25 Giugno 2021 – nota economica giornaliera
GERMANIA
– In base ai dati pubblicati poco fa, a giugno l’indice di fiducia dei consumatori in Germania è salito ben oltre le attese, a -0,3 punti da -6,9 precedente.
– Dopo cinque mesi di aumenti ininterrotti, l’indice Ifo è salito ancora a giugno, da 99,2 a 101,8, massimo da novembre 2018.
Anche l’indice delle aspettative ha toccato nuovi massimi da oltre dieci anni, avanzando ancora di 1,1 punti, a 104.
L’ottimismo non riguarda solo il futuro, dal momento che l’indice sulla situazione corrente è tornato sui livelli pre-COVID (99,6 da 95,7 precedente).
Lo spaccato per comparto mostra un netto miglioramento dei servizi (indice in aumento a 22,4 da 13,7) in linea con quanto segnalato dalle indagini PMI, grazie all’allentamento delle restrizioni anti-COVID. Le condizioni di domanda risultano ampiamente positive, come le attese per i prossimi mesi.
La fiducia è migliorata ancora nel manifatturiero, anche se le attese per i prossimi mesi sono di moderazione.
Si registra un progresso marcato anche nel commercio al dettaglio, mentre il recupero nelle costruzioni appare frenato dai rincari delle materie prime.
L’indice Ifo suggerisce un ampio rimbalzo dell’economia tedesca nel 2° trimestre, anche più forte delle nostre stime (che si collocano a +2,2% t/t).
Di conseguenza, la nostra previsione di crescita del PIL di 3,5% nel 2021 sembra essere soggetta a rischi verso l’alto.
FRANCIA – L’indice di fiducia delle imprese, in giugno, ha fatto nuovamente registrare un balzo di +5 punti, dopo +12 del mese precedente, portandosi a 113, sui livelli più alti da luglio 2007.
Con la progressiva riapertura dell’economia, l’indice composito ha beneficiato del significativo apporto del settore dei servizi (+5) e del commercio al dettaglio (+8, a 115, un massimo dall’inizio delle rilevazioni, nel gennaio ’91).
Stabile invece a 107 la lettura relativa al comparto manifatturiero (mentre ci si attendeva un ulteriore aumento), sul quale, peraltro, si erano già registrati cinque progressi consecutivi.
Per il mese di luglio, ci attendiamo un ulteriore miglioramento del morale trainato dai servizi, grazie all’ulteriore allentamento delle restrizioni su mobilità e attività economiche, atteso completarsi entro il prossimo 30 giugno.
SPAGNA – Con la lettura finale, il PIL relativo al primo trimestre 2021 è stato rivisto verso l’alto di un decimo; il dato congiunturale viene dunque aggiornato a -0,4% t/t ed il tendenziale a -4,2% a/a.
Sulla contrazione hanno anche influito i danni (stimati in 1,4 miliardi) causati dalla tempesta di neve Filomena dello scorso gennaio nella Spagna centrale.
Nel trimestre, si è registrata una riduzione sia dei consumi privati (-0,6% t/t) che degli investimenti (-0,8% t/t).
I volumi delle importazioni ed esportazioni sono diminuiti rispettivamente di -1,3% t/t e -1,4% t/t (+6,2% e +4,6% a fine 2020).
Dal lato dell’offerta, si nota un ampio calo del valore aggiunto nell’industria (-2,3% t/t ovvero -3,2% se si considera il solo settore manifatturiero) e nelle costruzioni (-4,3% t/t); un apporto lievemente positivo è giunto invece dai servizi (+0,3% t/t), grazie al buon andamento di commercio, trasporti e ricettività (+1,2% t/t) e attività finanziaria/assicurativa (+1,5% t/t).
Per l’economia iberica, il ritorno alla crescita è previsto già nel secondo trimestre (la nostra stima è di +1,4% t/t) e in misura maggiore nei mesi estivi (nostra stima +3,4% t/t).
Tra le principali economie dell’area, quella spagnola dovrebbe registrare il rimbalzo più accentuato del PIL nel 2021-22, dopo la caduta più marcata subita nel 2020.
