Seguci su twitter

Categorie

04 Marzo 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati provvisori sul mercato del lavoro di gennaio italiano sono stati in linea con le attese di consenso e lievemente più forti delle nostre previsioni. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 9,8%, in quanto il calo, per il secondo mese, degli occupati (-40 mila unità) è stato compensato da un aumento degli inattivi (+20 mila unità, con un tasso di inattività in aumento di un decimo per il secondo mese, a 34,4%).
La flessione degli occupati ha colpito in particolar modo le donne, i giovani sotto i 35 anni, i lavoratori temporanei e gli autonomi (mentre i dipendenti permanenti sono risultati poco intaccati).
Il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 24 anni è salito a 29,3%, dal 28,7% di dicembre: si tratta di un massimo dallo scorso maggio. Al netto della componente demografica, i giovani sotto i 35 anni sono la fascia di età che registra il maggior incremento percentuale annuo degli occupati (+1,2%), e il maggior calo dei disoccupati (-7,3%), ma sono anche l’unico gruppo a evidenziare un aumento tendenziale degli inattivi (+0,4%).
L’occupazione resta in progresso su base annua, ma ha perso decisamente slancio negli ultimi mesi (a +0,3% ovvero +76 mila unità, ai minimi da novembre 2018).
In sintesi, i dati non sono particolarmente incoraggianti, in quanto mostrano un calo degli occupati e un aumento degli inattivi. In pratica, è già in corso un indebolimento delle condizioni sul mercato del lavoro, che è atteso accentuarsi nei prossimi mesi (da marzo in particolare) sulla scia degli effetti in alcuni specifici settori delle misure prese per contrastare la diffusione sul territorio nazionale del COVID- 19.
La nostra previsione ufficiale sulla disoccupazione italiana quest’anno è pari al 10%, ma i rischi su tale stima sono a nostro avviso ad oggi decisamente verso l’alto.

AREA EURO – Il tasso di disoccupazione del mese di gennaio si è mantenuto stabile al 7,4% (valore minimo da maggio 2008). La disoccupazione più bassa tra i maggiori paesi dell’Eurozona si registra in Germania (3,2%) e nei Paesi Bassi (3,0%).
Viceversa, mantengono un tasso dei senza-lavoro a due cifre Grecia e Spagna, seguite da Italia (9,8%) e Francia (8,2%).
La disoccupazione giovanile è calata anch’essa in gennaio, a 14,9% da 15,3% precedente. In prospettiva, ci attendiamo che il tasso di disoccupazione possa registrare un incremento marginale nei prossimi mesi, principalmente per gli effetti sull’economia dell’impatto dell’epidemia di COVID-19.

CINA – L’indice PMI dei servizi rilevato da Caixin-Markit è sceso di oltre 25 punti portandosi a 26,5 in febbraio da 51,8 in gennaio, con un crollo della componente degli ordini, portatasi a 22,7 da 53 in gennaio. La dinamica delle componenti è stata simile a quella rilevata dall’indagine del NBS ad eccezione della componente occupazione e delle aspettative future che, nella rilevazione Markit, hanno registrato un calo molto più contenuto e si sono mantenute in territorio espansivo.
Il dato conferma l’impatto più marcato sul settore dei servi rispetto a quello manifatturiero.
Il PMI composito si è attestato a 27,5 da 51,9 in gennaio, con un crollo delle componenti degli ordini e della produzione, e un calo molto meno marcato di quelle dell’occupazione e dei prezzi.

 

COMMENTI:

BCE Holzmann (governatore della banca centrale austriaca), ha dichiarato di essere contrario all’ipotesi di un taglio dei tassi come risposta all’epidemia di COVID19, mentre potrebbe considerare l’ipotesi di prestiti mirati alle imprese, a condizioni favorevoli, anche se non ritiene che ci sia urgenza di muoversi in tal senso. In precedenza, la BCE aveva pubblicato un breve comunicato della presidente Lagarde nel quale si afferma che l’epidemia sta creando rischi per le prospettive economiche e il funzionamento dei mercati finanziari; perciò “la BCE sta osservando da vicino gli sviluppi e le loro implicazioni per economia, inflazione di medio-termine e trasmissione della politica monetaria”.
La dichiarazione conclude affermando che la BCE è “pronta ad adottare misure appropriate e mirate, secondo necessità e commisurate ai rischi.

