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30 Aprile / 1 Maggio 2020 – nota economica giornaliera

AREA EURO – L’indice ESI di fiducia economica elaborato dalla Commissione Europea ha registrato in aprile un’ulteriore robusta diminuzione, a 67,0 (-27,2 punti rispetto al valore precedente), dato circa in linea con le nostre aspettative. La discesa è guidata dal crollo della fiducia dei servizi a -35,0 (-32,7 punti rispetto al valore di marzo), seguito dal calo dell’indice delle vendite al dettaglio, sceso da -8,6 a -28,3 precedente, e del settore manifatturiero, sceso da -11,2 a -30,4. La flessione è stata meno severa nel settore delle costruzioni (a -12,8 da 2,3precedente).
Lo spaccato per Paesi indica che, tra le maggiori economie dell’Eurozona, l’ESI è fortemente diminuito in Germania (da 92 a 72,1), Spagna (da 99,3 a 73,3) e Paesi Bassi (da 98,2 a 65,6) mentre si registra un calo meno forte per la Francia (da 99 a 82,7); l’Italia non è stata compresa nell’indagine per questo mese, a causa della difficoltà della raccolta dati per via delle misure di confinamento.
Il pessimismo è diffuso in tutta l’area euro.
Il dato finale della fiducia dei consumatori del mese di aprile conferma il valore della stima flash di -22,7. L’ottimismo dei mesi iniziali del nuovo anno è stato completamente spiazzato dagli effetti negativi sull’economia dell’impatto della pandemia di Covid-19, visibili pienamente in aprile. La fiducia potrebbe risalire, seppur lentamente a maggio, a mano a mano che le misure di contenimento intraprese nei paesi dell’Eurozona verranno alleggerite.

FRANCIA – La stima preliminare del PIL nel 1° trimestre 2020, appena pubblicata, registra una caduta di -5,8% t/t, un record storico dal dopoguerra, legata al fermo delle attività non essenziali nella seconda metà di marzo. La variazione annua tocca il -5,3% da +0,9% di dicembre.
L’INSEE riporta un calo di -6,1% t/t dei consumi privati e di -11,8% t/t degli investimenti fissi.
La caduta delle importazioni è stata inferiore a quella dell’export (-5,9% t/t contro -6,5% t/t). La contrazione del PIL è stata attenuata da un forte incremento delle scorte (0,9% del PIL).
Dal lato della produzione, il calo è più marcato nelle costruzioni (-12,6%) e pressoché identico in manifattura (-5,8%) e servizi privati (-5,7%). Tuttavia, anche i servizi pubblici registrano una flessione (-2,1%).
Il secondo trimestre dovrebbe mostrare un andamento ancora peggiore rispetto al primo trimestre (almeno 5 settimane di blocco contro 3) anche in considerazione della riapertura estremamente cauta e progressiva a cui sta pensando il Governo per dopo l’11 maggio.

GERMANIA – La stima flash dell’inflazione ha registrato un rallentamento a 0,8% a/a per entrambi gli indici, da 1,4% a/a (indice nazionale) e 1,3 a/a (indice armonizzato) precedente, sulla scia del calo dei prezzi dell’energia e dell’impatto negativo sulla domanda della pandemia di COVID-19.
Sul mese, i prezzi sono aumentati dello 0,3% m/m sull’indice nazionale e dello 0,4% su quello armonizzato. L’aumento inatteso è imputabile alla crescita dei listini alimentari (+4,8% a/a, dal +3,7% di marzo).
Le misure prese per combattere il COVID-19, inoltre, non solo hanno spinto al ribasso l’inflazione, ma hanno anche causato problemi nella collezione dei dati. In ogni caso, la tendenza al calo dei prezzi dovrebbe accentuarsi nei prossimi mesi, con l’indice destinato a toccare il minimo dalla recessione del 2009.

