20 Settembre 2021 – nota economica giornaliera
GERMANIA – Questa mattina i prezzi alla produzione di agosto hanno mostrato una crescita del 12% a/a (1,5% m/m), massimo dal dicembre 1974 (12,4% a/a), ossia gli anni della prima crisi petrolifera.
AREA EURO – Venerdì la seconda lettura ha confermato l’accelerazione dell’inflazione nel mese di agosto, da 2,2% a 3,0% a/a (0,4% m/m), massimo da novembre 2011.
La componente energetica spiega direttamente circa metà dell’inflazione tendenziale osservata.
La salita continuerà nei prossimi mesi ma dovrebbe risultare temporanea: l’inflazione è attesa tornare sotto il 2% dal 2° semestre 2022.
L’inflazione media annua dovrebbe toccare il 2,2% nel 2021, per poi calareall’1,8% nel 2022.
STATI UNITI – Venerdì è stata pubblicata la fiducia dei consumatori rilevata all’Univ. of Michigan a settembre (prel.), con un modesto rialzo a 71 da 70,3 di agosto, e un recupero minimo della flessione di agosto.
Il marginale rialzo di settembre lascia la valutazione delle condizioni attese sui minimi da 10 anni e gli indici relativi ai piani di spesa vicini a minimi storici, spinti verso il basso dalle preoccupazioni per l’inflazione elevata.
I consumatori sembrano inclini a rinviare gli acquisti di beni durevoli e di case in attesa di un rientro dell’inflazione.
Le aspettative di inflazione a 1 anno tornano sul livello di luglio, a 4,7% da 4,6% di agosto, mentre quelle a 5 anni sono stabili a 2,9% e sembrano essere in via di stabilizzazione.
COMMENTI:
BCE – Makhlouf (Irlanda, membro del consiglio direttivo BCE) ha detto “alcuni” membri del Consiglio Direttivo ritengono la previsione ufficiale BCE di 1,5% nel 2023 “troppo bassa” ma che, allo stesso tempo, gran parte dell’aumento attuale dell’inflazione è transitorio.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata in ampio rialzo e apre al rialzo anche oggi, favorito soprattutto da attese che al FOMC di mercoledì venga confermata l’imminenza del tapering ma anche da un aumento della risk aversion che sta agitando i mercati per via della crisi del colosso immobiliare cinese Evergrande.
L’evento chiave resta comunque il FOMC. La Fed dovrebbe lasciar intendere che la svolta è da attendersi entro fine anno, tra novembre e dicembre.
Lo scenario per il dollaro dovrebbe quindi restare favorevole, eccezion fatta per un eventuale contenuto ritracciamento nell’immediato dato che questo sembra essere perlopiù scontato.
Tra i dettagli che potrebbero invece avere un ruolo più significativo vi sono le nuove previsioni macro (possibile revisione al ribasso della crescita quest’anno ma al rialzo il prossimo) e le previsioni sui tassi.
Se dovesse aumentare il numero di favorevoli a un primo rialzo dei tassi l’anno prossimo (pur non raggiungendo la maggioranza) e/o il successivo, questo sarebbe particolarmente positivo per il dollaro già nell’immediato.
EUR – L’euro ha chiuso la settimana passata in calo da 1,18 a 1,17 EUR/USD e in calo apre anche oggi (minimo a 1,1698 EUR/USD), principalmente di riflesso al rafforzamento del dollaro.
L’esito del FOMC e il giorno successivo i PMI dell’area, attesi in indebolimento, rappresenteranno un test importante per misurare l’effettiva debolezza della moneta unica, con possibile avvicinamento dei minimi del mese scorso in area 1,16 EUR/USD, minimi aggiornabili in presenza di segnali che confermino l’effettivo approssimarsi del tapering Fed (downside entro 1,15-1,14 EUR/USD).
GBP – Anche la sterlina, similmente all’euro, ha chiuso la settimana passata in calo contro dollaro da 1,39 a 1,37 GBP/USD, ed è in calo anche oggi (minimo a 1,3660 GBP/USD), mentre è rimasta pressoché in range contro euro in area 0,85 EUR/GBP, mostrando maggior cedevolezza oggi, seppure ancora in range.
