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15 Maggio 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati sul commercio estero di marzo hanno evidenziato una flessione congiunturale pari a -16,8% sia per le esportazioni che per le importazioni. Si tratta di un minimo storico.
Su base annua, le esportazioni sono calate a -13,5%, le importazioni a -18,1%, in entrambi i casi ai minimi dal 2009. La caduta colpisce tutti i principali gruppi di prodotti, ma è meno ampia per i beni di consumo non durevoli. Gli unici settori che mostrano un progresso tendenziale significativo dal lato dell’export sono il farmaceutico e l’alimentare (+32,5% e +13,5%); dal lato opposto, gli autoveicoli (-40,7%). Si salvano dal calo tendenziale solo le vendite verso Belgio e Stati Uniti (+3,2% e +0,9% a/a, rispettivamente). La contrazione dei flussi dovrebbe accentuarsi ulteriormente ad aprile.

GERMANIA – Il dato finale dell’inflazione di aprile ha registrato un aumento di un decimo rispetto alla stima preliminare per l’indice nazionale, a +0,9% a/a e +0,4% m/m, mentre l’indice armonizzato ha confermato la prima lettura, a +0,8% a/a e 0,4% m/m. Il calo è guidato principalmente dai prodotti petroliferi, invece, sono aumentati i listini alimentari. I prezzi dei servizi, di cui molti non reperibili durante l’indagine del mese scorso, sono stati stimati in crescita dello 0,8% m/m.
Se osserviamo, ad esempio, i prezzi dei pacchetti vacanze, sul mese sono stati stimati in aumento del +15,8% m/m in aprile. Considerando questo aumento ed il metodo di imputazione dei prezzi adottato dall’ufficio statistico, non possiamo escludere di essere in presenza di una distorsione del dato dell’inflazione.

STATI UNITI – Le nuove richieste di sussidio di disoccupazione nella settimana conclusa il 9 maggio calano a 2,981mln, da 3,176 mln della settimana precedente. Il calo delle nuove richieste è molto lento in parte perché restano colli di bottiglia a livello statale per la presentazione delle domande, in parte perché, fino a quando non riprenderà in modo più robusto l’attività, le imprese e i lavoratori hanno incentivi a utilizzare i sussidi come ammortizzatore.
Infatti, la parte preponderante dei nuovi disoccupati aveva un reddito da lavoro inferiore rispetto al livello dei sussidi, superiore al reddito mediano della forza lavoro e pari a circa il doppio del reddito mediano dei lavoratori dei settori più colpiti dall’epidemia.
I sussidi esistenti nella settimana conclusa il 2 maggio aumentano a 22,833 mln da 22,377mln dell’ultima settimana di aprile.
Il tasso di disoccupazione assicurata a inizio maggio aumenta a 15,7% (da 15,4% della settimana precedente).
I dati danno un primo assaggio di quello che potrà essere l’employment report di maggio. Ipotizzando aumenti di nuove richieste di sussidi in graduale calo nella seconda metà di maggio (con l’allentamento del lockdown) e un tasso di approvazione analogo a quello dell’ultimo mese, si potrebbero stimare (conservativamente) perdite di posti di lavoro comprese fra 7 e 8 mln.
Con un tasso di partecipazione stabile a 60,2% come ad aprile, il tasso di disoccupazione potrebbe salire a 19,7%.

CINA – I dati mensili evidenziano un miglioramento della produzione industriale e, in misura minore, degli investimenti fissi, ma ancora un calo delle vendite al dettaglio, trainato al ribasso dalla debolezza del mercato del lavoro.
La produzione industriale, dopo il calo dell’1,1% in marzo è salita del 3,9% a/a in aprile mettendo a segno un aumento del 2,3% m/m, grazie principalmente all’accelerazione della produzione delle imprese private (7,0% a/a). La produzione industriale nei primi quattro mesi dell’anno rimane in calo del 4,9% a/a rispetto allo stesso periodo del 2019 e quella dei servizi del 9,9%.
Il ritmo di contrazione degli investimenti fissi nominali è migliorato da -16,1% cum. a/a in marzo a -10,3% a/a in aprile, in particolare grazie a un recupero degli investimenti nel settore chimico, farmaceutico, dell’ICT, immobiliare e delle infrastrutture. Nonostante il miglioramento, gli investimenti delle imprese private restano comunque molto più deboli (-13,3% cum. a/a) rispetto a quelli delle imprese statali (-6,9% cum. a/a).
Le vendite al dettaglio sono scese del 7,5% a/a in aprile dopo il calo del 15,8% segnato in marzo, grazie ad un aumento delle vendite di auto, salite del 4,5% a/a in aprile dopo oltre un anno e mezzo di variazioni tendenziali negative. La dinamica delle vendite online di beni è accelerata salendo dell’8,6% cum. a/a.
Il mercato del lavoro rimane in difficoltà. I nuovi occupati urbani nei primi quattro mesi dell’anno rimangono in calo del 23% a/a rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e il tasso di disoccupazione urbano è risalito a 6% in aprile dal 5,9% in marzo.

