Seguci su twitter

Categorie

1 Marzo 2022 – nota economica giornaliera

SPAGNA – Ieri l’inflazione è salita molto più del previsto, raggiungendo un massimo dal 1989 al 7,4% a/a (7,5% a/a armonizzato).

STATI UNITI – Ieri, la bilancia commerciale dei beni di gennaio (prel.) ha registrato un deficit di -107,6 mld di dollari, da -100,5 mld di dicembre, con un calo dell’export di -1,8% m/m (concentrato nei beni di consumo e nelle auto), a fronte di un aumento dell’import di 1,7% m/m, con ampi incrementi per i comparti alimentare e automobilistico.

CINA
 – L’indice PMI manifatturiero rilevato da Caixin Markit è salito da 49,1 in gennaio a 50,4 in febbraio contro attese di consenso di stabilità, rimanendo al di sotto del livello di dicembre (50,9) e di quello di lungo periodo (51).
Il miglioramento è diffuso a tutte le componenti, sia di prodotti finiti sia di input, ad eccezione delle scorte che sono invece diminuite.
Gli aumenti più rilevanti riguardano i nuovi ordini (da 48,5 in gennaio a 51,5 in febbraio), che sono tornati in territorio espansivo, a differenza delle commesse dall’estero, per le quali si segnala solo una diminuzione del ritmo di contrazione.
Una dinamica simile ha riguardato l’occupazione.
Le pressioni inflative sono salite con entrambe le componenti dei prezzi in aumento.
Il PMI dei servizi rilevato da Caixin-Markit sarà pubblicato giovedì.
– Il PMI manifatturiero rilevato dal NBS, che al contrario di quello di Caixin Markit è in territorio espansivo da novembre, è salito marginalmente da 50,1 in gennaio a 50,2 in febbraio, rispetto ad attese di consenso di un calo a 49,8.
L’andamento delle componenti è stato simile a quello del PMI rilevato da Caixin Markit ad eccezione della produzione (che ha registrato un rallentamento del ritmo di espansione) e degli ordini inevasi, ancora in contrazione.
Si nota un aumento del ritmo di espansione dell’attività sia per le grandi imprese sia per le medie, ma un peggioramento del ritmo di contrazione per le piccole imprese, il cui indice ha raggiunto il minimo post pandemia.
Il PMI non manifatturiero è salito da 51,1 in gennaio a 51,6 in febbraio, più delle attese (Consenso Bloomberg 50,7), trainato soprattutto dall’aumento del PMI del settore costruzioni (da 55,4 in gennaio a 57,6 in febbraio) che è stato accompagnato da un miglioramento delle aspettative e da un balzo in territorio espansivo della componente occupazione.
Il miglioramento del PMI del settore dei servizi è stato, invece, molto più contenuto (da 50,3 in gennaio a 50,5 in gennaio), verosimilmente ancora frenato dalla ripresa dei contagi.
Nel complesso i dati segnalano un aumento del ritmo di espansione dell’attività economica solo lieve ma esteso a tutti i settori.

 

COMMENTI:

CRISI UCRAINA
Il primo round di negoziati Russia-Ucraina si è concluso senza risultati, anche se le parti hanno dichiarato che ci sarà un nuovo incontro.
Il fronte delle sanzioni finanziarie contro la Russia si è allargato, con la partecipazione della Svizzera (che adotterà le stesse misure dell’UE) e del Giappone, mentre la Turchia ha dichiarato che userà la propria autorità per prevenire l’escalation della crisi, bloccando il passaggio delle navi russe da e per il Mar Nero.
Ieri è stato ufficializzato da Stati Uniti e Regno Unito il divieto di transazioni con la Banca di Russia.
Anche l’UE ha deciso ieri la stessa misura, oltre ad altre sanzioni.

RUSSIANabiullina, governatrice della Banca di Russia, in un intervento sulla situazione finanziaria, ha detto che le condizioni dell’economia sono cambiate “drammaticamente” e il settore bancario è ora in una situazione di deficit strutturale di liquidità, a motivo della rapida riduzione dei depositi avvenuta negli ultimi giorni.
La banca centrale ha sospeso gli interventi sul cambio, introducendo vincoli ai movimenti di capitale e l’obbligo di consegnare alle autorità monetarie l’80% degli introiti delle esportazioni.
Sul fronte interno, sono state annunciate misure di sostegno alla liquidità del sistema bancario e azioni per promuovere i sistemi domestici di pagamenti con carta (NSPK) e di regolamento interbancario

BCE – La BCE ha pubblicato ieri un comunicato in cui garantisce “condizioni di liquidità fluide e l’accesso dei cittadini al contante”, promettendo anche di intraprendere qualsiasi azione necessaria ad assicurare la stabilità dei prezzi e la stabilità finanziaria.
Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo, ha rimarcato ieri che, con l’incertezza causata dal conflittonon sarebbe saggio preimpegnarsi su futuri passi” di politica monetaria.
Inoltre, “la BCE è pronta ad agire per evitare qualsiasi dislocazione nei mercati finanziari che potrebbe derivare dalla guerra in Ucraina e per proteggere la trasmissione della politica monetaria”.
I mercati scontano ora soltanto un rialzo dei tassi ufficiali prima della fine dell’anno.

