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Italia: crolla la fiducia, soprattutto tra le famiglie

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a cura di Paolo Mameli


ABSTRACT

In Italia, la fiducia sia dei consumatori che delle imprese è calata più del previsto a marzo, a causa degli effetti della crisi geopolitica internazionale e dell’impennata dei prezzi delle materie prime.
Il morale delle famiglie è crollato ad un nuovo minimo da gennaio 2021, a 100,8 da 112,4 precedente (è il terzo calo mensile di fila).
La caduta è dovuta soprattutto al clima economico nazionale e alle aspettative per il futuro.
Nelle valutazioni degli intervistati, la situazione economica attesa dell’Italia è scesa a -76,3 da 6,8 precedente: è il valore più basso dallo scoppio della pandemia (marzo 2020).
Sono anche aumentati i timori per la disoccupazione, a 63,3 da 38,9 (un massimo da aprile dello scorso anno).
In deciso deterioramento le possibilità future di risparmio e le opportunità di acquisto di beni durevoli.
L’inflazione attesa dalle famiglie è salita ulteriormente, toccando un nuovo record storico assoluto (103,6 da un precedente 70,3).
La fiducia delle imprese ha retto meglio del morale delle famiglie, ma è scesa anch’essa, a 105,4 da 107,9 secondo l’indice composito Istat.
Il calo è stato relativamente lieve nei servizi (a 99 da 100,4 precedente), grazie al miglioramento della situazione sanitaria.
Viceversa, in controtendenza con gli altri comparti, ha continuato a migliorare la fiducia delle imprese nelle costruzioni, che passa a 160,1 da 159,7, raggiungendo un nuovo massimo storico.
Nel settore manifatturiero, la fiducia delle imprese è scesa per il quarto mese di fila, a 110,3 da 112,9 di febbraio.
Le attese sull’economia sono crollate a -34,4 da -3,3, un minimo da novembre del 2020.
Anche le intenzioni di assunzione sono in frenata, ai minimi da giugno dello scorso anno (pur restando in territorio positivo).
I prezzi di vendita attesi sono aumentati ulteriormente a 50,7 da 44,6, a nuovi massimi storici.
In sintesi, gli effetti della crisi geopolitica internazionale, soprattutto (ma non solo) attraverso il canale dei rincari delle materie prime, hanno cominciato a farsi sentire sugli indici di fiducia di marzo, dopo che per motivi di calendario non erano stati incorporati nelle indagini di febbraio.
In prospettiva, il nuovo shock mette a rischio la riaccelerazione dell’economia che ci aspettavamo dal trimestre primaverile (sulla scia dei miglioramenti sul fronte sanitario), dopo una sostanziale stagnazione a inizio anno.
Abbiamo di recente tagliato la nostra stima sul PIL italiano nel 2022, a 3% da un precedente 4,3%; gli effetti del nuovo shock si potrebbero sentire anche l’anno prossimo (per il quale abbiamo abbassato la stima a 1,6% da 2,4%).
L’inflazione è ora attesa superare significativamente il 6% in media d’anno nel 2022 (con rischi al rialzo), e rimanere sopra il 2% verosimilmente per quasi tutto il 2023.

 


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