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13 Aprile 2023 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Poco fa la stima finale dei prezzi al consumo di marzo ha confermato la crescita di +0,8% m/m sulla misura nazionale e di +1,1% su quella armonizzata; la tendenza annua è stata confermata in calo al 7,4% a/a dall’8,7% sul CPI e al 7,8% a/a dal 9,3% sull’IPCA.
Nel nostro scenario previsivo l’inflazione headline armonizzata dovrebbe continuare a calare nei prossimi mesi fino a raggiungere il 2,4% a fine anno.
L’inflazione al netto di alimentari ed energia è al contrario salita di un decimo al 5,8% a/a.

STATI UNITI – Ieri, il CPI di marzo ha mostrato un aumento di 0,1% m/m (5% a/a, dal picco di 9,1% a/a a giugno), dopo 0,4% m/m del mese precedente.
L’energia ha registrato una flessione di -3,5% m/m (-6,4% a/a), mentre per gli alimentari, la variazione è stata nulla, con un calo di -0,3% m/m per gli alimentari consumati a casa, e un rialzo della ristorazione ancora solido, e preoccupante per il sentiero dei prezzi (0,6% m/m, 8,4% a/a).
L’indice core ha registrato una variazione di 0,4% m/m, dopo 0,45% m/m a febbraio, segnalando una stabilizzazione dei rialzi intorno a 0,4% m/m da inizio 2023.
La variazione tendenziale, a 5,6% a/a (da 5,5% a/a di febbraio) indica persistenza dell’inflazione su livelli elevati e conferma l’interruzione del trend verso il basso visto nella seconda metà del 2022.
La dinamica mensile core nei prossimi mesi potrà rallentare ulteriormente per via della svolta attesa nel comparto “pesante” dell’abitazione.
Tuttavia, i prezzi dei servizi core ex-abitazione, legati all’andamento dei salari e dell’eccesso di domanda di lavoro, non danno segni di ritracciamento e si mantengono su un trend non coerente con un rallentamento dell’inflazione.
Le informazioni sui prezzi non riducono i timori sull’inflazione e lasceranno il FOMC in una situazione difficile alla riunione di inizio maggio, quando si dovranno bilanciare i rischi di restrizione del credito bancario ancora incerta, con quelli di un’inflazione core persistente.

CINA – I dati in dollari relativi al commercio estero di marzo sono stati superiori alle attese di consenso.
Le esportazioni, dopo un calo di -1,3% a/a in febbraio, sono balzate del 14,8% a/a (consenso Bloomberg: -7,1% a/a), spinte soprattutto dalla dinamica sostenuta dell’export verso l’area ASEAN-6 (+36,5% a/a), mentre quella verso gli altri maggiori partner commerciali è rimasta negativa in termini tendenziali seppur in miglioramento dai minimi di fine anno.
Notevole anche il balzo delle esportazioni verso la Russia (+136,4% a/a), che in marzo hanno di poco superato i 9 miliardi di dollari (Germania: 9,4 miliardi).
Il miglioramento dell’export potrebbe però non essere duraturo e riflettere in gran parte la continua normalizzazione della capacità logistica dopo le vacanze per il Capodanno cinese.
Le importazioni sono scese di -1,4% a/a in marzo (consenso Bloomberg: -6,4% a/a), dopo un aumento del 4,2% a/a in febbraio, registrando un rallentamento dell’import da area euro 3 (Italia, Francia, Germania) e Stati Uniti, e viceversa un calo dall’area ASEAN-6 e in particolare dal Giappone (-12,3% a/a).
I pochi dati disponibili evidenziano in marzo un aumento in volume delle importazioni di materie prime (petrolio, ferro, rame, acciaio), una diminuzione di quelle di cereali e una stabilizzazione dei circuiti integrati.

 

COMMENTI:                                  

BCE – Il mercato monetario continua a rivedere al rialzo le attese di rialzo dei tassi overnight: ormai ci sono 80pb prezzati entro settembre, e la probabilità implicita di un rialzo di 50pb il 4 maggio è salita al 36%.
Le dichiarazioni dei membri del consiglio direttivo BCE sono state abbastanza concordi nell’indicare che la restrizione monetaria continuerà, e con il recedere delle turbolenze finanziarie è riemersa la divisione tra chi vorrebbe muovere di 50pb (Holzmann, ieri) e chi ritiene opportuno procedere con maggiore cautela (Villeroy de Galhau).
Riteniamo che la seconda posizione prevarrà alla prossima riunione.

