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26 Gennaio 2022 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Ieri, l’indice di fiducia IFO è salito a 95,7 in gennaio, dopo sei mesi di cali continui.
L’indicatore sulla situazione corrente è calato marginalmente a 96,1 da 96,9, mentre le attese sono cresciute a 95,2 da 92,7.
Il miglioramento del morale ha coinvolto tutti i principali settori (inclusi, a sorpresa, servizi e commercio al dettaglio); dalle indagini emergono i primi segnali di attenuazione dei colli di bottiglia all’offerta.
Il PIL potrebbe riaccelerare moderatamente nel 1° trimestre (intorno allo 0,6% t/t), dopo la contrazione di -0,4% t/t attesa a fine 2021.

 

COMMENTI:

BCE – In un’intervista pubblicata ieri, Lane ha sottolineato che le decisioni della BCE saranno guidate dai dati e che l’elemento essenziale sarà se, dopo il “ciclo pandemico”, l’inflazione scenderà intorno all’obiettivo del 2% o se emergeranno segnali che potrebbe restare significativamente sopra il 2% per molto tempo.
Lane ha detto di attendersi un adeguamento dei salari alla maggiore inflazione, e che la dimensione della stessa sarà cruciale per le aspettative.
Lane non è ancora convinto che si sia verificato un aumento strutturale dell’inflazione, ma ritiene “possibile” una stabilizzazione intorno al 2%; invece trova “meno probabile” uno scenario di inflazione significativamente sopra il 2%, che imporrebbe una “seria restrizione” della politica monetaria.

ITALIAAnche il secondo voto per l’elezione del Capo dello Stato si è concluso con un nulla di fatto (527 le schede bianche, dalle 672 del primo scrutinio, su un totale di 976 voti validi).
Oggi alle 11 è convocata la terza votazione, l’ultima per la quale è necessario il quorum dei due terzi dei votanti.
Nel frattempo, il centro-sinistra ha risposto alla terna di nomi proposta dal centro-destra (Moratti, Nordio, Pera) con la proposta di un incontro tra due delegazioni ristrette per sbloccare l’impasse, che potrebbe svolgersi nella giornata di oggi.

STATI UNITI – Il focus è sulla riunione del FOMC, che dovrebbe preparare l’avvio dei rialzi a marzo, ormai segnalato esplicitamente dal Comitato.
Comunicato e conferenza stampa dovrebbero dare indicazioni coerenti con un rialzo imminente, segnalando che le condizioni per la svolta sono ormai raggiunte per la massima occupazione e superate per la stabilità dei prezzi.
Il FOMC potrebbe anche decidere di accelerare ulteriormente il ritmo del tapering.
La conferenza stampa e, successivamente, i verbali, dovrebbero dare molto spazio alla futura riduzione del bilancio, discutendo modi e tempi di una svolta entro l’estate.
Powell dovrebbe confermare che la fase di riduzione del portafoglio titoli è prevista dopo uno o due rialzi, ma l’aggiornamento dello “Statement on Longer-Run Goals and Monetary Policy Strategy” dovrebbe ribadire che “i principali mezzi per aggiustare la stance della politica monetaria sono i cambiamenti nell’intervallo obiettivo dei fed funds”.
Il Comitato potrebbe anche avere discusso un rialzo a sorpresa oggi, alla luce dei dati recenti dai prezzi e dal mercato del lavoro, ma questo rimane un evento a bassissima probabilità, contrario alla politica di preparazione delle svolte.
Tuttavia, a nostro avviso la conferenza stampa potrebbe cercare di recuperare terreno in termini di credibilità, con toni hawkish.
I futuri rialzi potrebbero non essere definiti “graduali, contrariamente a quanto fatto a dicembre 2015, quando il FOMC aveva segnalato l’aspettativa di rialzi dei tassi “solo graduali”.
Sul ritmo dei rialzi, riteniamo più probabile un’indicazione di rialzi a riunioni consecutive che mosse di 50 pb.
Il Comitato manterrà aperta la possibilità di un rientro endogeno degli eccessi di domanda, che a nostro avviso però difficilmente riporterà autonomamente sotto controllo l’inflazione nel 2022.
Prevediamo 4 rialzi nel 2022, con rischi verso l’alto, e 4 nel 2023.
L’urgenza nel ritiro dello stimolo a nostro avviso potrebbe, con probabilità elevata, determinare rialzi a riunioni consecutive, più che un rialzo iniziale di 50 pb.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro aveva aperto al rialzo ieri supportato dalla crescente risk aversion, ma ha poi ripiegato in corso di giornata, frenato dalla non-ulteriore salita dell’avversione al rischio e dalla scarsa resilienza dei rendimenti USA.
Oggi comunque apre di nuovo al rialzo.
In ogni caso il vero banco di prova sarà il FOMC di questa sera.
La Fed prospetterà un’accelerazione del sentiero di normalizzazione/restrizione della politica monetaria, aprendo le porte ad un primo rialzo a marzo (per un totale, probabile, di quattro rialzi quest’anno) e a un sentiero di riduzione del bilancio plausibilmente più rapido.
In buona parte tale scenario, soprattutto per ciò che riguarda le prospettive dei tassi, è già scontato dal mercato e questa è la ragione principale per cui l’effetto favorevole sul dollaro, nell’immediato, potrebbe essere di entità contenuta, anche perché maggiori dettagli sul sentiero di policy arriveranno solo alla prossima riunione di marzo (quando saranno pubblicate le “previsioni” sui tassi da qui ai prossimi due anni).
Tuttavia i rischi dovrebbero essere verso l’alto, nel caso in cui la Fed si rivelasse ancora più hawkish delle attese (ad es. discutendo l’opportunità o meno di un rialzo di 50 pb a marzo o di un rialzo anticipato, di 25 pb, già oggi).
Quand’anche ciò non dovesse accadere, il dollaro dovrebbe comunque avere ancora spazio di ulteriore rafforzamento nel breve, da qui alla prossima riunione, perché in questo periodo è ancora la Fed che prospetta un processo di aggiustamento più rapido e robusto rispetto alle altre principali banche centrali.
Successivamente invece, quando la normalizzazione avanzerà anche altrove, questo vantaggio andrà riducendosi e a quel punto il dollaro dovrebbe ritrovarsi meno supportato.

