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3 Aprile 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – A marzo l’inflazione calcolata sull’indice nazionale è scesa al 7,7% dal 9,1% di febbraio (+0,3% m/m), quella armonizzata è calata all’8,2% dal 9,8% (+0,8% m/m).
Il marcato rallentamento tendenziale è imputabile prevalentemente alla componente energetica (da 28,2% a 10,8% a/a; -8,9% m/m), spinta al ribasso dai prezzi del gas e dell’energia elettrica.
I listini alimentari sono rimasti stabili a 12,9% a/a (+0,9% m/m), con una accelerazione degli alimentari freschi (da 8,7% a 9,3%; +1,2% m/m) spiazzata da un lieve rallentamento di quelli lavorati (da 15,5% a 15,3%; +0,7% m/m); continua l’accelerazione tendenziale per i servizi (da +4,4% a +4,5%), spinti dai servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona e dai servizi di alloggio.
Di conseguenza, l’inflazione al netto di energetici e alimentari freschi ha registrato un’ulteriore salita, da 6,3% a 6,4% a/a.
Riteniamo che la discesa dell’inflazione possa continuare nei prossimi mesi spinta dagli effetti base sull’energia; stimiamo una media annua al 5,7% sull’IPCA e al 5,2% sul NIC nel 2023.
Come altrove nell’Eurozona, i rischi sono concentrati sulla componente core.

AREA EURO
– Venerdì nell’area euro l’inflazione ha sorpreso al ribasso in marzo, calando al 6,9% da 8,5% di febbraio (+0,9% m/m), ben al di sotto delle attese (consenso: 7,3%). Di contro, l’inflazione al netto di energetici e alimentari freschi è salita al 7,5% dal 7,4% (+1,2% m/m).
L’aumento congiunturale di marzo è trainato dai beni industriali non energetici (+2,4% m/m) e dagli alimentari (+1,3% m/m), spinti al rialzo dagli alimentari freschi (+1,9% m/m); sono cresciuti anche i servizi (+0,6% m/m).
Viceversa, è calata come atteso l’energia (-2,2% m/m; -0,9% a/a da 13,7% di febbraio), per via sia di effetti base che della caduta del prezzo del gas; all’energia è imputabile interamente il rallentamento dell’inflazione tendenziale.
Su base annua restano su un trend di crescita i servizi (5% da 4,8%), mentre iniziano a rallentare i beni industriali non energetici (6,6% da 6,8% precedente): tale trend è atteso proseguire nei prossimi mesi sulla scia delle minori difficoltà di approvvigionamento.
In prospettiva pensiamo che in aprile l’inflazione possa riaccelerare lievemente, prima di tornare a calare da maggio e attestarsi a 1,8% a fine anno.
La componente “core” invece potrebbe toccare un picco ad aprile, e rimanere elevata nel 1° semestre (con una media del 7,3%), per poi scendere più rapidamente solo nella seconda parte dell’anno arrivando a toccare il 3,5% a dicembre.
– Sempre nell’Eurozona il tasso di disoccupazione di febbraio è rimasto invariato al minimo storico di 6,6%, dopo che il dato del mese precedente è stato rivisto al ribasso di un decimo.
Nel mese le persone in cerca di occupazione sono calate di 59 mila unità, la flessione più ampia dallo scorso maggio.
Nonostante il rallentamento ciclico il mercato del lavoro resta in buona salute: i più recenti indici PMI hanno evidenziato una riaccelerazione delle assunzioni a marzo e anche le indagini della Commissione Europea sono rimaste espansive

FRANCIA – L’inflazione calcolata sull’indice nazionale è scesa al 5,6% dal 6,3% di febbraio (+0,8% m/m), quella armonizzata è calata al 6,6% dal 7,3% (+0,9% m/m) per effetto del rallentamento dei prezzi sulla componente energetica.

GERMANIA – Il tasso di disoccupazione è salito a 5,6% a marzo da 5,5% precedente, sulla scia sia dell’impatto ritardato del rallentamento ciclico che dell’ulteriore afflusso di rifugiati dall’Ucraina.
Le indagini sono ancora coerenti con una modesta crescita dell’occupazione: nel nostro scenario centrale l’aumento del tasso dei senza-lavoro nel corso del 2023 potrebbe risultare complessivamente contenuto.

STATI UNITI – La spesa personale di febbraio è aumentata di solo 0,2% m/m in termini nominali (-0,1% m/m in termini reali), ma il dato di gennaio è stato rivisto verso l’alto a 1,5% m/m, con indicazioni di netta riaccelerazione dei consumi nel 1° trimestre.
Il reddito personale è in rialzo di 0,3% m/m e il tasso di risparmio prosegue sul trend verso l’alto, a 4,6% da 4,4% di gennaio e 2,7% di metà 2022.
Il deflatore dei consumi core di febbraio ha segnato un rallentamento della dinamica mensile, a 0,3% m/m. La variazione mensile è stata frenata dal calo delle tariffe aeree, che ha contribuito al rallentamento della inflazione dei servizi core ex-abitazione, probabilmente transitorio.
Su base annua, il deflatore core è in rialzo di 4,6% da 4,7% di gennaio.
La stima nowcasting della Cleveland Fed per il deflatore core e il CPI core di marzo vede aumenti di 0,4% m/m e 0,5% m/m.

