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16 Giugno 2023 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri dopo 7 mesi di cali consecutivi, le importazioni ad aprile sono tornate a crescere (5,9% m/m), a fronte della seconda flessione consecutiva per l’export (-3,2% m/m), riportando il saldo commerciale destagionalizzato in disavanzo a -7,1 miliardi (dai +14 miliardi di marzo, rivisti al ribasso da +17).
I dati sulle esportazioni sembrano iniziare a riflettere il rallentamento della domanda globale

FRANCIA – La seconda lettura ha confermato che in maggio i prezzi al consumo sono calati di -0,1% m/m sia sull’indice armonizzato che su quello nazionale, con un’inflazione annua in rallentamento al 5,1% dal 5,9% sul CPI e al 6% dal 6,9% sull’IPCA.

STATI UNITI
– Ieri, le vendite al dettaglio di maggio hanno registrato un aumento di 0,3% m/m, dopo 0,4% m/m di aprile, grazie a una variazione di 1,4% m/m per le auto e nonostante l’ampia flessione della benzina (-2,6% m/m).
Al netto delle auto, le vendite sono in rialzo solo marginale, di 0,1% m/m.
L’aggregato al netto di auto e benzina è in crescita di 0,4% m/m. Le variazioni positive sono diffuse alla maggior parte delle voci e si riscontra un incremento di 0,4% m/m per i servizi della ristorazione.
Con le informazioni delle vendite, la stima GDPNow dell’Atlanta Fed per i consumi del 2° trimestre è rivista verso il basso a 0,9% da 1,4% t/t ann. della stima precedente.
– La produzione industriale a maggio è scesa di -0,2% m/m. Nel manifatturiero l’output è in rialzo marginale (0,1% m/m), con un modesto incremento per le auto (0,2% m/m, dopo 9,8% m/m di aprile).
La debolezza complessiva della produzione industriale è dovuta a correzioni per le utility (-1,8% m/m) e per l’estrattivo (-0,4% m/m).
I dati sono in linea con una stagnazione e rischi di recessione per l’industria, come segnalato dalle indagini.
– L’indice Empire della NY Fed a giugno è risalito in territorio positivo, a 6,6, da -31,8 di maggio, con gli ordini in rialzo a 3,1 da -28.
L’occupazione e le ore lavorate restano in area recessiva, mentre i prezzi pagati e ricevuti continuano a segnalare rallentamento.
L’indice a 6 mesi è migliorato a 18,9 da 9,8.
– L’indice della Philadelphia Fed di giugno ha dato indicazioni deboli, con un peggioramento a -13,7 da -10,4, accompagnato da ordini sempre negativi.
Invece l’occupazione è stagnante e le consegne sono in ripresa.
Anche per l’area di Philadelphia le aspettative a 6 mesi sono in miglioramento.
Nel complesso, le prime indagini di giugno danno un quadro di stagnazione nel breve periodo, con aspettative di modesta riaccelerazione dell’attività a 6 mesi.
– Le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione al 10 giugno sono rimaste invariate a 262 mila, sui massimi da ottobre 2021.
La media a 4 settimane è aumentata a 246750, massimo da novembre 2021.
I sussidi erano aumentati oltre 260 mila a marzo, ma era emerso che il rialzo era dovuto a richieste fraudolente in Massachusetts.
I livelli dei sussidi di inizio giugno, se confermati, potrebbero segnare l’inizio di un trend verso l’alto, cruciale per le previsioni di rallentamento della dinamica occupazionale.

 

COMMENTI:                                  

BCEIeri la BCE ha segnalato che il rialzo dei tassi potrebbe essere più ampio di quanto scontato dai mercati.
Nel comunicare il previsto aumento di 25pb dei tassi ufficiali, che ha portato il tasso sui depositi al 3,50%, infatti, la Banca centrale ha anche alzato le proiezioni di inflazione core lungo tutto l’orizzonte previsionale, a fronte di revisioni al ribasso marginali delle proiezioni di crescita.
La valutazione più pessimistica riguardo al sentiero di discesa dell’inflazione riflette stime meno favorevoli sull’andamento del costo del lavoro, oltre che sull’andamento di breve termine dei prezzi core nei servizi.
Un rialzo dei tassi a luglio, peraltro già atteso da mercati e analisti, è stato indicato come molto probabile.
A maggior ragione dopo l’annuncio di ieri, continuiamo a ritenere probabile che la fase di rialzo dei tassi si estenda a settembre e che sia associata a livelli di picco dei tassi di almeno il 4%, in assenza di maggiori segnali di rallentamento dell’attività economica nei mesi estivi, o di turbolenze finanziarie

