Seguci su twitter

Categorie

14 Giugno 2022 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Questa mattina, la stima finale ha confermato che l’inflazione nazionale a maggio è salita da 7,4% a 7,9% a/a, e quella armonizzata da 7,8% a 8,7%; a guidare il rialzo sono stati i prezzi degli alimentari (11,1% da 8,6% precedente) e dell’energia (38,3%).
In media annua, l’inflazione tedesca dovrebbe assestarsi ben oltre il 7% (sull’indice armonizzato), in un contesto di incertezza molto elevata e rischi al rialzo.

 

COMMENTI:

BCE – I mercati continuano nella fase di “sell off”, condizionati dalla svolta delle politiche monetarie sui due lati dell’Atlantico.
Ieri il rendimento del BTP decennale ha toccato un record dal 2013, e lo spread sul Bund si è portato ai massimi da maggio 2020.
Oggi sono attesi gli interventi di Isabel Schnabel (sul tema, assai dibattuto, della “frammentazione” del mercato) e Klaus Knot, dopo che ieri il governatore della Banca centrale slovacca Peter Kazimir si è espresso a favore di un rialzo da 50 punti base a settembre (dopo quello, oramai pressoché scontato, da 25 pb a luglio).

STATI UNITI – L’ampio movimento verso l’alto dei rendimenti e delle aspettative per il sentiero dei Fed Funds iniziato venerdì dopo la sorpresa verso l’alto del CPI di maggio, ieri ha preso nuovo vigore.
Secondo i dati del CME, questa mattina la probabilità di un rialzo di 75 pb è salita intorno a 95%, da 23,2% di venerdì 10 e 3,9% di una settimana fa.
Il WSJ, generalmente fonte affidabile per cambiamenti inattesi di rotta della Fed, segnala che il FOMCprobabilmente considererà un aumento di 75 pb” alla riunione di domani, nonostante la guidance data fino alla settimana scorsa di variazione di 50 pb.
In assenza del violento movimento di mercato di ieri, il FOMC avrebbe potuto alzare di 50 pb a giugno, segnalando che l’andamento dell’inflazione potrebbe giustificare il passaggio a variazioni più ampie, e preparando un sentiero di rialzi in accelerazione.
Tuttavia, sembra improbabile che una Fed già in ritardo da trimestri possa permettersi di deludere aspettative di mercato tanto diffuse per un intervento da 75 pb a giugno.
Pertanto, prevediamo che domani il FOMC alzi i tassi di 75 pb e segnali ulteriori rialzi della stessa entità almeno alla prossima riunione, ma possibilmente anche oltre, sempre condizionati all’andamento dei dati.
Con un certo ottimismo, un mese fa Powell aveva detto che “ciò che dobbiamo vedere sono prove chiare e convincenti che le pressioni inflazionistiche si stanno attenuando e che l’inflazione sta scendendo. E se non lo vedremo, allora dovremo considerare di muoverci in modo più aggressivo“.
Come segnaliamo da tempo, l’inflazione è radicata e non può rallentare in pochi mesi: la strategia della Fed è superata ora non solo dai dati ma anche dalle preoccupazioni del mercato.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in ampio rialzo, aggiornando i massimi recenti, favorito dall’ulteriore salita dei rendimenti in funzione di attese che a causa dell’inflazione ancora più elevata del previsto la Fed domani possa procedere con un rialzo più ampio, di 75 pb, invece dei 50 pb scontati fino a pochi giorni fa.
Questa mattina dollaro e rendimenti stanno parzialmente ritracciando.
Tale movimento è di natura perlopiù tecnica, ma al di là del breve la maggior probabilità di significativo rallentamento della crescita per effetto di una restrizione Fed più poderosa dovrebbe far arretrare il dollaro.

EUR – L’euro ha aperto la settimana in ampio calo da 1,0519 a 1,0395 EUR/USD, di riflesso al generalizzato rafforzamento del dollaro.
Si tratta di livelli da monitorare con attenzione, in quanto in area 1,03 EUR/USD giacciono supporti chiave che se infranti potrebbero aprire la strada verso la parità.
Oggi l’euro ha già parzialmente recuperato, ma si tratta perlopiù di un ritracciamento tecnico: in vista del FOMC di domani i rischi sono verso il basso.
In programma intanto oggi un discorso di Schnabel sul delicato tema della “frammentazionedel mercato, possibile punto di debolezza della moneta unica.

GBP – Anche la sterlina ha aperto la settimana in calo da 1,23 a 1,21 GBP/USD aggiornando qui i minimi contro dollaro, penalizzata non solo dal generalizzato rafforzamento del biglietto verde ma anche da dati domestici più deboli delle attese (produzione industriale e PIL mensile) e dalla presentazione di una proposta di legge che apporterebbe modifiche al protocollo nordirlandese, riaccendendo la polemica con l’UE.
La sterlina si è infatti indebolita anche contro euro da 0,85 a 0,86 EUR/GBP.
In vista del FOMC e in attesa della riunione BoE di giovedì potrebbe ritrovarsi ancora sulla difensiva, soprattutto contro dollaro.

JPYLo yen ha aperto la settimana aggiornando i minimi contro dollaro a 135,17 USD/JPY sulla salita dei rendimenti a lunga USA, e resta esposto a nuova debolezza se tali rendimenti saliranno ulteriormente.
Contro euro si è rafforzato da 141 a 139 EUR/JPY per via del calo dell’EUR/USD, ma dovrebbe tornare a indebolirsi, se non subito successivamente, in funzione dell’allargamento atteso dei differenziali di rendimento – se la BoJ venerdì manterrà inalterati gli attuali parametri, massimamente espansivi, di policy.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – Più tardi l’indice ZEW è atteso crescere nuovamente a giugno: l’indicatore headline (sulle attese) è visto salire a -28 da -34,3 precedente; l’indice sulla situazione corrente dovrebbe anch’esso crescere a -30 da -36,5 di maggio.

STATI UNITI – Oggi verrà pubblicato il PPI di maggio, atteso in rialzo di 0,8% m/m, con rischi verso l’alto. L’indice core dovrebbe aumentare di 0,6% m/m.
Le variazioni dei prezzi dovrebbero essere solide in tutti i comparti, ma sarà particolarmente importante seguire le indicazioni dei servizi, con molti prezzi definiti con una metodologia simile a quella del deflatore dei consumi.
I prezzi alla produzione, come quelli al consumo, dovrebbero segnalare pressioni ancora orientate verso l’alto.