STATI UNITI
– Gli ordini di beni durevoli a maggio aumentano di 2,3% m/m, dopo -0,8% m/m, spinti dalla ripresa nei trasporti (+7,6% m/m), che vedono un rialzo sia per l’aeronautica civile (27,4% m/m), sia per le auto (2,1% m/m).
Gli ordini al netto dei trasporti segnano un incremento di 0,3% m/m; gli ordini al netto della difesa sono in crescita di 1,7% m/m.
L’aggregato relativo ai beni capitali al netto di difesa e aerei registra un calo di -0,1% m/m, dopo 2,7% m/m di aprile, ma non modifica il trend positivo degli investimenti non residenziali, anche alla luce delle consegne in crescita di 0,9% m/m.
– La bilancia commerciale dei beni a maggio registra un ampliamento del deficit, a – 88,1 mld da -85,7 mld di aprile, con un calo delle esportazioni di -0,5 mld (-0,3% m/m), dovuto alla flessione del settore auto e dei beni capitali, a fronte di un incremento dell’import di 1,9 mld (0,8% m/m), concentrato su beni industriali e agricoli, in presenza però di una correzione nel comparto auto e in quello dei beni capitali.
Con la ripresa della crescita globale, il contributo del canale estero dovrebbe avvicinarsi alla neutralità nel 2° trimestre.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 19 giugno calano a 411 mila da 418 mila della settimana precedente.
I nuovi sussidi erogati con il programma federale Pandemic Unemployment Assistance sono pari 104.682.
I sussidi statali esistenti nella settimana conclusa il 12 giugno flettono a 3,39 mln (-144 mila).
I sussidi totali in essere nella prima settimana di giugno calano a 14,845 mln.
COMMENTI:
REGNO UNITO – La Bank of England ha preferito mantenere ancora un approccio cauto all’ultima riunione di politica monetaria, lasciando intendere che i dati attualmente disponibili non consentono ancora di trarre delle conclusioni sulle implicazioni per lo scenario di medio termine.
Ciò nonostante, il riconoscimento che gli sviluppi recenti sono stati prevalentemente positivi e la conseguente revisione al rialzo delle stime di crescita nel 2° trimestre.
Precisamente, non si riesce ancora a capire se (1) l’aumento delle pressioni inflazionistiche osservate di recente possa tradursi in un innalzamento del profilo di medio termine (che è quello rilevante per le concrete decisioni di policy) e se (2) le recenti novità positive sul fronte della crescita segnalino una crescita più forte anche in futuro o solo un ritorno più rapido dell’attività economica ai livelli precrisi.
La BoE rinvia il giudizio alla prossima riunione del 5 agosto, in occasione della quale verranno pubblicate anche le previsioni aggiornate di crescita e inflazione.
Per ora lo scenario condiviso è quello di un periodo temporaneo di crescita forte e inflazione sopra target, dopo il quale ci si attende un arretramento di entrambe.
La BoE ha anche menzionato il rinvio della riapertura totale dell’economia, spiegando che le implicazioni dovrebbero essere relativamente ridotte, ma che alla luce del rinvio rimangono dei rischi verso il basso.
Haldane, come a maggio, ha votato per un’immediata riduzione degli acquisti, ma già da questo mese lascerà la BoE.
Se i dati del prossimo mese non deluderanno, è possibile che in agosto sia le previsioni di crescita che quelle di inflazione vengano riviste al rialzo, il che farebbe poi partire la discussione interna sui tempi e modi dell’avvio del processo di normalizzazione della politica monetaria attraverso il ridimensionamento del QE e successivamente l’inizio del ciclo di rialzi dei tassi (che il mercato attualmente colloca già nel corso dell’anno prossimo), con implicazioni favorevoli per la sterlina.
STATI UNITI
– L’incontro fra Biden e il gruppo bipartisan di parlamentari che ha formulato una nuova versione del pacchetto per le infrastrutture ha avuto esito positivo.
Le misure oggetto del compromesso sono pari a circa 1 tln di dollari in 5 anni e riguardano infrastrutture “fisiche”, lasciando fuori dall’accordo un ampio insieme di interventi su capitale umano e altre strutture parte del piano originariamente presentato dall’amministrazione su cui però non c’è possibilità di ottenere voti bipartisan.
