Germania: l’IFO segnala ampi rischi al ribasso per il ciclo nel 2° semestre
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a cura di Andrea Volpi
ABSTRACT
L’indice di fiducia IFO di luglio è sceso a 88,6 da un precedente 92,2, più delle attese di consenso ma in linea con le nostre previsioni, portandosi sui minimi da giugno 2020.
La seconda flessione consecutiva dell’indice è dovuta soprattutto al deterioramento delle aspettative (80,3 da 85,5, la lettura più bassa da aprile 2020) probabilmente penalizzate dall’elevata incertezza legata alle forniture di gas e alle preoccupazioni di tenuta della domanda in un contesto di forte rincaro dei prezzi al consumo.
In calo, seppur in misura più contenuta, anche la valutazione della situazione corrente (97,7 da 99,4) con l’indice che rimane però al di sopra della media di lungo periodo.
Su base settoriale il calo del morale risulta diffuso a tutti i principali settori in un contesto di rallentamento della ripresa non più concentrato alla sola manifattura, che si conferma comunque come il comparto più debole.
L’indice manifatturiero scende infatti a -7,1 da 0 di giugno, con indicazioni di calo della produzione e di rallentamento della domanda, confermando quanto già emerso dagli indici PMI della scorsa settimana.
La flessione più ampia è stata però registrata nei servizi (0,9 da 10,9) e nel commercio al dettaglio (-31,6 da -23) anche in questo caso dovuta soprattutto al crollo delle aspettative, segnale che le imprese iniziano ad anticipare una frenata della domanda una volta esaurita la spinta delle riaperture.
Infine, torna al di sotto della media di lungo periodo anche il morale nelle costruzioni (-17 da -9,7) e nel commercio all’ingrosso (-14,7 da -9,3).
In sintesi, come nel mese di giugno, il calo dell’indice IFO è spiegato soprattutto dal peggioramento delle aspettative a fronte di indicazioni circa la situazione corrente coerenti con un rallentamento dell’economia tra la primavera e l’estate su ritmi di crescita solo modestamente positivi ma non ancora con una contrazione.
L’economia tedesca è tra le più esposte alle importazioni di gas russo, con pesanti conseguenze per la sostenibilità della ripresa nel caso di un razionamento delle forniture.
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