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6 Aprile 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – I PMI dei servizi di marzo sono stati sorprendentemente rivisti verso l’alto (a 55,6 da 54,8), segnalando che il miglioramento della situazione sanitaria ha prevalso sull’incertezza relativa al conflitto e al rincaro dell’energia.
Le indagini confermano comunque il deterioramento delle aspettative e l’intensificazione delle pressioni sui prezzi, pagati e ricevuti.

ITALIA – Nel 2021 l’indebitamento netto è stato confermato al 7,2% del PIL, dal 9,6% nel 2020.
Tra oggi e domani è atteso il DEF, nel quale la stima sulla crescita del PIL quest’anno potrebbe essere tagliata anche sotto il 3%, ma il target sull’indebitamento netto dovrebbe risultare molto vicino al precedente 5,6%; sono attese nuove misure contro il caro-energia.

ITALIA – La prima stima di marzo ha evidenziato un calo a 52,1 da 52,8 di febbraio per il PMI servizi e a 52,1 da 53,6 per l’indicatore composito.

FRANCIA – La produzione industriale a febbraio ha sorpreso al ribasso calando di -0,9% m/m (+0,4% a/a): quella di febbraio appare come una correzione “tecnica” dopo il balzo anomalo di gennaio (1,8% m/m), ma la tendenza negativa potrebbe estendersi nei prossimi mesi, sulla scia degli effetti del conflitto in Ucraina (sebbene la Francia sia uno dei Paesi europei meno esposti per la sua minore dipendenza dal gas).

GERMANIA – A febbraio gli ordini all’industria sono calati di -2,2% m/m dopo la crescita di 2,3% di gennaio. La flessione è imputabile all’ampio calo delle commesse estere a fronte di una sostanziale stagnazione per quelle interne.
Il fatturato è invece calato di -1,4% m/m, segnalando rischi al ribasso per il dato di produzione industriale che verrà pubblicato domani.

STATI UNITI
– Ieri, la bilancia commerciale di febbraio ha registrato un deficit invariato a 89,2 mld di dollari, con rialzi di 1,8% m/m per l’export e 1,3% m/m per l’import.
La variazione delle importazioni è spinta dall’aumento dei prezzi dell’energia, che ha più che controbilanciato il calo nel settore auto, dovuto ai colli di bottiglia dell’offerta.
I dati segnalano un probabile ampio contributo negativo del canale estero alla crescita del 1° trimestre, stimato ora dall’Atlanta Fed a -1,4 pp.
– L’ISM dei servizi a marzo ha segnato un rialzo a 58,3, da 56,5 di febbraio, confermando che per ora la crescita rimane sostenuta.
Le componenti attività, occupazione e ordini sono in aumento, le scorte sono considerate insufficienti e i tempi di consegna restano vicini a livelli record.
L’indice dei prezzi è salito ancora, a 83,8 a ridosso del massimo storico segnato a dicembre 2021. Le imprese rimangono frenate da strozzature all’offerta e prezzi elevati.
Il miglioramento del quadro sanitario ha migliorato modestamente la carenza di manodopera.
Le imprese vedono l’attività in espansione ma rilevano l’aumento dell’incertezza per via delle tensioni geopolitiche.

CINA – Il PMI dei servizi pubblicato da Caixin Markit è crollato a 42 in marzo da 50,2 in febbraio, scendendo molto oltre le aspettative di consenso (Bloomberg 49,7); si tratta di un valore al di sotto dei minimi toccati ad agosto 2021 (46,7), in concomitanza con un’altra ondata di contagi, e di marzo 2020 (43, in aumento dal minimo storico di 26,5 toccato a febbraio 2020) all’inizio della pandemia.
Le misure di contenimento dell’attuale ondata di contagi hanno portato a un netto calo della mobilità e della domanda, causando una significativa contrazione degli ordini e dell’attività del settore.
È salito contemporaneamente il ritmo di aumento dei prezzi degli input e, in misura minore, degli output, in linea con i rincari delle materie prime.
Le imprese hanno continuato a ridurre gli occupati per il terzo mese consecutivo ma meno intensamente rispetto a gennaio e febbraio.
Sebbene le aspettative rimangano in territorio espansivo, il grado di ottimismo è sceso ai minimi degli ultimi 19 mesi a causa dell’incertezza dell’evoluzione della pandemia e della guerra tra Russia e Ucraina.
Il calo dell’indice dei servizi e del settore manifatturiero (sceso da 50,4 in febbraio a 48,1 in marzo) ha determinato una flessione dell’indice PMI composito da 50,1 in febbraio a 43,9 in marzo, un minimo da marzo 2020.

 

COMMENTI:

UNIONE EUROPEA – Ieri la Commissione Europea ha proposto nuove sanzioni contro la Russia, che includono un divieto alle importazioni di carbone e all’ingresso di navi russe nei porti Ue, e un divieto totale di transazioni con quattro importanti banche russe; secondo la presidente della Commissione Von Der Leyen, sarebbe allo studio anche un embargo sull’import di petrolio.