GIAPPONE – L’indice Tankan per le grandi imprese manifatturiere a marzo è calato per la quinta volta consecutiva, scendendo a 1 da 7 di dicembre, toccando il minimo da fine 2020, con una previsione di marginale miglioramento a 3 nel prossimo trimestre.
La debolezza è diffusa alla maggior parte dei settori, e più marcata per le imprese piccole e medie. Le imprese riportano preoccupazione per il rallentamento della crescita globale e le persistenti pressioni sui prezzi delle materie prime.
Per le grandi imprese non manifatturiere, invece, come atteso, l’indagine continua a segnalare rapida espansione, con l’indice per le grandi imprese a 20, da 19, spinta dagli effetti della fine dell’emergenza Covid.
Le aspettative sono di moderazione della crescita, con l’indice di previsione per giugno a 15.
Le imprese prevedono l’inflazione al di sopra del 2% su tutto l’orizzonte previsivo (2,8% a 1 anno, 2,3% a 3 anni e 2,1% a 5 anni).

CINA – L’indice PMI manifatturiero rilevato da Caixin è sceso da 51,6 in febbraio a 50 in marzo, molto più delle attese (consenso Bloomberg: 51,4), segnalando un minor ritmo di espansione dell’attività economica in marzo rispetto a febbraio.
Tutte le componenti sono scese ad eccezione delle scorte, che hanno registrato un marginale aumento pur rimanendo in territorio di contrazione.
La maggior spinta al ribasso è venuta dalla discesa della componente dei nuovi ordini (scesi da 52,9 in febbraio a 50,6 in marzo), in particolare degli ordinativi esteri, ritornati a 49 in marzo dopo il balzo a 52,2 in febbraio.
Le imprese hanno segnalato un ridimensionamento del ritmo di espansione della produzione, una contrazione dell’occupazione e minori pressioni inflative soprattutto sui prezzi di vendita.

 

COMMENTI:

STATI UNITI
 – Dalla Fed, Williams (NY Fed) ha ricordato che la politica monetaria agisce con ritardo e quindi ci vorrà tempo per riportare l’inflazione al 2%.
Secondo Williams, lo stress sul sistema bancario determinerà una restrizione delle condizioni del credito, di dimensione e durata ancora incerte, che frenerà la spesa di famiglie e imprese.
Williams prevede un rialzo del tasso di disoccupazione al 4,5% l’anno prossimo.
– Venerdì, i dati settimanali dei bilanci bancari al 22 marzo hanno mostrato un ulteriore calo dei depositi di 126 mld, poco al di sopra dell’afflusso già riportato di circa 100 mld verso i fondi di mercato monetario.
I depositi risultano in calo per le principali 25 istituzioni e in marginale aumento per quelle più piccole, segnalando probabili deflussi dalle banche di media dimensione.
I prestiti alle banche (“borrowings”) sono poco variati (+26 mld), e indicano una stabilizzazione dello stress sulla liquidità.
La settimana precedente, i prestiti alle banche erano balzati di 543 mld, sulla scia del ricorso alla finestra di sconto e alle altre fonti di liquidità di emergenza.
Per ora, quindi, i bilanci bancari sono in linea con una normalizzazione delle condizioni della liquidità per il sistema bancario.
Tuttavia, il trend di riduzione dei depositi rimarrà in atto anche in assenza di crisi, alla luce del differenziale fra i tassi a breve di mercato e quelli pagati sui depositi, mettendo pressione verso il basso sull’offerta di credito nel futuro prevedibile.

GIAPPONE – La BoJ pubblicherà l’aggiornamento dell’Outlook su attività e prezzi a fine aprile, in occasione della prima riunione presieduta dal nuovo governatore Ueda.
È probabile che Ueda mantenga inizialmente la politica monetaria invariata, in attesa di valutare se sarà possibile una graduale normalizzazione della strategia di controllo della curva.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in calo, in linea con il rientro della risk aversion, risalendo però parzialmente nella giornata di venerdì e aprendo al rialzo anche oggi.
La salita di questa notte sui mercati asiatici è dovuta al ri-acuirsi di attese di persistenza delle pressioni inflazionistiche e di una conseguente azione della Fed (rialzo dei tassi) dopo l’annuncio a sorpresa di ieri da parte dei Paesi OPEC+ di ulteriori tagli alla produzione di petrolio che ne hanno fatto già salire le quotazioni.
Intanto, da seguire saranno i dati in uscita questa settimana, ISM oggi e mercoledì ed employment report venerdì, attesi nel complesso moderatamente positivi.
In tal caso il dollaro potrebbe perlomeno riuscire a stabilizzarsi, mentre per rafforzarsi necessiterebbe probabilmente di sorprese favorevoli dai dati.
I rendimenti USA infatti sono parzialmente risaliti nell’ultima settimana, ma questo non ha aiutato il dollaro perché il recupero è ancora limitato e il mercato non è ancora tornato a scontare pienamente un altro rialzo Fed.
In questa fase, comunque, resta ancora centrale l’evoluzione della risk aversion nonché il flusso di notizie sul settore bancario.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata al rialzo da 1,07 a 1,08 EUR/USD, scendendo però nella giornata di venerdì dove inizialmente si era portato fino a 1,09 EUR/USD e aprendo in calo anche oggi (perlopiù di riflesso al recupero del dollaro).
La prospettiva che la BCE alzi i tassi più della Fed supporta la moneta unica ma il mercato sconta ancora un punto di arrivo dei rialzi BCE inferiore a quello precedente le crisi bancarie, contribuendo a frenare l’upside del cambio.
Dai pochi dati dell’area di questi giorni, principalmente la produzione industriale francese e tedesca mercoledì e giovedì, si attendono indicazioni miste.
Il cambio risentirà quindi più dell’evoluzione del sentiment di mercato e dei driver di dollaro.
La tendenza di fondo dovrebbe comunque restare rialzista.

