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08 Gennaio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – L’inflazione a dicembre è salita lievemente sul NIC a -0,1% a/a (da -0,2% precedente), ed è rimasta stabile a -0,3% sull’indice armonizzato.
Nel mese i prezzi sono aumentati di tre decimi sulla misura domestica e di due decimi su quella armonizzata.
I dati sul NIC sono stati superiori alle attese di un decimo, quelli sull’IPCA sono stati in linea con il consenso.
Nel mese (sull’indice domestico) si sono avute forti pressioni al rialzo sui trasporti (+1,6% m/m) e sulle spese per il tempo libero (+2% m/m); sono calati a sorpresa i listini alimentari, nelle comunicazioni e nei servizi ricettivi e di ristorazione.
L’inflazione di fondo è salita a 0,7% da 0,4% a/a precedente (sempre sul NIC).
Il 2020 ha chiuso con un calo di -0,2% peri prezzi al consumo; vediamo solo una moderata risalita, a +0,2%, per la media 2021.

GERMANIA – A novembre, la produzione industriale è cresciuta di 0,9% m/m, incremento che porta la variazione tendenziale a-2,6% a/a.
In novembre, l’indice del trasporto su gomma era salito di 1%, l’indice di produzione del PMI manifatturiero era rimasto su livelli molto elevati in novembre (62,2) e dicembre (61,3); anche l’indagine Ifo aveva mostrato che la produzione era cresciuta in gran parte delle imprese sia a novembre, sia a dicembre. Infine, i dati sugli ordinativi erano stati molto brillanti.
La produzione nelle costruzioni è salita di1,4% m/m, mentre quella delle utilities ha visto una variazione di -3,9% m/m.
Anche ipotizzando una flessione in dicembre, il quarto trimestre 2020 dovrebbe chiudersi con una variazione della produzione manifatturiera di 5,7% t/t, mentre la produzione nelle costruzioni dovrebbe salire di 4,5% t/t. Entrambi i comparti, quindi, contribuiranno positivamente alla crescita del PIL.

AREA EURO
– A dicembre, l’indice composito di fiducia economica della Commissione UE (ESI) è salito a 90,4 (da 87,6 di novembre).
Non sorprendentemente, le migliori performance dal lato delle imprese si registrano per l’industria (da -10,1 a -7,2) e per le costruzioni (da -9,3 a -7,9); peggiorano, seppur marginalmente, le condizioni nei settori direttamente colpiti dalle nuove misure restrittive decise dai governi, ovvero i servizi (da -17,1 a -17,4) e il commercio al dettaglio (da -12,7 a -13,1).
Le aspettative di inflazione restano più basse rispetto ai livelli pre-COVID.
Lo spaccato per Paese indica un miglioramento del morale in tutte le maggiori economie dell’Eurozona.
Il dato finale della fiducia dei consumatori del mese di dicembre conferma il valore della stima flash a -13,9 (da -17,6 di novembre).
Il livello delle indagini rimane ben al di sopra dei minimi visti in primavera, ma segnala una contrazione del PIL nell’ultimo trimestre del 2020.
– A novembre, le vendite al dettaglio sono crollate del -6,1% m/m, dopo il +1,4% m/m precedente.
Il calo peggiore si è avuto per il carburante per autotrazione (-10,6% m/m) e i prodotti non alimentari (-8,9% m/m); gli alimentari hanno registrato una flessione più debole (-1,7% m/m).
Tra i beni non alimentari fa segnare un aumento solamente il settore dell’e-commerce (+1,8% m/m), mentre il settore tessile, abbigliamento e calzature rimane il più colpito (-17,0% m/m) dalle misure di contenimento.
Lo spaccato per Paese vede una crescita dei consumi in Germania e nei Paesi Bassi (+1,9% m/m e +2,6% rispettivamente); la Francia ha subito una drastica riduzione delle vendite (-18,0% m/m), mentre la variazione in Spagna è stata solo leggermente negativa(-1,2% m/m).
In dicembre, i consumi potrebbero essere risaliti grazie all’alleggerimento parziale, ma temporaneo, delle misure restrittive introdotte per contenere i contagi.
– La stima flash di dicembre ha visto l’inflazione stabile a -0,3% a/a; anche l’indice core BCE al netto di alimentari freschi ed energia è rimasto invariato rispetto al mese precedente (+0,4% a/a).
Sul mese, i prezzi sono cresciuti del +0,3% m/m, spinti al rialzo dal rincaro dei listini energetici (+1,6%m/m) e dei servizi (+0,8% m/m); calano, invece, i prezzi degli alimentari freschi (-1,1% m/m).
L’inflazione è attesa risalire lentamente nei prossimi mesi, prima per effetti base e poi per il consolidamento della ripresa (che presumibilmente avverrà dalla seconda metà dell’anno).
Prevediamo un rialzo del tasso di crescita dei prezzi verso l’1% medio nel 2021, dopo lo 0,3% registrato nel 2020. Sulla previsione insistono rischi al ribasso.