STATI UNITI
 – Non ci sono dati in agenda oggi.
L’attenzione sarà focalizzata sui verbali della riunione del FOMC di marzo, che dovrebbero dare dettagli sul piano di riduzione del bilancio e maggiori informazioni sulle condizioni che potranno determinare rialzi dei tassi più ampi di quello iniziale di 25 pb.
Per il bilancio, i verbali dovrebbero definire un quadro di riferimento “familiare”, come segnalato da Powell, insieme ai “parametri” del piano, identificati attraverso limiti ai riacquisti delle scadenze, da annunciare già a maggio e attuare da giungo.
La riduzione del bilancio dovrebbe iniziare a un ritmo blando (-15 mld al mese per i Treasury e -10 mld per MBS), in modo da non interferire significativamente con gli effetti di un sentiero dei rialzi dei tassi ripido in primavera, ma successivamente dovrebbe accelerare verso 70-80 mld al mese a fine estate.
Riguardo ai tassi, Powell ha dichiarato che se necessario il Comitato è pronto ad agire con rialzi ampi e nelle ultime settimane il consenso dei partecipanti sembra essersi coagulato a favore di una mossa di 50 pb a maggio variazioni.
I verbali potrebbero indicare che una crescita dell’occupazione solida e variazioni mensili dell’inflazione core in linea con quella degli ultimi mesi sono condizioni necessarie e sufficienti per rialzi dei tassi di 50 pb.
Ieri si sono aggiunte nuove dichiarazioni hawkish.
Brainard (Board) ha affermato che “è di fondamentale importanza abbassare l‘inflazione” e che la Fed perseguirà “metodicamente” questo obiettivo con una serie di rialzi dei tassi e con una riduzione “rapida” del bilancio già a partire da maggio.
Secondo Brainard, la rimozione dello stimolo dovrebbe portare la politica monetaria in area neutrale più avanti nell’anno e l’entità di ulteriore restrizione dipenderà dall’evoluzione di inflazione e occupazione.
Brainard ha sottolineato che il Comitato è pronto ad attuare “un’azione più forte” nel rimuovere lo stimolo, se necessario.
George (Kansas City Fed) ha detto che un rialzo di 50 pb è un’opzione da considerare, mentre potrebbe essere necessario spingere i tassi in territorio restrittivo per riportare l’inflazione sotto controllo.
Daly (San Francisco Fed) ritiene che sia cruciale riportare l’inflazione sotto controllo, ma è piuttosto ottimista sullo scenario economico e non pensa che la rimozione dello stimolo monetario porterà l’economia in recessione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è apprezzato ulteriormente aggiornando i massimi recenti e andando a rivedere livelli abbandonati due anni fa, grazie all’ulteriore salita dei rendimenti su nuove dichiarazioni di esponenti Fed che lasciano intravedere un sentiero di restrizione ancora più incisivoe grazie alla nuova incertezza che si sta producendo a causa del rischio di nuove sanzioni UE contro la Russia (ieri la Commissione UE ha proposto tra l’altro il divieto di importazione di carbone).
L’attenzione questa sera sarà sui verbali del FOMC per trarre eventuali dettagli aggiuntivi sul sentiero di restrizione nei prossimi mesi. Le premesse di fondo per il dollaro rimangono favorevoli.

EURL’euro invece ha corretto da 1,09 a 1,08 EUR/USD toccando qui un minimo a 1,0873 EUR/USD, in avvicinamento ai minimi di marzo a 1,0804 EUR/USD.
L’indebolimento riflette sia il rischio di nuove sanzioni contro la Russia – con gli effetti economici negativi che ne deriverebbero anche per l’area euro – sia l’ulteriore allargamento dei differenziali di rendimento.
Nel breve i rischi rimangono verso il basso: downside, per ora, entro la fascia di supporti chiave 1,08-1,05 EUR/USD.

GBPAnche la sterlina si è indebolita sul generalizzato rafforzamento del dollaro da 1,31 a 1,30 GBP/USD, ma meno dell’euro rispetto al quale si è leggermente rafforzata pur restando in area 0,83 EUR/GBP.
Nel breve, in assenza di novità sul fronte domestico, anche la valuta britannica rischia di ritrovarsi ancora sulla difensiva, soprattutto rispetto al dollaro, penalizzata da differenziali di rendimento rispetto agli USA meno favorevoli e dal rischio di nuove sanzioni contro la Russia.

JPYLo yen si è indebolito ancora sull’ulteriore allargamento dei differenziali di rendimento a lunga con gli USA, sia contro dollaro da 122 a 124 USD/JPY sia contro euro da 134 a 135 EUR/JPY.
L’indebolimento, soprattutto contro dollaro, può proseguire già nel breve se i rendimenti a lunga USA continuano a salire verso nuovi massimi.