GBP – Similmente all’euro la sterlina si è rafforzata contro dollaro la scorsa settimana da 1,22 a 1,24 GBP/USD, pur rientrando nella giornata di venerdì e aprendo in calo anche oggi – principalmente di riflesso alla dinamica del dollaro.
In assenza di spunti sul fronte domestico in questi giorni la valuta britannica seguirà soprattutto i driver di dollaro e l’evoluzione della risk aversion.
La possibilità che la BoE faccia un ultimo rialzo dei tassi a maggio a fronte di un altro rialzo Fed nello stesso periodo limita l’upside della sterlina rispetto al dollaro, esponendola a nuova debolezza contro euro, rispetto al quale ultimamente si è invece stabilizzata nel range 0,87-0,88 EUR/GBP.

JPYLo yen ha chiuso la settimana passata in calo contro dollaro da 130 a 133 USD/JPY sul rientro della risk aversion e parziale risalita dei rendimenti a lunga USA.
Se il sentiment di mercato non tornerà a peggiorare e i rendimenti USA non riprenderanno a scendere lo yen potrebbe mantenersi ancora sulla difensiva, ma al di là del breve la tendenza di fondo dovrebbe tornare rialzista.
La scorsa settimana lo yen è sceso anche contro euro da 140 a 145 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– Oggi le stime finali degli indici PMI manifatturieri non sono attese registrare revisioni (secondo la lettura preliminare, a marzo l’indice relativo al complesso dell’Eurozona è calato a 47,1 da un precedente 48.5).
I dati nazionali già disponibili, relativi a Francia e Germania, sono compatibili con un calo rispetto a febbraio anche nei Paesi minori.
Per quanto riguarda l’Italia, i recenti progressi dell’indagine Istat sono coerenti con un PMI manifatturiero ancora su livelli espansivi, stimiamo a 50,8 da 52 di febbraio.
– La settimana è piuttosto povera di dati congiunturali.
La produzione industriale di febbraio in Germania e Francia dovrebbe confermare il debole recupero del manifatturiero.
Nello stesso mese, anche gli ordini tedeschi sono attesi mostrare un aumento, seppur lieve.
– Sempre a febbraio, il PPI nell’Eurozona dovrebbe diminuire per il secondo mese in scia al calo dei prezzi dell’energia.

STATI UNITI
– In settimana, verranno pubblicati i principali dati macroeconomici di marzo, che non dovrebbero ancora riflettere in misura significativa gli effetti della turbolenza del settore bancario.
Il focus è ora più concentrato sugli aggiornamenti settimanali dei dati dei bilanci bancari e del bilancio della Fed per valutare i nuovi trend dei depositi presso le banche e dei prestiti dalla Fed.
– Sul fronte macro, a marzo, gli occupati non agricoli sono previsti in aumento di 250 mila, in rallentamento solo marginale rispetto a febbraio.
Il tasso di disoccupazione dovrebbe mantenersi stabile a 3,6%.
– Oggi l’ISM manifatturiero a marzo è previsto in rialzo a 48,1 da 47,7 di febbraio.
Le indagini hanno dato segnali misti, con indicazioni sempre deboli a livello regionale (Empire e Philadelphia Fed), a fronte di un miglioramento per il PMI, sempre sotto 50 ma in ripresa.
Le imprese dovrebbero segnalare miglioramento dal lato dell’offerta, con un’ulteriore riduzione delle strozzature, e indicazioni di contrazione dell’attività sempre diffusa, ma a ritmi più contenuti.
– Le indagini di settore non riportano informazioni sul credito e occorrerà attendere metà aprile per l’aggiornamento dell’indagine della National Federation of Independent Business, con indici specifici relativi alla disponibilità di credito per avere le prime valutazioni delle ricadute della crisi bancaria sull’attività delle imprese.
– La spesa in costruzioni a febbraio dovrebbe essere invariata, dopo -0,1% m/m di gennaio, con un rialzo della componente residenziale controbilanciato dalla debolezza nel comparto non residenziale.