14 Novembre
In Focus & Approfondimenti, Focus Economia (a cura di Intesa SanPaolo)
Area euro: produzione industriale in crescita anche a settembre ma le prospettive restano deboli
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a cura di Andrea Volpi
ABSTRACT
A settembre la produzione industriale nel complesso dell’Eurozona è cresciuta di 0,9% m/m (4,9% a/a), in salita per il secondo mese dopo il 2% m/m di agosto (rivisto al rialzo da un precedente 1,5% m/m), progressi che però riportano l’output solo sui livelli di giugno.
Nel 3° trimestre l’industria al netto delle costruzioni è cresciuta dello 0,5% t/t.
Tra le principali economie la produzione è salita solo in Germania (0,8% m/m) mentre è calata in Francia (-0,7% m/m), Italia (-1,8% m/m) e Spagna (-0,4% m/m).
L’output è rimbalzato anche in Belgio (7,1% m/m) e Olanda (1,6% m/m) dopo le pesanti flessioni del mese precedente ma il dato relativo al complesso dell’Eurozona è stato sostenuto soprattutto dalla volatile rilevazione irlandese (11,9% m/m) al netto di cui la produzione sarebbe risultata sostanzialmente stagnante.
A trainare il rialzo sono stati i beni strumentali (1,5% m/m), che però erano calati molto a luglio e ora si trovano solo marginalmente al di sopra dei livelli di fine primavera, e i beni di consumo non durevoli (3,6% m/m).
L’output è invece diminuito negli altri comparti: beni intermedi (-0,9% m/m), di consumo durevoli (-0,9% m/m) e l’energia (-1,1% m/m).
Su base settoriale non sorprende che, come già successo ad agosto, nonostante il progresso registrato nel complesso dell’industria, la produzione nei comparti più energivori (chimica, metallurgia, lavorazione dei minerali non metalliferi, raffinazione, carta e stampa) sia calata per il quinto mese.
Il maggior dinamismo è stato invece registrato nei settori a maggiore intensità di semiconduttori (come l’elettronica e l’auto) sull’onda dell’attenuamento delle strozzature all’offerta.
I dati positivi relativi ad agosto e settembre lasciano un’eredità statistica piuttosto favorevole sul 4° trimestre (nel caso di una stagnazione nei tre mesi successivi l’output risulterebbe in espansione di oltre l’1% t/t) ma riteniamo che tra l’autunno e l’inverno l’industria dovrebbe contribuire negativamente alla crescita del valore aggiunto per restare fiacca anche nel resto del 2023 sull’onda dell’atteso rallentamento del ciclo globale.
La recente evoluzione dei prezzi energetici si è rivelata più favorevole rispetto al previsto e la probabilità di uno scenario di razionamento forzato delle forniture di gas si è ridotta.
Tuttavia, i costi dell’energia restano elevati e difficilmente caleranno nei prossimi mesi mentre le indagini congiunturali suggeriscono che, non soltanto nei settori più energivori, il peggio debba ancora arrivare.
In area euro la ripresa, sia nell’industria che nei servizi, sembra essere ormai in esaurimento e una contrazione del PIL nei due trimestri tra fine 2022 e inizio 2023 appare sempre più inevitabile.
Prevediamo una crescita del PIL in media annua al 3,2% nell’anno in corso e allo 0,2% in quello successivo.
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