Stati Uniti – FOMC: 75 pb e sospensione della forward guidance
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a cura di Giovanna Mossetti
ABSTRACT
La riunione del FOMC si è conclusa con un rialzo di 75 pb, votato all’unanimità, l’indicazione di ulteriori rialzi e la sospensione della fase di forward guidance relativamente dettagliata in atto da maggio.
L’inflazione rimane il focus della banca centrale e richiede “continui (ongoing) aumenti” dei fed funds e il messaggio della Fed rimane relativamente hawkish, sempre preoccupato dalla dinamica dei prezzi e dal mercato del lavoro sotto pressione.
Tuttavia, secondo Powell, con i tassi sulla soglia del livello neutrale, “è ora di muoversi riunione per riunione e non offrire il tipo di indicazioni chiare che abbiamo fornito sulla strada verso la neutralità”.
In particolare, Powell ha affermato che, per quanto riguarda settembre, “un altro aumento inusualmente ampio potrebbe essere appropriato, ma non è una decisione che prendiamo ora; è una (decisione) che prenderemo sulla base dei dati che vedremo”.
In sostanza, il FOMC non esclude un’altra mossa da 75 pb, ma lascia la strada aperta a un intervento più contenuto, possibilmente di 50 pb , senza vincolarsi in anticipo.
Il comunicato stampa è poco variato rispetto a giugno.
La valutazione congiunturale ora afferma che “indicatori recenti di spesa e produzione si sono indeboliti”, ma nonostante ciò si rileva di nuovo che l’occupazione è aumentata a un ritmo robusto. Sull’inflazione, le pressioni sui prezzi degli alimentari sono state aggiunte alle preoccupazioni causate da quelli energetici e dalla diffusione di variazioni ampie.
È stato però eliminato il riferimento alle difficoltà sul fronte delle catene globali del valore causate dai lockdown in Cina.
Nella discussione sulla politica monetaria, Powell ha ribadito che nonostante i recenti segnali di rallentamento dell’attività, l’economia è ancora in una fase di eccesso di domanda che richiede una politica monetaria almeno “moderatamente restrittiva”.
Powell ha riconosciuto che “gli aumenti dei tassi sono stati ampi e sono arrivati in fretta”, e che probabilmente non hanno ancora dispiegato completamente i loro effetti sull’economia.
Inoltre, Powell ha reiterato che a suo avviso gli Stati Uniti non sono in recessione, dato che “ci sono troppe aree dell’economia che stanno andando troppo bene”, primo fra tutti il mercato del lavoro.
In conclusione, per ora il FOMC rimane concentrato sulla lotta all’inflazione e ribadisce che vorrà vedere “evidenza convincente che l’inflazione sta rallentando” e che ulteriori rialzi potranno ancora essere inusualmente ampi, ma dipenderanno dai dati in arrivo.
La nostra previsione è che nei prossimi mesi non ci siano i segnali convincenti di rallentamento dell’inflazione richiesti dalla Fed, ma che si estendano le indicazioni di rallentamento della domanda.
Pertanto, manteniamo la previsione di un rialzo di 50 pb a settembre e a novembre, prima di una transizione, attesa per dicembre, a rialzi di 25 pb, con un punto di arrivo intorno a 4% nei primi mesi del 2023.
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