da ordini (48,5 da 46,8), produzione (49,7 da 48,5) e, in minor misura, occupazione (51,4 da 51,2) in crescita nel mese.
La produzione, tuttavia, pare spinta più dalle scorte che non dalla domanda, segnale che per i prossimi mesi il manufatturiero potrebbe rimanere in territorio recessivo.
L’indice dei prezzi di acquisto è salito per il terzo mese consecutivo (53,9 da 52,1) a seguito dell’aumento dei prezzi della benzina che hanno fatto lievitare i costi di trasporto e dei prodotti chimici, mentre i listini di vendita sono rimasti sostanzialmente invariati.
Nei servizi, il PMI è sceso per il quarto mese consecutivo, a 50,2 da 50,5, con correzioni diffuse sia alle componenti correnti che alle aspettative.
L’occupazione ha registrato, invece, un consistente miglioramento nel mese (52,6 da 50,4) mentre gli indicatori dei prezzi sono rimasti stabili, su livelli ancora elevati.
L’indice composito è calato di un decimo a 50,1 e segnala che il ciclo espansivo sta perdendo slancio e potrebbe rallentare ulteriormente nel quarto trimestre, quando i servizi non saranno più in grado di controbilanciare la debolezza del manifatturiero.

 

COMMENTI:     

ITALIA – Il Governo italiano nella NADEF attesa giovedì delineerà il nuovo quadro programmatico di finanza pubblica.
Oggi il Consiglio dei Ministri dovrebbe estendere al quarto trimestre gli aiuti contro il caro-bollette e varare il bonus carburanti, e si riunisce la cabina di regia sul PNRR (secondo fonti di stampa il Governo potrebbe chiedere la revisione di alcuni obiettivi per la quinta rata da 18 miliardi).
Sempre indiscrezioni riferiscono di una possibile revisione dei target sul rapporto deficit/PIL in area 5,5% per quest’anno e poco sopra il 4% per l’anno prossimo.

BCEHernández de Cos (Spagna) ritiene che l’attuale livello dei tassi BCE sarà sufficiente a riportare l’inflazione al 2%, se mantenuto sufficientemente a lungo; da questo punto di vista, ritiene che sia certamente troppo presto per parlare di tagli dei tassi.
Il governatore della banca centrale spagnola si è mostrato scettico riguardo ai vantaggi di un aumento del coefficiente di riserva obbligatoria.
Riguardo ai reinvestimenti delle scadenze PEPP, ritiene che occorra essere molto cauti; infine, ha escluso che la BCE considererà l’opzione di vendere i titoli nei portafogli di politica monetaria.
Oggi nel pomeriggio è attesa l’audizione della presidente Christine Lagarde davanti alla commissione Affari economici e monetari del Parlamento Europeo.
Sempre questo pomeriggio, anche Schnabel terrà un discorso.

STATI UNITI – Tra i molti discorsi dei governatori della Fed, Collins (Fed di Boston) ha sottolineato che i dati sull’inflazione sono stati “incoraggianti ma è ancora troppo presto per essere sicuri che i prezzi abbiano imboccato una traiettoria sostenibile per tornare al target del 2%; dunque non ha escluso la possibilità che vi siano ulteriori rialzi di tassi alle prossime riunioni.
Dichiarazioni simili sono arrivate da Daly (Fed di San Francisco), che ha sostenuto che in questa fase ci vuole pazienza in quanto il mercato del lavoro non è ancora in equilibrio ma sta rallentando.
Infine, Kashkari (Fed di Minneapolis) ha affermato che la spesa dei consumatori statunitensi continua a superare le attese, nonostante i più di 500 punti base di aumenti dei tassi di interesse della banca centrale americana.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata al rialzo arrivando a un soffio dai massimi dell’anno raggiunti a marzo ed è in salita anche oggi.
Nonostante i PMI di venerdì abbiano fornito indicazioni miste, negative per i servizi migliori invece per il manifatturiero, sulle quali il biglietto verde ha ceduto parzialmente, a sostenerlo nel complesso è l’idea che la Fed non chiuda le porte a un altro rialzo dei tassi prima di fine anno se il calo dell’inflazione non convince, direzione in cui si sono espressi anche alcuni esponenti Fed dopo il FOMC.
Nei prossimi giorni, intanto, si attendono la fiducia dei consumatori domani, attesa in calo, gli ordini di durevoli mercoledì, previsti deboli e venerdì i deflatori.
Se questi ultimi dovessero sorprendere verso il basso il dollaro potrebbe arretrare, in caso contrario si manterrebbe sostenuto.
Negli ultimi giorni è di parziale aiuto al biglietto verde anche l’aumento della risk aversion per le rinnovate preoccupazioni sul settore immobiliare cinese, con i problemi di Evergrande ancora in primo piano.