 

COMMENTI:

AREA EURO
– Oggi nuova video-conferenza dell’Eurogruppo. L’agenda include soltanto un esame dello stato di avanzamento sui tre programmi di salvaguardia lanciati il 9 aprile e un aggiornamento da parte della Commissione Europea sul regime straordinario per gli aiuti di stato.
Panetta, membro del comitato esecutivo BCE, ha ribadito che la Banca Centrale Europea si attiene alla sentenza della Corte Europea di Giustizia del dicembre 2018, e che la sentenza della corte costituzionale tedesca è una questione interna della Germania, che sarà risolta dalla Bundesbank. Riguardo all’inflazione, secondo Panetta siamo in un ambiente disinflazionistico, e l’inflazione resterà bassa per i prossimi due o tre anni.

STATI UNITI – Covid-19 update
Contagi 1.417.777, nuovi contagi 27.400, decessi 85.898, guarigioni 246.414 (Fonte: JHU).
L’indagine sul benessere delle famiglie condotta dalla Fed ad aprile include una sezione sulle ripercussioni finanziarie di Covid-19.
I dati, raccolti fra inizio marzo e inizio aprile, riportano che il 19% degli individui ha perso il lavoro o ha lavorato a orario ridotto. Di questi, circa un terzo segnala difficoltà a pagare le spese mensili previste per aprile. L’indagine registra una distribuzione della perdita di lavoro concentrata nelle fasce di reddito più basse: il 39% degli occupati a febbraio, con reddito inferiore a 40 mila dollari annui, era disoccupato nel mese successivo, a fronte di 19% di nuovi disoccupati nella fascia 40 mila-100 mila dollari e di 13% in quella oltre i 100 mila dollari. Il 23% degli individui riporta un calo di reddito a marzo, in linea con il calo dell’occupazione. Su una nota positiva, il 90% degli individui che hanno perso il lavoro riporta di essere rimasto in contatto con il datore di lavoro nell’aspettativa di tornare alla precedente occupazione più avanti, anche se nel 77% dei casi non è stata specificata una data per il rientro, mentre nel 14% dei casi è prevista una data precisa. Il 53% degli individui con un lavoro ha lavorato completamente o parzialmente da casa, in netto aumento dal 7% di ottobre 2019.

GIAPPONE – Sulla scia del calo dei contagi, il Governo ha annunciato ieri la fine dello stato di emergenza per 39 prefetture, che rappresentano circa il 51% del PIL nazionale.
Per le restanti 8 prefetture, fra cui Tokyo e Osaka, è probabile che lo stato di emergenza venga eliminato a fine mese.
Nelle prossime settimane il governo annuncerà un nuovo pacchetto di stimolo, di dimensioni più contenute (probabilmente intorno a 7-8 tln di yen) rispetto agli interventi già attuati (100 tln di yen), a sostegno delle imprese, delle università, degli enti locali.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro fatica a prendere una direzione in balia di input contrastanti. Rimane il dubbio che, nonostante l’avvio della fase di uscita dal lockdown, la ripresa possa essere più lunga e difficile del previsto. I dati USA di ieri – sussidi di disoccupazione – sono stati infatti più deboli delle attese. Il dollaro, che si era rafforzato sulle dichiarazioni di Trump – espressosi, per la prima volta durante tutta la presidenza, a favore di un dollaro forte – è poi sceso erodendo buona parte dei progressi precedenti.
La giornata odierna potrebbe mostrare un andamento simile. Dai dati infatti si attendono indicazioni contrastanti: possibile miglioramento dai dati di maggio (indice Empire) grazie all’allentamento delle misure di contenimento, peggioramento invece da quelli di aprile (vendite al dettaglio e produzione industriale) a causa del lockdown.