STATI UNITI – I verbali della riunione del FOMC di marzo confermano la presenza di opinioni diverse all’interno del Comitato riguardo ai rischi per lo scenario e la preoccupazione per l’aumento dell’incertezza dopo la crisi bancaria.
La convergenza verso il rialzo di 25pb è avvenuta da due alternative opposte, considerate da due gruppi di partecipanti (tassi fermi o rialzo di 50pb) e si è coagulata bilanciando la necessità di continuare a combattere l’inflazione e quella di valutare le ricadute della crisi bancaria.
Alla prossima riunione, l’incertezza sarà ancora elevata, con un modesto bias per un ultimo rialzo.
Ma, come a marzo, anche a maggio la decisione resterà incerta fino all’ultimo e verrà presa dopo una discussione prolungata.
Daly (San Francisco Fed) ieri ha sottolineato che l’inflazione è ancora elevata e la Fed “ha ancora lavoro da fare”, ma ha indicato che le prossime decisioni dovranno essere “calibrate da tutti i dati” in modo “prudente”.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ieri ed è in calo anche oggi, vicino ai minimi d’inizi febbraio, per via dei dati di inflazione che hanno mostrato un calo superiore alle attese, spingendo al ribasso i rendimenti, anche se il seppur lieve aumento della componente core indica che le pressioni rialziste rimangono ancora elevate.
I verbali del FOMC mostrano divisione all’interno della Fed a causa dell’incertezza sugli effetti delle crisi bancarie che potrebbero determinare una restrizione del credito tale da compensare l’impatto restrittivo di un ulteriore rialzo dei tassi.
La decisione di maggio, tra tassi fermi e un altro rialzo di 25 pb, sarà pertanto molto difficile.
Il dollaro, nel frattempo, resterà reattivo ai dati, in modo pressoché simmetrico, e all’evoluzione delle condizioni del settore bancario.
Oggi i sussidi di disoccupazione sono attesi in lieve aumento e i prezzi alla produzione in ampio calo: in tal caso il dollaro dovrebbe continuare a indebolirsi, tendenza che anche di fronte ad eventuali sorprese positive dai dati dovrebbe confermarsi quella di fondo.

EURL’euro si è apprezzato risalendo da 1,09 a 1,10 EUR/USD riavvicinando qui i massimi d’inizio febbraio sul restringersi dei differenziali di rendimento dopo i dati di inflazione USA.
A meno di sorprese positive dai dati USA la tendenza dell’euro dovrebbe mantenersi rialzista, ma l’upside dovrebbe essere contenuto in vista della possibilità che la BCE adotti un atteggiamento più prudente nei rialzi dei tassi, passando probabilmente già a maggio ad un rialzo non più di 50 pb ma di soli 25 pb, come indicherebbero sia i discorsi BCE recenti sia una notizia pubblicata questa mattina da Reuters che riporta fonti secondo le quali il consenso interno si starebbe spostando a favore di un rialzo di 25 pb.
I rischi nel breve sono comunque leggermente sbilanciati verso l’alto, ovvero a favore di una temporanea accelerazione rialzista dell’euro qualora la Fed decidesse di non alzare i tassi a maggio chiudendo qui il ciclo di rialzi.

GBPAnche la sterlina si è rafforzata contro dollaro sui dati di inflazione USA da 1,23 a 1,25 GBP/USD, ma un po’ meno dell’euro rispetto al quale si è infatti indebolita da 0,87 a 0,88 EUR/GBP, per via della prospettiva che nel breve la BoE alzi i tassi meno della BCE.
La valuta britannica può rafforzarsi ancora di riflesso al generalizzato indebolimento atteso del dollaro in assenza di sorprese positive dai dati USA, ma nell’incertezza sulla prossima mossa della BoE a maggio (tassi fermi o ultimo rialzo di 25 pb) l’upside della sterlina dovrebbe rimanere inferiore a quello dell’euro.
In programma oggi un discorso di Pill, da seguire per eventuali indicazioni sulle prospettive dei tassi BoE alla riunione di maggio.

JPYAnche lo yen si è rafforzato contro dollaro da 134 a 132 USD/JPY sul calo dei rendimenti a lunga USA dopo i dati di inflazione statunitensi, ma nel breve, in attesa che si chiarisca lo scenario sui tassi Fed la possibilità che i rendimenti risalgano parzialmente lascia ancora lo yen esposto a nuovi temporanei cedimenti.
Contro euro, invece, lo yen si mantiene in calo da 145 a 146 EUR/JPY per via del maggior rafforzamento dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Oggi la produzione industriale potrebbe mostrare un rimbalzo solo parziale a febbraio (0,2% m/m) dopo il calo di -0,7% visto nel primo mese dell’anno: i settori ad alta intensità di energia dovrebbero cominciare a beneficiare della flessione delle quotazioni del gas naturale; le indagini relative al settore manifatturiero hanno mostrato ampi segnali di normalizzazione dal lato dell’offerta, visibili nella riduzione sia dei prezzi degli input che delle carenze di materiali.

AREA EURO – La produzione industriale dovrebbe mostrare una accelerazione a febbraio, stimiamo a 1,5% m/m (1,9% a/a) da un precedente 0,7% m/m; trainante nel mese è stato il forte incremento registrato in Germania (2,1% m/m).