14 Settembre 2021 – nota economica giornaliera
STATI UNITI – La Survey of Consumer Expectations condotta dalla NY Fed ad agosto ha registrato rialzi delle aspettative di inflazione sia sull’orizzonte a breve termine sia su quello a medio termine, a 5% e 4,2%, rispettivamente, entrambi massimi storici.
L’indagine riporta anche ulteriore miglioramento della percezione della situazione finanziaria personale e delle aspettative di crescita del reddito.
La probabilità di perdere il posto di lavoro, su un trend in calo da metà 2020, si mantiene vicina ai minimi della serie.
I dati su reddito e mercato del lavoro sono incoraggianti per il sentiero dei consumi, ma il continuo rialzo delle aspettative di inflazione rimane cruciale, dato che rappresenta una preoccupazione centrale per le famiglie.
COMMENTI:
BCE – Ieri, l’esponente del Comitato Esecutivo della BCE Isabel Schnabel ha affermato che “con ogni probabilità, l’inflazione si ridurrà notevolmente il prossimo anno” e che la banca centrale comincerà il processo di normalizzazione della politica monetaria solo quando sarà fiduciosa di raggiungere il suo obiettivo di inflazione di medio/lungo termine.
Tuttavia, se l’inflazione si attestasse stabilmente al 2% prima del previsto, la BCE dovrebbe agire rapidamente e risolutamente; tra i fattori che potrebbero spingere verso questo scenario, la Schnabel ha menzionato i colli di bottiglia dal lato dell’offerta, il maggior ottimismo tra i consumatori e fattori strutturali come la transizione verde.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata e aperto quella corrente ieri al rialzo, grazie al consolidarsi di aspettative che la Fed avvii la svolta di policy (tapering) entro la fine di quest’anno.
Ora però diverrà determinante il timing (atteso) preciso della svolta, ovvero se già al FOMC della prossima settimana, oppure a novembre o dicembre.
Di recente infatti è aumentata la significatività dei rendimenti a breve (che riflettono maggiormente le aspettative di policy) nello spiegare la dinamica della valuta.
A guidare la decisione della Fed saranno quindi i dati, a partire da quelli di inflazione in uscita questo pomeriggio, ragion per cui oggi il dollaro è in calo rispetto ai massimi di ieri.
L’inflazione infatti è attesa stabile o in marginale moderazione, seppure ancora su livelli molto elevati.
Una sorpresa verso l’alto favorirebbe un rafforzamento del dollaro verso/al di sopra i massimi di ieri, laddove una delusione lo farebbe arretrare leggermente, in attesa di nuovi segnali dai dati successivi in uscita tra domani e venerdì (indice Empire, produzione industriale, Philly Fed, vendite al dettaglio e fiducia dei consumatori).
EUR – Di riflesso al dollaro, ovvero sul consolidarsi di attese di svolta Fed entro l‘anno, l’euro è sceso nel corso dell’ultima settimana da 1,18 a 1,17 EUR/USD.
La moneta unica non è pertanto riuscita a beneficiare neppure dell’esito della riunione BCE di giovedì scorso, nonostante la revisione migliorativa dello scenario macro e l’indicazione che nel 4° trimestre gli acquisti netti nell’ambito del PEPP saranno condotti a un ritmo moderatamente inferiore rispetto ai sei mesi precedenti.
La ragione principale per cui questo non ha comportato un rafforzamento dell’euro è che le nuove indicazioni di policy non modificano il timing atteso della svolta BCE, lasciando in particolare distante nel tempo l’avvio del ciclo di rialzi dei tassi, previsto successivamente rispetto alla Fed.
Anche per l’euro cruciali saranno quindi i dati USA: in caso di una sorpresa verso l’alto da quelli di inflazione oggi il cambio potrebbe ridiscendere verso i minimi di ieri in area 1,17 EUR/USD, laddove in caso contrario dovrebbe stabilizzarsi in area 1,18 EUR/USD.
