Seguci su twitter

Categorie

22 Settembre 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – A luglio la produzione nelle costruzioni è calata di -1,6% m/m (-1,1% a/a) annullando il progresso di 1,5% registrato il mese precedente.
Il dato lascia l’output in rotta per una contrazione anche nel 3° trimestre, seppur su ritmi meno severi rispetto a quella registrata durante la primavera.

AREA EURO – Ieri in Eurozona l’indice di fiducia dei consumatori della Commissione Europea è calato per il secondo mese a settembre, a -17,8 da un precedente -16, un minimo dallo scorso marzo.
L’inversione di tendenza dopo il recupero visto nei mesi precedenti sembra confermare come i nuclei famigliari stiano risentendo di prezzi ancora elevati e degli effetti della restrizione monetaria, suggerendo la presenza di rischi al ribasso sulle nostre stime di ripartenza dei consumi nei prossimi trimestri.

FRANCIA – A settembre l’indice composito INSEE di fiducia delle imprese si è stabilizzato sulla media di lungo periodo (100).
Il morale ha mostrato un recupero nel manifatturiero (99 da 97) mentre è calato nelle costruzioni e nel commercio al dettaglio.
Invariato l’indice nei servizi (102), poco al di sopra della media storica.
L’indagine INSEE sembra suggerire che il quadro delineato dai PMI possa essere eccessivamente pessimista e che i rischi recessivi in Francia siano minori che altrove.
Tuttavia, il morale delle imprese resta al di sotto della media toccata nei primi sei mesi dell’anno, e compatibile con un’attività fiacca nel 2° semestre.

STATI UNITI
– Ieri l’indice della Philadelphia Fed di settembre ha sorpreso al ribasso, calando a -13,5 da 12 di agosto, con ordini, attività e consegne ritornate in territorio negativo dopo il rimbalzo dello scorso mese. L’indicatore sull’occupazione ha subito una flessione meno marcata ma è anch’esso è rimasto in territorio recessivo, mentre i prezzi pagati e ricevuti hanno registrato marginali variazioni positive nel mese.
Segnali positivi provengono dalle aspettative a 6 mesi, in rialzo per la terza rilevazione consecutiva, con previsioni di modesta riaccelerazione di ordini e consegne nei prossimi mesi.
– Le vendite di case esistenti ad agosto sono calate lievemente, a 4,04 milioni dai 4,07 milioni di luglio (-0,7% m/m, -15,3% a/a), tornando sui livelli di inizio anno.
Le scorte di case invendute restano relativamente basse, pari a 3,3 mesi di vendite, su valori pari a circa la metà dei livelli pre-pandemici, mentre i prezzi di vendita confermano il trend di rallentamento visto negli ultimi due mesi.

 

COMMENTI:     

BCE – Secondo Knot (Olanda), è probabile che i tassi BCE restino fermi alla prossima riunione di politica monetaria, e un ulteriore adeguamento della politica monetaria è probabile soltanto se i dati indicassero che il percorso previsto non è realizzabile.
Per Stournaras (Grecia), i tassi sono al picco e la prossima mossa sarà probabilmente un taglio.
Kaz?ks (Lettonia) ritiene le aspettative che collocano un primo taglio a metà 2024 eccessive e si dice soddisfatto del livello raggiunto dai tassi.
Invece, Nagel (Germania), Makhlouf (Irlanda) e Wunsch (Belgio) hanno avvisato che non si possono escludere nuovi rialzi dei tassi.
Lane ha spiegato il rialzo della scorsa settimana con la volontà di conseguire “un ritmo più sicuro di disinflazione e una maggiore assicurazione contro i rischi al rialzo”.

