30 Gennaio 2023 – nota economica giornaliera
AREA EURO – Venerdì, i dati BCE su moneta e credito hanno evidenziato in dicembre un netto rallentamento di M3 a 4,1% a/a, dovuto soprattutto alla componente M1 (+0,6% a/a), e del credito. Il credito alle imprese non finanziarie è rallentato da 8,3% a/a a 6,3% a/a, mentre quello alle famiglie è passato da 4,1% a/a a 3,8% a/a.
La brusca frenata di dicembre dipende dalle dinamiche di Italia (-2,6% m/m), Germania (-1,8% m/m) e Paesi Bassi (-4,3% m/m).
STATI UNITI – Venerdì, la spesa personale di dicembre è calata di -0,2% m/m in termini nominali e di -0,3% m/m in termini reali.
La frenata dei consumi reali è dovuta a una contrazione dei beni di -0,9% m/m (-1,6% m/m per i durevoli e -0,4% m/m per i non durevoli) e a una stagnazione dei servizi.
Il reddito personale è cresciuto di 0,2% m/m, spinto dal reddito da lavoro (0,3% m/m).
Il reddito disponibile è in rialzo di 0,3% m/m e di 0,2% m/m, in termini nominali e reali, rispettivamente e il risparmio è in ripresa, a 3,4%.
Il deflatore dei consumi è in aumento di 0,1% m/m (5% a/a), con un calo dei prezzi dei beni (-0,7% m/m) e un incremento di 0,5% m/m per i servizi.
Al netto di alimentari ed energia, la variazione è di 0,3% m/m.
Il focus, in base alle indicazioni di Powell, è sui servizi core al netto dell’abitazione, in rialzo di 0,35% m/m, sulla scia dell’accelerazione delle tariffe aeree.
Le variazioni mensili di ricreazione e ristorazione sono ancora elevate, a 0,5% m/m, ma in rallentamento rispetto a novembre, mentre gli “altri servizi” e la sanità hanno prezzi circa stabili, con indicazioni incoraggianti per il processo disinflazionistico.
COMMENTI:
AREA EURO – La settimana entrante si prospetta ricca di dati ed eventi rilevanti.
Il focus sarà sulla riunione di politica monetaria della BCE, che dovrebbe continuare la fase di rialzi dei tassi con una nuova mossa di 50 punti base.
STATI UNITI
– Oggi non ci sono dati in uscita, ma l’agenda della settimana è fitta di eventi e dati cruciali per lo scenario.
La riunione del FOMC dovrebbe concludersi con un rialzo dei tassi di 25pb, a 4,75%, accompagnato ancora da una retorica hawkish, mirata a convincere il mercato che non è ancora il momento di allentare le condizioni finanziarie.
– Inoltre, Biden e il leader della Camera Mc Carthy, in un incontro fissato per mercoledì, dovrebbero discutere il limite del debito.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata pressoché stabile sui livelli di apertura, ma il test chiave si avrà questa settimana con il FOMC di mercoledì.
La Fed dovrebbe ridurre già in tale occasione, di nuovo, la dimensione dei rialzi dei tassi, da 50 pb a 25 pb, in linea con i segnali di rallentamento della crescita e di allentamento delle pressioni inflazionistiche che anche i dati dei prossimi giorni (occupati ADP mercoledì, ISM manifatturiero giovedì ed employment report venerdì) dovrebbero confermare.
Dato dunque oramai l’effettivo avvicinarsi della chiusura del ciclo di rialzi Fed il dollaro dovrebbe indebolirsi, ma l’entità del calo potrebbe venire ridimensionata dalla retorica Fed.
Questa, infatti, vorrà probabilmente mantenere un atteggiamento cauto, volto sia a far capire che se l’inflazione non dovesse effettivamente scendere sarebbe disposta a stringere di più, sia a prevenire/arginare il formarsi di aspettative troppo affrettate di inversione di policy (ovvero avvio di un ciclo di tagli dei tassi) che comprometterebbe l’efficacia della strategia restrittiva attuata finora.
EUR – Anche l’euro ha chiuso la settimana passata rientrando sui livelli di apertura e restando in range tra 1,08 e 1,09 EUR/USD, dove comunque ha aggiornato i massimi.