STATI UNITI
– La Fed ha rotto gli indugi, dimostrando nei fatti la propria agilità nel fronteggiare situazioni di emergenza. Al comunicato di Powell di venerdì, con cui si annunciava l’impegno ad agire “come appropriato per sostenere l’economia”, è seguito oggi il taglio dei tassi di 50 pb, che porta l’intervallo obiettivo del tasso dei fed funds a 1%-1,25%.
Il comunicato del FOMC straordinario riporta, come quello di Powell di venerdì, che “i fondamentali dell’economia USA rimangono forti. Tuttavia, l’epidemia di coronavirus pone rischi in evoluzione per l’attività economica”.
Ieri si è aggiunto che “alla luce di questi rischi e a sostegno del raggiungimento degli obiettivi di massima occupazione e di stabilità dei prezzi” il FOMC oggi ha deciso un taglio dei tassi di 50 pb. Come il testo di venerdì, anche quello di ieri conclude segnalando che il Comitato sta “monitorando da vicino gli sviluppi e le loro implicazioni per lo scenario economico e userà i propri strumenti e agirà come appropriato per sostenere l’economia”.
La decisione della Fed conferma l’atteggiamento preventivo che guida la politica monetaria nell’attuale regime di tassi vicini a zero.
In una breve conferenza stampa, Powell ha sottolineato che il taglio dei tassi attuato il 3 marzo ha l’obiettivo di sostenere l’economia di fronte a nuovi rischi, anche se per ora i fondamentali restano forti: il tasso di disoccupazione è sui minimi da 50 anni e il mercato del lavoro supporta i consumi, motore principale della crescita.
Il presidente della Fed ha indicato che il Covid-19 ha colpito in modo diretto un numero crescente di paesi, mentre per ora negli USA si sente qualche effetto limitato in alcuni settori (linee aeree, settore alberghiero) e le ripercussioni sono solo a livello di preoccupazione delle imprese e di fiducia.
Powell ha detto che la dimensione e la durata dell’impatto del coronavirus restano incerti e la situazione è “fluida”, tuttavia i nuovi rischi hanno modificato “in modo significativo” lo scenario, determinando l’intervento sui tassi.
Powell ha riconosciuto che la politica monetaria non può supplire a interventi a livello sanitario e fiscale, ma può contribuire a sostenere la crescita attraverso l’allentamento delle condizioni finanziarie e il supporto alla fiducia.
Riguardo a interventi futuri, Powell ha ribadito che ora il FOMC ritiene che la stance di politica monetaria sia appropriata, ma è preparato a usare i propri strumenti come necessario in futuro, sulla base dell’evoluzione della situazione, sottolineando che la leva su cui intende agire, almeno per ora, è essenzialmente quella dei tassi.
In risposta a una domanda sull’utilizzo di sostegno diretto al credito, Powell ha detto che ci sono diversi canali da attivare, ma per ora non è emersa la necessità mettere in atto misure su quel fronte. Per quanto riguarda azioni coordinate, secondo Powell il comunicato emesso dal G-7 segnala la volontà di agire su più fronti, ma va anche notato che ogni banca centrale interverrà in base alle condizioni domestiche e ai propri vincoli, pur avendo obiettivi e indirizzi comuni.
In conclusione, non si possono escludere altri tagli dei tassi in tempi ravvicinati, mirati a evitare che un rallentamento della crescita causato da shock simultanei all’offerta e alla domanda si trasformi in una recessione. Il bias è espansivo e l’incertezza enorme.
La nostra previsione è che fra marzo e aprile ci sia un altro intervento, questa volta di 25 pb. Lo scenario per la riunione di marzo, fra due settimane, è difficile da prevedere.
La Fed è pronta ad agire, ma riteniamo che nelle prossime settimane un altro taglio possa essere guidato eventualmente dai mercati più che dai dati. Come ha riconosciuto anche Powell, finora le informazioni dall’economia reale non segnalano effetti di rilievo sull’economia USA nel 1° trimestre. Se i mercati si stabilizzeranno e non ci sarà un rapidissimo aumento dei contagi e delle misure contenitive in USA, la Fed dovrebbe, a nostro avviso, attendere altre informazioni prima di tagliare nuovamente i tassi, intervenendo poi nelle settimane successive, o alla riunione di aprile o di nuovo fra una riunione e l’altra.
In un discorso dopo il taglio, Mester (Cleveland Fed) ha sottolineato che l’intervento è mirato ad allentare le condizioni finanziarie e a sostenere la fiducia nella ripresa, attraverso sostegno dal lato della domanda di fronte a eventuali effetti del Covid-19.
