12 Maggio 2023 – nota economica giornaliera
STATI UNITI
– Ieri, le nuove richieste di sussidi di disoccupazione al 6 maggio sono saliti a 264 mila, segnalando una possibile accelerazione del trend verso l’alto iniziato a febbraio.
I sussidi esistenti al 29 aprile sono invariati a 1,813 mln, ma si mantengono sul sentiero in crescita iniziato a settembre.
– Il PPI di aprile ha registrato una variazione di 0,2% m/m, al di sotto delle attese.
Anche l’indice core è aumentato di 0,2% m/m, sulla scia di un calo dei prezzi dei servizi di trasporto.
I beni e i servizi core sono in rialzo di 0,1% m/m e 0,5% m/m, rispettivamente.
I prezzi dei servizi sanitari, che sono definiti con la stessa metodologia impiegata nel deflatore, hanno registrato un rialzo solido, di 0,7% m/m, con indicazioni di rischi verso l’alto per il deflatore core di aprile.
COMMENTI:
ITALIA – Stasera, a mercati chiusi, è atteso il pronunciamento di Fitch sul rating sovrano dell’Italia, attualmente ‘BBB’ con outlook stabile.
BCE
– Ieri la Consumer Expectations Survey della BCE di marzo ha registrato un incremento dell’aspettativa d’inflazione mediana a 12 mesi a 5% da 4,6% interrompendo una striscia di calo in atto ormai da 4 mesi. L’incremento è solo marginale per il quintile di reddito più basso mentre è più ampio per le classi medie, una possibile indicazione di irrobustimento delle pressioni sulla dinamica d’inflazione core, soprattutto per quanto riguarda i servizi. In crescita dopo 2 mesi di calo anche le aspettative a 3 anni: 2,9% da 2,4% di febbraio.
– Il vicepresidente della BCE, Luis de Guindos, si è detto preoccupato dall’andamento dell’inflazione nei servizi, che dipende in parte dall’accelerazione della crescita salariale.
De Guindos si è rifiutato di giudicare le attese di mercato sui tassi, commentando che è troppo presto per dire quanto dovranno salire perché ciò dipenderà dalla reazione dell’economia nei prossimi mesi.
Secondo Hernández de Cos, la restrizione delle condizioni finanziarie significa che siamo più vicini a concludere la fase di rialzo dei tassi.
REGNO UNITO – Come da attese, ieri la Bank of England ha alzato i tassi di 25pb a 4,50%, non all’unanimità ma, per la terza volta di fila, con una maggioranza di 7 su 9 (Tenreyro e Dhingra hanno votato ancora per tassi fermi).
La banca centrale ha spiegato la decisione con la maggior persistenza delle pressioni inflazionistiche e salariali emersa dai dati più recenti, spiegando che i rischi sull’inflazione rimangono “significativamente” verso l’alto.
La BoE ha tra l’altro rivisto al rialzo su tutto l’orizzonte previsivo le proiezioni di inflazione, da 4% a 5% per fine 2023, da 1,5% a 2,25% per fine 2024 e da 0,5% a 1,0% per fine 2025.
Si tratta di una revisione molto importante perché ora la BoE non si aspetta più che l’inflazione scenda sotto target l’anno prossimo, stimando invece che resti in calo, ma rimanga ancora sopra target.
La discesa sotto target è rinviata invece all’anno successivo, ma l’undershooting atteso è comunque inferiore a quanto previsto in precedenza.
La revisione verso l’alto del profilo di inflazione è dovuta sia alla componente dei prezzi alimentari, che la BoE si aspetta scendano più lentamente di quanto precedentemente previsto, sia al maggior rischio di effetti di seconda-battuta prodotti su inflazione e salari dagli shock esterni sui costi.
La BoE ha inoltre mantenuto inalterato l’indirizzo di policy, ripetendo che “se dovesse esservi evidenza di pressioni (inflazionistiche, NdR) più persistenti, allora si renderebbe necessaria un’ulteriore restrizione della politica monetaria”.
La BoE ha infine rivisto (significativamente) al rialzo su tutto l’orizzonte previsivo le proiezioni di crescita, da -0,5% a +0,25% nel 2023, da – 0,25% a +0,75% nel 2024 e da 0,25% a 0,75% nel 2025, abbandonando lo scenario che portava avanti da agosto dell’anno scorso di recessione protratta nel 2023/24.
Resta comunque la previsione di frenata della crescita quest’anno dopo il +4% registrato l’anno scorso.
La banca centrale imputa il miglioramento delle prospettive di crescita alla più forte crescita globale, ai più bassi prezzi energetici, alle misure di sostegno fiscale contenute nel Budget di marzo, e alla possibilità che le condizioni “tirate” sul mercato del lavoro spingano le famiglie a ridurre la quota di risparmio cautelativo.
