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05 Aprile 2019 – nota economica giornaliera

GERMANIA – La produzione industriale è salita in febbraio di 0,7% m/m (-0,4% a/a), e il dato di gennaio è stato rivisto significativamente al rialzo da -0,8 a -0,0% m/m. Tuttavia, va segnalato che la produzione manifatturiera è calata di -0,2% m/m.
In febbraio si è registrato un forte incremento nelle costruzioni (+6,8% m/m), e un calo nella produzione di energia (-3,1% m/m), riflesso delle condizioni climatiche del mese. Le indicazioni dalle indagini IFO e PMI sono di proseguimento della fase di debolezza, ma i dati del primo bimestre rendono ora quasi certo che la produzione industriale abbia registrato un incremento nel primo trimestre rispetto al periodo precedente.

STATI UNITI – I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 30 marzo calano a 202 mila, da 212 mila della settimana precedente, segnalando ancora eccesso di domanda sul mercato del lavoro.

 

COMMENTI:

ITALIA – Il governo ha approvato (ma rimandando ai prossimi giorni la stesura del testo definitivo) l’atteso decreto che contiene (tra le altre) le seguenti misure per rilanciare la crescita:
sgravi fiscali:
– la reintroduzione del super-ammortamento per i beni strumentali nuovi (che dovrebbe essere coperta dalla “revisione” della mini-Ires sugli utili reinvestiti);
– la maggiorazione della deducibilità Imu dalle imposte sui redditi;
– maggiore accessibilità per la disciplina del patent box, del credito di imposta per ricerca e sviluppo e per il “rientro dei cervelli”;
– incentivi per la valorizzazione edilizia, ampliamento del “sisma bonus” e degli incentivi per gli interventi di efficienza energetica e rischio sismico;
– incentivi alle aggregazioni d’imprese;
– il decreto prevede anche una nuova rottamazione per multe e tasse locali dei Comuni finora esclusi, perché non si avvalevano della ex Equitalia;
disposizioni per il rilancio degli investimenti privati:
una garanzia statale per lo sviluppo della media impresa;
norme per la semplificazione della gestione del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese;
rifinanziamento del fondo di garanzia per la prima casa;
estensione della “nuova Sabatini” per il credito alle PMI;
misure di sostegno alla capitalizzazione delle imprese;
norme per lo sblocco degli investimenti nel settore idrico nel Sud;
nuove dismissioni immobiliari degli enti territoriali;
contributi ai comuni per interventi di efficientemento energetico e sviluppo sostenibile sul territorio (si parla di 500 milioni di euro);
• norme per la tutela del made in Italy:
– incentivi al deposito di brevetti e marchi, istituzione di un registro nazionale per i marchi con almeno 50 anni di interesse nazionale, e di un fondo per la tutela da 100 milioni di euro;
contrasto all’Italian sounding tramite un contrassegno di Statomade in Italy“, da usare sui mercati extra-Ue (volontario e a pagamento).
Il decreto prevede anche il via libera alla conversione in azioni di una parte del prestito ponte dello Stato per Alitalia (900 milioni di euro, concesso nel maggio 2017): il Tesoro entrerebbe dunque nella newco per la nuova Alitalia, con una quota intorno al 15%.
È rimasto invece fuori dal decreto l’annoso tema del rimborso dei risparmiatori coinvolti nelle crisi bancarie, in merito al quale ogni decisione è rimandata alle prossime settimane. In sintesi, alcune delle misure sulla crescita sono sicuramente benvenute (spicca la reintroduzione del super-ammortamento), ma l’impatto sul ciclo dovrebbe essere limitato nella migliore delle ipotesi a uno-due decimi, dunque le disposizioni non cambiano il quadro di sostanziale stagnazione dell’economia nel l’anno in corso.