STATI UNITI
– La stima advance del PIL del 1° trimestre registra un calo di -4,8% t/t ann., dopo +2,1%t/t ann. del 4° trimestre 2019. I dati del 1° trimestre incorporano gli effetti del lockdown attuato nella maggior parte degli Stati nella seconda metà di marzo, che ha determinato ampie contrazioni dei consumi e degli investimenti fissi non residenziali. Il rialzo degli investimenti residenziali e della spesa pubblica non è stato sufficiente a contrastare la correzione delle altre voci della domanda finale domestica privata.
I dati danno supporto alla previsione di una contrazione senza precedenti nel 2° trimestre, intorno a -40% t/t ann., quando il lockdown sarà stato in atto per la maggior parte del periodo, invece che solo per due settimane circa come nel 1° trimestre.
• I consumi sono in caduta di -7,6% t/t ann.,dopo +1,8% t/t ann. a fine 2019, spinti dal crollo nel comparto dei beni durevoli (-16,1% t/t ann.) e dal collasso dei servizi (-10,2% t/t ann.), a fronte di un incremento massiccio nel segmento dei beni non durevoli (+6,9% t/t ann.).
I dati suggeriscono che nel 1° trimestre il calo della spesa per servizi non è stato solo concentrato nei settori aggregativi colpiti dal lockdown, ma anche da una riduzione massiccia della spesa sanitaria, dovuta probabilmente al calo di visite e interventi non di urgenza, congelati dall’emergenza ospedaliera concentrata sull’attività collegata a Covid-19. La spesa per servizi dà un contributo di -5,6 pp alla variazione del PIL, e la spesa per servizi sanitari è circa metà di tale contributo (-2,25 pp).
• Anche gli investimenti fissi non residenziali segnano una contrazione significativa, -8,6% m/m, con flessioni ampie sia per le strutture (-9,7% t/t ann.,) sia per i macchinari (-15,2%t/t ann.); gli investimenti in proprietà intellettuale sono solo in marginale aumento (0,4% t/t ann.), in netto rallentamento rispetto alla media storica. Gli investimenti risentono non solo degli effetti diretti dell’epidemia sull’attività, ma anche delle conseguenze del calo del prezzo del petrolio sull’attività estrattiva.
Gli investimenti residenziali accelerano invece con una crescita di 21% t/t ann., sulla scia del ripiegamento dei tassi sui mutui fra fine 2019 e inizio 2020, ma il balzo del 1° trimestre sarà probabilmente seguito da una correzione nella parte centrale dell’anno.
• La spesa pubblica è in rialzo di 0,7% t/t ann., sotto l’effetto di andamenti contrastanti fra le sue componenti: accelerazione della spesa federale ex-difesa (+3,1% t/t ann.), ma relativa debolezza della spesa di Stati e governi locali (+0,1% t/t ann.).
• Il commercio estero è colpito dall’impatto di Covid-19 sui partner commerciali, con le importazioni in calo di -15,3% t/t ann., per via del blocco produttivo in Cina, e le esportazioni in flessione di -8,7% t/t ann., con un contributo netto complessivamente positivo sulla crescita (+1,3 pp). Le scorte invece sottraggono -0,5 pp alla variazione del PIL.

GIAPPONE
– La produzione industriale a marzo (prel.) cala di -3,7% m/m (consenso: -5,2% m/m), con contrazioni marcate per il settore auto, i macchinari e la chimica.
Altri comparti però sono in rialzo, sulla scia del fatto che marzo è stato ancora un mesequasi normale” per il Giappone, e ha registrato prevalentemente gli effetti esterni di Covid-19 legati al calo dell’import dalla Cina e all’incepparsi della catena produttiva.
Le proiezioni rilevate dal METI vedono un aumento di 1,4% m/m ad aprile e un calo di -1,4% m/m a maggio.
Il fatturato è in calo di -5% m/m mentre le scorte sono in aumento di 1,9% m/m.
I dati sono raccolti prima della dichiarazione dello stato di emergenza del 7 aprile e danno un quadro dello scenario economico meno negativo di quello che si dovrebbe sviluppare da aprile in poi.
– Le vendite al dettaglio a marzo calano di -4,6% a/a, con correzioni diffuse a tutti i comparti e indicazioni preliminari della contrazione più massiccia attesa da aprile in poi, dopo l’annuncio dello stato di emergenza. A marzo era stata disposta la chiusura delle scuole e dei “confini”, con un blocco dell’arrivo dall’estero che ha avuto effetti negativi sulla spesa collegata al turismo.
La fiducia delle famiglie ad aprile ha segnato un nuovo crollo, scendendo a 21,6 da 30,9 marzo (quando era calata di 7,4 punti da febbraio), e ha raggiunto un livello inferiore ai minimi della grande recessione, con indicazioni negative per i consumi nel 2° trimestre.