– Il segretario del Tesoro Mnuchin ha annunciato che l’amministrazione sta predisponendo un pacchetto di misure di emergenza per rispondere agli effetti del Covid-19. Le misure potrebbero essere complessivamente nell’ordine di 8-10 mld di dollari, ben al di sopra di quanto indicato la settimana scorsa (2,5 mld), mirate sia al finanziamento di spesa sanitaria e ricerca farmaceutica (vaccini e antivirali, fornitura di kit per i test, guanti e mascherine, supporto alle strutture ospedaliere), sia al sostegno di imprese e famiglie.
Il Tesoro sta considerando di provvedere a livello federale al pagamento dei test e delle cure per gli individui non assicurati e di sostenere il costo della perdita degli stipendi per malattia, utilizzando fondi di emergenza per i disastri naturali ed eventualmente integrandoli.
Nel 2018, l’8,5% della popolazione non aveva assicurazione sanitaria, e la percentuale è in aumento da quando è stata ridimensionata la portata di Obamacare.
Normalmente una parte consistente della spesa sanitaria per individui non assicurati è sostenuta dagli ospedali. In base a uno studio del 2008, una percentuale significativa di ospedali potrebbe fallire di fronte a una grave pandemia.
Il segretario del Tesoro ha anche detto che l’amministrazione considera la possibilità di un pacchetto di straordinario di infrastrutture in caso fosse necessario. Il presidente ha detto che firmerà le misure per il Covid-19, qualunque sia l’ammontare concordato in Congresso.
– I risultati parziali delle primarie di Super Tuesday registrano la leadership fra gli elettori moderati della candidatura di Biden, e il consolidamento della posizione di Sanders.
Sulla base delle informazioni disponibili, Biden ha riportato vittorie negli Stati del sud (Alabama, Arkansas, Tennessee, North Carolina, Oklahoma, Texas) oltre che in alcuni stati del nord-est (Massachusetts, Virginia) e in Minnesota.
Sanders si sta affermando negli stati dell’ovest (California, Colorado, Utah) oltre che nel suo Vermont. Bloomberg e Warren invece hanno avuto performance deludenti, che potrebbero preludere a possibili ritiri, in particolare per Bloomberg.
La lettura dei risultati per ora segnala che Biden è riuscito a ricompattare il centro, raccogliendo il voto afroamericano, oltre che quello degli elettori meno giovani e delle aree suburbane.
Sanders invece ha mantenuto la leadership fra gli elettori giovani e più orientati verso posizioni liberal. Un’ampia percentuale di elettori ha dichiarato di avere deciso il proprio voto negli ultimi giorni: pertanto, la vittoria di Biden in South Carolina e l’endorsement di Buttigieg e Klobuchar sono stati probabilmente fattori determinanti per i risultati di Super Tuesday.
Gli sviluppi recenti non sono ancora sufficienti a indicare se dalle primarie emergerà dalle primarie un chiaro vincitore della nomination o se la convention sarà “contestata”.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro ha corretto ancora rivedendo minimi abbandonati l’8 gennaio ed erodendo così quasi del tutto il rialzo in corso da inizio anno dopo che la Fed ha tagliato i tassi ieri pomeriggio per contrastare i rischi economici del coronavirus. È la seconda banca centrale G10 che interviene espressamente a causa del rischio Covid-19: la prima era stata nella notte di ieri la RBA (Reserve Bank of Australia).
I Fed Funds sono stati ridotti di 50 pb, a 1,00-1,25%, in una mossa attuata al di fuori dei meeting programmati (il prossimo resta infatti in calendario per il 18 marzo, tra due settimane).
La Fed ha spiegato che i fondamentali dell’economia USA rimangono forti, ma i nuovi rischi hanno modificato significativamente lo scenario richiedendo un intervento deciso e tempestivo. L’incertezza sull’effettivo impatto del coronavirus non è stata eliminata, pertanto la Fed resta pronta a intervenire ancora se necessario per sostenere l’economia. Un altro taglio potrebbe arrivare già tra marzo e aprile, in base all’evolversi della situazione – diffusione del coronavirus e reazione dei mercati – più che ai dati. Quelli in uscita oggi (occupati ADP e ISM non-manifatturiero) sono attesi in indebolimento. A meno di sorprese positive il dollaro potrebbe quindi scendere ancora.
Al di là del breve tuttavia la discesa del biglietto verde dovrebbe arrestarsi perché, se anche il differenziale tassi si riduce a svantaggio della valuta statunitense, l’efficacia dell’azione di policy e i buoni fondamentali dell’economia USA rimangono a favore del dollaro dato che il quadro macro delle altre principali economie non è migliore rispetto agli Stati Uniti e lo spazio d’azione della politica monetaria è inferiore.