AREA EURO – I verbali della riunione della BCE del 7 marzo non contengono novità sulle operazioni TLTRO III. Nel complesso, i toni dei verbali sono ancora assai accomodanti e segnalano che il Consiglio è pronto a rivedere la data fino a cui i tassi sono attesi invariati in caso di debolezza dei dati. I verbali non includono alcuna indicazione riguardo a una discussione interna sull’adozione di un sistema di remunerazione meno negative dell’eccesso di riserve sistemico.
• Per quanto riguarda la valutazione del quadro macro, il Consiglio era generalmente preoccupato per la debolezza dei dati e per le continue revisioni alle stime di crescita e inflazione ma soprattutto per il permanere di un ampio margine di incertezza sul quadro internazionale, sulle politiche commerciali, sullo stato di salute dell’economia cinese.
Il rallentamento della crescita giustifica le revisioni al ribasso alle stime di inflazione, ma nel complesso i membri del Consiglio erano ancora relativamente fiduciosi in un (più) graduale ritorno dell’inflazione core verso l’1,6%.
•Per quanto riguarda l’orientamento della politica monetaria, i membri concordavano che le revisioni allo scenario macro giustificavano l’adeguamento della forward guidance sui tassi, anche perché le revisioni avrebbero probabilmente indotto un ulteriore ritardo nella data prevista del primo aumento dei tassi d’interesse. Tuttavia, i verbali rivelano che vi erano posizioni discordanti su quanto in avanti spostare la data della guidance. Alcuni membri avrebbero preferito rinviarla fino a marzo 2020 ma altri hanno indicato che fine 2019 era più coerente con le previsioni di ri-accelerazione della crescita nella seconda metà dell’anno. I verbali indicano che i membri erano generalmente concordi che la data di dicembre 2019 potesse essere rivista e spostata in avanti in caso di dati deludenti.
• Per quanto riguarda le TLTRO III, i verbali indicano chiaramente che il Consiglio ha deciso di annunciare le nuove aste per garantirsi un’assicurazione contro l’elevato grado di incertezza che circonda lo scenario macro, ma che disegnerà le condizioni d’asta in modo da garantire condizioni finanziarie per l’economia ancora accomodanti e nel contempo “limitare l’uso dei fondi per condurre carry trades sui titoli di stato”.
La durata di due anni sarebbe stata scelta per coerenza con la durata tipica dei prestiti alle imprese e “per inviare alle banche un più forte segnale che devono essere pronte ad assicurarsi la raccolta sul mercato, e ad evitare di essere troppo dipendenti dal finanziamento della banca centrale”.
I verbali non forniscono novità sulle condizioni di prezzo ma ribadiscono che le aste dovrebbero essere condotte al refi. La BCE ha già segnalato che intende verificare l’andamento del ciclo prima di comunicare le modalità operative riservandosi di renderle più o meno vantaggiose a secondo delle prospettive di crescita.

BREXIT – Si attende oggi una proposta formale del governo indirizzata all’opposizione per un accordo di compromesso da sottoporre al parlamento.

STATI UNITIWilliams (NY Fed) ha detto che lo scenario “è positivo” e la politica monetaria al momento è appropriata, in un contesto in cui entrambe le parti del mandato duale della Fed sono soddisfatte.
Secondo Williams, un rallentamento della crescita non è affatto da vedere come un segnale di “sventura e pessimismo”, ma è esattamente “quello che dovremmo aspettarci”.
Mester (Cleveland Fed) ha detto che è possibile che la Fed abbia finito con i rialzi di questo ciclo, ma se l’economia proseguirà in linea con le sue previsioni, a suo avviso “il tasso sui fed funds potrebbe dover salire un po’ rispetto ai livelli attuali”. Mester concorda pienamente con la decisione del FOMC di prendere un periodo di pausa per raccogliere informazioni sull’evoluzione dello scenario. La sua opinione è che il rallentamento in atto sia temporaneo, e che la crescita si mantenga intorno, o poco sopra, la sua stima del potenziale (vicino al 2%).
Harker (Philadelphia Fed) ha detto che nel suo scenario centrale c’è ancora qualche rialzo dei tassi, “al massimo un rialzo quest’anno e uno nel 2020”. Secondo Harker i rischi sono marginalmente verso il basso, ma nel suo scenario centrale la crescita dovrebbe esser poco sopra il 2%, con il tasso di disoccupazione in calo verso il 3,5% a fine anno. Anche Harker è pienamente concorde con l’attuale fase di attesa. Per un eventuale taglio dei tassi, Harker ha affermato che non si può “mai dire mai”, ma non ne vede né quest’anno né l’anno prossimo.