STATI UNITI
 – L’ISM dei servizi a dicembre aumenta a sorpresa, salendo da 55,9 a 57,2.
Come per l’indagine del manifatturiero, l’indice composito è sostenuto artificialmente dai tempi di consegna. Per i servizi, questo indicatore è in rialzo di 5,8 punti a 62,8.
Il resto dell’indagine è misto, con un sorprendente incremento dell’attività da 58 a 59,4 e un rialzo degli ordini da 57 a 58,5, mentre l’occupazione torna in territorio recessivo, con una flessione da 51,5 a 48,2.
Fra i diversi settori, 14 riportano espansione e 4 contrazione.
Le imprese danno valutazioni miste, con preoccupazione per gli effetti delle misure di contenimento in molti stati e vincoli sul fronte di risorse umane, capacità produttiva e logistica, ma cauto ottimismo legato all’approvazione e alla diffusione dei vaccini.
Il livello dell’indice composito dei servizi è associato a una crescita del PIL del 2,9%.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 2 gennaio sono pressoché stabili a 787 mila, da 790 mila della settimana precedente, al di sotto della media mobile a 4 settimane (818.750). In termini non destagionalizzati, le nuove richieste sono pari a 922.072, in rialzo di 77.400 rispetto alla settimana precedente.
I sussidi statali esistenti (non destagionalizzati) nella settimana conclusa il 26 dicembre aumentano a 5,382 mln (+145.444).
I sussidi esistenti al 19 dicembre erano 19,176 mln, in calo da 19,596 mln della settimana precedente.
– Il deficit commerciale a novembre aumenta a -68,1 mln, da -63,1 mld di ottobre, con un incremento dell’export di 1,2% m/m e dell’import di 2,9% m/m, e tocca il massimo dal 2006.
I flussi di novembre determinano un aumento del deficit dei beni di 5 mld (a -86,4 mld) e una riduzione dell’avanzo dei servizi di circa 0,1 mld (a 18,2 mld).
Il deficit dei beni in termini reali è in rialzo di 6,7 mld e dà supporto all’aspettativa di un contributo ampiamente negativo del canale estero nel 4° trimestre, in parte dovuto alla ricostituzione dei magazzini che spinge le importazioni.
Su base bilaterale non destagionalizzata, il disavanzo commerciale dei beni aumenta nei confronti di Cina e UE.

GIAPPONE – La spesa per consumi delle famiglie a novembre aumenta di 1,1% a/a in termini reali, mentre il reddito reale è in rialzo di 0,6% a/a.
I consumi reali sono in calo di -1,4% mm, dopo tre variazioni positive consecutive, e risentono dell’aumento dei contagi, dell’introduzione di misure restrittive e dell’interruzione dei programmi pubblici “Go To” che avevano sostenuto la spesa per turismo e ristorazione a partire dall’estate.
I dati danno supporto alla previsione di rallentamento della crescita a fine 2020 e di svolta negativa nel 1° trimestre 2021.