EUR – L’euro invece ha chiuso la settimana passata in calo da 1,07 a 1,06 EUR/USD ed è in discesa anche questa mattina nonostante l’IFO tedesco si sia rivelato migliore delle attese (perché il miglioramento è solo modesto).
Sulla moneta unica pesa nel breve l’idea che la BCE abbia chiuso il ciclo di rialzi dei tassi (il mercato oramai attribuisce una probabilità solo del 20% ad un altro rialzo prima di fine anno).
L’indice di fiducia dell’area giovedì e l’inflazione venerdì sono attesi in calo: a meno di sorprese verso l’alto l’euro potrebbe indebolirsi ancora (downside, temporaneo, entro il corridoio 1,05-1,04 EURUSD).
Da seguire intanto oggi dalla BCE i discorsi di Lagarde e Schnabel.

GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata al ribasso sia contro dollaro da 1,24 a 1,22 GBP/USD sia contro euro da 0,85 a 0,87 EUR/GBP, penalizzata dal non-rialzo BoE.
I dati di venerdì su vendite al dettaglio e soprattutto i PMI hanno confermato la debolezza del quadro di crescita.
Nel brevissimo termine la valuta britannica rischia di restare sulla difensiva e in questi giorni, in assenza di spunti chiave sul fronte domestico, dovrebbe rispondere perlopiù di riflesso ai driver di dollaro, per cui potrebbe riprendersi leggermente in caso di delusioni dai dati USA.

JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in calo contro dollaro da 147 a 148 USD/JPY e apre in discesa anche oggi dopo l’esito della riunione BoJ.
Il controllo vigile delle autorità sul cambio sta probabilmente contribuendo a contenerne il calo ma se dovesse riavvicinare quota 150-151 USD/JPY si potrebbe rischiare un intervento valutario come l’anno scorso.
Lo yen è leggermente più stabile contro euro tra 157 e 158 EUR/JPY per via della contestuale debolezza dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – La settimana in è ricca di dati e eventi rilevanti.
Il focus sarà venerdì sulle stime d’inflazione di settembre, che dovrebbero evidenziare un nuovo calo in Eurozona trainato dalla Germania, per via di effetti base sfavorevoli, e Italia.
I dati preliminari tedeschi usciranno nella mattina di giovedì.
– In calendario anche le indagini nazionali, Istat e Commissione Europea (giovedì), attese confermare la debolezza del ciclo nella parte finale dell’anno.
– Il tasso di disoccupazione è visto stabile in Germania a settembre, mentre in Francia i dati su spese e fiducia dei nuclei famigliari offriranno maggiori indicazioni sui consumi privati durante l’estate.

GERMANIA – Oggi l’IFO tedesco potrebbe subire il quinto calo di fila a settembre, a 84,6 da 85,7 di agosto, anche per effetto del nuovo aumento dei tassi deciso dalla BCE.
La flessione sarà guidata da un ulteriore calo dell’indice sulla situazione corrente, a 86,5 da 89, mentre le aspettative potrebbero crescere di quattro decimi, a 83.

STATI UNITI
 – Si prospetta una settimana ricca di dati anche negli.
Il focus sarà sul deflatore di agosto, atteso in aumento di 0,5% m/m (3,5% a/a), spinto dal rincaro dei prezzi del carburante, a fronte di un indice core (0,2% m/m) in linea con il ritmo di crescita degli ultimi mesi.
La spesa personale dovrebbe rallentare, frenata dal consumo di beni, mentre il reddito personale dovrebbe registrare un leggero aumento rispetto a luglio.
– La fiducia dei consumatori di settembre potrebbe correggere moderatamente, anticipando un possibile raffreddamento dei consumi nei prossimi mesi.
– Fra gli altri dati di agosto, le vendite di case nuove dovrebbero registrare una modesta flessione e gli ordini di beni durevoli potrebbero migliorare grazie alla ripresa delle commesse dell’aeronautica civile.