EUR – L’euro è sceso, anche se di poco, da 1,08 a 1,07 EUR/USD, e recuperando molto in chiusura. In uscita oggi la seconda stima del PIL dell’area per il 1° trimestre, già molto negativa a causa della pandemia. Sul versante domestico mancano spunti favorevoli per il cambio, che va a traino del dollaro. In assenza di novità dovrebbe mantenersi in range.

GBP – La sterlina è scesa contro dollaro da 1,22 a 1,21 GBP/USD, mentre è rimasta pressoché stabile contro euro in area 0,88 EUR/GBP. A indebolirla sono state sia le dichiarazioni del governatore della BoE Bailley sia, soprattutto, gli sviluppi sul fronte dei negoziati con l’UE. Bailey infatti ha detto che la recessione in corso è molto pesante.
Quanto all’ipotesi di tassi d’interesse negativi, ha spiegato che la BoE non sta contemplando tale opzione ma ha aggiunto che nulla si può escludere a priori.
Sul fronte dei negoziati con l’UE il governo Johnson ha ribadito espressamente che il Regno Unito non intende cedere la propria sovranità piegandosi alle richieste UE, che mette come condizione per il libero accesso al mercato unico l’allineamento alle proprie normative.
Se questa rimane la premessa appare poco probabile che il round negoziale in corso si chiuda con progressi tangibili. In tal caso la sterlina chiuderebbe la settimana al ribasso.

JPY – Lo yen è sceso contro dollaro da 106 a 107 USD/JPY seguendo la riduzione della risk aversion, mentre ha avuto una dinamica più contrastata contro euro, pur rimanendo in area 115 EUR/JPY. Si tratta ancora di movimenti che dimostrano la difficoltà a trovare una direzione, date le incertezze del quadro generale. Simili dovrebbero mantenersi le dinamiche anche durante la giornata odierna.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La seconda stima dei dati sui prezzi al consumo di aprile potrebbe vedere una revisione al ribasso rispetto alla lettura preliminare. Stimiamo prezzi stabili nel mese e in calo di un decimo su base annua sul NIC, e in aumento di 0,4% m/m e stabili sull’anno sull’indice armonizzato UE.
A nostro avviso, i problemi di rilevazione potrebbero aver distorto il dato preliminare verso l’alto, specie nel settore dei servizi ricettivi e di ristorazione (che, in base alla stima flash, ha riportato rincari del 2,3% m/m). In prospettiva, stimiamo un’inflazione negativa sino a giugno-luglio.
Nonostante le pressioni al rialzo in particolare sugli alimentari, destinate a persistere, il forte calo della domanda dovuto alle misure adottate per contrastare l’epidemia di COVID-19 avrà un significativo impatto anche sulle componenti core.

AREA EURO – La seconda lettura del PIL nel 1° trimestre 2020 dovrebbe confermare la contrazione di -3,8% t/t e -3,3% a/a vista nella stima preliminare.
Dopo un primo bimestre discreto, le misure di distanziamento sociale introdotte da diversi Paesi dell’Eurozona nel mese di marzo hanno impattato negativamente turismo, settori “aggregativi” e gran parte della distribuzione commerciale, nonché i consumi di beni durevoli.
Nella seconda quindicina di marzo, il calo dell’attività rispetto alla norma è stato molto marcato nelle quattro maggiori economie dell’area, coinvolgendo anche il comparto manifatturiero e l’edilizia. I conti nazionali completi dovrebbero essere diffusi il 9 giugno.

GERMANIA – Nel 1° trimestre, il PIL è atteso in flessione del -1,3% t/t, dopo la stagnazione del trimestre precedente. Anche sull’anno la crescita è vista a -1,3%, da +0,4% precedente.
La stima è soggetta a un grado di incertezza elevato a seguito delle misure di distanziamento sociale adottate dal Governo a partire dal 16 marzo, che hanno pesato in particolare sui servizi, che erano stati il motore della crescita nel 2019. I dati mensili sulla produzione indicano un contributo negativo del manifatturiero (-0,6%), in parte compensato dalle costruzioni.