CINA – L’indice PMI manifatturiero rilevato da Caixin-Markit, contrariamente alle aspettative (Consenso Bloomberg 50,5), è sceso a 49,4 in aprile da 50,1 in marzo. Gli ordini totali sono rimasti sostanzialmente invariati a 47,6 mentre quelle esteri hanno registrato un brusco calo portandosi a 33,7 al di sotto dei minimi di gennaio, in linea con le misure di fermo prese nei paesi principali partner commerciali.
La dinamica per tipologia di impresa è migliorata solo per le piccole imprese. La componente dell’occupazione è ulteriormente scesa, mentre sono salite la componente delle scorte e quella dei tempi di consegna.
Il PMI manifatturiero rilevato dal NBS, sebbene sia rimasto poco al di sopra della soglia di espansione, ha registrato un andamento simile, anche nelle singole componenti. L’indice è sceso a 50,8 in aprile(Consenso Bloomberg 51) da 52 in marzo. Il PMI non manifatturiero è salito da 52,3 in marzo a 53,2 in aprile grazie al miglioramento dell’indice dei servizi, salito da 51,8 a 52,1 in aprile, e al rimbalzo di quello delle costruzioni, balzato a 59,7 sui livelli di fine anno.
Nel complesso di dati indicano che i livelli di attività continuano a migliorare rispetto ai minimi di febbraio ma a un ritmo molto lento, in linea con gli indicatori di attività che segnalano a fine aprile una ripresa dell’attività vicina al 91% dei livelli normali (indice Blooberg WeBank).

 

COMMENTI:

AREA EURO – Il quotidiano La Repubblica riferisce che il MES ha inviato una bozza di termsheet per l’esame da parte degli Stati membri. Secondo quanto riferisce il quotidiano, il documento conferma l’assenza di condizioni a parte l’impiego per la copertura dei costi sanitari diretti e indiretti, inclusa la prevenzione. La valutazione di sostenibilità del debito sarà condotta dalla Commissione Europea ex ante e su tutti i Paesi. Il Memorandum viene sostituito da un Pandemic Response Plan standardizzato. Il MES si finanzierà anche attraverso l’emissione di bond orientati agli investitori ESG.
Nel caso di utilizzo diretto della linea di credito, è previsto un piano di rimborso decennale, ma questo aspetto sarebbe ancora oggetto di discussione. Si prevede un meccanismo di sorveglianza da parte della Commissione Europea in accordo con le regole del “Two Pack, come previsto dal Trattato sul MES.

AREA EURO – Il Consiglio direttivo della BCE dovrebbe lasciare i tassi ufficiali invariati, come anche atteso dagli operatori. Non si attendono modifiche neppure ai programmi di acquisto (APP e PEPP), né al programma TLTRO III. Nelle scorse settimane, la Banca Centrale è intervenuta sui criteri di ammissibilità dei titoli come garanzia per le operazioni di credito, riducendo i margini di garanzia e abbassando transitoriamente la soglia minima di rating per i titoli negoziabili diversi dagli ABS.