Tuttavia, la condizione posta da Biden per approvare una legge basata sul compromesso siglato ieri è che in un secondo tempo si proceda con lo sviluppo di interventi sul resto dell’agenda Biden, per circa 4 tln di dollari, con focus su redistribuzione del reddito e sostegno delle classi medio-basse per istruzione, sanità e altre priorità dell’amministrazione.
Che cosa c’è nel pacchetto oggetto dell’accordo bipartisan?
La spesa complessiva prevista è di 973 mld in 5 anni, estendibile a 1,2 tln in 8 anni.
La nuova spesa, oltre a circa 400 mld di misure in attesa di rinnovo da parte del Congresso, sarebbe pari a 579 mld, con 312 mld per i trasporti (di cui, fra gli altri, 109 mld per strade e ponti, 49 mld per trasporto pubblico, 66 md per ferrovie, 25 mld per aeroporti, 7,5 mld per infrastrutture per veicoli elettrici), 266 per altre infrastrutture (fra cui, 55 mld per l’acqua, 65 mld per la banda larga, 73 mld per la griglia elettrica).
Nel piano originario di Biden, la spesa per infrastrutture “core” prevista al di sopra dello scenario base era pari a circa 900 mld: nella proposta attuale il principale ridimensionamento riguarda il capitolo dei veicoli elettrici, ma interessa gran parte delle voci.
Il finanziamento delle misure non avverrebbe attraverso rialzi di imposte, che hanno subito i veti incrociati di repubblicani (contrari a nuove imposte sulle imprese) e dei democratici (contrari al rialzo dell’imposta sulla benzina), bensì attraverso un insieme di misure, fra cui: il recupero dell’evasione fiscale per circa 100 mld (il piano prevede nuovi fondi per potenziare l’attività dell’IRS), un maggiore controllo nell’erogazione dei sussidi di disoccupazione (72 mld), entrate dalle aste per 5G (65 mld), l’utilizzo di fondi non spesi per COVID, la costituzione di partnership pubblico-privato.
Secondo il CRFB, le misure previste sarebbero più che sufficienti a coprire la nuova spesa, con potenziali maggiori entrate/minori spese per circa 584 mld.
L’accordo annunciato ieri richiederà ora un lavoro di negoziati all’interno dei due partiti per raggiungere i voti necessari all’approvazione in Congresso.
Il leader democratico al Senato, Schumer, ha detto che verranno predisposti due canali paralleli di lavoro, per procedere sulla definizione del pacchetto infrastrutturale da un lato e per redigere un disegno di legge più ampio, da approvare separatamente con i soli voti democratici con la procedura di reconciliation, relativo a misure redistributive e mirate a sostenere le classi medio-basse di reddito in diverse aree, fra cui istruzione, sanità e assistenza.
Pelosi ha detto che alla Camera non si discuterà il piano di infrastrutture fino a quando il Senato non avrà approvato anche il pacchetto con la reconciliation.
Questa condizionalità è parte del compromesso fra le varie anime del partito democratico, con i senatori moderati che hanno premuto per contenere il pacchetto infrastrutture e i riformisti alla Camera che richiedono gli interventi per il welfare e la redistribuzione.
I voti di entrambi i gruppi democratici sono necessari per qualunque passaggio legislativo, a meno che ci sia la garanzia che gli 11 senatori repubblicani che hanno partecipato ai lavori del gruppo bipartisan garantiscano il loro voto e riescano eventualmente a raccogliere altri voti in caso di defezioni democratiche in Senato.
McConnell ha detto di essere disponibile a discutere il piano proposto, ma ha criticato la minaccia di veto che Biden ha annunciato in caso di mancato accordo sul secondo pacchetto redistributivo.
– Williams (NY Fed) ha detto che ora “non è il momento” per una svolta sui tassi, con l’economia ancora lontana dalla massima occupazione.
Secondo Williams, i tassi di interesse potranno essere alzati e normalizzati solo una volta che “la ripresa sia più completa e l’economia sia in una situazione molto buona”.
Secondo Williams, la crescita è stata superiore al previsto dopo la riapertura, e il rialzo recente dell’inflazione dovrebbe essere transitorio, con un ritorno verso ritmi più contenuti l’anno prossimo.
