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26 Gennaio 2023 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Ieri l’indice IFO ha segnato, a gennaio, il quarto rialzo consecutivo, attestandosi a 90,2 dal precedente 88,6.
L’incremento è stato trainato dal miglioramento delle aspettative (a 86,4 da 83,2 di dicembre), mentre la valutazione sulla situazione corrente registra una lieve flessione a 94,1 da 94,4.
Sia l’indice sintetico che gli indicatori su situazione corrente e attese sono al di sopra dei livelli medi di fine 2022, ma ancora ben al di sotto della media di lungo termine.
Il PIL tedesco potrebbe risultare stagnante a fine 2022 e in lieve contrazione nel 1° trimestre (trainato al ribasso dai consumi); la ripresa successiva sarà lenta.

 

COMMENTI:

GIAPPONE – I verbali preliminari della riunione della BoJ di gennaio affermano che, in base allo scenario dei prezzi, è importante che “prosegua l’allentamento monetario per supportare l’economia e fornire un contesto favorevole perché le imprese possano aumentare i salari”.
Pertanto, secondo la BoJ è necessario continuare con il controllo della curva, dato che ci vorrà tempo per raggiungere l’obiettivo dell’inflazione al 2%.
La BoJ nota che è essenziale “spiegare questo punto e continuare con le operazioni di mercato appropriate”.
La BoJ quindi si mantiene ferma nella volontà di non modificare la politica monetaria, ma il riferimento alla dinamica salariale conferma il ruolo cruciale dei negoziati per il rinnovo dei contratti (Shunto) attualmente in corso.
Le discussioni in corso puntano ad aumenti superiori a quelli tipici del passato, e dovrebbero concludersi ad aprile.
Incrementi significativi potrebbero fornire una giustificazione per eventuali modifiche alla politica monetaria dopo aprile, quando si insedierà il nuovo governatore, alla scadenza del mandato di Kuroda.

CANADA – Ieri la Banca del Canada ha alzato come atteso di 25 punti base i tassi ufficiali, portandoli a 4,5% (un massimo da 15 anni).
Il governatore Macklem ha affermato che i recenti sviluppi hanno rafforzato la fiducia in una svolta dell’inflazione, e che la banca centrale si prenderà una pausa, sia pur “condizionata”, per verificare gli effetti della stretta monetaria su domanda, mercato del lavoro e dinamiche dei prezzi.
Si tratta della prima banca centrale, tra quelle dei Paesi sviluppati, ad annunciare una interruzione, almeno temporanea, del ciclo restrittivo.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è sceso ulteriormente, aggiornando i minimi questa mattina, al consolidarsi di attese che si stia avvicinando la chiusura del ciclo di rialzi Fed.
Le indicazioni di deterioramento del quadro di crescita USA emergono sia dai dati (oggi il PIL del 4° trimestre dovrebbe offrire un’altra conferma in tal senso, così come i dati sulle vendite di case) sia dalle trimestrali ancora più recenti. In attesa del FOMC della prossima settimana il dollaro dovrebbe mantenersi in calo.

EURSimmetricamente l’euro si è rafforzato ulteriormente aggiornando i massimi in area 1,09 EUR/USD, anche se lo slancio rialzista si sta attenuando in quanto i rendimenti euro faticano a divergere da quelli USA, nel dubbio che al di là del breve (ovvero dopo la riunione di giovedì prossimo dove invece le attese sono per un altro rialzo di 50 pb) anche la BCE, come la Fed, possa ridurre la dimensione dei rialzi dei tassi.
La tendenza rialzista di fondo dovrebbe però restare intatta, perché il sentiero di policy della BCE dovrebbe comunque marcare un disallineamento rispetto alla Fed nel corso dell’anno.

GBPAnche la sterlina ha consolidato contro dollaro da 1,22 a 1,24 GBP/USD sul generalizzato indebolimento del biglietto verde, recuperando anche contro euro da 0,88 a 0,87 EUR/GBP.
Questa mattina è in lieve arretramento, ma in vista delle riunioni Fed, BoE e BCE della prossima settimana, la tendenza di fondo dovrebbe mantenersi al rialzo contro dollaro, ma meno rispetto all’euro in prospettiva di rialzi BoE nei prossimi mesi superiori alla Fed ma inferiori alla BCE.