GIAPPONE – La riunione della BoJ si è conclusa, come atteso, senza modifiche alle misure espansive in atto, confermando gli obiettivi per il tasso overnight a -0,1% e per i rendimenti a 10 anni a zero, con un intervallo di fluttuazione fra -0,5% e +0,5%.
La valutazione dell’economia rileva un miglioramento della crescita.
Gli investimenti delle imprese sono in espansione grazie ai profitti positivi, nonostante l’indebolimento a livello globale che ha frenato le esportazioni e la produzione industriale.
Le previsioni sono di prosecuzione della crescita al di sopra del potenziale.
Per l’inflazione, la banca centrale continua a prevedere una decelerazione dalla parte centrale dell’anno fiscale, seguita da una moderata riaccelerazione successiva.
In generale, i rischi restano elevati e nel frattempo la banca continuerà “pazientemente” con lo stimolo monetario, ponta a intervenire “in modo flessibile di fronte agli sviluppi sul fronte dell’attività, dei prezzi e delle condizioni finanziarie.
La BoJ ha aperto una review della politica monetaria e degli strumenti adottati negli ultimi decenni, con le conclusioni attese a metà 2024.
Nel frattempo, però, è probabile che vengano adottati graduali aggiustamenti alle misure in atto, anche per contrastare gli effetti negativi del deprezzamento del cambio.
In particolare, sembra probabile che alla prossima riunione di luglio, con l’aggiornamento delle previsioni per attività e prezzi, possa iniziare un aggiustamento graduale del controllo della curva.
La BoJ potrebbe allargare la dimensione dell’intervallo obiettivo per i JGB a 10 anni e/o spostarlo verso l’alto di almeno 25 pb.
L’alternativa di spostare l’obiettivo su un tratto più breve della curva è probabilmente più rischiosa in termini di volatilità sui mercati e di riaggiustamenti dei portafogli.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ampiamente ieri penalizzato sia da alcuni dati più deboli delle attese, in particolare i sussidi di disoccupazione, sia dal rafforzamento post-BCE dell’euro.
Il calo del biglietto verde proprio all’indomani di un FOMC che ha rivisto verso l’alto di 50 pb il sentiero dei rialzi Fed può sembrare incoerente, ma in realtà si spiega con l’elevata incertezza che lo stesso Powell ha indicato esservi sulle nuove proiezioni dei tassi ufficiali.
Mentre infatti un primo rialzo di 25 pb a luglio appare molto probabile, il secondo a settembre è molto incerto, al punto che il mercato (monetario/obbligazionario) non lo ha minimamente incorporato nei prezzi, complice anche il fatto che alla riunione di due giorni fa la Fed ha lasciato i tassi fermi, pur spiegando che questo rappresentava solo una pausa nei rialzi.
Ora la dinamica di breve del dollaro dipenderà dai dati: se questi conforteranno uno scenario di un solo rialzo Fed la tendenza ribassista del dollaro dovrebbe proseguire già nel breve, se invece dovessero certificare la necessità di altri due rialzi, il dollaro dovrebbe parzialmente recuperare.
Successivamente però, all’avvicinarsi del ciclo di tagli dei tassi atteso partire a inizio 2024, resta invariata la previsione di ulteriore indebolimento con discesa al di sotto dei minimi recenti.

EURL’euro si è apprezzato ampiamente sull’esito della riunione BCE di ieri da un minimo di 1,0802 a un massimo, stamani, di 1,0962 EUR/USD.
La BCE, come da attese, ha alzato i tassi di 25 pb portando il tasso refi a 4,00%, indicando come probabile un altro rialzo analogo a luglio, ma soprattutto – ed è questo che ha favorito così tanto l’euro – ha rivisto al rialzo le previsioni di inflazione aprendo potenzialmente le porte a un sentiero di rialzi dei tassi più incisivo di quanto atteso dal mercato, il che avvalora la nostra previsione di altri due rialzi dei tassi, a luglio e a settembre.
Poiché, con il movimento post-BCE, il cambio ha raggiunto l’obiettivo che avevamo indicato come previsione di breve, a 1m, a 1,09 EUR/USD, sarebbe ragionevole pensare di rivedere al rialzo tale previsione, almeno a quota 1,10 EUR/USD.
Tuttavia, data l’elevata incertezza sulle decisioni della Fed dopo il FOMC di luglio, e il rischio che i dati finiscano poi per convalidare le proiezioni della Fed di un secondo rialzo dopo luglio, che al momento il mercato non sconta minimamente, lasciamo invariata la previsione a 1m a 1,09 EUR/USD per indicare che l’euro potrebbe ancora ritracciare parzialmente e brevemente prima di re-immettersi sul precedente sentiero rialzista se effettivamente la Fed dovesse procedere con altri 50 pb di aumento dei tassi.
Sottolineiamo comunque che nel breve i rischi sulla previsione del cambio sono verso l’alto, ovvero di un euro che possa rivelarsi più forte e raggiungere quota 1,10 EUR/USD prima del previsto.
Lasciamo invariato il profilo di previsione sull’orizzonte successivo a 1,11-1,12- 1,14 EUR/USD a 3m-6m-12m.