EUR – L’euro si è apprezzato ulteriormente, da 1,1093 a 1,1212 EUR/USD – massimo dal 2 gennaio – traendo beneficio dal taglio dei tassi Fed. In area 1,12 EUR/USD si trovano importanti resistenze che, se sfondate, spingerebbero il cambio verso 1,14-1,15 EUR/USD.
Per quanto nel breve il dollaro sia sfavorito, l’euro non dovrebbe continuare a trarre vantaggio a lungo da questa situazione sia perché il quadro macro dell’area non è migliore rispetto a quello USA sia perché, che la BCE intervenga o meno sulla scia della Fed, lo spazio di manovra e l’efficacia dell’azione di policy sono nettamente inferiori.

GBP – La sterlina è risalita contro dollaro da 1,27 a 1,28 GBP/USD traendo anch’essa vantaggio dal taglio dei tassi Fed. Contro euro si è pressoché stabilizzata tra 0,87 e 0,86 EUR/GBP. Il governatore uscente della BoE Carney ha detto di aspettarsi una risposta a livello globale al coronavirus aggiungendo che un’eventuale azione BoE sarebbe calibrata e tempestiva.
Per quanto riguarda Brexit, Carney ha detto che resta ancora del lavoro da fare da parte delle imprese per affrontare la fase post-fine del periodo di transizione aggiungendo che c’è incertezza riguardo all’accordo commerciale con l’UE. Qualora anche la BoE intervenisse seguendo l’esempio della Fed, la sterlina dovrebbe indebolirsi.

JPY – Lo yen si è rafforzato sia contro dollaro da 108 a 106 USD/JPY sia contro euro da 120 a 119 EUR/JPY traendo beneficio dal taglio dei tassi Fed. Se la risk aversion dovesse aumentare ulteriormente e/o la BoJ dovesse intervenire anch’essa sulle orme della Fed, la valuta nipponica potrebbe rafforzarsi ancora, con spazio verso i massimi dell’anno scorso tra 105 e 104 USD/JPY.
Una volta risolta l’emergenza in corso lo yen dovrebbe però tornare a scendere.

 

PREVISIONI:

ITALIA – La seconda lettura dei conti economici trimestrali relativi all’ultimo scorcio del 2019 dovrebbe confermare la lettura preliminare, ovvero un calo del PIL di -0,3% t/t (per una variazione annua nulla). Sospettiamo che un ruolo decisivo possa essere stato giocato dalla riduzione delle scorte (speculare all’apporto positivo del commercio con l’estero). Stimiamo che la domanda domestica finale (al netto delle scorte) possa essere risultata circa stagnante nel trimestre, per via di un aumento marginale dei consumi (in rallentamento rispetto ai tre mesi precedenti) e di una probabile contrazione degli investimenti.

AREA EURO
– La lettura finale di febbraio potrebbe indicare una lieve revisione al rialzo del PMI composito, a 51,7 da 51,6 della prima stima e da 51,3 di gennaio, per effetto della rilettura dell’indice manifatturiero. Il PMI servizi dovrebbe essere confermato a 52,8 da 52,5 di gennaio. La prima stima per l’Italia dovrebbe vedere un PMI servizi poco variato a 51,3 da 51,4 precedente. Il livello dei PMI potrebbe tornare a calare da marzo, sulla scia degli effetti del COVID-19.
– Le vendite al dettaglio sono attese in crescita di appena 0,1% m/m a gennaio, dopo il crollo di -1,6% m/m a dicembre. Il calo registrato in Francia aggiunge rischi al ribasso. La variazione annua scenderebbe a 0,7% da 1,4%. I consumi sono attesi rimanere fiacchi nella prima metà dell’anno.

STATI UNITI
– La stima ADP degli occupati non agricoli privati è prevista dal consenso a 170 mila, dopo 291 mila di gennaio.
– L’ISM non manifatturiero a febbraio dovrebbe correggere a 54,9 da 55,5 di gennaio, rimanendo all’interno dell’intervallo visto dall’autunno scorso e segnalando stabilizzazione del ritmo di crescita.
I dati dovrebbero ridimensionarsi alla luce delle informazioni particolarmente deboli della stima flash del PMI dei servizi Markit, calato a 49,4. L’indagine ISM a gennaio era stata generalmente positiva e la correzione attesa per febbraio non dovrebbe portare l’indice composito in territorio recessivo.
– La Fed pubblica il Beige Book, in preparazione per la riunione del FOMC di metà marzo. L’indagine questa volta sarà particolarmente rilevante per raccogliere informazioni sugli effetti del COVID-19 e del blocco produttivo di Boeing che, complessivamente, dovrebbero limare almeno 0,5pp dalla crescita del PIL del 1° trimestre.
Le indicazioni del Beige Book sono probabilmente non sufficientemente aggiornate rispetto agli eventi degli ultimi giorni e non adeguate a dare informazioni rilevanti per eventuali nuovi interventi di stimolo monetario da parte del FOMC dopo il taglio attuato ieri.