20 Gennaio 2022 – nota economica giornaliera
AREA EURO – A novembre la produzione nelle costruzioni è calata di -0,2% m/m mentre la crescita di ottobre è stata rivista al ribasso a +0,6% m/m da +1,6% m/m precedente.
Nel caso di una stagnazione a dicembre l’output chiuderebbe comunque il trimestre in espansione dopo la flessione estiva, mentre le indagini congiunturali sono ancora coerenti con una dinamica espansiva per il settore.
GERMANIA – Questa mattina il PPI è cresciuto più del previsto, del 5% m/m a dicembre.
L’inflazione dei prezzi alla produzione nell’industria è quindi salita al 24,2% a/a, il ritmo più forte mai registrato dall’inizio delle rilevazioni, sostenuta dal forte rincaro dei prezzi energetici e dei beni intermedi, soprattutto metalli.
Nel 2021 in media annua il dato si è attestato a 10,5%.
STATI UNITI – Ieri, i cantieri residenziali di dicembre hanno mostrato un aumento di 1,4% m/m, a 1,702 mln; il balzo delle licenze, a 1,873 mln (+9,1% m/m) dà indicazioni molto favorevoli per l’attività nelle costruzioni nei primi mesi del 2022.
COMMENTI:
BCE – Il governatore di Banque de France, Villeroy de Galhau, ha giudicato la sequenza prevista per il ritiro dello stimolo monetario (riduzione degli acquisti netti, rialzo dei tassi e poi riduzione del bilancio) adeguata a garantire la stabilità dei prezzi nel medio termine.
Secondo Villeroy, i tempi dipenderanno dai dati dei prossimi mesi.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro non è riuscito a rafforzarsi ulteriormente, nonostante i rendimenti USA siano saliti ancora ieri, ma si è comunque stabilizzato su livelli elevati, vicino ai massimi di martedì.
La pausa si spiega con l’entità, del tutto marginale, dell’ulteriore salita dei rendimenti, con il fatto che il mercato ha già scontato un sentiero di rialzi Fed più rapido quest’anno e con la crescente percezione che anche altrove le banche centrali potrebbero procedere più velocemente con la normalizzazione delle politiche monetarie.
I dati di oggi, attesi positivi, dovrebbero favorire una stabilizzazione del dollaro, che potrebbe anche salire in caso di nuova salita dei rendimenti USA.
EUR – L’euro è risalito leggermente sul lieve (generalizzato) ritracciamento del dollaro, mantenendosi però in area 1,13 EUR/USD.
Per la prima volta dal 2019 il rendimento a 10 anni euro (tedesco) si è riportato ieri brevemente sopra lo zero, ma il differenziale con gli USA è rimasto sui massimi recenti.
In vista del FOMC di mercoledì prossimo, l’euro potrebbe rimettersi sulla difensiva.
GBP – La sterlina si è rafforzata da 1,35 a 1,36 GBP/USD contro dollaro, aggiornando ieri i massimi contro euro seppure ancora in area 0,83 EUR/GBP, grazie all’allargamento dei differenziali di rendimento, sia a breve che a lunga, rispetto agli USA, complice l’ulteriore ampia salita, superiore alle attese, dell’inflazione.
Nel suo discorso di ieri Bailey ha nuovamente sottolineato il ruolo centrale dei rischi verso l’alto sull’inflazione.
In vista del FOMC l’upside parrebbe però limitato, mentre i giochi potrebbero riaprirsi in occasione della riunione BoE d’inizio febbraio se dovesse essere rivisto in senso migliorativo lo scenario di crescita per l’anno prossimo.
JPY – Lo yen si è leggermente rafforzato data la salita solo marginale, e temporanea, dei rendimenti a lunga USA e la debolezza delle borse, ma si è mantenuto in area 114 USD/JPY contro dollaro.
Più laterale la dinamica contro euro, ancora tra 129 e 130 EUR/JPY.
Dovrebbe comunque tornare a scendere quando i rendimenti USA riprenderanno a salire in misura più significativa.
PREVISIONI:
AREA EURO – In agenda anche la stima finale del CPI, che dovrebbe confermare un’inflazione al 5%, in linea con la lettura preliminare; si tratta del massimo storico da quando esistono dati comparabili (ovvero almeno dal 1998).
FRANCIA – Il calendario macroeconomico di oggi prevede la pubblicazione delle indagini di fiducia INSEE che dovrebbero mostrare una crescita di 2 punti, a 113, per il manifatturiero e una sostanziale stabilità per l’indice aggregato (110 punti).
STATI UNITI
– L’indice della Philadelphia Fed a gennaio dovrebbe risalire a 19,5 da 15,4 di dicembre, con informazioni espansive riguardo all’attività del manifatturiero, ma possibili freni temporanei per via dell’aumento dei contagi.
Le pressioni verso l’alto sui prezzi e i colli di bottiglia dovrebbero essere ancora problematici.
– Le vendite di case esistenti a dicembre sono attese in calo a 6,39 mln da 6,46 mln, alla luce della correzione dei contratti di compravendita di novembre.
Il trend sottostante delle vendite non dovrebbe essere intaccato e restare verso l’alto, pur in presenza dei consistenti rialzi dei tassi sui mutui in atto da inizio anno.