JPYLo yen ha consolidato contro dollaro da 130 a 129 USD/JPY sulla tendenza di fondo dei rendimenti a lunga USA, che resta in calo, ma questa mattina sta cedendo leggermente.
I verbali preliminari dell’ultima riunione BoJ riportano infatti che è necessario mantenere un assetto di policy espansivo per supportare l’economia e favorire il raggiungimento del target di inflazione, il che frena l’upside dello yen.
I verbali fanno tuttavia anche riferimento alla dinamica dei salari a indicare che se prossimamente le pressioni rialziste su questo fronte dovessero iniziare finalmente ad aumentare, potrebbe crearsi spazio per una revisione della politica monetaria in senso meno espansivo, il che favorirebbe invece un ulteriore rafforzamento dello yen rispetto a quello che già ci attendiamo in funzione del calo atteso dei rendimenti a lunga USA.
Lo yen si è rafforzato anche contro euro ieri da 142 a 140 EUR/JPY, ma sta facendo marcia indietro questa mattina.

CADIl dollaro canadese si è indebolito ieri sull’esito della riunione della Bank of Canada, sia rispetto al dollaro USA da 1,33 a 1,34 USD/CAD sia contro euro da 1,45 a 1,46 EUR/CAD.
La BoC, infatti, pur alzando i tassi come da attese, di soli 25 pb, a 4,50%, ha indicato che dopo questa mossa il ciclo di rialzi dei tassi dovrebbe potersi considerare concluso se l’economia si evolverà in linea con le previsioni del MPR pubblicato ieri.
La BoC si aspetta infatti che la crescita canadese rallenti ampiamente quest’anno, anche per effetto della restrizione monetaria attuata (profilo di crescita contenuto nel MPR: 3,6% nel 2022, 1,0% nel 2023 e 1,8% nel 2024), e che anche l’inflazione scenda significativamente nel 2023, al punto che ha rivisto al ribasso la previsione di inflazione quest’anno rispetto al precedente MPR di ottobre (nuovo profilo di inflazione a 6,8% nel 2022, 3,6% nel 2023 e 2,3% nel 2024; profilo precedente a 6,9% nel 2022, 4,1% nel 2023 e 2,2% nel 2024).
La BoC ha comunque aggiunto che qualora il quadro di inflazione dovesse tornare a peggiorare, alzerebbe ancora i tassi.
Il dollaro canadese dovrebbe comunque tornare a rafforzarsi rispetto al dollaro USA in corso d’anno in prospettiva di una svolta Fed, ma probabilmente in misura contenuta per via dell’elevata correlazione tra il ciclo economico canadese e quello statunitense, a meno di una dinamica particolarmente favorevole delle quotazioni petrolifere (ipotesi che attualmente non è quella del nostro scenario centrale).

 

PREVISIONI:

ITALIA – Oggi le indagini di fiducia di famiglie e imprese di gennaio potrebbero registrare un recupero del morale manifatturiero dopo il calo di fine 2022, a fronte di una possibile lieve correzione tra i consumatori. Nella manifattura vediamo un rimbalzo a 101,9 da 101,4 guidato dai minori rischi sul fronte energetico, in un contesto di domanda che rimane però in rallentamento.
Dopo aver toccato un minimo in ottobre, il morale dei consumatori ha beneficiato del ridimensionamento delle aspettative d’inflazione, giunte a dicembre in territorio negativo per la prima volta da un anno e mezzo; tuttavia, i rincari di gennaio su carburanti, tabacchi e trasporti potrebbero favorire una correzione a 102,3 dopo il balzo a 102,5 registrato a dicembre.
Nel complesso, le indagini dovrebbero rimanere al di sotto della media storica, su livelli ancora coerenti con una contrazione del PIL a inizio 2023.

STATI UNITI
 – Oggi la stima advance del PIL del 4° trimestre dovrebbe mostrare una variazione di 2,5% t/t ann., dopo 3,2% t/t ann. dell’estate, con un modesto rallentamento dei consumi, investimenti fissi non residenziali ancora in espansione e persistente ampia contrazione degli investimenti residenziali.
Le scorte dovrebbero contribuire positivamente alla crescita complessiva.
– Gli ordini di beni durevoli di dicembre (prel.) sono attesi in rialzo di 2,5% m/m dopo -2,1% m/m di novembre.
– Le vendite di case nuove a dicembre sono previste in ulteriore calo, a 600 mila da 640 mila di novembre.
Fra maggio e novembre 2022 le vendite hanno oscillato in un intervallo compreso fra 540 e 640 mila, mentre altri indicatori, come la fiducia dei costruttori di case e le domande di nuovi mutui per l’acquisto, si sono mantenuti su trend ininterrottamente negativi, con indicazioni ancora recessive per il settore.