Il mantenimento dell’indirizzo di policy, che è rimasto totalmente invariato rispetto a marzo, non dando alcuna indicazione a favore dell’ipotesi di un pausa nel ciclo di rialzi dei tassi – unitamente alla significativa revisione al rialzo delle previsioni di inflazione (che non scende più sotto target già l’anno prossimo ma solo l’anno successivo e comunque meno di quanto ipotizzato in precedenza) e di crescita (scompare lo scenario di recessione protratta nel 2023/24, resta una previsione di “frenata”) – suggeriscono che la BoE dovrebbe alzare ancora i tassi nel breve.
Ci aspettiamo pertanto un altro ultimo rialzo di 25pb alla prossima riunione del 22 giugno, con rischi però ancora verso l’alto, ovvero che possa esserci un secondo aumento di 25pb alla successiva riunione del 3 agosto.
Nonostante le significative revisioni di scenario apportate nel Monetary Policy Report, l’incertezza rimane ancora elevata, come sottolinea la stessa BoE, sia sullo scenario globale che su quello domestico, in particolare con riferimento alla trasmissione della restrizione attuata finora.
La BoE stima, infatti, che ad oggi ci sia stata una trasmissione solo parziale (circa un terzo) sull’economia degli effetti restrittivi.
Inoltre, come ha sottolineato Bailey in conferenza stampa, il quadro di crescita rimane molto debole, nonostante le revisioni verso l’alto contenute nel MPR.
Questo rende marginalmente più probabile, a nostro avviso, un solo ultimo rialzo di 25pb piuttosto che due.
Tuttavia, il quadro va monitorato attentamente, e i dati discriminanti per la decisione di agosto saranno verosimilmente quelli sul mercato del lavoro: se nei prossimi mesi vi saranno segnali di allentamento delle condizioni sia sul fronte occupazionale che salariale, il ciclo potrebbe chiudersi con un ultimo rialzo a giugno, in caso contrario potrebbe volerci un secondo aumento ad agosto.
Il nuovo scenario di crescita e inflazione presentato dalla BoE suggerisce inoltre che l’inversione di policy (avvio di un ciclo di tagli dei tassi) dovrebbe avvenire più avanti di quanto atteso in precedenza, a nostro avviso non prima della seconda metà dell’anno prossimo.
STATI UNITI
– Ieri è stato annunciato che l’incontro di oggi fra Biden e i leader politici del Congresso per discutere il limite del debito è stato rinviato all’inizio della prossima settimana.
Il rinvio della riunione dovrebbe permettere agli staff della Casa Bianca e dei partiti di delineare aree di possibile compromesso.
I punti su cui sembra ci sia la possibilità di iniziare i negoziati sono l’utilizzo dei fondi allocati per Covid e non ancora spesi, la semplificazione dei permessi per i progetti energetici e tetti alla spesa.
Nella legge approvata dai repubblicani alla Camera, fra le condizioni per il rialzo del limite del debito, era incluso un limite di crescita della spesa discrezionale di 1% all’anno per 10 anni e una sua riduzione nel 2024 al livello del 2022.
Sembra che l’amministrazione abbia segnalato la disponibilità ad accettare limiti alla spesa per due anni.
Ufficialmente, le parti retano distanti, e McCarthy ha affermato che non sono stati fatti progressi sufficienti per avere una nuova riunione.
Tuttavia, alcuni rappresentanti repubblicani hanno indicato che c’è tempo per trovare un accordo, altri segnalano la possibilità di unire il limite del debito ai negoziati attesi entro settembre per definire i livelli di spesa del prossimo anno fiscale.
I tempi sono molto stretti.
Se effettivamente si è aperto uno spazio per negoziare, è possibile che alla prossima riunione dei vertici politici si identifichino i temi da discutere e si decida entro breve di sospendere o alzare il limite del debito per un periodo limitato mentre si delineano i dettagli di un eventuale accordo, che potrebbe poi portare a una sospensione del limite del debito almeno fino a fine 2024, dopo le elezioni.
– Dalla Fed, Waller (Board Fed) ha detto che il cambiamento climatico “è reale”, ma non rappresenta un rischio significativo per la stabilità finanziaria.
A suo avviso l’obiettivo della Fed deve essere il rafforzamento del sistema finanziario in modo che sia in grado di sopportare le conseguenze di vari tipi di rischio. Bullard (St Louis Fed) ha detto che l’inflazione è ancora molto elevata e a suo avviso i tassi dovrebbero essere portati su un livello più alto per riportarla verso il 2%.
Il suo scenario prevede rallentamento dell’economia, non una recessione.