FRANCIA – La seconda lettura dovrebbe confermare che ad aprile l’inflazione ha rallentato di tre decimi allo 0,4% sull’indice nazionale e da 0,8% a 0,5% su quello armonizzato. I prezzi al consumo nel mese dovrebbero essere saliti di un decimo su entrambe le misure come indicato dalla stima flash.
Non escludiamo tuttavia revisioni del dato dovute alla parzialità delle indagini preliminari condotte dall’INSEE tra marzo e aprile. Prevediamo un ulteriore rallentamento dei prezzi tra maggio e giugno che dovrebbe portare l’inflazione verso lo zero.

PAESI BASSI – Nel 1° trimestre il PIL è visto in contrazione di -2,5% t/t da 0,4% t/t di fine 2019 e in termini annui a -1,4% a/a da +1,6% a/a.
L’impatto dell’epidemia nei Paesi Bassi sarà meno drammatico rispetto ad altri paesi, per le modalità di contenimento scelte dal Governo, che hanno visto interventi più moderati e tardivi rispetto ad altri Paesi (dalla metà di marzo).
L’impatto più pesante sarà nel 2° trimestre, dato che nel mese di aprile le misure di contenimento si sono intensificate. La contrazione prevista per il 2020 sarà comunque la più forte dal dopoguerra.

STATI UNITI – Le vendite al dettaglio ad aprile dovrebbero calare di -10,6% m/m, dopo la correzione di -8,7% m/m di marzo. Al netto delle auto le vendite dovrebbero flettere di -7,5% m/m, dopo-4,5% m/m.
Le vendite di auto sono previste in calo di “solo” -30% m/m, nonostante il lockdown e la chiusura “fisica” dei concessionari, che riportano una sorprendente tenuta delle vendite online, grazie anche a considerevoli sconti e all’offerta di prestiti senza interessi.
Negli altri comparti, la benzina dovrebbe essere ancora un ampio freno, con un calo del prezzo intorno a -8% m/m e i materiali da costruzione dovrebbero essere negativi, dopo un sorprendente aumento a marzo.
Per quanto riguarda le vendite al netto di auto, materiali da costruzione e benzina, le vendite dovrebbero essere sostenute, come a marzo, dal comparto online e dai beni di prima necessità (inclusi gli alimentari e i farmaci), mentre gran parte delle spese discrezionali sono previste in ulteriore forte caduta. Le vendite di aprile dovrebbero essere al minimo di questa fase di lockdown. Sarà importante seguire gli indicatori settimanali delle vendite per valutare l’entità di un possibile rimbalzo a maggio.
– L’indice Empire della NY Fed a maggio dovrebbe essere ancora in territorio ampiamente negativo, pur migliorando modestamente con un rialzo da -78,1 di aprile a -70.
Il mese scorso, a fronte di un crollo record per gli indici coincidenti, gli indici a 6 mesi hanno registrato una tenuta su livelli poco sopra lo zero, con un marginale aumento rispetto a marzo per l’indice delle condizioni generali di attività.
Il distretto di NY copre Stati ancora prevalentemente sotto lockdown anche per gran parte di maggio, ma le indicazioni riguardo alla curva dei contagi e alle prospettive di riapertura nella seconda metà del mese sono positive e potrebbero dare luogo a un modesto miglioramento sia delle condizioni correnti sia di quelle attese.
– La produzione industriale ad aprile è prevista in calo di -12% m/m, dopo -5,4% m/m di marzo. Nel manifatturiero, gli effetti di un mese intero di lockdown dovrebbero causare una contrazione di -9,9% m/m, dopo -5,4% m/m di marzo. Tutte le indagini di aprile hanno dato indicazioni violentemente negative. Il focus ora si concentra sull’entità della ripresa che dovrebbe essere collegata alla graduale riapertura iniziata a fine aprile in alcuni stati e in via di estensione attesa nel corso del mese.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a maggio (prel.) è attesa in marginale aumento a 73 da 71,8 di aprile.
L’indagine settimanale condotta da Morning Consult ha segnato due dati consecutivi al di sopra del minimo toccato nella prima settimana di aprile. Anche l’indagine dell’Univ. of Michigan ad aprile, pur continuando a essere negativa, ha mostrato un rimbalzo della componente aspettative di 7 punti. Con la graduale riapertura in molti Stati, è probabile che gli indici di fiducia dei consumatori migliorino a maggio.