STATI UNITI – La riunione del FOMC ha mandato un messaggio chiaro e univoco: “la Federal Reserve è impegnata a usare il suo intero arsenale di strumenti per supportare l’economia in questo momento difficile“. Il comunicato è un bollettino di guerra che attribuisce all’epidemia di coronavirustremenda avversità umana ed economica negli Stati Uniti e nel mondo”, con violente correzioni dell’attività economica e crescente perdita di posti di lavoro, inflazione in calo per via della debolezza della domanda e del significativo calo del prezzo del petrolio, oltre a interruzioni del flusso di credito a imprese e famiglie. Contrariamente allo stile dei comunicati dei tempi “normali”, questa volta non si danno valutazioni puntuali sull’evoluzione delle variabili economiche: come ha rilevato Powell, i dati non sono ancora in grado di descrivere l’evoluzione della realtà.
Lo scenario economico è cupo per il breve termine e incerto per il medio termine: “la crisi sanitaria peserà duramente sull’attività economica, l’occupazione e l’inflazione nel breve termine e pone rischi considerevoli per lo scenario economico nel medio termine”.
Riguardo alla politica monetaria, si mantiene una “genericaforward guidance sui tassi, mentre per gli acquisti di titoli e l’offerta di liquidità l’azione della Fed rimane dipendente dall’evoluzione delle condizioni di mercato. Per quanto riguarda i tassi, il Comitato si aspetta di mantenere l’attuale intervallo obiettivo per il tasso dei fed funds fra 0 e 0,25% “fino a quando non sarà fiducioso che l’economia abbia superato gli eventi recenti e sia in carreggiata per raggiungere gli obiettivi di massima occupazione e stabilità dei prezzi”.
Sul fronte degli acquisti di Treasury, la Fed continuerà ad acquistare titolinelle quantità necessarie a supportare un funzionamento regolare del mercato, promuovendo una trasmissione efficace della politica monetaria”.
Per la liquidità, continueranno a essere offerte operazioni di rifinanziamento di grande entità sia overnight sia a più lungo termine. “Il Comitato seguirà da vicino le condizioni di mercato ed è pronto ad aggiustare i propri piani come appropriato”.
Quindi, per ora, come atteso, la Fed non ha ritenuto utile né necessario dare indicazioni precise per l’evoluzione degli strumenti di politica monetaria, alla luce delle aspettative del mercato, considerate attualmente “appropriate”.
Powell ha segnalato che il mercato sconta in modo adeguato il fatto che i tassi sono lontani da una possibile svolta verso l’alto (primo rialzo atteso per il 2024).
Il comunicato non discute le facility istituite per riattivare i flussi di credito e sostenere l’erogazione di finanziamenti a tutti i settori economici.
Nella conferenza stampa, Powell ha rilevato che diverse facility annunciate nelle scorse settimane saranno operative a breve e indicato che saranno resi disponibili strumenti per seguire l’evoluzione dell’erogazione di credito. Powell ha anche voluto chiarire che la Fed non fa, né può fare, trasferimenti a fondo perduto, ma presta e può “prestare all’infinito” in base all’autorità conferita dalla legge.
Per quanto riguarda la politica fiscale, Powell ha riconosciuto che gli interventi attuati finora sono stati ampi e tempestivi, ma ha aggiunto che a suo avviso saranno necessarie ulteriori misure di stimolo. Secondo Powell questo non è il momento per lasciare che le preoccupazioni per l’aumento del debito federale “ci impediscano di vincere la battaglia”. In conclusione, la riunione ha consolidato il messaggio di azione continua, aggressiva e proattiva per contrastare lo shock straordinario che ha colpito l’economia.
La mancanza di visibilità sullo scenario economico, per via della velocità e dell’intensità dell’impatto dell’epidemia, mantengono ancorala Fed in fase di azione di emergenza, in cui non è opportuno dare una guidance esplicita e precisa, salvo l’impegno ad agire come necessario con tutti gli strumenti disponibili.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro è sceso, ma il calo è rimasto contenuto entro i minimi del giorno precedente. A indebolirlo hanno contribuito, oltre al ridimensionamento della risk aversion globale, il pessimo dato del PIL del 1° trimestre che ha mostrato una contrazione pari a -4,8% t/t ann. a causa della pandemia, e l’esito del FOMC.
Come atteso, la Fed ha lasciato i tassi invariati a 0-0,25% così come le altre misure di policy, ma non ha usato mezzi termini nel descrivere la gravità della crisi senza precedenti provocata dal coronavirus, ribadendo comunque l’impegno a utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per contrastarne le ricadute.
I tassi resteranno ai livelli attuali fino a che l’economia non si sarà re-immessa sul sentiero verso gli obiettivi di massima occupazione e stabilità dei prezzi e Powell ha specificato che i mercati scontano adeguatamente che la svolta al rialzo sui tassi è lontana (primo rialzo atteso nel 2024). Con tali premesse e a meno di un nuovo aumento della risk aversion, il dollaro potrebbe avviarsi a chiudere la settimana al ribasso. Tuttavia il downside potrebbe essere limitato dall’esito della riunione BCE di oggi.

EUR – L’euro è risalito ma il movimento è rimasto contenuto in area 1,08 EUR/USD, entro il range del giorno precedente, guidato ancora dalle dinamiche di dollaro. Tra i dati oggi uscirà il PIL del 1° trimestre, previsto in ampia contrazione a causa della pandemia, ma da seguire sarà anche l’esito della riunione BCE.
Non si attendono modifiche di policy e la valutazione del quadro attuale e prospettico di breve sarà negativa, ma verrà sottolineato ancora un volta l’impegno a fare tutto il necessario per contrastare le ricadute della pandemia, il che implica mantenimento di una politica monetaria ultra-espansiva a lungo. L’euro potrebbe quindi rimettersi sulla difensiva. Tuttavia, poiché al momento la linea di policy della BCE – nonché il livello dei tassi – è molto simile a quella della Fed, il downside dovrebbe essere limitato, lasciando il cambio entro il range della scorsa settimana a 1,07-1,08 EUR/USD.