 

COMMENTI:

STATI UNITI – Il processo per la nomina del presidente e vice-presidente si è concluso il 7 gennaio, con la conferma dei voti del Collegio Elettorale a favore di Biden e Harris, il cui mandato inizierà il 20 gennaio.
La leadership repubblicana si è schierata a favore della legalità e del regolare passaggio del potere, tuttavia 138 rappresentanti repubblicani alla Camera e 7 senatori hanno sostenuto l’obiezione al certificato del voto in Pennsylvania, sottolineando che la frattura nel partito rimane profonda.
Diversi membri dell’amministrazione e dello staff della Casa Bianca si sono dimessi, fra cui il segretario dei trasporti Chao, il segretario dell’istruzione De Voos, il sottosegretario alla sicurezza nazionale Pottinger, il delegato alle politiche con l’Irlanda Mulvaneye, il chief of staff di Melania Trump.
Trump ha annunciato pubblicamente che il 20 gennaio entrerà in carica una nuova amministrazione, l’affermazione più vicina possibile a una concessione da parte del presidente.
Molti rappresentanti democratici, fra cui Pelosi e Schumer, e membri della società civile hanno richiesto pubblicamente di invocare il 25° emendamento della Costituzione.
Questo emendamento, approvato nel1967 in seguito all’assassinio di Kennedy del 1963 e utilizzato dopo le dimissioni di Nixon, definisce il passaggio del potere del presidente nel caso in cui il presidente stesso non sia in grado di svolgere il proprio mandato: “in caso di rimozione del Presidente dal suo incarico, o della sua morte o delle sue dimissioni, il Vice-Presidente diventa Presidente”(sezione 1).
L’emendamento prevede anche che “quando il Vice-Presidente e una maggioranza dei principali membri dei dipartimenti esecutivi o di altre entità indicate dal Congresso per legge, trasmettono al Presidente pro-tempore del Senato e al presidente della Camera la loro dichiarazione scritta che il Presidente non è in grado di svolgere i poteri e doveri del suo incarico, il vice-Presidente assumerà immediatamente i poteri e i doveri di presidente pro tempore” (sezione 4).
Nel caso in cui il vice-presidente e il governo non siano concordi, il Congresso entro 48 ore dovrà riunirsi per deliberare e votare entro 21 giorni con una maggioranza qualificata di due terzi se il presidente è incapacitato e il vice-presidente deve proseguire come presidente pro-tempore.
Alla base della difficoltà di utilizzo del 25° emendamento per motivi diversi da morte e dimissioni sta il problema di come determinare l’incapacità del presidente se il presidente stesso si dichiara in grado di svolgere i propri compiti.
Molti esperti indicano che la malattia mentale è probabilmente l’unico caso in cui ci sarebbe un chiaro via libera per ricorrere al 25°.
Un ricorso in questa occasione appare, almeno per ora, destinato a essere bloccato, dato che richiederebbe o un’opinione concorde del vice-presidente e della maggior parte dei ministri (al momento quanto meno incerto, ma improbabile) o due terzi del Congresso (certamente non realizzabile alla Camera).
Secondo notizie di stampa, Pence sarebbe contrario a questo passo.
Pelosi ha minacciato di aprire un nuovo processo di impeachment se non verrà invocato il 25° emendamento.
Al momento in cui scriviamo il 25° emendamento rimane un’alternativa possibile, ma non lo scenario centrale. Tuttavia, è difficile prevedere l’evoluzione degli eventi nella settimana e mezza che intercorre fra l’8 e il 20 gennaio: molto dipenderà dal comportamento di Trump e dalle reazioni politiche dei prossimi giorni.

STATI UNITI-COVID19 – Il rialzo dei contagi previsto in seguito all’aumento degli spostamenti del periodo natalizio è ormai evidente, con 280 mila nuovi casi il 7 gennaio, accelerazione nella maggioranza degli Stati e una media settimanale di 237.607 casi, in aumento del 15% rispetto alle due settimane precedenti.
Sul fronte delle vaccinazioni, si registra l’atteso incremento del ritmo rispetto all’inizio lento di fine 2020.
Secondo il CDC sono state vaccinate 5,9 mln di persone. La percentuale di persone vaccinate sul totale della popolazione negli stati più attivi è fra il 3 e il 4%, ma negli stati più popolosi (California, NY, Texas) è intorno a 1,8%.