GBPLa sterlina si è apprezzata ampiamente tra ieri e oggi aggiornando i massimi contro dollaro da 1,26 a 1,28 GBP/USD, sia sulla generalizzata correzione del biglietto verde, sia sul consolidarsi di attese di mercato che la BoE alzi ancora e ampiamente i tassi nei prossimi mesi.
Al momento la nostra previsione resta per altri 50 pb di rialzi BoE entro agosto, ma i rischi sono verso l’alto e rivaluteremo lo scenario di previsione, sia sui tassi sia sul cambio, in base all’esito della riunione BoE di giovedì prossimo 22 giugno.
Abbiamo pertanto nel frattempo rivisto leggermente al rialzo il profilo atteso della sterlina contro dollaro a 1,27-1,28-1,29-1,29 GBP/USD a 1m-3m-6m-12m dal precedente a 1,25-1,26-1,27-1,28 GBP/USD.
La revisione è modesta soprattutto al di là del breve perché quanto maggiore sarà la restrizione monetaria nei prossimi mesi tanto più debole sarà lo scenario di crescita dell’economia britannica già molto fragile.
La revisione comporta una leggera modifica al rialzo del profilo atteso contro euro a 0,85-0,86-0,87-0,88 EUR/GBP a 1m-3m6m-12m dal precedente 0,86-0,87-0,88-0,89 EUR/GBP.

JPYLo yen ha corretto verso nuovi minimi contro dollaro questa notte da 139 a 141 USD/JPY sull’esito della riunione BoJ che, come atteso, ha lasciato invariati tutti i parametri di policy, sia il tasso ufficiale a -0,10% sia il controllo della curva dei rendimenti (con obiettivo sui rendimenti a 10 anni a 0,0% e intervallo di fluttuazione a ±0,50%).
Tuttavia, nel contesto della revisione ad ampio raggio della strategia di politica monetaria che la BoJ sta conducendo e che dovrebbe svolgersi nel giro di un anno, è probabile che nel frattempo, venga condotto qualche aggiustamento, anche per contrastare il deprezzamento in corso del cambio.
In particolare, la BoJ potrebbe allentare ulteriormente il controllo della curva, ampliando ancora il range di oscillazione, già alla prossima riunione del 28 luglio.
Questo sortirebbe già un effetto rialzista sullo yen.
Tuttavia rivediamo leggermente al ribasso il valore atteso dello yen a 1m, sia contro dollaro da 134 a 138 USD/JPY sia contro euro da 145 a 150 EUR/JPY, perché nel brevissimo termine, nelle prossime settimane, prima della riunione BoJ lo yen rischia comunque di restare sotto pressione e di scendere ulteriormente sia perché i rendimenti USA potrebbero parzialmente salire ancora in vista di un rialzo Fed a luglio, sia perché la BoJ ha indicato che preferisce non anticipare eventuali revisioni di policy.
Tra ieri e oggi lo yen ha aggiornato i minimi anche contro euro da 151 a 154 EUR/JPY principalmente sull’apprezzamento post-BCE dell’EUR/USD.
Il ministro delle finanze giapponese ha ribadito che movimenti troppo volatili non sono desiderabili.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La seconda lettura dovrebbe confermare che l’inflazione è calata meno del previsto a maggio, al 7,6% (+0,3% m/m) dall’8,2% di aprile sulla misura nazionale e all’8,1% (+0,3% m/m) dall’8,7% sull’armonizzato.
Il calo tendenziale risulterebbe imputabile all’energia, spinta al ribasso dalla componente non regolamentata, in particolare dai prezzi dell’energia elettrica sul mercato libero, mentre il gas naturale sul mercato non tutelato dovrebbe mostrare un rallentamento solo marginale su base annua per effetto della rimozione di uno dei sussidi in bolletta che erano stati introdotti lo scorso anno.
L’inflazione al netto di energia e alimentari freschi dovrebbe scendere di un decimo, al 6,2%.
Nelle nostre stime, l’indice headline raggiungerebbe il 2,5% a dicembre 2023, mentre l’indice “core BCE”, seppur in calo, è atteso rimanere sopra il 3% a fine anno.

AREA EURO
 – Oggi la stima finale dovrebbe confermare il marcato calo dell’inflazione in maggio, a 6,1% dopo la risalita al 7% di aprile (con prezzi stabili nel mese).
Dovrebbe essere confermato anche il calo dell’indice “core BCE” (al netto di alimentari freschi ed energia), al 6,9% da 7,3% di aprile.
Il nostro scenario previsivo rimane coerente con un calo dell’inflazione headline nei prossimi mesi, che è attesa toccare il 2,7% a dicembre 2023; l’indice “di fondo” potrebbe chiudere l’anno su livelli più elevati, al 3,4%.
– Dopo il balzo di fine 2022, il costo del lavoro dovrebbe aver accelerato ulteriormente di due decimi al 5,9% a/a nei primi tre mesi dell’anno.
I dati sulle contrattazioni collettive suggeriscono che le retribuzioni potrebbero toccare un picco durante la primavera ma rimanere su ritmi di crescita sostenuti anche nel 2024.

STATI UNITI – Oggi la fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a giugno (prel.) dovrebbe aumentare a 61,5, da 59,2 di maggio, grazie alla fine della crisi del limite del debito.
Il focus sarà sulle aspettative di inflazione che a maggio erano scese a 4,2% sull’orizzonte a 1 anno, ma erano salite a 3,1% (massimo da giugno 2022) su quello a 5 anni.