BANCHE CENTRALI – Ieri Bank of England e SNB hanno lasciato il tasso di riferimento invariato rispettivamente a 5,25% e 1,75%, pur senza escludere la possibilità di restringere nuovamente la politica monetaria nei prossimi mesi.
Rialzi di 25pb dei tassi, invece, in Norvegia (4,25%) e in Svezia (4,00%).
Stamane, la BoJ ha lasciato invariata la politica monetaria, confermando il tasso di riferimento a -0,1%, così come la fascia obiettivo per i rendimenti decennali.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ieri inizialmente è salito ancora sull’esito del FOMC ma ha ceduto poi sui dati più deboli delle attese (Philly Fed e vendite di case).
Oggi, tuttavia, è di nuovo in risalita sorretto dal bias restrittivo della Fed e a meno di delusioni dai PMI dovrebbe riuscire a consolidare.

EURL’euro è rimasto in calo, in area 1,06 EUR/USD, penalizzato stamani dai pessimi PMI francesi il cui effetto è stato ridimensionato poi dai i PMI dell’area, leggermente migliori in aggregato.
Nel breve, comunque, l’euro fatica a trovare spunti rialzisti di peso, salvo delusioni dai dati USA o sorprese positive da quelli dell’area.

GBPLa sterlina ha corretto ieri sia contro dollaro da 1,23 a 1,22 GBP/USD sia contro euro in area 0,86 EUR/GBP sull’esito della riunione BoE ed è in calo anche questa mattina sulle indicazioni di debolezza giunte dalle vendite al dettaglio e dai PMI.
La BoE infatti ha sorpreso (in parte) i mercati lasciando i tassi fermi a 5,25%.
La decisione però è stata presa con una maggioranza risicata di 5 contro 4, perché i dati recenti danno ancora indicazioni troppo contrastanti.
Tuttavia, ha lasciato le porte aperte a un altro rialzo dei tassi, plausibilmente alla riunione del 2 novembre, quando verranno anche aggiornate le previsioni di crescita e inflazione, qualora dai prossimi dati non emergessero segnali rassicuranti che l’inflazione abbia stabilmente imboccato la via della discesa.
Tale prospettiva dovrebbe favorire un graduale recupero della sterlina rispetto al dollaro unitamente alla tendenza attesa dei differenziali di rendimento a breve che dovrebbe vedere più avanti i rendimenti domestici scendere meno di quelli USA per via della maggior persistenza dell’inflazione nel Regno Unito.
Tuttavia, poiché la BoE, nel MPR di agosto, aveva previsioni di crescita molto debole (0,5% quest’anno e il prossimo e 0,25% nel 2025) ma soprattutto di inflazione in calo al di sotto del target (2,0%) sull’orizzonte a due anni (a 5,0% quest’anno, 2,5% il prossimo e 1,5% nel 2025) – cosa che non si osserva né nel caso della Fed né in quello della BCE – vi è il rischio, se tali previsioni non verranno riviste al rialzo nel MPR di novembre, che la BoE si trovi ad avviare il ciclo di tagli dei tassi prima di Fed e BCE.
L’upside della sterlina conto dollaro appare pertanto limitato.
Ne rivediamo quindi al ribasso il profilo atteso contro dollaro a 1,23-1,26-1,27-1,28 GBP/USD a 1m-3m6m-12m dal precedente 1,25-1,30-1,31-1,32 GBP/USD.
I rischi sono leggermente verso il basso soprattutto al di là del breve.
Per la stessa ragione, lo spazio di rafforzamento dovrebbe essere marginalmente inferiore a quello atteso dell’euro, rispetto al quale la valuta britannica dovrebbe mantenere una dinamica perlopiù laterale ma con leggera tendenza all’indebolimento (0,86- 0,87-0,87-0,88 EUR/GBP a 1m-3m-6m-12m).