GBP – Anche la sterlina ha tratto beneficio dall’indebolimento del dollaro risalendo da 1,23 a 1,24 GBP/USD, ma meno dell’euro, rispetto al quale è scesa leggermente da 0,86 a 0,87 EUR/GBP. Il quadro domestico e lo stato dei negoziati con l’UE mantengono infatti un rischio verso il basso sulla valuta britannica.

JPY – Lo yen si è rafforzato ancora contro dollaro ma mantenendosi in area 106 USD/JPY mentre si è indebolito contro euro da 115 a 116 EUR/JPY, per via del maggior rafforzamento dell’EUR/USD. La valuta nipponica trae beneficio dalla fase calante del dollaro ma l’upside è limitato dato che la risk aversion si sta ridimensionando. Il cambio USD/JPY trova supporti-barriera nella fascia 106-105.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La stima preliminare del PIL relativa al 1° trimestre avrà un set informativo più fragile del normale ma costituirà la prima misura complessiva dell’ampiezza della contrazione dell’attività. Stimiamo una flessione pari a -5,4% t/t, ma la stima è soggetta a un’incertezza senza precedenti.
L’economia si è mossa su ritmi prossimi alla norma nei primi due mesi dell’anno, ma ha viaggiato a velocità inferiori di quasi il 20% rispetto al normale a marzo. Vista l’incompletezza delle informazioni a disposizione, non è da escludere che il dato possa essere rivisto significativamente con la seconda lettura in calendario il 29 maggio.

ITALIA – La stima preliminare dei prezzi al consumo ad aprile dovrebbe mostrare un’inflazione annua in territorio negativo, stimiamo a -0,5% da +0,1% di marzo su entrambi gli indici.
Nel mese i prezzi sarebbero calati di un decimo sull’indice armonizzato e di quattro decimi sul NIC. I vistosi ribassi delle tariffe su gas e elettricità e dei carburanti saranno solo in parte compensati dai rincari degli alimentari e delle spese per la salute. L’inflazione potrebbe rimanere in territorio negativo per diversi mesi.

ITALIA – I dati mensili sulle forze di lavoro riferiti a marzo registreranno i primi effetti della crisi sull’occupazione e le altre variabili del mercato del lavoro.
Pensiamo che il tasso di disoccupazione possa salire al 10% dal 9,7% precedente, tornando ai massimi da quasi un anno. Gli effetti sul mercato del lavoro sono destinati ad ampliarsi anche significativamente nei prossimi mesi.

AREA EURO
– La stima preliminare del PIL nel 1° trimestre 2020 dovrebbe registrare un forte calo: -3,8% t/t, che si tradurrebbe in una contrazione di -3,3% a/a. Nel 1° trimestre, dopo un primo bimestre discreto, diversi Paesi dell’Eurozona hanno introdotto misure di distanziamento sociale che hanno negativamente impattato turismo, viaggi e una parte della distribuzione commerciale, nonché i consumi di beni durevoli. Nella seconda quindicina di marzo, in particolare, il calo dell’attività rispetto alla norma stagionale è stato molto marcato nelle maggiori quattro economie della zona euro, dove ha coinvolto anche il comparto manifatturiero e l’edilizia; ciò dovrebbe riflettersi negativamente anche sulla stima del PIL del 1° trimestre, forse non del tutto catturati dalla stima flash.
– La stima flash dovrebbe indicare un rallentamento dell’inflazione dallo 0,7% di marzo, sulla scia del calo dei prezzi dell’energia (visti in discesa di -3,8% m/m) e dell’impatto negativo sulla domanda della pandemia di COVID-19.
L’indice core BCE (al netto di alimentari ed energia) è visto in rallentamento allo 0,8% a/a (dall’1,2% precedente). Sul mese, i prezzi sono visti in aumento di +0,2% m/m, per via della stagionalità, dopo il +0,5% m/m di marzo. L’inflazione è attesa rallentare ulteriormente nei prossimi mesi.
– La disoccupazione è attesa in aumento a marzo al 7,5% (da 7,3 di febbraio), sulla scia dell’impatto negativo della pandemia di COVID-19. Il tasso dei senza-lavoro è atteso in ulteriore crescita nei prossimi mesi, e dipenderà dalla durata dell’emergenza sanitaria e delle restrizioni sulle attività economiche.