GIAPPONE – Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza della durata di un mese per Tokyo e tre prefetture limitrofe, in seguito alle pressanti richieste dei governatori locali.
Le misure, per lo più volontarie, richiedono la chiusura dei ristoranti entro le 20, invitano al lavoro da remoto quando possibile e a non lasciare la propria abitazione se non strettamente necessario.
Scuole, negozi e luoghi di ritrovo e ricreazione restano aperti.
Il governatore della prefettura di Osaka ha detto che chiederà l’estensione dello stato di emergenza, mentre il quadro sanitario continua a deteriorarsi velocemente.
A livello nazionale il supporto per il governo Suga si sta riducendo, sulla base del giudizio negativo riguardo alla gestione della pandemia e della percezione che il governo supporti maggiormente il punto di vista delle aziende rispetto a quello della popolazione nel suo complesso.
È probabile che nelle prossime settimane le misure di contenimento diventino più stringenti.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto il nuovo anno mantenendo il trend ribassista dei mesi scorsi, ma poi ha rapidamente invertito la rotta, favorito dalla salita dei rendimenti USA, in linea con i nuovi guadagni del mercato azionario.
Il tema-guida è la prospettiva di una ripresa post-pandemia più robusta e di un’inflazione più elevata, anche grazie ad attese di un maggior stimolo fiscale sotto la presidenza Biden, soprattutto dopo che i ballottaggi in Georgia hanno consegnato ai democratici anche il Senato (seppure con una maggioranza risicata).
Nella giornata di ieri il biglietto verde potrebbe essere stato aiutato anche da flussi verso safe haven dopo l’attacco al Campidoglio, ma complessivamente il driver più forte sono stati i rendimenti: infatti né lo yen né il franco svizzero si sono rafforzati dopo l’accaduto.
Un primo test per la valuta statunitense si avrà oggi con l’employment report, dal quale si attendono indicazioni d rallentamento della dinamica occupazionale.
Un possibile arretramento del dollaro di fronte a un dato debole potrebbe essere un segnale che si sta ripristinando la correlazione con i fondamentali.
Al di là pertanto del breve termine, che deve ancora riassorbire gli effetti negativi dell’ultima ondata pandemica sfavorevole, la prospettiva che la ripresa USA nella seconda metà dell’anno possa essere più robusta (grazie ai benefici dei vaccini e al sostegno della politica fiscale) dovrebbe favorire il dollaro anche attraverso un graduale rialzo dei rendimenti USA e annesso allargamento dei differenziali.

EURL’euro ha aperto l’anno aggiornando i massimi a 1,2349 EUR/USD, ma poi ha ritracciato sul generalizzato recupero del dollaro scendendo questa mattina fino a 1,2211 EUR/USD.
I driver di dollaro rimangono dominanti per il cambio, e la prospettiva di una miglior ripresa post-pandemia negli USA che nell’area euro dovrebbe agevolare a tendere un allargamento dei differenziali di tasso/rendimento a favore del biglietto verde, con conseguente, seppur modesto, arretramento dell’euro rispetto ai livelli attuali.