Anche la valuta britannica risentirà dell’esito del FOMC, ma potrebbe poi muoversi in modo più autonomo in base all’esito della riunione BoE di giovedì.
Non si attendono cambiamenti di policy, ma i riflettori saranno sulla valutazione aggiornata dello scenario, che ha mostrato di recente segnali di indebolimento, per quanto probabilmente solo temporaneo, della ripresa a fronte però di accresciute pressioni inflazionistiche, e sulle decisioni di voto in merito al programma di acquisti, dato che alla riunione precedente Saunders aveva votato per una riduzione.
L’incertezza è dovuta questo mese anche all’ingresso nel board di due nuovi esponenti, Catherine L. Mann e Huw Pill, che subentrano rispettivamente a Vlieghe e Haldane.
Se qualche altro esponente dovesse unirsi a Saunders e/o se dovesse trapelare una maggiore allerta per la dinamica dell’inflazione, aumenterebbero le probabilità di un primo rialzo dei tassi nella prima parte dell’anno prossimo, a beneficio della sterlina, soprattutto contro euro.
JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata pressoché stabile contro dollaro confermando il range 109-110 USD/JPY, mentre oggi è in rafforzamento, contenuto, in funzione dell’aumento della risk aversion.
Contro euro prevale invece la tendenza al rafforzamento dello yen da 129 a 128 EUR/JPY, complice il calo dell’EUR/USD.
La riunione BoJ di mercoledì confermerà l’approccio durevolmente espansivo il che, nel confronto con l’esito atteso del FOMC qualche ora dopo, dovrebbe agevolare un principio di indebolimento dello yen almeno rispetto al dollaro, con resistenze da monitorare per il cambio USD/JPY in area 110.
Il rischio è però che, se il messaggio della Fed dovesse limitarsi a confermare le generalizzate attese, tale reazione venga ancora una volta rinviata all’emergere di segnali più concreti di approssimarsi del tapering Fed.
PREVISIONI:
AREA EURO – Si attende la tornata di indagini di fiducia di settembre (saranno diffusi l’IFO tedesco, l’INSEE francese, gli indici ISTAT in Italia, i PMI flash per l’Eurozona e la fiducia dei consumatori della Commissione Europea), che dovrebbero mostrare una correzione generalizzata del morale di famiglie e imprese.
Le indagini segnalano una decelerazione della crescita, soprattutto nel manifatturiero, colpito dai colli di bottiglia dal lato dell’offerta.
La seconda lettura dei dai sul PIL spagnolo e olandese per il 2° trimestre dovrebbe confermare le stime preliminari.
STATI UNITI
– L’agenda di questa settimana sarà dominata dalla riunione del FOMC, che dovrebbe aprire la discussione sul tapering e aggiornare le proiezioni economiche, estendendole al 2024.
La previsione è che il Comitato prepari un avvio della riduzione degli acquisti entro fine anno.
Fra i dati in uscita, il focus sarà sugli indici PMI di settembre, che dovrebbero registrare segnali sempre espansivi, ma anche freni legati all’impatto degli uragani, dei vincoli di offerta nel manifatturiero e della variante Delta nei servizi.
I sussidi di disoccupazione saranno anche da monitorare, per valutare l’effetto della fine dei programmi federali.
Fra i dati di agosto, le informazioni riguarderanno il settore immobiliare residenziale con le vendite di case nuove ed esistenti, che dovrebbero mantenersi all’interno degli intervalli recenti ed essere sempre frenate da scarsità di offerta. I nuovi cantieri dovrebbero essere in modesto rialzo.
– Oggi l’indice di fiducia dei costruttori di case di settembre dovrebbe dare qualche segnale di stabilizzazione dopo tre correzioni consecutive, pur continuando a segnalare la debolezza delle vendite di abitazioni dovuta alla carenza di scorte e ai prezzi elevati.