Harker (Philadelphia Fed) ha sottolineato i progressi fatti dall’economia dopo il crollo dovuto alla pandemia, ma ha notato che il gap di occupazione rispetto al sentiero pre-COVID è molto più ampio di quanto appaia: rispetto al trend precedente al febbraio 2020, mancano infatti circa 10,6 mln di posti di lavoro.
Secondo Harker è indispensabile avere una ripresa molto solida per permettere a tutti di rientrare nella forza lavoro e di trovare un’occupazione.
Kaplan (Dallas Fed) ha ribadito che a suo avviso è opportuno iniziare il tapering “prima piuttosto che dopo”, per limitare i rischi di dover frenare bruscamente in futuro e dare maggiore flessibilità alle decisioni sui tassi.
Barkin (Richmond Fed) ha detto che a suo avviso il rialzo dell’inflazione è temporaneo, ma in parte spiega l’apertura delle discussioni nel FOMC riguardo alla normalizzazione della politica monetaria.
Bullard (St Louis Fed) ha parlato di un nuovo rischio per lo scenario, collegato alla possibilità che l’inflazione continui a sorprendere verso l’alto.
A suo avviso, l’inflazione rimarrà significativamente al di sopra del 2% sull’orizzonte previsivo, con rischi di ulteriori sorprese, mentre il mercato del lavoro dà segnali di pressione da eccesso di domanda in base ad alcuni indicatori, come il rapporto disoccupati/posizioni aperte e l’indice delle condizioni del mercato del lavoro della Kansas City Fed.
PREVISIONI:
ITALIA – La fiducia di consumatori e imprese è attesa in ulteriore recupero a giugno, grazie all’accelerazione nel processo di allentamento delle restrizioni anti-COVID.
Il morale delle famiglie è visto a 114 da 110,6 precedente: si tratterebbe di un nuovo massimo da luglio 2019.
L’indice composito di fiducia delle aziende è atteso a 108,9 da 106,7 di maggio: nel mese, il miglioramento sarebbe trainato soprattutto dai servizi (a 103,8 da 98,4) mentre il manifatturiero è visto consolidare i recenti progressi a 112,3 da 110,2 precedente.
Il trend di ripresa dovrebbe continuare nei prossimi mesi, soprattutto nel settore dei servizi.
AREA EURO – A maggio la crescita di M3 dovrebbe rallentare a 8,2% a/a da 9,2% precedente.
La decelerazione è imputabile prevalentemente al confronto sfavorevole con lo scorso anno ma l’aggregato monetario dovrebbe comunque continuare a beneficiare del flusso di acquisti di titoli da parte dell’Eurosistema, supporto che non è destinato a venir meno nei prossimi mesi.
STATI UNITI
– I consumi personali a maggio sono attesi in rialzo di 0,6% m/m, dopo 0,5% m/m di aprile, grazie alla ripresa nel comparto dei servizi, a fronte di una correzione nel segmento dei beni durevoli.
Il reddito personale dovrebbe correggere ancora, con un calo di -2,8% m/m, dopo il calo di -13,1% m/m del mese precedente, sulla scia della fine degli effetti dei trasferimenti fiscali di marzo.
Il deflatore dei consumi è atteso in aumento di 0,5% m/m (3,9% a/a da 3,6% a/a), dopo 0,6% m/m, con il deflatore core in rialzo atteso di 0,6% m/m (3,4% a/a da 3,1% a/a), dopo 0,7% m/m.
I prezzi dovrebbero essere ancora spinti verso l’alto dai servizi ricreativi, dalle tariffe aeree e dalle auto usate, come nel CPI.
L’inflazione dovrebbe essere vicina al picco per quest’anno, e nei prossimi mesi si dovrebbe registrare un graduale rallentamento della dinamica mensile, ancora però caratterizzata da variazioni superiori alla media passata nei settori direttamente colpiti dagli effetti di COVID nel 2020.
Sarà importante monitorare l’andamento delle medie troncate e dell’inflazione mediana per misurare i trend sottostanti della crescita dei prezzi.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a giugno (finale) dovrebbe confermare i livelli della lettura preliminare, intorno a 87 e soprattutto mantenere la correzione delle aspettative di inflazione rispetto al picco di maggio.