FRANCIA – La stima flash di aprile potrebbe mostrare una nuova frenata dell’inflazione sulla scia del nuovo crollo in particolare dei prezzi energetici e dei trasporti. L’indice armonizzato è visto anch’esso frenare allo 0,3% da 0,8%. Sul mese i prezzi al consumo sono attesi in calo da +0,1% m/m sia sulla misura nazionale sia su quella armonizzata.

GERMANIA – Il tasso di disoccupazione dovrebbe aumentare a 5,1% in aprile, dopo il 5,0% dei mesi precedenti.
Per proteggere il mercato del lavoro il Governo tedesco ha esteso il suo programma Kurzarbeit, che consente alle aziende, se affrontano un calo della domanda, di ridurre l’orario di lavoro senza dover licenziare i lavoratori. Il programma può effettivamente impedire un forte aumento della disoccupazione. L’indagine PMI indica che l’occupazione sta calando: la flessione dell’indice di diffusione è stata la più rapida dal maggio 2009 e ha interessato sia l’industria manifatturiera sia i servizi, quest’ultimi colpiti da una crisi senza precedenti.

SPAGNA – La stima preliminare del PIL nel 1° trimestre 2020 dovrebbe registrare un forte calo: -4,9% t/t, che si tradurrebbe in una contrazione di -3,8% a/a. La nostra previsione è allineata con quella di Banca di Spagna (-4,7% t/t). Nel 1° trimestre, dopo un primo bimestre discreto, il Governo spagnolo, dal 14 marzo, ha introdotto misure di distanziamento sociale. Il 28 marzo, inoltre, è stato introdotto il blocco delle attività produttive non essenziali. La Banca di Spagna ha stimato una perdita del 30% del PIL per ogni settimana di confinamento, ed una ripresa solamente parziale nella seconda metà dell’anno. Prevediamo una caduta del PIL del -7,3% nel 2020.

STATI UNITI
– Le nuove richieste di sussidio di disoccupazione nella settimana conclusa il 25 aprile dovrebbero essere intorno a 4,5 mln, da 4,4mln della settimana precedente. I sussidi continuativi nella settimana conclusa il 18 aprile dovrebbero toccare i 19 mln.
– La spesa personale a marzo è prevista in calo di -6% m/m dopo +0,2% m/m a febbraio. Il calo nel comparto dei beni durevoli e in una parte di quelli non durevoli dovrebbe essere parzialmente contrastato dall’aumento della spesa per beni di prima necessità e per servizi sanitari e della persona, oltre che per le utility.
Il reddito personale a marzo dovrebbe essere in contrazione di -0.9, dopo +0,6% m/m, sulla scia dell’occupazione in calo a partire da metà mese. Gli indici dei prezzi dovrebbero essere deboli, con il deflatore dei consumi in calo di -0,3% m/m (1,4% a/a). Il deflatore core dovrebbe essere circa invariato su base mensile (1,6% a/a), ed evitare la contrazione vista con il CPI core, per via dei diversi pesi delle principali voci nei due indici.
Il trend dei prezzi, sia headline sia core, sarà verso il basso nella parte centrale dell’anno, sotto gli effetti del crollo del prezzo del petrolio e delle tariffe di molti servizi colpiti dal lockdown (tariffe aeree e alberghiere, servizi per la persona, istruzione, tempo libero e ricreazione, abbigliamento).
Le pressioni verso l’alto nei comparti in cui la domanda è aumentata per ora non saranno in grado di compensare la debolezza dell’inflazione complessiva, che aumenterà ulteriormente nei prossimi mesi e potrebbe portare le variazioni tendenziali al di sotto dell’1% a/a.
– L’ISM manifatturiero ad aprile dovrebbe correggere a 38 da 49,1 di marzo. L’indice della Philadelphia Fed ad aprile è sceso a -56,6 su livelli che non si vedevano dalla recessione del 1980, quando l’ISM manifatturiero era sceso fino a 32.
Nella situazione attuale c’è ancora una notevole varianza fra gli Stati, e il lockdown nel settore dovrebbe avere colpito in modo particolare California, Washington, Virginia per l’aeronautica, Michigan, Illinois, Pennsylvania per l’auto. Come per tutte le altre variabili, il focus ora è sulla velocità e sull’estensione del rimbalzo post-lockdown.
– La spesa in costruzioni a marzo è prevista in calo di -4,2% m/m, dopo -1,3% m/m di febbraio. A marzo la correzione nel comparto non residenziale dovrebbe essere guidata dall’estrattivo, mentre nel settore residenziale dovrebbe iniziare una svolta negativa dopo diversi trimestri di rialzi.