JPYLo yen ha corretto questa notte sull’esito della riunione della BoJ che ha lasciato i parametri di policy invariati, con tasso ufficiale a -0,10% e YCC immutata, confermando la necessità di mantenere per ora una politica monetaria espansiva. In conferenza stampa Ueda ha detto però che di recente le dinamiche prezzi/salari si sono rivelate più positive aggiungendo che i profitti delle imprese sono solidi, il che è una premessa positiva per la dinamica dei salari l’anno prossimo.
Questa sarà la variabile chiave, insieme all’effettiva dinamica dell’inflazione, per decidere se modificare in futuro l’assetto di policy, abbandonando i tassi negativi.
Al momento l’elevata incertezza dello scenario domestico e internazionale non sembrano consentire margini di cambiamento.
Lo yen resta pertanto esposto nel breve a nuova debolezza.
Ne abbiamo infatti rivisto leggermente al ribasso il profilo atteso contro dollaro a 1m-3m a 149-142 USD/JPY dal precedente 148-140 USD/JPY, lasciando invariato il successivo a 6m-12m a 135-127 USD/JPY.
La revisione è contenuta perché in caso di indebolimento verso 150-151 USD/JPY appare probabile che scatti di nuovo un intervento valutario come l’anno scorso: il ministro delle finanze Suzuki ha avvertito che le autorità sono di fatto pronte a intervenire se necessario. Il profilo atteso contro euro diviene di conseguenza 158-156-150-142 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Oggi l’Istat diffonderà le revisioni sulle stime annuali dei conti nazionali per il periodo 2020-2022, che dovrebbero contenere una significativa rilettura al rialzo dei numeri sul PIL sia in termini nominali che reali (l’istituto di statistica ha già anticipato che per il PIL 2021 a prezzi correnti la revisione al rialzo rispetto alle stime diffuse lo scorso 1° marzo sarà compresa tra l’1,8% e il 2,1%).
La revisione avrebbe effetti anche sul livello del PIL per l’anno in corso, limitando i numeri su deficit e debito in rapporto al PIL che il Governo si appresta a includere nella NADEF in uscita la settimana prossima.

AREA EURO – Questa mattina le stime flash degli indici PMI di settembre resteranno su livelli coerenti con una contrazione dell’attività economica.
Le rilevazioni di agosto hanno mostrato un recupero del morale manifatturiero rimanendo comunque su livelli ampiamente recessivi.
Le indicazioni sugli ordinativi non mostrano ancora segnali di ripartenza e le intenzioni di acquisto di beni intermedi non sembrano, almeno per il momento, prospettare una fase di restocking.
Vediamo una sostanziale stabilizzazione del morale in Francia e Germania a fronte di un nuovo calo in Italia e Spagna, compatibile con un PMI manifatturiero per l’area euro a 43,2 da 43,5.
Nei servizi la spinta della ripresa post-pandemica si va attenuando e il settore sta iniziando a risentire della frenata industriale.
Da monitorare con attenzione l’indice francese in quanto i pesanti cali registrati negli ultimi mesi divergono da quanto emerso dalle rilevazioni della Banque de France e dell’INSEE, dipingendo un quadro a nostro avviso eccessivamente pessimistico.
Per il complesso dell’Eurozona stimiamo un PMI servizi poco variato, a 48 da 47,9. Il PMI composito potrebbe risalire leggermente a 46,8 da 46,7, valori di norma compatibili con una contrazione del PIL.

STATI UNITI – Oggi il PMI manifatturiero flash a settembre è previsto a 47,1, poco variato rispetto al 47,9 di agosto e sotto la soglia di invarianza per il quarto mese consecutivo.
Gli ordini dovrebbero rimanere in territorio ampiamente negativo, come segnalato anche nel Beige Book, frenati da una domanda ancora fiacca.
Nei servizi, l’indice potrebbe correggere moderatamente, a 50,1 da 50,5, proseguendo sul trend discendente degli ultimi tre mesi.
I prezzi pagati nel manifatturiero dovrebbero tornare a calare dopo il rialzo del mese precedente, in misura minore rispetto ai listini di vendita, riducendo i margini di profitto delle imprese.
Nei servizi l’indice dei prezzi di vendita potrebbe mostrarsi più resiliente, supportato dal recente rialzo dei costi dell’energia e da salari che non manifestano ancora chiari segnali di raffreddamento.