24 Gennaio 2022 – nota economica giornaliera
AREA EURO – L’indice di fiducia dei consumatori della Commissione Europea di gennaio è rimasto sostanzialmente stabile, a -8,5 da un precedente -8,4 (rivisto da -8,3).
Nonostante la risalita dei contagi e il rincaro dei prezzi al consumo il morale delle famiglie rimane al di sopra della media lungo periodo e sembra mostrare una tenuta migliore del previsto.
GIAPPONE – Il PMI manifatturiero flash di gennaio ha evidenziato un marginale aumento a 54,6 da 54,3 di dicembre, sui massimi da gennaio 2018, con una ripresa di ordini, produzione e occupazione.
Le imprese restano ottimiste, ma meno che nei mesi recenti.
L’indice preliminare dei servizi ha segnato un netto declino a 46,6 da 52,1, per via della diffusione dei contagi, con una flessione dell’occupazione.
Le aspettative sono favorevoli per l’attività nei prossimi 12 mesi, anche se in misura minore rispetto all’ultimo anno.
COMMENTI:
ITALIA – Oggi si svolge, a partire dalle 15, il primo voto del Parlamento riunito (con l’aggiunta di 58 delegati regionali) per l’elezione del Presidente della Repubblica.
La maggioranza richiesta nei primi tre scrutini è dei due terzi dei 1008 componenti dell’Assemblea, vale a dire 672 voti.
Non sembra al momento raggiunto un accordo tra i principali partiti, pertanto il voto di oggi dovrebbe risultare del tutto interlocutorio: i giochi saranno fatti nei prossimi giorni e in particolare a partire dal quarto scrutinio, per il quale è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti, atteso giovedì.
BCE – Rehn, governatore della banca centrale finlandese, si attende un’inflazione intorno al 2% nei prossimi anni e dati economici ancora buoni malgrado Omicron.
Di conseguenza, in assenza di nuovi shock, è logico attendersi rialzi dei tassi nel 2023.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata al rialzo, ma flettendo nella giornata di venerdì, sulla scia del calo dei rendimenti da flight-to-quality per l’aumento della risk aversion dovuto soprattutto alla questione ucraina.
L’evento chiave della settimana entrante sarà il FOMC di mercoledì, che dovrebbe aprire le porte a un primo rialzo dei tassi a marzo segnalando un’accelerazione del sentiero di normalizzazione della politica monetaria anche per ciò che riguarda il QE.
Il dollaro dovrebbe beneficiarne, ma l’effetto potrebbe essere di entità contenuta perché il mercato sconta già, in buona parte, tale scenario.
Tuttavia, decisivo dovrebbe essere il ruolo dei rendimenti: quanto più saliranno, tanto più il dollaro potrà rafforzarsi.
Sul fronte dei dati i PMI oggi sono attesi in leggero arretramento, per via di Omicron, così come la fiducia dei consumatori domani, a causa dell’elevata inflazione, mentre la prima stima del PIL del 4° trimestre giovedì è attesa in ampia accelerazione, elemento questo che dovrebbe agire a sostegno del biglietto verde.
EUR – L’euro ha chiuso la settimana passata in calo, da 1,14 a 1,13 EUR/USD (minimo a 1,1299), recuperando leggermente nella giornata di venerdì sul cedimento del dollaro.
La settimana entrante propone, oltre al FOMC, vari dati dell’area (oggi i PMI, e venerdì l’indice di fiducia e il PIL del 4° trimestre in Germania, Francia e Spagna) attesi in indebolimento principalmente per via dell’effetto negativo dell’aumento dei contagi.
La distanza quindi non solo tra BCE e Fed ma anche in termini di performance della crescita tra area euro e USA dovrebbe indebolire la moneta unica, anche se l’effetto potrebbe essere di entità limitata trattandosi di uno scenario già abbastanza scontato dal mercato.
Il downside dovrebbe collocarsi entro la fascia 1,12-1,10 EUR/USD.
GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata in calo contro dollaro da 1,36 a 1,35 GBP/USD, penalizzata venerdì dalle vendite al dettaglio risultate ancora peggiori del previsto, e stabile contro euro in area 0,83 EUR/GBP, dopo aver però aggiornato qui i massimi a 0,8303 giovedì prima di ritracciare venerdì.
Oggi i PMI sono attesi moderatamente positivi, ma perché la valuta britannica possa davvero trarne vantaggio dovrebbero probabilmente sorprendere molto positivamente.
Nei prossimi giorni però i driver dominanti dovrebbero essere quelli di dollaro, e la sterlina potrebbe mantenersi sulla difensiva se il dollaro si rafforzerà tra FOMC e PIL USA.
Non dovrebbe però cedere anche contro euro, data l’attesa per un rialzo dei tassi alla riunione BoE della settimana prossima, che potrebbe riaprire la partita dopo il primo round con il FOMC.
JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in rafforzamento per via dell’aumento della risk aversion e dell’arretramento, negli ultimi giorni, dei rendimenti a lunga USA.
Contro dollaro è salito da 114 a 113 USD/JPY e contro euro da 131 a 128 EUR/JPY.
Questa settimana l’esito atteso del FOMC dovrebbe indebolire lo yen se sarà in grado di far salire i rendimenti a lunga USA sopra i massimi recenti, purché la risk aversion non aumenti significativamente.
Anche in tal caso, comunque l’indebolimento dello yen sarebbe solo rinviato.
PREVISIONI:
AREA EURO
– Oggi, le indagini PMI di gennaio dovrebbero suggerire come la risalita dei contagi a cavallo d’anno stia penalizzando l’attività economica, ma in misura minore rispetto a precedenti ondate.
La recrudescenza pandemica peserà soprattutto sui servizi, ma anche l’industria potrebbe frenare, sulla scia dei rincari dei prezzi energetici.
– Il resto della settimana vedrà il completamento della tornata di indagini di fiducia di gennaio: saranno diffusi l’IFO tedesco, gli indici Istat in Italia, e gli indici di fiducia della Commissione; le survey, soprattutto nel settore dei servizi, dovrebbero evidenziare un rallentamento generalizzato.
– Le prime stime sul PIL del 4° trimestre potrebbero mostrare una crescita negativa in Germania e solo di poco al di sopra dello zero in Francia e Belgio, mentre in Spagna l’attività economica, pur in decelerazione rispetto ai mesi precedenti, dovrebbe risultare più sostenuta che negli altri principali Paesi dell’Eurozona.
STATI UNITI
– Oggi, il PMI manifatturiero flash dovrebbe mostrare un calo a 56 a gennaio, da 57,7 di dicembre.
Il PMI dei servizi dovrebbe correggere più ampiamente, sulla scia degli effetti di Omicron, da 57 di dicembre a 54 a gennaio.
L’attività nel 1° trimestre dovrebbe continuare ad espandersi grazie alla domanda sempre solida, ma essere frenata dai contagi, con effetti potenzialmente anche significativi sull’occupazione, mentre dal lato delle strozzature all’offerta le politiche di restrizione sanitaria adottate in Cina dovrebbero impedire miglioramenti nei prossimi mesi.
– La settimana sarà dominata dalla riunione del FOMC, che dovrebbe aprire la strada a una probabile svolta dei tassi attesa per marzo.
– In termini di dati, per gennaio, la fiducia dei consumatori dovrebbe correggere ancora per i timori relativi all’inflazione.
– Fra i dati di dicembre, le vendite di case nuove sono attese in rialzo; la spesa personale dovrebbe essere in modesto aumento e il reddito dovrebbe proseguire sul sentiero positivo.
Il deflatore dei consumi core dovrebbe segnare un nuovo ampio rialzo, con l’inflazione core sui massimi dal 1982.
– La prima stima del PIL del 4° trimestre è attesa a 5% t/t ann. mentre l’Employment Cost Index a fine 2021 dovrebbe confermare la netta accelerazione del costo del lavoro.