E oggi apre in salita in prossimità di tali livelli sul dato di inflazione spagnola e poi anche di fiducia dell’area che hanno sorpreso verso l’alto mostrando incrementi superiori alle attese.
Il banco di prova sarà comunque tra mercoledì, sull’esito del FOMC e giovedì, sull’esito della riunione BCE, che diversamente dalla Fed dovrebbe alzare di nuovo i tassi di 50 pb indicando che è ancora necessario mantenere un approccio deciso per far rientrare l’inflazione.
Il disallineamento tra BCE e Fed dovrebbe favorire un rafforzamento dell’euro, probabilmente verso nuovi massimi già nell’immediato.
L’entità del rafforzamento potrebbe risultare ridimensionata, come detto sopra per il dollaro, per via della retorica Fed.
GBP – Chiusura di settimana all’insegna di una sostanziale stabilizzazione contro dollaro anche per la sterlina tra 1,23 e 1,24 GBP/USD.
Contro euro la dinamica è stata invece più movimentata, ma comunque contenuta nel range 0,87-0,88 EUR/GBP.
Per la valuta britannica cruciale sarà, insieme alle riunioni di Fed e BCE, anche quella della BoE (giovedì, poco prima della BCE), non solo per la decisione sui tassi ma anche per le nuove previsioni di crescita e inflazione contenute nel MPR aggiornato.
Analogamente alla BCE anche la BoE dovrebbe alzare i tassi ancora di 50pb, ma i rischi sono leggermente verso il basso, perché alla luce del Budget d’Autunno (novembre) la BoE potrebbe rivedere leggermente verso il basso la previsione di inflazione nel breve, leggermente verso l’alto quella di crescita a un anno, ma leggermente verso il basso quella di crescita a tre anni, aprendo a un sentiero di rialzi dei tassi nei prossimi mesi più blando rispetto a quanto ci si potesse aspettare fin a un apio di mesi fa.
La sterlina dovrebbe pertanto rafforzarsi contro dollaro (a meno di sorprese verso il basso sui tassi), ma meno dell’euro.
JPY – Anche lo yen ha chiuso la settimana passata rientrando sui livelli di apertura contro dollaro tra 129 e 130 USD/JPY.
Spunti più direzionali dovrebbero aversi nei prossimi giorni, quando lo yen dovrebbe tornare a rafforzarsi contro dollaro sull’esito del FOMC anche per via del calo atteso dei rendimenti a lunga USA, ma se la retorica Fed potrebbe attenuare la reazione dei rendimenti e del cambio.
Anche contro euro lo yen ha chiuso circa stabile tra 140 e 141 EUR/JPY, ma nei prossimi giorni rileverà molto anche l’esito della riunione BCE, che, dato il disallineamento con la Fed, potrebbe mettere lo yen sulla difensiva rispetto all’euro.
PREVISIONI:
AREA EURO
– Le rilevazioni sui prezzi al consumo di gennaio dovrebbero mostrare una riaccelerazione dell’inflazione in Germania ed in Francia a fronte di un possibile rallentamento in Italia, Spagna e nel complesso dell’Eurozona.
– I dati preliminari sul PIL nel 4° trimestre 2022 sono attesi registrare una modesta contrazione in Italia, Francia, Belgio ed Eurozona.
Il PIL della Germania, che sarà pubblicato stamane, dovrebbe risultare invariato su base congiunturale.
– L’indice ESI (in calendario oggi) e le stime finali dei PMI completeranno la tornata di indagini di fiducia di gennaio, confermando il trend di recupero del morale di famiglie e imprese.
– Infine, saranno pubblicate le rilevazioni di dicembre relative a produzione industriale e spese private in Francia, nonché i dati sulla disoccupazione in Italia e nel complesso dell’Eurozona.
STATI UNITI
– Sul fronte dei dati, i segnali saranno omogeneamente negativi.
Gli occupati non agricoli di gennaio dovrebbero mostrare ulteriore rallentamento della crescita, unito a un marginale rialzo del tasso di disoccupazione.
– Le indagini ISM di gennaio sono previste sempre in territorio recessivo, con indicazioni di debolezza della domanda e riduzione delle pressioni sui prezzi.
– Anche la fiducia dei consumatori di gennaio e la spesa in costruzioni di dicembre sono previste in calo.