STATI UNITI
– Questa notte Biden terrà il discorso sullo stato dell’Unione, in una fase particolarmente delicata sia sul fronte politico (Russia/ucraina) sia su quello economico (rialzo dell’inflazione).
– Dalla Fed, Bostic (Atlanta Fed) ha detto di essere favorevole a un rialzo di 25 pb a marzo, ma ha sottolineato che la situazione “cambia su base settimanale” e ci sono ancora alcuni dati rilevanti in uscita prima della riunione (salari, occupazione e CPI di febbraio).
In particolare, Bostic ha detto che se il trend dell’inflazione sarà verso il basso, allora si confermerà la sua inclinazione verso una mossa da 25 pb.
In caso contrario, Bostic si vedrà costretto a considerare anche un rialzo più ampio.
Bullard (St Louis Fed) ha ribadito che a suo avviso sarebbe appropriato alzare il tasso dei Fed Funds di 100 pb entro il 1° luglio e iniziare la riduzione del bilancio della Fed nel 2° trimestre.
Secondo Bullard il tasso di disoccupazione potrebbe scendere sotto il 3% entro fine anno, con l’inflazione core intorno a 3,5% a/a e una crescita annua fra 3,5 e 4%.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana in solo marginale rialzo, ma con ampi movimenti a livello intraday in funzione dell’evoluzione della risk aversion a fronte degli sviluppi sul fronte russo-ucraino.
Il primo round negoziale tra Russia e Ucraina non ha prodotto risultati, ma i colloqui proseguiranno.
Tuttavia, almeno nel breve i rischi rimangono, per cui il dollaro potrebbe continuare a trarne beneficio nel suo ruolo di safe haven, mantenendosi comunque al di sotto dei massimi della scorsa settimana, a meno di una nuova escalation negativa.
Sul fronte macro, l’ISM oggi è atteso in miglioramento, ma questo potrebbe non essere sufficiente, autonomamente, a far rafforzare il dollaro, a meno di un’ampia sorpresa verso l’alto.

EURL’euro ha aperto la settimana in calo ieri da 1,12 a 1,11 EUR/USD, ma poi ha recuperato nel corso della giornata chiudendo in lieve rialzo.
Oggi tuttavia è di nuovo in calo e nel breve gli sviluppi sul fronte russo-ucraino restano in primo piano, mantenendo l’euro tendenzialmente sulla difensiva.
Anche la salita superiore alle attese dell’inflazione italiana questa mattina è da leggersi più in negativo alla luce del conflitto, in quanto – almeno nel breve – la BCE potrebbe comunque adottare un approccio di policy più cauto proprio in ragione delle incertezze dovute al conflitto, portando il mercato a ridimensionare le attese di rialzo dei tassi, nonostante l’inflazione in rapido aumento, e privando quindi la moneta unica di quel supporto che aveva invece ricevuto di recente proprio su questo fronte.
Il downside dovrebbe essere ancora contenuto entro il corridoio 1,11-1,10 EUR/USD, ma i rischi temporaneamente sono verso il basso, soprattutto nel caso in cui l’evoluzione del conflitto portasse a una riduzione dei flussi di gas (verso l’area euro).

GBPSimilmente all’euro anche la sterlina ha aperto la settimana in calo ieri contro dollaro da 1,34 a 1,33 GBP/USD complici le preoccupazioni dovute agli sviluppi del conflitto russo-ucraino, ma poi è riuscita a risalire chiudendo la giornata in marginale rialzo, salvo essere di nuovo in lieve calo oggi.
Contro euro all’opposto si è leggermente indebolita ieri ma è in rafforzamento oggi mantenendosi comunque ancora in area 0,83 EUR/GBP.
Il ridimensionarsi delle attese di rialzo dei tassi BoE al di là del breve sta leggermente indebolendo la valuta britannica, ma si tratta di movimenti contenuti.
Da seguire i discorsi BoE in calendario: in programma oggi Saunders e Mann, interessanti perché entrambi avevano votato per un rialzo più ampio a febbraio, di 50 pb, contro i 25 pb per cui ha invece optato la maggioranza.
Eventuali indicazioni di moderazione anche da parte loro indebolirebbero ancora la sterlina, senza tuttavia comprometterne le possibilità di risalita successiva, al procedere dei rialzi dei tassi in corso d’anno.