GBP – La dinamica della sterlina rimane un po’ più contrastata rispetto a quella dell’euro, per via del dibattito interno sul timing della svolta BoE.
La scorsa settimana la valuta britannica, dopo essere scesa contro dollaro da 1,38 a 1,37 GBP/USD, è infatti interamente risalita dopo che il governatore della BoE Bailey ha dichiarato di ritenere che le condizioni minime per avviare il ciclo di rialzi dei tassi siano state raggiunte.
Il rafforzamento si è esteso anche contro euro nell’ultima settimana da 0,86 a 0,85 EUR/GBP.
Bailey ha comunque precisato che tali condizioni non sono ancora sufficienti, per cui il dibattito sul timing della svolta (prima o seconda metà dell’anno prossimo) è ancora aperto.
Importanti saranno i dati di inflazione in uscita domattina: le attese sono per un ampio incremento che, se confermato, potrebbe favorire un rafforzamento della sterlina.
Tale rafforzamento potrebbe però essere più ampio contro euro che contro dollaro se nel frattempo i dati di inflazione USA in uscita oggi dovessero sorprendere al rialzo.
JPY – Lo yen si mantiene in range contro dollaro nel canale 109-110 USD/JPY, in attesa di segnali dai dati USA sul timing preciso della svolta Fed.
La valuta nipponica potrà indebolirsi in maniera più significativa, con rottura al di sopra di quota 110 USD/JPY, all’effettivo avvicinarsi della svolta Fed.
Contro euro lo yen continua ad essere guidato dalla dinamica dell’EUR/USD, per cui si è leggermente rafforzato da 130 a 129 EUR/JPY nel corso dell’ultima settimana.
PREVISIONI:
AREA EURO – L’agenda macroeconomica è assai povera oggi (e in tutta questa settimana).
Il dato finale sui prezzi al consumo di agosto in Spagna (in attesa di analoghe stime definitive in calendario nei prossimi giorni per Italia, Francia e per l’insieme dell’eurozona) è atteso confermare l’accelerazione a 3,3% a/a (da 2,9% precedente); le pressioni al rialzo però, come negli altri Paesi dell’area, derivano quasi interamente dall’energia, visto che l’inflazione sottostante resta ampiamente sotto controllo (potrebbe salire solo di qualche decimo ad agosto dopo lo 0,6% a/a di luglio).
STATI UNITI – Il CPI di agosto è previsto in rialzo di 0,4% m/m (5,4% a/a), dopo 0,5% m/m di luglio, con l’indice core in aumento di 0,3% m/m (4,2% a/a).
Un elemento incoraggiante per la previsione è la svolta verso il basso dei prezzi delle auto usate.
Il Manheim Used Vehicle Value Index è calato per il terzo mese consecutivo nei primi 15 giorni di agosto (-0,8% m/m, 18,3% a/a), con indicazioni favorevoli per i prezzi delle auto usate del CPI, che a luglio avevano già registrato una variazione di solo 0,2% m/m, dopo tre mesi di variazioni comprese fra il 7 e il 10% m/m.
Le voci dell’indice dei prezzi sensibili agli effetti di COVID dovrebbero essere su un sentiero di moderazione (ricreazione, ospitalità, auto usate), anche se restano alcuni osservati speciali colpiti da persistenti carenze di offerta.
Prima di tutto, l’abitazione potrebbe risentire del trend verso l’alto dei prezzi delle case e della fine della moratoria sugli sfratti.
In secondo luogo, i prezzi dei beni potrebbero continuare a essere spinti verso l’alto dall’eccesso di domanda e dalla scarsità di scorte diffusi a tutti i settori del manifatturiero.
In generale, il trend dell’inflazione dovrebbe proseguire su un sentiero in calo, ma restare stabilmente ben al di sopra del 2% ancora per diversi trimestri.