GBPLa sterlina ha aperto l‘anno aggiornando I massimi contro dollaro a 1,3703 GBP/USD sulla scia del raggiungimento dell’accordo post-Brexit con l’UE il 24 dicembre (v. focus “Sterlina: raggiunto accordo post Brexit” del 28 dicembre 2020) ma poi ha subito ritrattato tornando in area 1,35 GBP/USD.
Per ora l’upside dovrebbe potersi considerare sostanzialmente esaurito, sia perché nel breve il passaggio al nuovo regime di scambi comporterà comunque qualche rallentamento per via delle nuove procedure sia perché in questa fase l’economia britannica è ancora alle prese con gli effetti negativi dell’ultimo lockdown.
Il mercato sta infatti tornando a prezzare aspettative di un taglio dei tassi
(attualmente il bank rate BoE è a 0,10%), eventualmente anche in territorio negativo.
La prossima riunione BoE sarà il 4 febbraio. Importanti saranno quindi i dati: produzione industriale di novembre la settimana prossima, ma soprattutto vendite al dettaglio di dicembre e PMI di gennaio la successiva.
La BoE già si attende un indebolimento dell’economia nel brevissimo termine, per cui affinché questo la spinga a tagliare i tassi e/o a portarli in territorio negativo dovrebbe probabilmente vedere dati ancora più negativi delle attese.
Contro euro la sterlina ha aperto l’anno in moderato calo da 0,89 a 0,90 EUR/GBP, ma di fatto rimane in range: nel breve il ruolo di driver generalizzato delle dinamiche di dollaro (rendimenti e differenziali) contribuisce a mantenere una correlazione positiva tra GBP/USD ed EUR/USD, limitando le oscillazioni del cross EUR/GBP.

JPYAnche lo yen ha aperto l’anno aggiornando i massimi contro dollaro a 102,57 USD/JPY, ma poi è rapidamente sceso fino in area 104 USD/JPY, penalizzato dalla salita dei rendimenti USA.
In questo caso il driver dei differenziali di tasso/rendimento è ancora più forte e dovrebbe condurre a un graduale indebolimento dello yen al di là del breve.
Contro euro la valuta nipponica è scesa da 126 a 127 EUR/JPY: nel breve il cross con l’euro potrebbe essere trainato prevalentemente dalla dinamica dell’EUR/USD.

 

PREVISIONI:

ITALIA – Il tasso di disoccupazione è atteso in aumento a novembre, stimiamo a 10,1% dal 9,8% di ottobre.
Le restrizioni sulle attività commerciali in vigore in circa la metà del territorio nazionale nella seconda metà del mese potrebbero aver causato un calo dei contratti temporanei.
Riteniamo che il tasso dei senza-lavoro sia destinato a salire significativamente nel 2021, sopra l’11%, quasi due punti sopra la media 2020.

AREA EURO – La disoccupazione è attesa in aumento all’8,6% a novembre, dall’8,4% di ottobre.
Il prolungamento delle misure a sostegno del mercato del lavoro impedirà un eccessivo peggioramento del dato durante la “seconda ondata”.
Prevediamo una salita del tasso dei senza-lavoro verso il 9,0% medio nel 2021, dopo l’8% atteso per quest’anno, ma i rischi sulla previsione sono chiaramente orientati al rialzo.

FRANCIA – La produzione industriale è attesa in calo del -0,9% m/m a novembre (-4,9% a/a), dopo il +1,6% m/m (-4,2% a/a) visto a ottobre.
Anche l’industria, sia pur in minor misura rispetto ai servizi, risentirà delle pesanti misure restrittive decise dal Governo.

STATI UNITI – L’Employment report di dicembre dovrebbe registrare un ulteriore rallentamento della dinamica occupazionale, con un incremento previsto degli occupati non agricoli di 30 mila, dopo 245 mila di novembre.
La stima ADP dei nuovi occupati non agricoli privati di dicembre (a -123 mila) mette rischi verso il basso per la previsione. I sussidi di disoccupazione statali esistenti al netto dell’aumento dei sussidi federali nel mese di dicembre sono calati di circa 300 mila, con indicazioni di variazione positiva dei posti di lavoro.
I settori colpiti dalle restrizioni diffuse a gran parte del paese sono nuovamente quelli della ricreazione, del turismo, del commercio al dettaglio e della ristorazione.
Tuttavia, il potenziale negativo è limitato, dato che i livelli di attività a novembre erano già compressi, con un’interruzione del modesto trend verso l’alto in atto da maggio.
Il manifatturiero dovrebbe mantenersi sul sentiero di moderata espansione, confermata dalle indagini.
Il tasso di disoccupazione dovrebbe essere stabile a 6,7%, con dati deboli sia per l’occupazione sia per la partecipazione.
I salari orari dovrebbero rimanere sul trend di incrementi mensili di 0,2% m/m visti nell’ultimo trimestre.