STATI UNITI – I negoziati commerciali con la Cina proseguono. L’incontro fra il vice-ministro cinese Liu He e Trump si è concluso senza l’annuncio di un summit fra i presidenti di Cina e USA, come invece era stato ventilato il giorno precedente. Il rappresentante del commercio Lighthizer ha ribadito che ci sono ancora punti cruciali da risolvere. Tuttavia, Trump ha detto che un accordo “epico è probabile.
Al momento, lo scenario centrale resta di una conclusione dei negoziati entro fine aprile, mentre le parti trattano sulla rimozione dei dazi del 2018 e su eventuali clausole di re-imposizione in caso di mancato rispetto degli accordi.

 

L’indice del dollaro è tornato a salire ieri in un contesto di volatilità ridotta, supportato ancora una volta da attese positive sul procedere dei negoziati tra USA e Cina dopo l’incontro fra il vice-ministro cinese Liu He e Trump.

L’euro è rimasto confinato nel range 1,1246-1,1212, con i minimi toccati a metà giornata (dati tedeschi sugli ordinativi sfavorevoli, dati americani sui sussidi molto forti).
La diffusione dei verbali della riunione BCE del 7 marzo non ha riservato nuove informazioni sulle intenzioni della banca centrale. Stamane, i dati tedeschi di produzione industriale hanno portato a un piccolo rafforzamento, che potrebbe estendersi.

La sterlina ieri ha ceduto lo 0,8% contro USD, poi in parte recuperato, fino a riportarsi a 1,3100 in attesa degli sviluppi cruciali su Brexit la prossima settimana derivanti dal colloquio May-Corbin.
Contro euro il cedimento è stato più contenuto in una giornata meno ricca di colpi di scena.

Lo yen perde lo 0,2% contro dollaro sempre sulla scia di un ritorno di appetito per il rischio sui mercati azionari dopo le dichiarazioni di Trump sulla Cina. USDJPY rimane però sempre ben allineato alla media di lungo termine.

 

MARKET MOVERs:

STATI UNITI – L’employment report di marzo sarà particolarmente importante: i dati dovrebbero mostrare un rimbalzo nelle costruzioni e nel manifatturiero, e una crescita sempre solida per sanità e istruzione. La moderazione della crescita rispetto al 2018 e la difficoltà a reperire manodopera, qualificata e non, riportata dalle indagini presso le imprese e dal Beige Book, probabilmente incideranno sulla dinamica occupazionale effettiva nel 2019, portando le variazioni mensili attese al di sotto di quanto visto nel 2018 (media 2018: 223 mila, media ultimi tre mesi: 186 mila, media ultimi 6 mesi: 190 mila).
Il “jobs calculator” dell’Atlanta Fed segnala che, con un tasso di partecipazione stabile a 63,2% e una crescita di occupati media mensile di 140 mila, il tasso di disoccupazione scenderebbe comunque, portandosi al 3,6%. Tuttavia a marzo il tasso di disoccupazione potrebbe risalire a 3,9% (da 3,8% di febbraio). I salari orari, dopo diversi mesi di aumenti in media pari a +0,3% m/m, rallentare con una variazione di 0,2% m/m, senza però invertire il trend in rialzo ormai consolidato.