EURL’euro è sceso ulteriormente, approfondendo il calo in area 1,12 EUR/USD, penalizzato ancora dalle preoccupazioni per l’escalation della crisi ucraina, al punto da non riuscire a trarre beneficio dall’IFO tedesco di ieri, pur risultato migliore delle attese.
L’esito del FOMC di questa sera sarà cruciale.
Se le indicazioni della Fed saranno sufficientemente hawkish, l’euro dovrebbe correggere ulteriormente, verso il corridoio chiave di 1,1200-1,1180 EUR/USD.
Quand’anche ciò non accadesse come reazione d’impatto immediata, vi sarebbe tuttavia ancora spazio nel breve per scendere ulteriormente, in prospettiva di dettagli maggiori sull’accelerazione del sentiero di aggiustamento della Fed già alla prossima riunione di marzo.
Il downside comunque dovrebbe restare contenuto entro quota 1,10 EUR/USD, soprattutto se anche dalla BCE dovessero emergere segnali di eventuale accelerazione del processo di normalizzazione.
Da seguire le indicazioni che giungeranno dalla riunione BCE della prossima settimana (3 febbraio).

GBPLa sterlina si è parzialmente ripresa, risalendo sia contro dollaro da 1,34 a 1,35 GBP/USD sia contro euro da 0,84 a 0,83 EUR/GBP.
Il movimento si spiega perlopiù come ritracciamento tecnico dopo la correzione del giorno precedente, in un contesto dove a breve distanza dalla Fed anche la BoE farà un altro passo sul sentiero di normalizzazione alzando di nuovo i tassi alla riunione della prossima settimana (3 febbraio).
Questo non dovrebbe riuscire a prevenire un calo della sterlina sul dollaro se la Fed questa sera fornirà indicazioni sufficientemente hawkish, ma ne limiterebbe l’entità: la sterlina scenderebbe meno dell’euro, rafforzandosi rispetto a quest’ultimo.
I giochi si potrebbero comunque riaprire alla riunione BoE della prossima settimana.

JPYLo yen è tornato a rafforzarsi ieri, seppur in misura modesta, supportato ancora dall’elevata risk aversion e dalla difficoltà a salire dei rendimenti USA.
Contro dollaro è così passato da 114 a 113 USD/JPY e contro euro da 129 a 128 EUR/JPY, mentre oggi apre in leggero calo su entrambi i fronti.
L’esito del FOMC sarà cruciale.
Se le indicazioni saranno sufficientemente hawkish da far salire i rendimenti (a lunga) USA, lo yen dovrebbe indebolirsi già nell’immediato (contro dollaro, non necessariamente contro euro per via del contestuale calo atteso dell’EUR/USD).
Se anche così non fosse, il calo dello yen sarebbe comunque solo rinviato, in prospettiva di ulteriore salita dei rendimenti USA prossimamente.

 

PREVISIONI:

FRANCIA – Oggi l’indice di fiducia dei consumatori INSEE relativo a gennaio dovrebbe riportare una discesa a 97 da 100, sulla scia di un peggioramento delle opinioni rispetto a standard di vita, inflazione e disoccupazione.
Più in generale, sul morale dovrebbe incidere negativamente sia il deterioramento del quadro sanitario sia l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie, solo parzialmente mitigata dai provvedimenti del Governo.

STATI UNITI – Le vendite di case nuove a dicembre sono attese a 765 mila, da 744 mila di novembre.
La scarsità di case in vendita, l’elevato livello dei prezzi e l’aumento dei tassi sui mutui continueranno a frenare la dinamica delle vendite di case, nonostante il livello solido della fiducia dei costruttori.