– I dati del bilancio della Fed al 10 maggio hanno mostrato un aumento di 11,3 mld dei fondi di emergenza richiesti dalle banche, di cui 3,9 mld richiesti alla finestra di sconto e 7,3 mld erogati attraverso il Bank Term Funding Program istituito di recente.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro è risalito ieri, favorito da un temporaneo aumento della risk aversion su nuovi segnali di indebolimento della crescita cinese e quindi del ciclo globale, da dati USA che hanno mostrato un aumento contenuto dei sussidi di disoccupazione e una decelerazione marginale dei prezzi alla produzione, non tali pertanto da corroborare uno scenario di avvio anticipato dei tali dei tassi Fed, e dal rinvio dell’incontro sul limite del debito, che parrebbe motivato dal fatto che si stiano trovando delle aree di possibile compromesso.
Oggi, intanto, l’indice di fiducia delle famiglie è atteso in lieve calo, il che non dovrebbe favorire un ulteriore rafforzamento del dollaro.
Al di là del breve la tendenza di fondo del biglietto verde dovrebbe restare ribassista in prospettiva della futura inversione di policy della Fed.
EUR – L’euro è tornato a scendere ieri, da 1,0997 a 1,0898 EUR/USD, complice sia la generalizzata risalita del dollaro sia la tendenza calante dei rendimenti euro, coerente con attese di mercato che la BCE sia prossima alla chiusura del ciclo di rialzi anche alla luce di dati dell’area risultati ultimamente un po’ più deboli delle attese.
Dovrebbe comunque trattarsi di una cedevolezza transitoria, che non compromette lo scenario di successiva risalita sopra quota 1,10 EUR/USD al procedere dei rialzi BCE e in vista della successiva svolta Fed.
GBP – La sterlina si è rafforzata ieri sull’esito della riunione BoE sia contro dollaro sia contro euro, ma di poco e soprattutto solo brevemente, perché poi ha corretto anch’essa sul generalizzato rafforzamento del dollaro, scendendo sia contro dollaro da 1,2640 a 1,2495 GBP/USD sia contro euro da 0,8660 a 0,8734 EUR/GBP.
In entrambi i casi sta comunque già risalendo oggi.
L’esito della riunione BoE può infatti essere interpretato come moderatamente favorevole alla sterlina, perché la revisione migliorativa dello scenario macro prospetta ulteriore restrizione monetaria nel breve, comunque contenuta, e sposta in avanti il timing atteso dell’inversione di policy, dopo la Fed ma prima della BCE.
Rivediamo pertanto marginalmente al rialzo il profilo atteso della sterlina rispetto al dollaro, mantenendo una previsione di rafforzamento, ma leggermente inferiore a quello atteso per l’euro.
Le nuove previsioni per il cambio contro dollaro sono 1,25-1,26-1,27-1,28 GBP/USD a 1m-3m-6m-12m (precedenti: 1,24- 1,25-1,26-1,27 GBP/USD) e per il cambio contro euro 0,88-0,88-0,89-0,89 EUR/GBP a 1m-3m-6m12m (precedenti: 0,89-0,89-0,89-0,90 EUR/GBP).
JPY – Anche lo yen si è indebolito sul generalizzato rafforzamento del dollaro da 133 a 134 USD/JPY, e nel breve potrebbe ritrovarsi ancora sulla difensiva soprattutto fintantoché dalla BoJ non giungono segnali di modifica dell’assetto di policy in direzione meno espansiva.
Complice il temporaneo aumento della risk aversion l’arretramento è stato comunque inferiore a quello dell’euro, rispetto al quale infatti ieri lo yen si è rafforzato ulteriormente da 147 a 146 EUR/JPY.
PREVISIONI:
FRANCIA – Oggi la seconda lettura dovrebbe confermare che in aprile i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,7% m/m sull’indice armonizzato e dello 0,6% m/m su quello nazionale.
L’inflazione dovrebbe essere confermata in salita di due decimi, al 6,9% a/a sull’IPCA e al 5,9% a/a sulla misura domestica.
La crescita tendenziale dei prezzi dovrebbe moderare al 2,6% (sull’indice nazionale) a fine 2023.
SPAGNA – Anche la seconda lettura dell’inflazione di aprile in Spagna dovrebbe confermare la riaccelerazione vista nella stima preliminare, a 3,8% a/a sull’IPCA da 3,1% di marzo.
STATI UNITI – Oggi la fiducia dei consumatori rilevata dalla University of Michigan a maggio (prel.) dovrebbe correggere a 62 da 63,5 di aprile, sulla scia di una contrazione delle aspettative.
Le aspettative di inflazione a 1 anno dovrebbero mantenersi sul livello elevato registrato ad aprile, 4,9% (massimo da settembre), per via del rialzo del prezzo della benzina.