JPY – Lo yen ha aperto la settimana in leggero rafforzamento contro dollaro da 115 a 114 USD/JPY, rafforzandosi anche contro euro, seppure con una dinamica più movimentata, da 129 a 128 EUR/JPY.
L’evoluzione della risk aversion rimane il driver principale, fornendo sostegno allo yen quando aumenta, soprattutto se nel frattempo i rendimenti USA non salgono.
Quando le tensioni saranno rientrate, le spinte ribassiste dovrebbero tornare a prevalere, per via dell’allargamento atteso dei differenziali di rendimento.

CHFIl franco svizzero, che a inizio febbraio era andato indebolendosi contro euro da 1,03 a 1,06 EUR/CHF su attese che la BCE avrebbe anticipato il primo rialzo dei tassi verso la fine di quest’anno, è poi tornato ad apprezzarsi sull’escalation della crisi russo-ucraina, aggiornando negli ultimi giorni i massimi in area 1,02 EUR/CHF, livelli abbandonati nel 2015.
I rischi, perlomeno nel breve, sono di ulteriore, temporaneo, rafforzamento, verso la parità.
L’insolita decisione ieri del governo elvetico di adottare verso la Russia le medesime sanzioni finanziarie adottate dall’UE potrebbe forse contribuire a mitigare le pressioni rialziste.

AUDIl dollaro australiano è in solo marginale rafforzamento oggi, contenuto ancora in area 0,72 AUD/USD, dopo che la RBA ha lasciato i tassi invariati a 0,10% questa notte, come da attese, ribadendo che nonostante l’aumento dell’inflazione anche a livello domestico, la difficoltà di comprendere se le pressioni rialziste recenti siano destinate ad assumere carattere più persistente suggerisce di mantenere ancora una strategia di policy accomodante.
La dinamica salariale infatti appare ancora contenuta e, nonostante la ripresa dell’economia australiana proceda, la nuova incertezza prodotta dal conflitto russo-ucraino invita a una certa cautela.
La valutazione complessiva del quadro domestico, in termini prospettici, appare tuttavia favorevole e se la ripresa nel breve si confermerà robusta, e indicazioni di pressioni rialziste si avranno sia a livello di inflazione che di salari, l’avvio del ciclo di rialzi dei tassi potrebbe aversi già quest’anno.
Favorevole è anche la dinamica delle commodities.
Rivediamo quindi leggermente al rialzo il profilo atteso del dollaro australiano nella prima parte dell’orizzonte previsivo, da 0,69-0,71-0,75- 0,78-0,80 AUD/USD a 0,70-0,72-0,76-0,78-0,80 AUD/USD.
Il calo atteso ancora nel breve rimane funzione dell’avvio del ciclo di rialzi dei tassi Fed, a generalizzato beneficio del dollaro USA.
Un primo dato da seguire sarà intanto questa notte il PIL del 4° trimestre, per il quale si attende un ampio rimbalzo.

 

PREVISIONI:

ITALIA
– L’attività produttiva a febbraio dovrebbe essere stata penalizzata dal pesante rincaro dell’energia: vediamo una correzione del PMI manifatturiero a 58 da 58,3 di gennaio.
– I dati annui sui conti nazionali dovrebbero riportare che nel 2021 il rapporto debito/PIL è calato più del previsto, a 150,8% da 155,6% del 2020.

AREA EURO
– Oggi le stime preliminari sui prezzi al consumo di febbraio in Italia e Germania dovrebbero offrire importanti spunti sugli sviluppi inflattivi.
In Germania vediamo l’inflazione in crescita di mezzo punto sulla misura nazionale, a 5,4%, e di sette decimi su quella armonizzata (5,8% a/a).
Anche l’Italia dovrebbe registrare un’ulteriore accelerazione dell’inflazione, a 5,3% a/a da 4,8% sul NIC e a 5,4% da 5,1% armonizzato.
In entrambi i Paesi le spinte verrebbero ancora dell’energia e in particolare dai carburanti.
– In calendario per oggi anche le stime finali dell’indice PMI manifatturiero di febbraio, che dovrebbe confermare la lettura flash a 58,4, anche se non escludiamo una revisione al ribasso sulla scia di un primo impatto delle tensioni in Ucraina (destinato con ogni probabilità ad accentuarsi nelle indagini di marzo).

STATI UNITI
– Fra i dati in uscita, l’ISM manifatturiero di febbraio, previsto a 58,2, dovrebbe confermare l’espansione dell’attività spinta dalla domanda sempre solida, ma ancora vincolata da colli di bottiglia e carenza di manodopera.
– La spesa in costruzioni di gennaio dovrebbe essere poco variata su base mensile.